Milano, Bologna, 23 + 25 settembre 2010, Polvere (b) / Fuga di Franck Krawczyk per Christian Boltanski
Polvere (in) fuga
Intrecciare fili, incrociare sensibilità, per cercare momenti condivisi, forse per recuperare quell’arte antica oggi dispersa che ancora chiamiamo memoria e che poco sappiamo cosa sia.
(Massimo Marino, Corriere di Bologna, 22 settembre 2010
Se la musica aiuta a non dimenticare
Se l’installazione creata da Christian Boltanski nel Museo della Memoria di Ustica è la più vertiginosa opera d’arte contemporanea visibile nella nostra città, la sua forza sta anche nel trasformare il ricordo della strage del DC9 precipitato il 27 giugno 1980 in un principio di rinascita, di ritorno alla vita, ai suoi suoni, alle sue voci. Non un monumento, insomma, ma un’esperienza collettiva da cui altre esperienze possono sorgere.
La performance musicale in programma sabato all’interno del museo e nel giardino antistante esalta questo obiettivo.
(Cesare Sughi, Il Resto del Carlino, 22 settembre 2010)
Concerto-performance di Krawczyk per rilanciare la memoria di Ustica
Il Museo per la Memoria di Ustica ospiterà sabato alle 18 una performance musicale, ultima tappa di un percorso ricco di eventi che, dal giugno scorso, ha accompagnato il trentesimo anniversario della Strage. Il concerto, Polvere (b) / Fuga, partorito dal compositore Franck Krawczyk, innescherà «una riflessione sul tempo», facendo «risuonare» la tragedia del 27 giugno 1980. Dopo «Polvere», presentato al Gran Palais di Parigi, e «Dawn», andato in scena a New York, l’evento Polvere (b) / Fuga rappresenta l’ultimo atto del dialogo intrapreso da Franck Krawczyk e Christian Boltanski, artisti della memoria e della perdita. A Bologna, la musica di Krawczyk entrerà in quello spazio «sacro» che, all’interno del Museo della Memoria di Ustica, traforma un relitto privo di vita in ricordo. Dopo un lungo viaggio, infatti, il progetto torna «chez Boltanski», nella città in cui l’artista francese ha deciso di dare vita ad una installazione permanente, un omaggio alla città dalla quale il DC-9 decollò e un dono per l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica.
(Giulia Satta, L’Unità, 22 settembre 2010)
“Polvere” di note sulla memoria
L’evento, figlio di una rete di collaborazioni, segna un altro momento importante per il Museo della Memoria.
(Chiara Sirk, L’Informazione, 23 settembre 2010)
Musiche per Ustica
Nel cast il violoncello solista di Sarah Givelet, il Quartetto d’Archi Guido Reni e il Bologna Cello Project, ensemble di violoncelli del Conservatorio G. B. Martini di Bologna: sono gli ingredienti con cui Franck Krawczyk ha creato l’alchimia che dà suono all’opera di Boltanski e a un ulteriore piano di lettura. Il museo verrà “occupato” da uno stuolo di violoncelli: Fuga è prodotta dai francesi di Plein Jour assieme ad Angelica Festival e realizzata da Cronopios e Officina Immagine.
“Giovedì sera ho partecipato alla perfomance milanese e l’emozione è stata fortissima – testimonia Daria Bonfietti, presidente dei Parenti: credo sia molto importante far rivivere il Museo della Memoria attraverso una perfomance ideata dallo stesso Boltanski, capace di rinnovare così il valore stesso della sua opera. Il modo migliore per chiudere idealmente questo trentesimo Anniversario della Strage, cominciato a giugno e che ha abbracciato tutta la città. Ma è anche il modo migliore per rilanciare il Museo nella dimensione internazionale che gli è propria”.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 25 settembre 2010)
Carne e polvere, Boltanski a Ustica
Polvere (b)/Fuga è il titolo della performance del musicista francese Franck Krawczyk, progettata con Christian Boltanski, che ha accompagnato gli allestimenti di Personnes sia a Parigi che a Milano. Dalla dispersione materiale degli abiti ammucchiati di Personnes alla dispersione ideale di note, da Milano a Bologna, la vera notizia è che stasera le note dei violoncelli di Krawczyk, la sua opera musicale, raggiungerà un’altra opera di Boltanski (questa però permanente), ovvero il Museo per la Memoria di Ustica – da Boltanski donato all’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica e alla città, Bologna, da cui quell’aereo è partito per non più atterrare il 27 giugno del 1980.
Chissà che effetto faranno i violoncelli di Krawczyk in questo contesto, nel concerto che avverrà stasera alle ore 18 negli spazi del Museo della Memoria e del Giardino che lo circonda. Il progetto musicale di Krawczyk, che lavora da oltre un decennio con Boltanski dando un ulteriore sviluppo sonoro alle sue opere, è stato riscritto per l’occasione e affidato all’esecuzione di Sarah Givelet, violoncello solista, di un quartetto d’archi e del Cello Project, ensemble del Conservatorio Martini, dando vita a un importante connubio tra musicisti e istituzioni francesi e bolognesi.
(Beppe Sebaste, “L’Unità”, 25 settembre 2010)
Una “Fuga” per ricordare i morti di Ustica
Sotto, posizionati tra le gigantesche ali, cominciarono a suonare uno dopo l’altro gli archi, e le note entrando in relazione con la scultura, la realtà storica, la tragedia consumatasi nel mare, si mescolavano con le voci sussurrate, quei brandelli di pensiero del tipo “appena arrivo…”, “le avranno piantate le rose?”. Una struttura sonora complessa che andava a formare un’alchimia indistinta tra arte materiale e immateriale.
(Elfi Reiter, “Il Manifesto”, 29 settembre 2010)
Bologna, 27 > 28 giugno 2010, Ora ventunesima, AngelicA per la Memoria di Ustica
Ustica: per trentennale Bologna ricorda con Stockhausen
L’omaggio di Bologna, 30 anni dopo la strage di Ustica, correrà domenica sera sulle note dell’ultima opera del compositore tedesco Karlheinz Stockhausen.
(Ansa, 22 giugno 2010)
Stockhausen per ricordare Ustica
Per ricordare i trent’ anni dalla strage di Ustica, la città di Bologna ha pensato alla musica «spaziale» di Karlheinz Stockhausen. E con l’appuntamento intitolato «Ora Ventunesima», creato da AngelicA, festival nato nel ’91 e etichetta discografica no profit, offre «una musica che cerca di alleviare il dolore attraverso le emozioni». L’evento è previsto per domenica 27 e lunedì 28 giugno nel Giardino di fronte al Museo per la Memoria di Ustica. Attraverso un impianto audio su 8 canali, disposto attorno al pubblico, verrà eseguita in prima italiana la composizione scritta dal compositore tedesco nel 2007, anno della sua morte, Paradies, per flauto, Kathinka Pasveer, e musica elettronica. Dal ciclo Klang (Suono), dedicato alle «24 Ore del Giorno», verrà eseguita l’Ora Ventunesima e, nel finale, l’Ora Tredicesima ovvero Cosmic Pulses (Pulsazioni cosmiche). Dopo il primo dei due intervalli delle eccezionali serate verrà proposta, per coro a cappella, Engel – Prozessionen (Processioni dell’ Angelo). In programma anche, dal ciclo Licht (Luce) dedicato ai Sette Giorni della Settimana: la «Domenica» e il «Saluto dal Mercoledì».
(Corriere della Sera, 24 giugno 2010)
Stockhausen per ricordare la strage di Ustica
A Bologna le musiche di Stockhausen per il trentennale della strage di Ustica: due concerti domani e lunedì nel Giardino della Memoria.
(La Repubblica – edizione nazionale, 26 giugno 2010)
La musica delle sfere celesti che unisce memoria e speranza
Karlheinz Stockhausen, il maestro tedesco scomparso tre anni, ha sempre definito la propria come «musica spaziale»: creata per lo spazio, annotando nella partitura le traiettorie che il suono e la musica dovevano prendere per «avvolgere» il pubblico e, se possibile, portare l’ascoltatore «nel regno dell’invisibile». Domani e lunedì 28, alle 21.30 nel Giardino della Memoria (di fronte al museo per Ustica, in via Saliceto), la musica del maestro, al quale il festival Angelica aveva commissionato diverse composizioni, sarà protagonista di Ora ventunesima, un progetto curato dallo stesso Massimo Simonini. Il programma prevede, domani, la prima italiana di Paradies (Paradiso), scritto poco tempo prima della scomparsa, per flauto e musica elettronica per 8 canali, Ora Ventunesima dal ciclo Klang (Suono), per flauto, e Die 24 Stunden des Tages (Le 24 ore del giorno), con Kathinka Pasveer flauto e Igor Kavulek proiezione del suono. Nella seconda parte la Pasveer curerà la proiezione del suono di Engel-Prozessionen (Processioni dell’ Angelo), scritta nel 2000 per coro a cappella (nella versione multitraccia 8 canali). Lunedì saranno eseguite Mittwochs-gruss (Saluto del mercoledì) del 1996, musica elettronica per 8 canali, e Cosmic Pulses (Pulsazioni cosmiche), che Angelica commissionò nel 2007. «Cosmic Pulses venne eseguito in prima assoluta a Roma all’Auditorium della Musica – racconta Simonini – con un successo strepitoso. La musica di Stockhausen parla attraverso un piano che non è solo terreno ma che riguarda anche l’Aldilà: la sua concezione filosofica è sempre stata quella di mettere in comunicazione due mondi diversi. Nel caso di Ora ventunesima la musica chiede allo spettatore, attraverso l’ascolto, di andare al di là del fatto di cronaca, e si collega idealmente all’installazione che l’artista Christian Boltanski ha creato dentro al museo». «La tragedia di Ustica è un evento più grande di noi – continua Simonini -, che ci tocca tutti indistintamente. Le tematiche celesti, molto care a Stockhausen, diventano un motivo di speranza, per la vita oltre la vita, e acquistano in questo contesto ulteriori significati; ma soprattutto è la musica che parla e cerca di alleviare il dolore attraverso le emozioni». Sull’impegno richiesto al pubblico, il maestro di Kerpen era perentorio: «L’ascolto indisturbato con gli occhi chiusi, nell’oscurità – ha scritto – diventa il prerequisito di un’esperienza profonda della musica stessa, la quale raramente desta reminiscenze provenienti da questo mondo e invece risveglia l’universo della fantasia».
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 26 giugno 2010)
Concerti e incontri. Bologna ricorda le sue vittime
Oggi Bologna ricorda le 81 vittime della Strage di Ustica. Sono passati esattamente 30 anni, infatti, da quando, il 27 giugno 1980, un Dc9 della compagnia Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, si squarciò in volo inabissandosi nei mari di Ustica. I colpevoli di questa tragedia non hanno ancora un nome. Per commemorare questa dolorosa pagina della storia nazionale, oggi, a Palazzo D’Accursio, il Commissario Annamaria Cancellieri e i rappresentanti delle Istituzioni incontreranno l’associazione Parenti delle vittime, guidata da Daria Bonfietti. In piazza VIII agosto, invece, l’artista Flavio Favelli farà rivivere l’Itavia, con un’installazione che ricorda i resti del Dc9. Alla sera, nel Giardino della Memoria del Museo di Ustica, sarà presentata in anteprima italiana «Ora Ventunesima»: il primo dei due concerti (il secondo sarà domani) con musiche di Karlheinz Stockhausen.
(Paola Benedetta Manca, L’Unità – edizione nazionale, 27 giugno 2010)
Risuonano le note di Karlheinz Stockhausen nel Giardino della Memoria, 21,30, al concerto di AngelicA Festival internazionale di Musica per ricordare le vittime della strage di Ustica a trent’anni esatti dalla tragedia.
(La Stampa, 27 giugno 2010)
Bonfietti, il dolore nei giorni del ricordo
«Sento muoversi una grande campagna di volgare disinformazione contro la verità e contro il lavoro dell’Associazione. Si è detto che da Bologna sarebbero arrivati Tg falsati, costruiti con tutta la mercanzia prodotta in tanti anni. E allora sì, siamo orgogliosi, anche davanti allo squallore delle accuse, di rivendicarla: la nostra mercanzia è innanzitutto l’impegno per la verità, è il Museo della Memoria, è l’opera di Christian Boltanski, è la musica di Stockhausen, è il Giardino della memoria. La nostra mercanzia è quello che abbiamo fatto con il sostegno della società civile e di molte istituzioni».
(Daria Bonfietti, La Repubblica, 27 giugno 2010)
Ustica, il dolore dei parenti: dateci verità, non polemiche
Il dovere di provare cosa accadde trent’anni fa è oggi un imperativo, non solo per chi ha perso i propri cari, ma «per la dignità dell’Italia», come ha ricordato la Bonfietti mentre la giornata si concludeva sulle note di Karlheinz Stockhausen nell’ affollatissimo concerto di fronte al Museo.
(Stefania Parmeggiani, La Repubblica, 28 giugno 2010)
Stockhausen, quei paradisi dedicati ai morti di Ustica
L’Ora Ventunesima del ciclo Klang è fatta di un dialogo di contrasti e accordi tra un nastro di suoni elettronici e un flauto dal vivo. Si chiama Paradies ed è l’ultima pagina scritta da Karlheinz Stockhausen.
Dedicata ai morti della strage di Ustica, immaginati – si può presumere in un viaggio senza fine (estatico, beato) nello spazio. Musica che si ascolta nel giardino che sta davanti all’hangar costruito per ospitare la straordinaria installazione di Christian Boltanski: la sagoma del velivolo Itavia assemblata con i frammenti del disastro, oggetti e suoni accanto e attorno.
Le due serate Stockhausen sono la parte curata dall’associazione AngelicA delle celebrazioni per il trentennale della strage. Nella prima serata è in programma, oltre a Paradies,la seconda scena, per coro a cappella, di Sontag aus Licht, intitolata Engel-Prozessionen.
I suoni elettronici di Paradies sono una successione concitata (e ripetuta senza troppe variazioni), quasi in un affanno leggero (persino gioioso). Estratti dai loop melodici di Cosmic Pulses, sono «ostinati di frasi» secchi, invitanti, gradevoli. Gentile invasione di alieni nel nostro mondo più che escursioni nelle sfere celesti, alle quali Stockhausen, l’ultimo ma non solo, ha sempre dichiarato di rivolgere la sua attenzione creativa. Si ascolta, si è circondati, da un cerchio di suoni scintillanti che non lasciano sosta. Una macchina caricata a molla, un carillon di inusitata ampiezza prospettica ma di assoluta godibilità. Le sfere celesti di Stockhausen, queste sfere celesti, questo suo paradiso, fanno pensare a un che di tanto terreno! Fanno pensare a ultracorpi, nell’aldiquà, in cerca di diversivi, in cerca di alternative (trascendentali? mica tanto!) all’orrendo ordine costituito del mondo umano.
Il flauto, suonato da una discepola stockhauseniana di lunghissimo corso, Kathinka Pasveer, si infila nel cerchio di suoni, nelle frasi che si inseguono rapide e cordiali, con un suo fraseggiare autonomo, con un procedimento che si potrebbe anche definire «concertato». Si sentono echi della neoavanguardia (mai dimenticare il prodigioso Stockhausen di Darmstadt!) e si subisce il fascino della melodia cantabile.
Diciamo una cantabilità senza centri di gravità, quella amata da Stockhausen nei lavori maturi e tardi. Melodie e ornamenti semplici di linee, mai note puntate. E l’allusione a un’atmosfera più arcadica che spaziale. Nelle pause del discorso lirico-mentale del flauto, nei respiri, si sentono brevi frasi di una voce recitante di donna, indicazioni di inflessioni interpretative, annotazioni trasognate dell’autore sull’avvenimento musicale in corso. Tutto l’insieme è un gioco fascinoso, accattivante, riflessivo, ruffiano quel tanto. Un ricordo delle vittime di Ustica – chi se non loro percorre i «pascoli del cielo»? – che sembra assai laico. Vitalistico. Vera devozione, quindi.
Se c’è un omaggio propulsivo, anzi moltiplicativo, esplosivo, all’idea della polifonia, questo è Engel-Prozessionen. Coro a cappella (su nastro) diffuso da otto fonti sonore (magnifica la resa sonora nell’ambiente del Giardino della Memoria, magnifica la regia del suono di Kathinka Pasveer). Un gioco di incastri portentoso. Ma è troppo poco dire così, perché le voci femminili, in coro o in solo, che si staccano dall’insieme, si gettano nel vuoto aereo, scherzano, si impennano, tra frasi appuntite e glissando, costituiscono un’invenzione ulteriore del procedimento polifonico. Nella prima parte questo coro di morti (a cui potrebbe far pensare l’occasione) è del tutto privo di ieraticità e di solennità. Verrà più avanti.
Ma più avanti viene anche la più folle varietà di materiali che si possa immaginare. Il coro diventa solenne e monodico, si scioglie nuovamente, si frantuma, abborda passaggi melodrammatici ottocenteschi, produce interludi rumoristici di schiocchi e scrosci, melodizza post-moderni, si ritira nei tocchi avant-garde storica, chiude claustrale staccando da sé una voce esile, in lontananza, su una nota tenuta celestiale. La processione sacrilega del religiosissimo Stockhausen.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 1° luglio 2010)
Il vento di Stockhausen sul Museo per Ustica
Ustica. Trent’anni dopo e una sola certezza: ai cittadini di oggi la verità è sempre più preclusa. L’Associazione dei Parenti delle Vittime ce lo ricorda con «Arte. Fiore della Memoria», una rassegna di musica e teatro che prosegue fino al 10 agosto. Nel Museo per la Memoria di Ustica allestito a Bologna da Christian Boltanski, gli infiniti brandelli ricomposti del relitto del DC9 abbattuto sono un totem apocalittico e urlante contro una falsificazione divenuta ormai regola inesorabile. Alle ore 21 del 27 giugno 1980 nel cielo di Ustica successe qualcosa di tragico, turpe e inammissibile. Sere fa, nel parco attorno al Museo, il pubblico aspetta in silenzio, allo scoccare dei trent’anni, l’inizio de «La ventunesima ora»: due concerti ideati dal Festival Angelica con musiche di Karlheniz Stockhausen scelte fra le sue ultime: Paradies cioè la ventunesima delle ventiquattro ore che compongono il ciclo Klang («Suono»), Engel-Prozessionen («Processioni dell’angelo»), Mittwochs-Gruss (Saluto del mercoledì) e, infine, Cosmic Pulses. Otto colonne di altoparlanti fanno viaggiare nello spazio l’intreccio di questi suoni generati e elettronicamente. Musiche sterminate, telluriche, cosmiche, irritanti, seducenti: sei in balìa di questo «vento» sonoro e non sai più dove cominciano e dove finiscono (ma forse è giusto così) fascino tecnologico, spiritualità, istrionismo… Daria Bonfietti tradisce un sottile imbarazzo nel presentare la prima delle due serate. Per questa nostra nazione neo-analfabeta, dove le ricorrenze civili così spesso si nutrono musicalmente di populismo becero e di feticci televisivi, scegliere Stockhausen come cantore di questa vicenda collettiva suona eterodosso e terribilmente europeo. Ma proprio qui sta il valore: la meditazione, il silenzio interiore che sempre più raramente ci sono concessi e che ormai ritroviamo solo nel lutto, hanno qui la loro eco emotiva, la loro consonanza elettiva: in questa musica «difficile» e ultramondana, cui dal cielo stellato, come un commento involontario e geniale, si uniscono il sibilo e le luci lampeggianti dei jet che, ancora bassi, trasportano altri uomini verso chissà quali luoghi.
(Giordano Montecchi, L’Unità – edizione nazionale, 11 luglio 2010)
ventesimo anno, 4>8 + 12>15 + 17 ++ 21>22 +++ 30 maggio 2010, momento maggio
Compie vent’anni Festival Angelica
Compie vent’anni Angelica, Festival internazionale di musica, e promette ogni giorno di trasformarsi una sorta di festival “diverso”.
(Agi,13 aprile 2010)
“Formidabili i nostri vent’anni alle frontiere della musica”
Il debutto fu nel 1991 in un capannone dietro la Fiera e poi alla Galleria d’Arte Moderna con i giochi vocali dei «cantanti» Inuit e tra gli altri Giovanna Marini, per una rassegna dal titolo strano, «AngelicA», con la doppia a maiuscola. Da allora quella che fu la felice intuizione del giovanissimo Massimo Simonini e del più navigato Mario Zanzani è cresciuta trovando consensi, proponendo straordinarie progettualità con artisti prestigiosi e di culto, coinvolgendo istituzioni culturali in tutta l’Emilia-Romagna. E ora arriva all’edizione numero venti. Zanzani è mancato tre anni fa ma Simonini ha continuato caparbiamente come se fosse ancora al suo fianco. «Se oggi sono qui è merito suo – racconta con un filo di emozione – allora ero giovane, avevo solo 24 anni, e con lui sono cresciuto».
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 14 aprile 2010)
Il festival della “resistenza sonora”
Il sottotitolo ideale per AngelicA dovrebbe essere Festival della resistenza sonora. Solo passione, competenza, guizzi del cervello, idee che hanno portato in tutti questi anni i due ideatori (ora, dopo la sempre ancora dolorosa scomparsa di Mario Zanzani, Massimo Simonini è rimasto solo a guidare questa “nave in mezzo a un bosco”) ad abbandonare i sentieri lastricati di ovvietà che calpesta invece con piacere la maggior parte degli altri organizzatori, possono aver fatto sì che un festival di musica normalmente relegata negli angoli dell’intelligenza sonora, abbia resistito così a lungo. Se uno si fa un giro negli ambienti musicali in città culturalmente vive (e all’avanguardia) come Berlino e Amsterdam, sentirà spesso dire: “Bologna? È dove c’è AngelicA”. La nostra città se n’è resa conto?
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 14 aprile 2010)
Angelica compie vent’anni. Grandi nomi alla festa
Al di là del compiacimento per un programma così ricco e articolato (che sempre pone l’esempio dello scambio e dell’incrocio dei saperi), Angelica è l’esempio di come molti progetti nati in regione siano stati portati avanti con oculatezza e con la voglia di durare.
Ma Angelica è anche un perfetto esempio di far rete. Comincia a Bologna espandendosi in moltissime realtà citttadine (da Santa Lucia all’Arena del Sole, passando per il San Leonardo, le chiese, il Canzoni e MAMbo) e sconfina a Lugo e Modena, due luoghi ormai “angelicati” da una fruttuosa collaborazione.
(Benedetta Cucci, Il Resto del Carlino, 14 aprile 2010)
Angelica, vent’anni di aria nuova
Era il 1991 quando in un capannone vicino al fiera district di Bologna si celebrava la prima edizione di Angelica. A quasi due decenni di distanza, il Festival Internazionale di Musica ideato da Massimo Simonini e Mario Zanzani si prepara a celebrare la sua ventesima edizione e lo fa in grande stile, grazie ad un articolato programma alla cui realizzazione hanno collaborato diverse realtà cittadine ed istituzionali.
(Michele Pompei, L’Informazione, 14 aprile 2010)
Vent’anni di Angelica in un mese di musica
“Dopo il silenzio, la cosa più vicina a esprimere l’inesprimibile è la musica”. Le ermetiche parole dello scrittore americano Aldous Huxley potrebbe essere una buona didascalia di cià che il festival Angelica ha rappresentato in questi vent’anni.
Porsi domande, azzardare ipotesi, vivere la musica senza limitarsi a una vuota contemplazione, ma anzi di avvicinarsi il più possibile alla sua essenza, al suo paradossale potere: quello di esprimere ciò che in apparenza è inesprimibile è sempre stato il fine principale di Angelica. Ora, in un 2010 molto difficile per i promotori di manifestazioni culturali, Massimo Simonini – storico organizzatore del festival assieme al compianto Mario Zanzani – si prepara a lanciare una nuova edizione che vuol essere un “piano sequenza sui suoi vent’anni di vita”.
(Matteo Guizzardi, City, 14 aprile 2010)
Il meglio del mese
Si apre con il maestro dell’elettronica francese Bernard Parmegiani e si chiude con un doppio concerto di Giovanna Marini. È AngelicA Festival, che si svolge a Bologna, Lugo di Romagna e Modena e che per celebrare i suoi primi vent’anni ha chiamato Arto Lindsay, John Zorn e Henry Threadgill.
(Emiliano Coraretti, XL – La Repubblica, maggio 2010)
Arto multiplo
Il musicista brasiliano-americano, insieme alla Filarmonica Toscanini, è la star della nuova edizione del festival bolognese Angelica, che questo mese fa circolare in un programma originale le più svariate espressioni della musica contemporanea, da Henry Threadgill a Giovanna Marini.
(Marcello Lorrai, Il Giornale della Musica, maggio 2010)
Il programma da Arto a Zorn
Compie vent’anni il Festival bolognese Angelica, appuntamento imprescindibile per chiunque di interessi in Italia di musiche contemporanee, nell’accezione più stimolante del termine. La capacità produttiva e di apertura di orizzonti dimostrata in questi due decenni da Massimo Simonini e dal compianto Mario Zanzani è infatti un esempio di come la ricerca di nuovi linguaggi passa passare attraverso una multidisciplinarietà mobile e un’idea innovativa di come si programma sul territorio.
(Enrico Bettinello, Il Giornale della Musica, maggio 2010)
L’Angelica Festival celebra vent’anni in tutto maggio con concerti della musica contemporanea più avanzata e creativa.
(Musica Jazz, maggio 2010)
Martedì 4 il Festival bolognese AngelicA inaugura la nuova stagione festeggiando i suoi 20 anni di attività.
(Amadeus, maggio 2010)
Lasciatemi Cantare
“Massimo e i ragazzi di AngelicA mi hanno molto incoraggiato, e mi hanno aiutato a portare questo progetto fuori dalla dimensione del palco, e a dargli nuova vita”.
(Mike Patton, Rumore, maggio 2010)
Una Torre di jazz ai piedi di “Angelica”
Tra le altre cose che Angelica ha reso palesi c’è anche il tema della creatività della (nella) programmazione.
Angelica è una forza piccolissima nel panorama della spesa e del consumo musicale, anche se contemporaneamente e l’unica ragione per cui nel mondo musicale, fuor di città e fuor dai patri confini, si sa che esiste un’attuale Bologna musicale.
(Giampiero Cane, Alias – Il Manifesto, 1° maggio 2010)
Angelica 20 anni
Vent’anni sono un evento. Soprattutto per un festival super eclettico come Angelica. Una rassegna che attraversa in poco meno di un mese tutti gli orientamenti musicali.
(Alice Loreti, L’Unità, 1° maggio 2010)
Creazione e natura del suono. Viaggio in mixer nell’universo
Gli annunci degli altoparlanti dell’aeroporto De Gaulle a Parigi s’aprono con un motivetto scritto da un santone della musica elettronica, Bernard Parmegiani. Strano ma vero, a dimostrazione di come la musica sia ormai “totale”. È l’artista ideale per aprire Angelica, edizione ventennale del festival, con un cartellone che si snoderà per tutto maggio.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 4 maggio 2010)
Al via “Angelica” con Parmegiani
Vent’anni per un festival non sono pochi. Specie se il festival è intelligente, riguarda le musiche d’oggi più radicali e se siamo un in Italia, un paese che riserva spazi precari a queste cose.
(Massimo Marino, Corriere di Bologna, 4 maggio 2010)
Angelica Festival
Che l’organizzatore di Angelica, Massimo Simonini, fosse un amabile sognatore abituato a camminare con la testa tra le nuvole non era certo un mistero. Come spiegare altrimenti una kermesse onirica e visionaria come quella che Bologna ospita con entusiasmo da ormai 20 anni? Eppure, per questa nuova edizione, Simonini ha trovato il modo di sorprendere anche i più fini estimatori del suo festival di musica contemporanea.
(City, 4 maggio 2010)
Angelica Festival
Nell’ambito della ventesima edizione del festival internazionale di musica Angelica, si tiene stasera alle 21.30 presso il teatro San Leonardo di Bologna, un omaggio del violinista Enzo Porta nel ventennale della morte di Luigi Nono, del quale eseguirà Lontananza nostalgica utopica futura.
(Il Manifesto, 8 maggio 2010)
Cosa ci fa Mike Patton nel “Mondo Cane”?
Eccolo finalmente il cd di Mondo Cane, edito dall’etichetta indipendente di Patton insieme ad “Angelica”, il festival musicale bolognese che proprio in questi giorni festeggia i suoi vent’anni di avventure fantamusicali. Solo Angelica poteva concepire un progetto del genere.
(Giordano Montecchi, L’Unità, 9 maggio 2010)
L’estetica elettronica di Éliane Radigue. La nascita del suono
Se ha un merito il festival AngelicA che ogni anno inizia di questi tempi la sua prima tranche – e meriti ne ha più d’uno – è quello di segnalare come un vero e proprio “caso” musicale l’opera più recente di autori anziani, a lungo sperimentati, sapientissimi, e chissà perché rimasti ai margini della notorietà, quella poca che tocca ai musicisti detti “radicali”. Quest’anno il nome che si rivela è di una settantottenne compositrice francese, Éliane Radigue.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 11 maggio 2010)
Enzo Porta rilegge la nostalgia “utopica” di Luigi Nono
Con Enzo Porta che esegue La lontananza nostalgica utopica futura di Luigi Nono (e l’8 maggio quand’è stata eseguita era il ventennale della scomparsa del veneziano) si entrava nelle torture intellettualistiche della stagione di Darmstadt.
(Giampiero Cane, Il Manifesto, 12 maggio 2010)
Sassofono ed Electric Masada per musiche su un puzzle di film
Sullo schermo scorrono le immagini di film dell’avanguardia e sul palco la musica live è ordita dagli Electric Masada di John Zorn per «Essential cinema» l’evento che domani AngelicA presenta all’Arena del Sole. Sarebbe piaciuto a Mario Zanzani, scomparso di questi giorni tre anni fa, che con Massimo Simonini componeva il puzzle del cartellone del festival.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 16 maggio 2010)
Immagini sonore
Quello di domani sera all’Arena del Sole è un concerto importante per diversi motivi. Perché incrocia i due linguaggi più rivoluzionari del Novecento, il jazz e il cinema, e perché questo incrocio ha dato vita a una collaborazione (viva e vivace) tra il festival di Angelica e la Cineteca. Poi (e soprattutto) il suddetto concerto è importante perché l’artefice di questo dialogo profondo fra le due arti è John Zorn, musicista fra i più imprevedibili della scena internazionale.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 16 maggio 2010)
Il sax di John Zorn dà musica alle immagini. E le colonne sonore fioriscono in diretta
L’integrazione tra musica e immagini è totale, è uno scambio continuo e vicendevole tra i film sullo schermo e i musicisti sul palco, che usano registri tra i più diversi, dalle sonorità lounge al free jazz più vorticoso.
(Giuseppe Vigna, Quotidiano Nazionale, 19 maggio 2010)
John Zorn, l’urlo furente di un sax dadaista alla conquista di Bologna
È arrivato con i suoi musicisti più fidati e abituali, il sassofonista e compositore statunitense John Zorn, per l’unica data italiana del suo spettacolo multimediale Essential Cinema, inserito in prima mondiale nell’eclettico cartellone di «Angelica», la rassegna bolognese concentrata come sempre (è giunta alla ventesima edizione) sulla musica contemporanea di ricerca (specialmente improvvisata, ma anche dotta sperimentale, elettronica e minimale) che non ha eguali in Italia per ricchezza e qualità. Il festival non è finito, continuerà sino alla fine di maggio, ma già si può affermare che proprio l’esibizione di John Zorn (assieme al gruppo Zooid di Henry Threadgill che ha suonato il 6) sarà ricordata come uno degli apici artistici della manifestazione.
(Aldo Gianolio, L’Unità, 19 maggio 2010)
Alla corte di Re Zorn
Un autentico leader che sa far suonare i suoi grandi musicisti.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 19 maggio 2010)
L’Essential Cinema di John Zorn
Una sera felice, che mostra come Bologna, nonostante tutto, sia capace di divertire e stupire, grazie al lavoro di gente appassionata, come Massimo Simonini, l’ottimo direttore artistico di Angelica.
(Michele Pompei, L’Informazione, 19 maggio 2010)
“Darò nuovi timbri e ritmi al pop d’America e Brasile”
Angelica è un festival di nicchia, ma con un bel seguito di pubblico, anche giovane, come si è visto anche l’altra sera all’Arena del Sole per il «folletto» John Zorn alla testa dell’incredibile band Elecrtic Masada. Ora AngelicA va in trasferta al teatro Rossini di Lugo stasera (ore 21), e al Comunale Pavarotti di Modena, domani (ore 21), in attesa del finale del 30 maggio al Manzoni di Bologna con Giovanna Marini. Protagonista un altro «folletto» genialoide, Arto Lindasy, l’occhialuto 57enne chitarrista americano che presenta «4 Skies», al quale si augura lo stesso successo che sta arridendo a «Mondo Cane» di Mike Patton, proposto tre anni fa.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 21 maggio 2010)
La saudade (metafisica) di Lindsay con gli archi della Toscanini
Un concerto può essere un lancio di dadi per una partita d’azzardo che il Festival Angelica ama giocare.
(Alessandro Taverna, Corriere di Bologna, 21 maggio 2010)
La musica civile
Sentire Giovanna Marini è ogni volta un’emozione, lasciarsi incantare dai suoi lunghi trascinanti acuti, da dissonanze che richiamano suoni nascosti nella nostra memoria antropologica, cori di donne di chiesa, liturgie contadine, paesaggi di terra e lavoro duro, tentativi di strappare qualche gioia ai giorni o di agire a piena voce il dolore per renderlo più accettabile.
(Massimo Marino, Corriere di Bologna, 30 maggio 2010)
Angelica Giovanna
Impossibile immaginare che la musica di Giovanna Marini possa mai scomparire dagli scaffali giusti.
(Gian Aldo Traversi, Il Resto del Carlino, 30 maggio 2010)
Gemme da Francia e d’oltre Oceano
Quest’anno sono stati numerosi gli appuntamenti di ottima caratura jazzistica all’interno di Angelica, festival di musica senza confini di sorta che ha compiuto vent’anni. Oltre a un’esaltante apparizione di Henry Threadgill & Zooid, al solo del personalissimo violinista australiano Jon Rose e al ritorno dei Recedents (tre grandi dell’improvvisazione britannica quali Lol Coxhill, Mike Cooper e Roger Turner), sono da sottolineare un paio di memorabili concerti. Al teatro San Leonardo di Bologna i membri del quartetto Doppel Moppel hanno continuamente scambiato e intrecciato i propri ruoli, innescando situazioni d’incredibile densità espressiva, a volte tinte di autoironia. In Essntial Cinema John Zorn con l’ottetto Electric Masada ha musicato quattro capolavori del cinema sperimentale girati da diversi autori tra il 1936 e il 1967.
(Libero Farnè, Musica Jazz, luglio 2010)
Angelica 20
Si va avanti e Angelica continua a farlo nel modo migliore possibile, presentando un cartellone di tutto rispetto e all’insegna dell’eclettismo – stavolta probabilmente più che mai – anche se forse non riuscendo sempre nell’intento di far coincidere i risultati effettivi con il programma su carta. Edizione interlocutoria, dunque? Non fosse stato per due o tre appuntamenti a dir poco sublimi, diremmo di sì.
(Gino Dal Soler, Blow Up, luglio 2010)
Angelica Festival
Concluso il festival, inutile dirlo, se ne sente già la mancanza.
(Daniele Follero, Rockerilla, luglio 2010)
Bologna, febbraio>luglio 2010, Jean-Luc Godard, compositore di cinema
Fino all’ultimo Godard
Curata dal critico francese Jean Douchet, suo coetaneo e tra i fondatori di quei Cahiers du Cinéma sulle cui pagine Godard scrisse con lo pseudonimo di Hans Lucas, il progetto Jean-Luc Godard: compositore di cinema nasce da una proposta del festival bolognese AngelicA, dedicato alla musica contemporanea, tanto che la retrospettiva al Lumière sarà contrappuntata da due avvenimenti musicali. Giovedì 4 febbraio l’inaugurazione sarà affidata al concerto del William Parker Double Quartet, con ospite la voce di Cristina Zavalloni, che al cinema Nuovo Nosadella proporrà un’esecuzione dal vivo di musiche ispirate al film di Godard Alphaville. Il contrabbassista americano due anni fa aveva infatti realizzato il disco Alphaville Suite, dedicato proprio al film diretto da Godard nel 1965.
In maggio, invece, a chiusura di un programma di proiezioni diviso in otto parti e realizzato grazie alla collaborazione di Gaumont e Studio Canal, tra una scelta di film recensiti da Godard ancor prima dei suoi esordi e la sua più recente produzione video, l’Arena del Sole ospiterà la prima italiana di Essential Cinema, con John Zorn e la sua storica formazione degli Electric Masada, che comprende tra gli altri Marc Ribot, Trevor Dunn e Joey Baron, ad eseguire le colonne musicali composte per i maggiori film sperimentali del Novecento, da Wallace Berman a Maya Deren, concludendo con le musiche che il compositore americano aveva scritto per uno spot della Nike diretto da Godard, che la multinazionale aveva poi rifiutato. E mentre il direttore artistico di AngelicA, Massimo Simonini, auspica a Bologna una realtà istituzionale di coordinamento delle attività di musica contemporanea sul modello della Cineteca, resta ancora in dubbio la presenza del festeggiato, che a Bologna è già stato 10 anni fa: «Non bisogna stargli troppo addosso – dice Ronchi – altrimenti possono capitare episodi come quello accaduto in Portogallo, dove Godard, appena atterrato, ha subito ripreso il volo per il ritorno». Di sicuro invece ci sarà, finalmente anche in Italia, la pubblicazione delle sue fluviali Histoire(s) du cinéma, ad accompagnare l’omaggio a chi, come Godard, ha sempre ritenuto il cinema un grande mistero prim’ancora che un’arte o una tecnologia.
(Piero Di Domenico, Corriere di Bologna, 15 dicembre 2009)
Monografica integrale per il cinema di Godard
Ad impreziosire gli appuntamenti con il grande schermo, fra film celebri e pellicole inedite, saranno due protagonisti della scena jazz internazionale, John Zorn e William Parker. Zorn non è nuovo a progetti che mescolano cinema e musica: fra i suoi lavori, ce n’è anche uno, realizzato nel 1986, dedicato proprio a Godard.
(Elisabetta Corsini, Il Bologna, 15 dicembre 2009)
Godard, tutti i film fino all’ultimo respiro
“Bologna – ha aggiunto Farinelli – è una città dalle molte torri incapaci di collaborare tra loro. L’avvenimento che stiamo preparando nasce, invece, dalla sinergia tra la cineteca e un festival di musica contemporanea come AngelicA, che è un’eccellenza e che nel 2010 compirà 20 anni”.
(Cesare Sughi, Il Resto del Carlino, 15 dicembre 2009)
I film e la musica di Jean-Luc Godard
Centoquaranta film, la sua produzione integrale, da febbraio a giugno del prossimo anno, in occasione del suo ottantesimo compleanno. La Cineteca di Bologna (con il sostegno della Regione che ha stanziato 200mila euro) si appresta a celebrare Jean-Luc Godard con la monumentale rassegna dal titolo appunto di JeanLuc Godard: compositore di cinema: oltre a tutte le sue pellicole, proporrà molti incontri e soprattutto due concerti, in collaborazione con il festival di Angelica. Il primo, il 4 febbraio: è Alphaville Suite, ovvero la prima assoluta di una nuova partitura scritta dal William Parker Double Quartet sul film Alphaville di Godard, con la partecipazione di Cristina Zavalloni. L’altro appuntamento musicale sarà a maggio con John Zorn – Eletric Masada che proporràEssential Cinema, in prima esecuzione italiana.
(Francesca Parisini, La Repubblica, 16 dicembre 2009)
Jean-Luc Godard. Compositore di cinema
Dalla collaborazione tra Cineteca di Bologna e AngelicA Festival Internazionale di Musica, nasce questa rassegna che, da febbraio a giugno, nelle sale del Cinema Lumière, propone una grande retrospettiva di Jean-Luc Godard. Il 4 febbraio il jazzista William Parker accompagnerà dal vivo la proiezione del film Alphaville al Cinema Nosadella.
(La Repubblica – Viaggi, 27 gennaio 2010)
Sotto il segno di Godard, anche William Parker
Con un concerto di un doppio quartetto di William Parker prenderà il via il 4 febbraio la rassegna “Jean-Luc Godard: compositore di cinema”, organizzata dalla Cineteca di Bologna, con la collaborazione di Angelica per due concerti. Si tratta di una retrospettiva francese (film, corti, ricerche col videotape e opere recensite dal cineasta prima di esordire nella regia). Per i concerti ci sarà l’Alphaville Suite di Parker ispirata al film Alphaville del 1965.
(Alberto Caerlo, Il Manifesto, 31 gennaio 2010)
Il ragazzo che sognava la Nouvelle Vague
La Cineteca di Bologna, con AngelicA Festival e regione Emilia-Romagna, propone, a cura di Jean Douchet, dal 4 febbraio fino a giugno, “Jean-Luc Godard compositore di cinema”, integrale dei film – spesso inediti in Italia – poi ripresa a Torino dal Museo del Cinema e a Losanna dalla Cinémathèque Suisse. Con due eventi musicali: il 4, al Nuovo Cinema Nosadella, William Parker Double Quartet (musiche dal vivo su Alphaville, 1965) e, il 17 maggio, performance di John Zorn su NIKE ad spot (1989), pubblicità firmata Godard.
(Mario Serenellini, La Repubblica – Domenicale, 31 gennaio 2010)
Jazz all’ultimo respiro
Non può certo stupire che il cinema di un maestro come Jean-Luc Godard abbia affascinato più di qualche musicista. Il suo inafferrabile e affascinante percorso creativo, a cinquant’anni dal fulminante esordio nel lungometraggio con un capolavoro come Fino all’ultimo respiro e in occasione dell’ottantesimo compleanno, è lo spunto per “Jean-Luc Godard: compositore di cinema”, rassegna che l’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, con la Cineteca di Bologna e il Festival AngelicA, promuovono da febbraio a giugno a Bologna.
Protagonisti degli appuntamenti musicali sono due dei più influenti protagonisti della scena jazzistica internazionale, William Parker e John Zorn, musicisti molto diversi fra loro, ma certamente accomunati dal grande carisma e dalla capacità di organizzare gruppi e progetti che sintetizzano con grande creatività le differenti tensioni espressive della nostra contemporaneità.
Se Godard è un vero “compositore di cinema”, di certo Parker e Zorn sono dei veri e propri “registi di musica” e l’accostamento non dovrebbe mancare di rivelarsi davvero azzeccato.
(Enrico Bettinello, Il Giornale della Musica, febbraio 2010)
Cinetracce
Parte a Bologna il 4 febbraio, Jean-Luc Godard: compositore di cinema, ponte tra musica e settima arte inaugurato dall’orchestrazione live del William Parker Double Quartet sul film Alphaville.
(Film Tv, 1° febbraio 2010)
Gli ottant’anni di Godard. Fino all’ultima celebrazione
Cinquant’anni di carriera cinematografica, ottant’anni d’età. Solo Ingmar Bergman o Cecil B. De Mille potrebbero concorrere con una tale longevità professionale. Il 2010 è l’anno di Jean-Luc Godard. Regista mutante e mutevole, incensato, citato, dimenticato, di quella pattuglia mitica e incipriata dei Cahiers du Cinema e della Nouvelle Vague. Ed è subito da chiedersi, nei giorni della celebrazione: cos’è, oggi, Godard? Per molti fedelissimi è acquasanta e acquasantiera, muto dio della creazione cinematografica, intoccabile, infallibile. Per pochi altri, forse più giovani d’età, è un irsuto, incazzoso, incredibile innovatore.
In questa piega rizomatica si inserisce magnificamente un altro omaggio-esperimento che si terrà sempre a Bologna giovedì 4 febbraio al cinema Nosadella, in collaborazione tra Cineteca e festival musicale Angelica. L’Aphaville Suite del William Parker Double Quartet, con ospite la cantante Cristina Zavalloni, per un’esecuzione dal vivo sulle immagini di Agente Lemmy Caution, missione Alphaville (1965). Pellicola apparentemente fantascientifica del primo Godard, ancora attento alla macchina cinema, ai suoi minimi ingranaggi e massimi funzionamenti: “L’accostamento tra musica dalle radici nere e cinema europeo richiama l’esperimento di Miles Davis per Ascensore per il patibolo di Malle”, racconta Massimo Simonini direttore artistico di Angelica. “Mi piace l’idea che attraverso la musica il film possa cambiare forma e dare altri significati. Ad esempio come può diventare un film muto se nel comporre musica proviamo a seguire l’emotività del film piuttosto che la sua storia? Con Alphaville,composizioni jazz e parti d’improvvisazione possono creare dei sincro tra musica e immagini che trasformano il film e regalano qualcos’altro a chi lo segue”.
(Davide Turrini, Liberazione, 2 febbraio 2010)
Sinfonia Godard
Ha detto Jean-Luc Godard: “La musica, per me, è un elemento vivente, allo stesso titolo di una strada o di un’automobile. È una cosa che descrivo, una cosa preesistente al film”. L’autore di Fino all’ultimo respiro e delDisprezzo, il caposcuola (anche se la definizione non gli piace) della Nouvelle Vague, è anche, a suo modo, un compositore; ed è così che si intitola – Jean-Luc Godard, compositore di cinema – la rassegna della sua opera omnia che inaugura domani, in collaborazione con il festival AngelicA, con un concerto del William Parker Double Quartet e l voce di Cristina Zavalloni.
(Cesare Sughi, Il Resto del Carlino, 3 febbraio 2010)
Il cinema totale di Godard
La lettera “alpha” del cinema moderno. Quello che Godard rappresenta per la settima arte, dopo la fine dell’esperienza classica, è stato paragonato all’impatto avuto sulla cultura da altri artisti, Picasso per le arti figurative, Coleman per il jazz, Joyce per la letteratura, Bausch per la danza.
(Roy Menarini, Corriere di Bologna, 3 febbraio 2010)
Parker contrabbasso, Zavalloni voce: suite sulle immagini di “Alphaville”
Sullo schermo scorrono le immagini di Alphaville, capolavoro di Godard del 1965, e ad accompagnarle c’è la musica live di William Parker, il contrabbassista americano che per l’occasione ha allestito un Double Quartet, impreziosito dalla partecipazione di Cristina Zavalloni, in un concerto che è una prima assoluta. Chiamato dal Festival “Angelica”, il 57enne musicista e poeta sarà affiancato da Lewis Barnes tromba, Rob Brown sax alto, Hamid Drake batteria, Emanuele Parrini violino, Paolo Botti viola, Stefano Amato e Francesco Guerri violoncelli. L’approccio al cinema di Parker, protagonista sulla scena jazz a New York, rimanda allo storico incontro del 1957 tra Miles Davise e Louis Malle per Ascensore per il patibolo, dove il mitico trombettista improvvisava sulle immagini della splendida Jeanne Moreau che vagava nella notte parigina. Così il suono jazz oggi richiama quelle passate esperienze. E Parker chiarisce il senso del progetto. “Ad Alphaville poesia, arte e idea di amore sono illegali. Le persone sono condannate a morte se piangono. Gran parte dei progetti di musica e cinema riguardano i film muti e Alphaville aveva già una bellissima colonna sonora, composta Paul Misraki. Io non volevo scrivere una colonna sonora migliore, ma seguire l’ispirazione per crearne una alternativa, che potesse vivere sia senza, sia col film. Ho scelto sequenze, ripetendole in loop per esaltare gli aspetti visivi della città godardiana di Alphaville. La musica è una miscela di passaggi scritti e improvvisati. Otto musicisti fusi insieme come fossero uno solo, senza rinunciare all’individualità”.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 4 febbraio 2010)
Sul filo della provocazione si apre l’anno di Godard
Perché non v’è dubbio che Jean-Luc Godard sia stato non soltanto un grande e originalissimo regista, ma anche un punto di riferimento per il cinema moderno. I suoi film, a partire da Fino all’ultimo respiro, che lo fece conoscere al pubblico e alla critica nel 1960, sconvolgendo i canoni abituali del cinema narrativo, sono stati e sono tuttora per molti aspetti sconvolgenti. Ma non si tratta di uno “sconvolgimento” ad effetto, quanto piuttosto di una sottile critica del cinema tradizionale. Le storie che lui racconta, almeno sino al 1968, anno della contestazione, riflettono in maniera polemica ma anche sentimentale, la società francese vista con gli occhi di un anarchico rivoltoso.
(Giovanni Rondolino, La Stampa, 4 febbraio 2010)
Cinquant’anni fino all’ultimo respiro
Buon compleanno monsieur Godard – ottant’anni il prossimo dicembre. Come tutta la Nouvelle Vague, che ha appena compiuto cinquant’anni. Cinquant’anni fino all’ultimo respiro. Buon compleanno a lei, per sempre Nuova Onda, eterna fanciulla del cinema.
(Gian Luca Favetto, La Repubblica – Il Venerdì, 5 febbraio 2010)
A proposito di Godard
Per gli 80 anni di Jean-Luc: la retrospettiva completa a Bologna, il convegno a Udine, i concerti di Parker e Zorn, un saggio di pressane che pubblichiamo con i suoi “Aforismi d’autore”. I 60 anni molto godardianni di Filmcritica e il nuovo film del regista svizzero, “Socialisme”.
(Il Manifesto – Alias, 6 febbraio 2010)
Bologna
L’esibizione va rubricata tra i rari casi in cui la narrazione musicale si muove parallelamente a quella filmica (per l’occasione senza sonoro e sottotitolata), esaltandone l’inquietante tensione. Parker ha colto nel film alcuni aspetti ricorrenti, la circolarità di alcune situazioni formali e contenutistiche, concependo una trama compositiva che lascia ovviamente il dovuto spazio all’improvvisazione degli ottimi partner.
(Libero Farnè, Musica Jazz, marzo 2010)