undicesima edizione, 15>20 maggio + 12>20 maggio 2001, antichi astronauti
Strana Angelica antica o post. Il Festival di Bologna
“Fra antico e/o elettronico, in un’area senza tempo, cerca, ancora una volta, di collocarsi Angelica”: sono, letteralmente, le prime righe della dichiarazione di poetica del festival bolognese, che se la memoria non inganna solo in un’occasione, qualche anno fa, cadde appunto in quel “Moderno” che qui si nega, proponendo pagine storicizzate ma in realtà invecchiate di maestri italiani, i quali hanno fatto scuola ma nche il proprio tempo. Angelica virò nuovamente e prontamente, dopo la rapidissima incursione nelle terre di tutti, e riprese subito quota. Ma fatica, pare: sarebbe bello sapere come la pensa chi promuove questo multievento di primavera. Per dirla con le parole dei responsabili del festival, il tema è quello dell'”innovazione strumentale”: uso improprio di oggetti del quotidiano e uso innovativo degli strumenti origniali. “Un’aria senza tempo che sembra sempre più difficile vivere, dove invenzione, semplicità, ingenuità, cercano la musica. Giradischi, pianoforti stanchi, contrabbassi in fuga in cerca d’identità […] ” Festiva lbello, con tante prime italiane e commisisoni, e con la consueta commistione sistematica di Italia e resto del mondo, di musicisti in residenza permanente e colleghi girovaghi. (Roberto Verti, Giornale della Musica, maggio 2001)
Giocare con la musica
Scopo della manifestazione è allargare i confini della musica elettronica, giocando con strumenti antichi, cmputer e oggetti decontestualizzati. (Carnet, maggio 2001)
Musiche per giocattolo e teiera
Antichi astronauti. Si tratta di una manifestazione che unisce le ultime tendenze della musica elettronica, installazioni sonore e oggetti animati che generano suoni e rumori. (Max, maggio 2001)
Per chi suona l’avanguardia
Un’orchestra, sì, ma di computer portatili. E la pianista che suona Philip Glass: su un giocattolo. Musica ultima frontiera. (Glamour, maggio 2001)
Angelica. Bologna
[…] gli strumenti storici o inventati e i giocattoli musicali incontrano l’elettronica, in un mix di antico e futuribile. (Flash Art, aprile-maggio 2001)
Angelica
Altro appuntamento ormai imprescindibile per i nostri lettori è lo storico ‘Angelica’ di Bologna. Un cast estremamente nutrito, come sempre […] (Blow Up, maggio 2001)
Antichi astronauti a Bologna
Tradizionale appuntamento con le avanguardie sonore a Bologna nel nome di Angelica. (Rumore, maggio 2001)
Un gradito ritorno. Angelica Festival 2001
Certo bisognerebbe discutere sul perchè a Bologna un appuntamento come Angelica stenti a trovare una propria dimensione di spazi accettabili, e prima o poi bisognerà farlo, ma intanto godiamoci il cartellone di questa edizione. (Gianni Gherardi, Zero in Condotta, maggio 2001)
Bologna città Angelica
(Diario, 11 maggio 2001)
Tra antico e moderno
L’ascoltatore di professione ha l’obbligo di rilevare che Angelica, Festival Internazione di Musica, ha trascorso dieci anni un pò in sordina per quanto riguarda la promozione […] .adesso non c’è musicofilo che non ne parli, e anticipi pareri e previsioni sul programma. Cerchiamo di spiegare meglio di cosa si tratta. Angelica vuole collocarsi fra antico e/o elettronico, in “un’area senza tempo che sembra sempre più difficile vivere, dove invenzione, semplicità e ingenuità cercano la musica. Strumenti storici, inventati e giocattoli”, scrive Massimo Simonini presentando la manifestazione, “si incontreranno e si alterneranno, insieme con un’elettronica che cerca di liberarsi da una forma che la costringe: giradischi, contrabbassi in fuga in cerca d’identità, chitarre come campane, elettrodomestici trasformati trovano un nuovo modo di essere usati come oggetti decontestualizzati. Un’edizione elettronica e austera e ancora antica”. Bello. naturalmente è impossibile, in questa sede dare conto di tutto il programma ma basti dire che vale un viaggio anche da lontano. (Franco Fayenz, Soprattutto, 10 maggio 2001)
Cultura Bologna. Angelica: intorno a noi c’è il vuoto
“Tra Verdi e il Link c’è un vuoto desolante”. Si apre con la denuncia di Mario Zanzani la presentazione alla stampa del Festival Internazionale di Musica “Angelica” […] .annuncia subito che “il Festival di quest’anno è un ritorno alle origini che esprime il senso di solitudine in cui operiamo, dovuto al fatto che manca a Bologna un progetto di copertura per quella musica che sta tra la musica colta e la musica espressa da centri culturali quali i Link e il Tpo. Non c’è modo di fare breccia – aggiunge – in una cultura dominante conservatrice”. (Dire, maggio 2001)
Angelica afflitta dalla solitudine
(Anna Trebbi, il domani di Bologna, 12 maggio 2001)
Suoni da meccano…
Martedì parte Angelica. Un festival sempre più solo? Vediamo il bicchiere mezzo pieno: no, non è sempre più solo. Ma deve sempre più caparbiamente ancorarsi alla propria convinzione, rinnovare sempre e costantemente le motivazioni che conducono a questi cartelloni che è difficile descrivere, sintetizzare, commentare. Perchè sono lo specchio di una realtà musicale e spettacolare univoca. Che non ha una risposta unica, e fa mille domande. Se vi piace un mondo problematico e che non metta le orecchie in poltrona, Angelica è per voi. (Roberto Verti, Il Resto del Carlino, 11 maggio 2001)
Musica in cerca di identità. In una dimensione senza tempo tra l’antico e l’elettronico l’undicesima edizione di Angelica. In viaggio fra i suoni con gli “Antichi Astronauti”
Ci immaginiamo gli Antichi Astronauti come avventurosi esploratori della galassia musicale, osservatori curiosi della costellazione di suoni in cui sono sommersi. Con tecnologie sofisticate e saperi antichi raccolgono frammenti di musiche e timbri sonori per poi miscelarli in nuove dimensioni, alla ricerca di mondi possibili.Non stiamo parlando di un nuovo remake di fantascienza ma del tema del Festival Internazionale di Musica Angelica. (I.I., il Bello 14 maggio 2001)
I suoni di Angelica raccolti in un collage
Può essere una scusa per raccontare e fare il bilancio di un evento che tiene impegnato un pubblico di affezionati per sei sere consecutive ad ogni edizione. […] Angelica vuole rappresentare un modo diverso di proporre la musica, dove spesso i lavori nascono dall’incontro estemporaneo dei musicisti che qui si ritrovano. L’intento è quello di “ospitare autori che hanno partecipato a liberare la musica dalla catalogazione, a mantenerla in movimento, attraverso la creazione, l’invenzione, l’esplorazione. Perchè la musica si muove e fa spostare continuamente l’orientamento su di essa”, spiega il direttore artistico Massimo Simonini. Ciò che si ascolta ad Angelica non è accademia e non è pop, insomma, e “ripercorrerne brevemente i suoi passi – continua Simonini – è ricostruire la storia di una identità mai definita e cangiante”. (Francesca Parisini, La Repubblica, 17 maggio 2001)
Musica dal crogiuolo tecnologico
Molti, provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti, si sono trovati a Bologna per il festival Angelica. Indefinibile, sfuggente, il festival è diventato ormai uno degli appuntamenti più importanti per le musiche di ricerca che a loro volta si sottraggono alle categorie correnti. […] Il pubblico se ne accorge: proprio quest’anno che Angelica aveva preferito concentrarsi su nomi poco conosciuti qui da noi, per l’organica indegenza dei festival intelligenti, è stato un crescendo di interesse perfino sorprendente. Sorpresi erano anche i musicisti: un esponente storico della ricerca elettronica acustica come Alvin Curran – allievo di Elliott Carter, fondatore del gruppo Musica Elettronica Viva negli anni sessanta con Rzewski, Teitelbaum, Vandor – guardava ammirato le centinaia di spettatori che il lavoro ostinato di undici anni ha raccolto come pubblico fedele e competente. (Franco Fabbri, Il Sole 24 ORE, domenica 20 maggio 2001)
Angelica. Al Link il piano bar si fa pseudo-spaziale
(Il Resto del Carlino, 18 maggio 2001)
Angelica, strumenti fai-da-te per reinventare il suono
Un gomitolo di spago racchiuso in una boccia di vetro con la neve che scende, come certi souvenir del Colosseo o della Torre di Pisa. E’ l’immagine scelta come icona dell’undicesima edizione di Angelica, Festival Internazionale di Musica che si svolge a Bologna. Lì per lì si rimane perplessi, ma poi si capisce perchè […] […] .Sei giorni di avventure con la musica più eterodossa, imprevedibile e sperimentale, armati idealmente di questo attrezzo di Robinson Crusoe: una corda per rimettere insieme i pezzi sparsi, e con essi escogitare qualcosa di nuovo, geniale magari, per tirare avanti. A casa dei nonni statene certi non mancava mai un rotolo di corda mille usi. Era un piccolo simbolo di operosità e di inventiva. Si usava per impacchettare, per cucinare, per imbiancare le pareti, per aggiustare qualcosa di rotto, per costruire qualcosa di utile. Lo spago dava sicurezza, ci si legava la valigia per esempio. Il messaggio è chiaro: accanto all’elettronica miniaturizzata, ai display, al cyber, corredo ormai immancabile del farsi oggi la propria musica – nella sperimentazione cova anche una natura pre-tecnologica, domestica, antica, il gusto tutto particolare del cavare musica dagli oggetti più umili e improbabili, dal trovarobato più peregrino al bricolage più fatasioso. Governati da mani sapienti e inventive, legno, pulegge, giocattoli, viti, ingranaggi, molle, mollette e minuterie varie, abbinati a qualche diavoleria elettronica che ne amplifichi il bisbigliare segreto, si rivelano concentrati nucleari di sonorità e di musiche inaudite, dalla filigrana più eterea al più feroce scatenamento tellurico. Dopo i fasti e nefasti del 2000, della collaborazione col Teatro Comunale e di una rischiosa deriva istituzionale, quest’anno Angelica si riscopre povera, si raggomitola tra le pareti nude e post industriali del Link, ricovero fatiscente ma ospitale di una sottocultura antagonista, emergente fino a ieri e speriamo da adesso in poi, non soccombente. […] Avanti, finchè c’è corda c’è speranza. (Giordano Montecchi, l’Unità,19 maggio 2001)
Angelica. Con la voce e una teiera alla ricerca dei suoni perduti
Il Festival Angelica è finito ieri sera, un pò orfano, un pò figliol prodigo, e abbastanza felice. […] Bentornata Angelica: mentre la musica post Napster diviene affari di luoghi chiusi, di case chiuse nelle quali campionare e masterizzare, alla ricerca dell’Olimpo. (Roberto Verti, Il Resto del Carlino, 22 maggio 2001)
Ho visto una teiera che suonava la musica di Lennon. Straordinario concentrato di sperimentazioni sonore al festival Angelica. Un crogiuolo inascoltabile ma dal quale nascerà la musica di domani
Probabilmente i ragazzi del 2020 non lo sapranno mai, ma se potranno godersi quella musica così nuova ed entusiasmante sarà probabilmente grazie a qualche oscuro manipolo di artisti radicali che anni addietro si fecero compatire per la loro incrollabile ostinazione. […] L’edizione appena conclusa di Angelica si potrebbe riassumere in una battuta: “Le vie del signore sono infinite”. […] Ogni tanto padri e figli si ritrovano insieme e allora ecco Mimeo – Music in Mouvement Electronic Orchestra – collettivo di improvvisatori tecnologici creato da Keith Rowe, altro vecchio leone dell’improvvisazione radicale che ha messo a ferro e fuoco l’ultimo concerto di Angelica. Erano in 13 tutti seduti attorno a una grande tavolata disposta su quattro lati, posta al centro del vecchio magazzino del Link e brulicante del più inverosimile arsenale elettromeccanico che abbia mai visto. In mezzo, un pianoforte scoperchiato, alla tastiera il decano John Tilbury e alla cordiera Cor Fuhler […] […] E’ stato terribile. Si ricordano le sensazioni, i crash laceranti, i bassi che ti spostano le budella, i sibili come rasoiate, le oasi di suoni limpidissimi. […] Chi vuole ascolta, chi vuole fugge, e magari ritorna […] […] E’ un’esperienza che richiede complicità, la condivisione di un’esperienza, che resta, e le cui gioie sono un fatto puramente soggettivo, sperdute come sono in un mare in tempesta. Una cosa è certa però: questo trauma racchiude cose destianate non solo a noi. La sera prima Margaret Leng Tan aveva presentato “The Art of the Toy Piano”. Pianini giocattolo sui quali il “Chiaro di luna” di Beethoven suona inesorabilmente simile alle filastrocche per bambini. Ma c’è stato un momento speciale. Seduta al pianoforte vero ha attaccato un pezzo di Alvin Lucier. C’era qualcosa di familiare in quello scheletro di melodia. In effetti era “Strawberry Fields Forever”. Poi Margaret si è alzata mentre la melodia continuava. Ha preso in mano una teiera che stava sul piano: la musica veniva da lì, piccola e magica; muovendola, sollevando il coperchio, il suono mutava colore e dimensione. Poesia pura. (Giordano Montecchi, l’Unità, 22 maggio 2001)
Angelica
“Antichi Astronauti” reca misteriosamente il tittolo di Angelica 2001, edizione domestica, intima, essenziale, paradossalmente più minimale della precedente che vedeva i due maestri storici e riconosciuti del minimalismo quali Terry Riley e La Monte Young. […] Qualcosa che profuma d’arcaico eppure anche terribilmente nuovo, ecco forse perchè “Antichi Astronauti”. Edizione minimale dicevamo, ma non per questo minoritaria, perchè molti i punti di forza, e l’energia dispiegata nel fare musica. Non una fredda e sterile cronaca allora, ma flashes destinati a restare nella memoria. La voce che incontra le pause e i silenzi di Feldman di Joan La Barbara, l’incontenibile gamma vocale e forza narrativa di Shelley Hirsch, lo sguardo estatico di Massimo Simonini, il cui turntablism degno di Christian Marclay sarebbe stato quasi perfetto con qualche minuto in meno. (Gino dal Soler, Blow Up, luglio 2001)