diciannovesimo anno, 6>9 + 14>16 + 19 + 21>23 maggio 2009, momento maggio
Angelica al femminile
Al via il 6 maggio con un’installazione sonora di Maryanne Amacher, il diciannovesimo anno del Festival di musica contemporanea AngelicA presenta per tutto il mese – tra Bologna, Lugo e Modena – un intenso programma di quasi venti concerti che spingono, come d’abitudine, al superamento dei confini di genere. Nutrita la presenza al femminile.
(Enrico Bettinello, Il Giornale della Musica, maggio 2009)
Angelica Festival 2009
Diciannovesimo anno di vita per Angelica Festival.
(Amadeus, maggio 2009)
Butch Morris e altro jazz nelle serate di “Angelica”
Come sempre, squarci di jazz, tra innovazione e raffinatezza, nel diciannovesimo “Angelica”, il festival bolognese di musica contemporanea.
(Musica Jazz, maggio 2009)
Angelica
Sperimentazioni elettroniche o acustiche, formazioni cameristiche o performance soliste, concerti per giradischi o per voce e orchestra, tre prime assolute sono gli ingredienti della XIX edizione del festival bolognese di musica contemporanea
(Bologna Spettacolo, maggio 2009)
Angelica Festival
L’incontro di realtà opposte crea sempre i risultati meno banali. Angelica alla diciannovesima edizione continua ad affiancare musicisti agli antipodi “costringendoli” al confronto. È un laboratorio lungo un mese, in cui progetti solo ipotizzati prendono forma svelando nuovi comportamenti sonori.
(Zero, maggio 2009)
“L’eccellenza della musica contemporanea”
Angelica, per l’assessore Guglielmi, “è una delle eccellenze confermate da questo mandato che sta per scadere”. […] “Angelica può diventare il punto di riferimento in regione per la musica contemporanea”, sottolinea l’assessore regionale Alberto Ronchi. E il direttore artistico del festival Massimo Simonini collaborerà anche alla direzione artistica del festival di Santarcangelo curata da Raffaello Sanzio.
(Francesca Parisini, La Repubblica, 30 aprile 2009)
Il coraggio della marginalità
Le avanguardie, si sa, hanno sempre avuto successo col senno di poi. In altri Paesi europei se ne sono resi conto in tempo e hanno fatto sì che “l’oggi” si possa vivere, apprezzare e anche criticare nel presente. Non parlando al passato, una volta che le cose sono già finite. In Italia l’aggettivo contemporaneo, soprattutto se riferito alla musica, indica spesso ancora le pagine di Webern, Berg, Schönberg, che invece sono tradizione a tutti gli effetti. Da noi la musica contemporanea, intesa come musica “vivente”, non trova spazi, nonostante il pubblico sia comunque sempre ricettivo e attento. Lo ha dimostrato negli anni (siamo al diciannovesimo) coraggiosamente il Festival Angelica, marginale da sempre, ma anche lungimirante (da sempre), perché sotteso a un’idea precisa, a un progetto, a un’“intelligenza”, che si è sempre tenuta lontana dai compromessi con il mercato e con le istituzioni. Uno dei rari esempi in cui l’arte ha saputo difendersi da sola.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 30 aprile 2009)
“Butch” Morris giuda la Toscanini
Musica per definire gli ambienti, quella offerta dal Festival Angelica, dal 6 al 31 maggio. Il suono come elemento caratterizzante degli spazi, una operazione di design sonoro, come quelle teorizzate dal compositore britannico Brian Eno, con la sua celebre serie discografica dedicata agli aeroporti ed ai luoghi dei consumi. […] L’ascoltatore darà invitato (come sempre avviene nei migliori esercizi di ambient) a “terminare” il lavoro iniziato dal compositore, scrivendo con lui le partiture, entrando nei risvolti dell’edificio, ed interpretando non solo il silenzio, ma anche i “rumori” della natura, il vento, il cigolio di una finestra. Una concezione “concreta” della musica che ha molto a che fare con i padri del contemporaneo, John Cage e lo stesso Stockhausen, che proprio ad Angelica ha scritto alcune delle pagine più significative del suo repertorio.
(Pierfrancesco Pacoda, Il Resto del Carlino, 30 aprile 2009)
Il contemporaneo parla con i suoni di Angelica
Un’eccellenza della regione, un punto di riferimento, perfino un modello. Il coro delle istituzioni – Regione e Comune – che sostengono la diciannovesima edizione di Angelica, il festival internazionale dedicato alla musica contemporanea, è unanime nel riconoscere a questo contenitore di avanguardie musicali un ruolo di primo piano nell’attuazione delle politiche culturali indicate a inizio mandato.
(Vincenzo Branà, L’Informazione, 30 aprile 2009)
Una musica “Angelica”
Amante delle sonorità insolite, insofferente ai consueti confini musicali, “Angelica” attraversa con coraggio i generi più disparati (purché basati sulla ricerca), in un alternarsi di sperimentazioni elettroniche o acustiche, performance per ensemble o soliste, fra concerti rock, jazz, musica concettuale, improvvisazione.
(Elisabetta Corsini, Il Bologna, 30 aprile 2009)
“Angelica”, ovvero tutto ciò che fa sperimentazione musicale
Tutto ciò che sperimenta e ricerca trova diritto di cittadinanza in “Angelica”, il festival internazionale di musica contemporanea alla sua diciannovesima edizione.
(Andreina Baccaro, L’Unità, 1° maggio 2009)
Angelica festival
Un mese di concerti di musica contemporanea.
(Internazionale, 1° maggio 2009)
“Le installazioni per inventare un teatro sonoro”
Angelica Festival prende casa al teatro San Leonardo e ne fa, per questa diciannovesima edizione, il proprio spazio elettivo, che potrebbe diventare in futuro uno Space dedicato alla contemporanea.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 6 maggio 2009)
Maryanne Amacher inaugura Angelica, festival di suoni nuovi
Silenzio, suona Angelica. Potrebbe essere questo il sottotitolo in calce della nuova edizione del festival di musica contemporanea, che dopo 19 anni si distingue ancora per la sua grande attenzione ai dettagli e alle sfumature, capaci di comporre un prezioso e delicato mosaico di suoni.
(Matteo Giuzzardi, City, 6 maggio 2009)
Luoghi sonori
Musica senza palco dove suonare e senza la platea da ascoltare. Ma chi ha avuto per prima l’idea che oggi Maryanne Amacher riformula alla giornata inaugurale della diciannovesima edizione del Festival Angelica? In fondo ogni concerto – e perfino un’opera lirica – potrebbe essere inteso come una istallazione sonora. Almeno così lo si è pensato fino a quando – accadde verso fine Ottocento – si è delimitata una volta per sempre quella linea tracciata a separare la ribalta dal resto del teatro, frontiera eretta tra due mondi avvertiti distinti. In fondo bastò abbassare le luci – invece di accenderle – per impedire che i due mondi potessero confondersi, così come vuole invece la musicista chiamata a dare il via al Teatro di San Leonardo – doppio orario d’inizio alle 18 e alle 22 – alla rassegna dedicata alla musica contemporanea, che si snoderà per tutto il mese di maggio, in un complesso intreccio di temi e di proposte musicali.
(Alessandro Taverna, Corriere di Bologna, 6 maggio 2009)
Angelica 19
La rassegna bolognese propone musiche a largo raggio e forte progettualità nel suo momento maggio.
(Il Manifesto – Alias, 9 maggio 2009)
Maryanne Amacher performer del suono
Nella scrittura sonora dei sentimenti contemporanei Maryanne Amacher ha un posto importante. Buonissima la scelta di aprire con questa musicista elettronica americana, sessantaseienne, l’edizione 2009 del festival Angelica. Per l’Italia Amacher è una scoperta.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 10 maggio 2009)
Il violoncello di Honsinger per un’improvvisazione collettiva
La diciannovesima edizione del festival Angelica da tappa al teatro San Leonardo per una serata interamente dedicata ai musicisti attivi nella nostra città.
(Michele Pompei, Corriere di Bologna, 14 maggio 2009)
Con il Festival Angelica gli artisti bolognesi
Una vetrina per gli artisti cresciuti in città. La offre Angelica, Festival Internazionale di Musica.
(Elisabetta Corsini, Il Bologna, 14 maggio 2009)
E la Bologna Improvisers scardina le note
È di scena la creatività cittadina.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 14 maggio 2009)
“Angelica 2009”
Il cartellone di Angelica 2009 contiene ancora una volta un flusso incessante e trasversale di suoni (e visioni sonore), che contempla uno spettro variegato e del tutto in assegnabile di quel che con licenza di comodo potremmo (senza comunque ridurne la complessità) chiamare ‘avant music’ contemporanea. Rock, elettronica, elettroacustica, improvvisata, etnodeviazioni, scorie minimaliste e possente massimalismo, classica contemporanea, più o meno grandi respiri orchestrali, tutto si concentra nello spazio e nel tempo plurale di un suono che, come recita il libretto-catalogo, ti sfugge ed ecco che nasce. Un nuovo ordine si crea. Nasce dove non si muore…
(Gino Dal Soler, Blow Up, luglio-agosto 2009)
Jazz Live
Secondo una propria “estetica della rinuncia”, il trio del percussionista Sven Ake Johansson con Andrea Neumann e Axel Dorner ha riproposto una sorvegliatissima improvvisazione radicale, giocata su sfumature timbriche e timide agglomerazioni, avviando un dialogo meditabondo e sussurrato, mai declamato.
(Libero Farnè, Musica Jazz, luglio 2009)
Privé
Il nucleo ardente dell’estate che cola tra il surriscaldamento personale e la mediocrità insistita della nazione fa sì che venga naturale cercare menti lucide e gioiose, personalità che sappiano rimare intelletto e sentimento, lacrime e sudore. Valga l’Angelica Festival a Bologna, appuntamento irrinunciabile di ricerca e tentativi e musiche: valga pensare anche solo al concerti di The Ex, con Getatchew Mekuria e soci. Un cuore che stilla il mistero sanguigno della musica, dove tradizione e innovazione sono parole senza senso, dove il concerto è il momento superiore di comunanza d’intenti, genialità umile a cui guardare commossi, soprattutto oggi. Si ringrazia sentitamente per la possibilità.
(Rumore, luglio-agosto 2009)
Etiopico anarcopunk
Se, da una parte, col suo affascinate vibrato, la sua eloquenza da vecchio cantastorie, la sua epicità che affonda le radici nei canti guerrieri, Mekuriah si trova perfettamente a proprio agio nel festoso hardcore allestito dai suoi più giovani partner, dall’altra Andy e Terrie Ex, chitarre, Katerina Ex, batteria, Arnold de Boer, voce, e i loro amici (basso, clarinetto, sax alto, trombone), avanzano della musica etiopica un’interpretazione tanto libera e spontanea ed enfatizzata nel sound quanto in definitiva rispettosa e pertinente. A completare il successo della serata la spettacolare prestazione di un giovane ballerino, Melaku Belay, che dal fremito delle spalle che è una tipica espressione della danza etiopica arriva a mettere in vibrazione tutto il corpo, con un effetto virtuosisticamente quasi irreale.
(Marcello Lorrai, Il Giornale della Musica, 25 maggio 2009)
Angelica
Nonostante le difficoltà economiche e il ruolo ancora fortemente marginale, nelle realtà cittadine, della musica contemporanea di ricerca (la “musica di oggi e di domani” come la definisce Massimo Simonini), l’esperienza di Angelica continua con grande determinazione. Come dire: si piega, ma non si spezza. E continua a trasformarsi. Quello che prima era un festival oggi è sempre più una realtà in movimento, che prova ogni anno a cambiare forma… per essere sempre la stessa.
(Daniele Follero, Sentireascoltare, 1° giugno 2009)
Lugo di Romagna, Vignola, Santarcangelo di Romagna, Parma
30>31 maggio + 21 giugno + 9>10 luglio 2009, Progetto Lawrence D. “Butch” Morris
Le canzoni di Morris
Chi avesse a cuore le sorti della musica contemporanea – intesa come quella che dal punto di vista formale, espressivo e di ricerca rappresenta al meglio le tensioni di un mondo la cui complessità è sempre più irriducibile agli schemi conosciuti – troverà in chiusura del festival emiliano AngelicA l’occasione per trarre molti spunti fecondi. […] Limitare le modalità espressive di Morris al solo ambito del jazz e dell’improvvisazione, come talvolta avviene, è una semplificazione che davvero non rende giustizia a quello straordinario vocabolario di segni e gesti che l’artista usa per comporre e arrangiare in tempo reale e che va sotto il nome di conduction. Il continuo confronto con musicisti di differente provenienza stilistica e la riflessione sullo spazio che esiste tra la scrittura e l’improvvisazione, sono alcuni degli elementi centrali nella musica che Morris ha sviluppato in tanti anni di conduction e il nuovo progetto diventa ancora più stimolante per la presenza di canzoni e di materiale scritto per il teatro come nucleo per sviluppare la musica.
(Enrico Bettinello, Il Giornale della Musica, maggio 2009)
Santarcangelo, il teatro che cammina
Il perno è stato trovato. La collaborazione con Massimo Simonini di Angelica ha fatto il resto, consentendo a questa edizione di presentare un programma tra rappresentazione e manifestazione.
[…] E ancora, i laboratori e i concerti di Lawrence D. “Butch” Morris, che ha impiegato in chiave corale i testi di Giovanni Pascoli.
(Paola Gabrielli, Corriere di Bologna, 19 maggio 2009)
In coro a Villa Torlonia per Pascoli
È una drammaturgia che mischia poesia, voce e musica senza soluzione di continuità.
(Il Resto del Carlino, 19 maggio 2009)
Santarcangelo torna alle origini
“Vedere ascoltando”, si diceva. Giudi ha chiesto la collaborazione di Massimo Simonini, direttore del bolognese festival di musica contemporanea “Angelica”. Il suono è capace di manifestare uno spazio, così come fa il teatro: gli artisti possono far sentire la voce di un luogo.
(Chiara Affronte, L’Unità, 19 maggio 2009)
“Butch” Morris improvvisa attraverso il funky e Pascoli
“È un ponte tra la scrittura e l’improvvisazione, ho cominciato con la prima Conduction ventiquattro anni da, ed è un processo che ancora continua. Difficile però spiegarlo a parole, meglio venire a sentire”. Così Lawrence D. Butch Morris, il 62enne musicista figura di spicco della musica di ricerca di New York, ha introdotto il lavoro che lo vedrà impegnato in tre progetti diversi, chiamato da Angelica e dall’assessorato alla cultura della Regione Emilia-Romagna.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 27 maggio 2009)
La canzone e il teatro secondo Butch
Il direttore e compositore afroamericano Lawrence D. “Butch” Morris è il protagonista del progetto di concerti, residenze e workshop promosso anche quest’anno dalla Regione e da Angelica Festival. […] Ed è seguendo la linea delle commissioni che Angelica porta avanti il proprio percorso: a inaugurare il progetto “Butch” Morris sarà infatti proprio una commissione di Angelica, Folding Space, nuova scommessa sul mondo della canzone, giocata con coraggio su un piano meno battuto rispetto al popolarissimo successo del Mondo Cane di Mike Patton.
(Il Resto del Carlino, 27 maggio 2009)
Butch Morris
Per provare a capire chi è Butch Morris e entrare in quel suo universo sonoro diverso da tutto e da tutti, si potrebbe usare l’immagine del delta di un fiume. La sua musica prende metaforicamente forma nel punto esatto in cui confluiscono il jazz, la Nuova musica, l’improvvisazione e la classica contemporanea.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 27 maggio 2009)
Tecnica e tanta fantasia
In bilico fra scrittura e improvvisazione, in cui, spiega Morris, “ogni segno e gesto trasmette informazioni per l’interpretazione del singolo e dell’ensemble, dando la possibilità di alterare o dettare istantaneamente armonia, melodia, ritmo, fraseggio, articolazione o forma”, la performance si traduce in una danza delle mani del direttore, che muove l’orchestra come fosse una partitura vivente.
(Elisabetta Corsini, Il Bologna, 27 maggio 2009)
Rivoluzione nella buca con “Butch” Morris
Tre prime assolute e cinque concerti dirigendo formazione diverse per progetti commissionati appositamente: il musicista americano Lawrence D. “Butch” Morris porterà le sue Conduction (vocabolario di segni ideografici e gesti usati per modificare o costruire in tempo reale arrangiamenti o composizioni) tra canzoni scritte da poeti, black music e un coro di attori impegnati in poesie di Pascoli.
(L’Informazione, 27 maggio 2009)
Butch Morris in scena al festival Angelica
Sarà il musicista e compositore afroamericano Lawrence Butch Morris il protagonista della nuova tappa di Angelica, il festival dedicato alla musica d’avanguardia.
(Leggo, 27 maggio 2009)
Butch Morris di scena
S’intitola “Folding Space” la nuova opera di Butch Morris con la Filarmonica Toscanini e la voce di Shelley Hirsch.
(Corriere della Sera, 29 maggio 2009)
Angelica
Lawrence “Butch” Morris ha la possibilità di guidare per due serate la Filarmonica Toscanini con la cantante Shelley Hirsch in altrettante Conductions originali, epilogo davvero appropriato per l’edizione 2009 del festival Angelica.
(Il Manifesto – Alias, 30 maggio 2009)
“Creo un teatro in cui la voce è primadonna”
“Creare lo spazio per la dimensione della voce, perché un progetto con un’orchestra filarmonica l’ho sempre avuto in testa ed è arrivato al momento giusto. Sono entusiasta”. Lawrence D. (che sta per Douglas) Butch Morris, flemmatico ma decisamente carismatico, annuncia in modo trascinante l’inizio della nuova esperienza che da questa sera e fino a luglio lo vedrà protagonista di vari concerti commissionati dal festival Angelica e dalla Regione Emilia-Romagna.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 30 maggio 2009)
Prima assoluta per Morris, “conduction” con la Hirsch
Due date importanti in regione per Butch Morris, eminenza grigia della musica afroamericana di ricerca.
(Corriere di Bologna, 30 maggio 2009)
Parte a Lugo il progetto Butch Morris
“Folding Space: Godette & Other Songs”: questo il titolo della prima assoluta che vedrà protagonista l’Orchestra Toscanini guidata dal direttore e compositore afroamericano Lawrence D. Butch Morris. A conclusione di Angelica festival.
“Folding Space” poco contemporanea e troppo musical
L’inizio promette. Incanti puntillisti: la voce senza registro di Shelley Hirsch per brevissimi itinerari di perdizione. Macchie di suoni elettronici tenui. Dire post-webernismo punto e basta è ingiusto, anche se lo si dice, alla fine del concerto, tra gli insoddisfatti (giustamente) del lavoro di Butch Morris Folding Space in prima assoluta al Teatro Rossini di Lugo per il festival Angelica. C’è in quel minuto e mezzo di tempo sospeso una più nuova sensualità dell’indagine sulle particelle del suono. Poi l’entrata degli archi della Filarmonica Arturo Toscanini è ancora attraente: un po’ cupi in un melodizzare tardo romantico sui vocalizzi suadenti e straniti della solista principale Hirsch. Per un altro paio di minuti la scrittura orchestrale di Morris è astratta e melodrammatica nello stesso tempo.
Presto gli unisoni degli archi si fanno puccinianie soundtrack mentre un pianoforte divaga accordi tipo Rapsodia in blu. Qui si capisce che le promesse iniziali non saranno mantenute. Non per avarizia, non per pigrizia: al contrario. Il lavoro è ipertrofico e multigenere. Nasce dall’utilizzo di materiali per il teatro e il cinema e si risolve in una sorta di poema sinfonico eclettico.
[…] Spesso è la vocalista Shelley Hirsch a salvare in corner la squadra sinfonica di Morris. E non mancano episodi riusciti: una vera “romanza” broadwayana trasognata ben sostenuta da archi eleganti. E poi il Butch “informale” che amiamo: trilli sparsi d archi in procedimento circolare. Troppo poco. Il grande Morris cerca strade diverse. Forse equivoca sul concetto di postmoderno. E ci lascia l’amaro in bocca.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 3 giugno 2009)