diciassettesimo anno, 7>13 + 24>26 maggio 2007, momento maggio
Tra jazz e cartoon
I 40 anni dell’Instant Composers Pool, maghi dell’improvvisazione jazz, Mike Patton e Roy Paci con un omaggio inedito alla canzone italiana degli anni 50 e 60, l’Orchestra Spaziale e le musiche dei cartoni animati. Tutto all’Angelica Festival.
(Emiliano Coraretti, La Repubblica – XL, maggio 2007)
Insieme per Angelica
Giunto alla sua diciassettesima edizione il festival prosegue – dopo i memorabili concerti di Onrette Coleman dello scorso autunno – l’originale indagine sulle musiche contemporanee con il consueto “momento maggio” denso di appuntamenti. Ad aprire il cartellone un omaggio all’Olanda con due formazioni straordinarie come l’Asko Ensemble e l’Instant Composers Pool. Chiediamo al direttore artistico Massimo Simonini come nasce questo progetto: “L’idea, che attraversa questo diciassettesimo anno di vita di Angelica nel suo momento maggio, è quella dell’insieme o ensemble o orchestra, inteso anche come convivenza, collettivo all’opera, che segue delle linee direttive che possono provenire da un compositore, un direttore, una persona carismatica, dall’aria, dall’improvvisazione”.
(Enrico Bettinello, Il Giornale della Musica, maggio 2007)
Angelica, 17° anno
Dal 7 al 12 maggio a Bologna, e nei giorni 24 e 25 a Lugo di Romagna e Modena, si tiene la 17sima edizione di Angelica Festival. In primo piano un progetto speciale dedicato all’Olanda con concerti dell’Asko Ensemble e dell’Instant Composers Pool.
(Amadeus, maggio 2007)
Doppia anteprima per Karlheinz Stockhausen
Due composizioni di sola musica elettronica, una delle quali in prima esecuzione mondiale e commissionata per l’occasione da Dissonanze e da Angelica Festival, che fanno parte dei rispettivi cicli Klang (Suono – Le 24 ore del giorno) e Licht (Luce – I sette giorni della settimana).
(Exibart, maggio-giugno 2007)
Angelica a maggio
Dopo il successo dello scorso ottobre con i tre concerti di Ornette Coleman, il Festival si prepara all’avventura del suo Momento Maggio.
(Bologna Spettacolo, maggio 2007)
Il ‘teatro ambulante’ di Angelica Festival
Un “teatro ambulante di storie diverse”: così il direttore artistico Massimo Simonini descrive la 17° edizione di Angelica Festival. Quest’anno la rassegna avrà una dimensione itinerante, partendo da Bologna per poi far tappa a Lugo di Romagna, Modena e Salsomaggiore.
(Consuelo Marchionni, Il Resto del Carlino – Trendy, maggio 2007)
Angelica 17 momento maggio
Mostri sacri dall’Olanda e un bad boy californiano segnano questa diciassettesima edizione di Angelica. L’Asko Ensemble, una delle maggiori formazioni al mondo per la musica contemporanea, aprirà il festival con il “Piano Concerto” di Ligeti, capolavoro di complessità ispirato a teorie matematiche e ai poliritmi dei pigmei africani Aka. Quarant’anni di attività festeggia invece il “tentetto” Instant Composers Pool, che per la prima volta verrà affiancato proprio dall’Asko Ensemble in un’antologia di brani del sulfureo leader Misha Mengelberg. L’ex leader di Faith No More e Mr. Jungle (ma anche Tomahawk e mille altre cose), Mike Patton, confermerà il suo amore per gli aspetti pulp della Penisola (Diabolik era il primo nome dei suoi Fantomas) con la prima assoluta di “Mondo Cane”, omaggio a canzoni italiane degli anni Cinquanta e Sessanta interpretate con un coro e con l’Orchestra Arturo Toscanini.
(Walter Rovere, Zero, maggio 2007)
Dall’Asko All’Instant note contemporanee d’improvvisazione
Con il titolo “Momento Maggio” coniato dalla direzione artistica di Massimo Simonini e Mario Zanzani, “Angelica” arriva all’edizione numero diciassette con un bel carico di proposte, novità, progetti per una dimensione sempre più regionale. Il festival si articolerà infatti in sei città e nove teatri, frutto della sinergia tra istituzioni, realtà musicali e l’Associazione Pierrot Lunare. Scorrendo il ricco cartellone, la prima parte bolognese dal 7 al 9 avrà un focus sulla scena olandese, tra musica contemporanea e improvvisazione, con due storie che si incrociano: l’Asko Ensemble, gruppo principe della musica scritta, e l’Instant Composers Pool, composta da straordinari talenti che ad Angelica festeggiano i 40 anni di attività.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 4 maggio 2007)
A volo d’Angelica su sei città
Abbasso la forma, le definizioni, il passato. Evviva la contemporaneità, la contaminazione, l’ubiquità musicale e geografica.
Questi concetti,alcuni dei quali già cari al Futurismo, vedi Balilla Pratella, unitamente a una locandina concepita come un pannello da esame optometrico, in stile Carrà, sono alla base si Angelica Festival, giunto alla XVII edizione, intitolata Momento Maggio e nata dall’idea di “insieme” e dalla volontà di dialogare con tutti, come sottolineato in sede di presentazione dal direttore artistico Massimo Simonini. Si inaugura lunedì in contemporanea a Bologna e a Roma, rispettivamente al Manzoni con l’Asko Ensemble, un concerto organizzato in collaborazione con Musica Insieme, ed al Parco della Musica, dov’è in programma la prima assoluta di Ora Tredicesima di Karlheinz Stockhausen, una brano commissionato proprio da Angelica.
(Umberto Martinelli, Il Resto del Carlino, 4 maggio 2007)
Angelica, tra scrittura e improvvisazione elogio della convivenza
Il Festival Angelica ha da sempre il volto sorridente e lo sguardo bizzarro di Mario Zanzani e Massimo Simonini. Sono loro i padri di questa rassegna, che si è imposta negli anni come una delle più importanti a livello europeo per quanto riguarda la musica creativa, sempre coraggiosamente sulla linea di confine fra jazz informale (Ornette Coleman a Bologna la scorsa stagione è merito loro), avanguardie storiche (il progetto dedicato a Karlheinz Stockhausen), contemporanea invischiata con teatro, letteratura e poesia (Heiner Goebbels). Zanzani e Simonini sono le persone della musica dallo sguardo lungimirante. Ce lo ricordiamo ancora, quando nel 1991, con enormi sforzi (nessuno dava loro retta), organizzarono la prima edizione di Angelica: sul palco nella serata (surreale) dell’inaugurazione due cantanti eschimesi, per un’edizione dedicata tutta alla vocalità. Allora tanti se la ridevano: ma dove vogliono arrivare questi? Eppure senza essere particolarmente bravi nelle pubbliche relazioni, senza andare a chiedere finanziamenti in giacca e cravatta e freschi di lampada, senza scendere mai a compromessi, ma portandosi dietro solo e soltanto la loro competenza e il loro amore per la musica, Zanzani e Simonini ogni volta (e questa è la diciassettesima) che annunciano una nuova edizione del loro festival fanno accendere i riflettori della critica (e non solo italiana) su Bologna. Prima qualcuno rideva di loro. Ora invece vogliono salire tutti sul treno di Angelica, perché corre veloce e sicuro, senza esitazioni, sapendo esattamente dove vuole arrivare. Chiediamo scusa ai lettori per questo piccolo prologo alla nuova programmazione, ma ci è sembrato doveroso sottolineare l’importanza del lavoro di Zanzani e Simonini in tutti questi anni di grande e soprattutto coraggiosa musica che ci hanno proposto.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 4 maggio 2009)
Coppie inedite e musica per gli occhi, Angelica celebra la convivenza
Quel che in origine era una necessità, mettersi insieme per produrre programmmi complessi, diventa infine l’idea attorno cui costruire i programmi. Così la “volontà di convivenza” diventa il fil rouge del “Momento maggio” di Angelica.
(Irene Bisi, Il Domani, 4 maggio 2007)
Maggio in veste Angelica
“La complessità della complicità”. È l’espressione che condensa lo spirito di Angelica Festival, rassegna dedicata alle diverse sfaccettature della musica contemporanea che festeggia quest’anno l’edizione numero 17. Frutto del talento organizzativo di Pierrot Lunare, il maggio di Angelica presenta un cartellone di progetti condivisi da istituzioni diverse, connubi inediti come quello tra Mike Patton e l’Orchestra Toscanini e prime assolute create ad hoc per l’occasione. Il tutto coinvolgendo nove teatri in sei città diverse.
(Bruna Fattenotte, Il Bologna, 4 maggio 2007)
Angelica Festival
Parte la storica rassegna bolognese.
(Il Manifesto – Alias, 5 maggio 2007)
Improvvisando lungo Varese, Ligeti e il jazz di Donatoni
Comincia domani una tre giorni tutta olandese per “Angelica”, il festival che in questa edizione focalizza l’attenzione sia sulla partitura della musica contemporanea che sulla improvvisazione collettiva di cui il paese dei tulipani è da sempre il più avanzato.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 6 maggio 2007)
Le “resistenze” dell’Asko Ensemble
Al via il nuovo Festival di Angelica, che inaugura la diciassettesima edizione con un concerto realizzato in collaborazione con la rassegna Musica Insieme. Protagonisti i musicisti dell’olandese Asko Ensemble, far i migliori esecutori in assoluto del repertorio contemporaneo.
(Corriere di Bologna, 6 maggio 2007)
Angelica, la musica in nove città
Progetti, incontri inediti e prime assolute: torna “Angelica”, il festival internazionale di musica contemporanea, che quest’anno guarda con particolare attenzione all’Olanda. E che domani, in coincidenza con l’apertura del cartellone bolognese, presenterà al Parco della Musica di Roma,per “Dissonanze” il debutto assoluto di “Ora tredicesima” di Karlheinz Stockhausen, maestro tornato sulla scena italiana grazie alle commissioni di “Angelica”.
(Samuele Lombardo, L’Unità, 6 maggio 2007)
Improvvisamente Angelica
“Angelica” guarda all’Olanda. Il festival, giunto alla 17ma edizione, focalizza l’attenzione sulla scena artistica olandese e si apre oggi, in contemporanea a Bologna e al Parco della Musica di Roma, con “Dissonanze”, il debutto assoluto di “Ora tredicesima” di Karlheinz Stockhausen. Sempre stasera, al Manzoni, sarà l’olandese Asko Ensemble, gruppo specializzato nel repertorio contemporaneo, ad esibirsi con brani di Ligeti, Donatoni, Varèse.
(Rossella Rivelli, Leggo, 7 maggio 2007)
È ancora Angelica la grande musica fuori dagli schemi
Sedici edizioni, centinaia di artisti contattati in ogni parte del mondo, inaspettati quanto fondamentali “fuori programma” durante il resto dell’anno (il prossimo a ottobre con Cecil Taylor a Anthony Braxton): “Angelica” è senza dubbio il festival di musiche “altre” più rinomato e longevo a Bologna.
Fin dal 1991. Solo pochi anni sono passati da quando una serata intitolata “Giochi vocali Inuit” teneva a battesimo la “creatura” pensata e organizzata da Mario Zanzani e Massimo Simonini (da sempre al timone del festival): era il 5 giugno 1991, e da allora l’ingranaggio-Angelica non si è più fermato. Continuando a proporre programmi più stimolanti possibili (nei limiti e spesso oltre i risicati budget a disposizione) la rassegna, di anno in anno, si è ingrandita, ha acquisito rilevanza e autorevolezza a livello internazionale, con culmine nel 2000, anno di Bologna capitale della cultura, le cui risorse hanno permesso la presenza di artisti del calibro di John Zorn, Terry Riley e La Monte Young.
(Matteo Guizzardi, City, 7 maggio 2007)
Brani di Harvey e Ligeti per l’Asko Ensemble
La sinergia tra Musica Insieme e il festival Angelica consente di ascoltare stasera al Canzoni una delle formazioni più prestigiose nell’ambito della musica contemporanea: l’olandese Asko Ensemble che presenta un programma di primo piano.
(Daniele Vandelli, Il Bologna, 7 maggio 2007)
Con Misha, Bennink e cosi ogni suono diventa una sorpresa
L’Instant Composers Pool, una formazione di culto della scena europea che festeggia i quaranta anni di attività. Vissuti spericolatamente, verrebbe da dire, vista la caratura dei singoli musicisti, a cominciare dai “terribili” Misha Mengelberg, il pianista che fondò l’orchestra, ed io suo alter ego Han Bennink, batterista atipico capace di trasformare in suono percussivo qualsiasi oggetto gli capiti sotto mano.
Quelli dell’Icp più che concerti sono vere performance in cui può accadere di tutto pur non mancando quell’improvvisazione collettiva, che è da sempre la cifra stilistica della celebrata formazione, che può allargarsi a frequentazioni nell’ambito della musica colta o popolare.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 8 maggio 2007)
Asko e Instant, suoni da impossibile fusione
Sulla carta un incontro impossibile, quello che Angelica Festival ha commissionato per questa serata particolare: unire due ensemble “made in Holland”, ovvero una formazione che ha fatto della musica scritta il proprio rigore stilistico (L’Asko) ed un gruppo che da quarant’anni gioca a smontare e rimontare come un puzzle il jazz contemporaneo con un’improvvisazione collettiva che l’ha fatto diventare un culto europeo, cioè l’Instant Composers Pool Orchestra.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 9 maggio 2007)
Asko & Mengelberg, rigore e creatività
Partiamo dai titoli di alcuni brani tradotti dall’olandese all’italiano. Accalappiacani, Con i cordiali saluti del cammello, Pollo di mare, Salta! Oh, il romanticismo della lepre. Sembra di andare a ritroso nel tempo, fino agli anni Sessanta, per venire nuovamente a contatto con l’ambiente Fluxus, che promuoveva lo sconfinamento dell’atto creativo nel flusso della vita quotidiana. È da questa corrente ideologica, di apparente non-sense, fatta di happening e di ribaltamento delle regole, che si forma Misha Mengelberg, eminenza grigia di quella musica d’avanguardia dove Thelonious Monk può andare a braccetto con Igor Stravinskij su un palco lasciato vuoto dal Living Theatre, dopo una performance di John Cage con Merce Cunningam. Il concerto di Angelica di questa sera è un concerto di e per il grande Misha Mengelberg. Un concerto in cui non sappiamo cosa succederà. Per carità, non che le altre esibizioni di Mengelberg siano prevedibili, ma quella di oggi è una prima assoluta, come si suol dire. Un incontro, commissionato dal Festival, fra due ensemble olandesi di formazione opposta, l’Asko, specializzato nella musica scritta del ventesimo secolo e la ICP Orchestra di Mengelberg, dedita da sempre invece alla musica improvvisata.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 9 maggio 2007)
Con rigore e follia tutti insieme nel nome di Angelica
In concerto le orchestre Asko e Icp.
(Il Resto del Carlino, 9 maggio 2007)
La purezza oltranzista del pianoforte di Ligeti
Il condensato acustico è una camera delle meraviglie dischiusa con vertiginosa familiarità dai quindici musicisti dell’Asko Ensemble.
Applaudiva un pubblico folto, frutto delle forze unite di Musica Insieme e del Festival Angelica.
(Alessandro Taverna, Corriere di Bologna, 10 maggio 2007)
Giorgio Casadei: “Ecco la mia suite per Bugs Bunnny”
“È un progetto nato sette anni fa da un’idea di Mario Zanzani – spiega Giorgio Casadei –, che ora siamo riusciti a realizzare”.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 11 maggio 2007)
Da Crudelia De Monk a Spiderman Vs Mingus, così l’Orchestra Spaziale stravolge i cartoon
Pare non avere confini sonori, questa Orchestra Spaziale diretta da Giorgio Casadei. Sono ormai famose le esibizioni della sua band di una quindicina di elementi che si è già sperimentata, con successo, con le musiche di Frank Zappa e con quelle dei Beatles. Bene ha fatto, dunque, Angelica Festival ad invitarli […] in un concerto dal titolo “Holiday in Cartoonia. Viaggio di piacere nel mondo dei cartoni animati”, appositamente commissionato da Mario Zanzani e da Massimo Simonini.
(Sabrina Camonchia, Il Domani, 11 maggio 2007)
Misha Mengelberg, il dadaista del pianoforte
Le parti orchestrali, temporaneamente atonali, sono di fattura squisita: unisoni a gruppi, polifonie di sezioni. E subito, ovviamente, cambi di tempo, di motivi e motivetti, predominano le marce, il falso-folk, il circo.
[…] Il quarto brano ha un titolo curioso: Con i cordiali saluti del cammello. […] Continua così quando spunta dalle quinte un tipo che toglie la sedia da sotto il sedere al primo violino (donna), la colloca su un tavolo e comincia a mutilarla con un trapano elettrico rumorosissimo. Dopo un paio di minuti espone il risultato al proscenio: una scultura neo-cubista (sembrerebbe), in realtà la copia sgraziata delle gobbe di un cammello. Riassunto di tutto il concerto. Nella mistura colta e popolaresca, tra sovversiva ambiguità e didascalismo, tutto è quello che appare e nello stesso tempo è un’altra cosa.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 12 maggio 2007)
Il folle mondo di Mike
Mondo cane, cos’è? Concerto, progetto con due anni di gestazione, tra pop e avventura, che inizialmente “Angelica” e il direttore artistico Massimo Simonini avevano pensato con Mike Patton al fianco di un’orchestra sinfonica interpretare canzoni in qualche modo legate alla sua sensibilità: Burt Bacharach, ad esempio, in mezzo anche musiche italiane. Finito sotto le mani di Patton si è trasformato invece in un sogno a occhi aperti sulla canzone italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, vale a dire uno dei momenti migliori della produzione culturale canora italiana.
(Federico Scoppio, Il Manifesto – Alias, 19 maggio 2007)
Canzoni per rocker e grande orchestra
Tante volte siamo noi a “scoprire” l’America: seguiamo le mode che arrivano da oltre oceano, attendiamo con ansia le nuove puntate delle loro serie tv, guardiamo gli indici di borsa di Wall Street. Ma qualche volta – meno male – è l’America a scoprire noi. Capita così che un rocker di grido come Mike Patton, californiano doc, abbia deciso di salire sul palco per cimentarsi in canzoni del Belpaese. E che canzoni…
(Stefano Marchetti, Il Resto del Carlino, 24 maggio 2007)
Il pubblico non smette di stupire
“Mondo cane”, un progetto che non avrei mai pensato avrebbe riscosso tanto successo, nonostante la presenza di Mike Patton, cantante di culto per i cultori del rock indipendente e delle musiche più eterodosse e, da adesso, interprete geniale delle canzonette italiane anni ’50 e ’60. Perché questo era “Mondo cane”: l’ultimo strepitoso capitolo di Angelica 2007. Giuro. Non ci avrei scommesso un soldo. E invece è stato un “vintage” delizioso e spiazzante e quel che più conta è che le antenne del pubblico lo avevano sentito in anticipo.
(Giordano Montecchi, Il Bologna, 31 maggio 2007)
Classici della canzone italiana trattati alla “Mondo Cane”
Il pubblico, di quello consueto di Angelica non ce n’era che una piccola parte, ha gradito molto la performance di questo elefantiaco ensemble e le spigliate e caratterizzanti interpretazioni dell’apprezzato vocalist dei Faith No More.
Chi scrive, personalmente non potrebbe negare una certa noia, niente di grave comunque, sia per questo folklore di 50 anni fa, sia per le esecuzioni, che gli sono parse appesantire notevolmente le melodie che un po’ tutti parevano ben ricordare.
(Giampiero Cane, Il Manifesto, 31 maggio 2007)
Thanks Patton, eravamo noi quelli del boom
Uno dei concerti più sorprendenti, divertenti e rivitalizzanti di questi tempi (tempi niente affatto generosi in materia).
[…] Angelica, il festival bolognese che in questi anni ha spesso coinvolto Mike Patton nei suoi progetti più spericolati.
(Giordano Montecchi, L’Unità, 6 giugno 2007)
Mario Zanzani, direttore di Angelica, 30 giugno 1948 > 13 maggio 2007
Addio a Mario Zanzani
È morto dopo una breve malattia Mario Zanzani, esperto di pianificazione economico-territoriale, ma anche appassionato di musica contemporanea. Si deve a lui infatti il festival musicale ‘Angelica’. Nato a Ravenna, 57 anni, Zanzani si era laureato all’ateneo di Bologna con Romano Prodi con una tesi sull’industria chimica, quindi negli anni settanta si era interessato a studi sulla moneta e sui cambi collaborando a diverse riviste. Successivamente si era dedicato alla pianificazione ed aveva fatto parte dello staff incaricato dell’elaborazione del primo piano regionale delle acque e del primo piano territoriale regionale. Aveva coltivato la sua passione per le tematiche connesse alle trasformazioni sociali, economiche, urbanistiche. In questa fase scrisse nel 1979 insieme ad Andrea Ruggeri un volumetto dal titolo Rinascimento urbano in cui si sollecitava per Bologna una dialettica più proficua tra conservazione e innovazione. Negli ultimi anni aveva unito a questa passione anche l’attività di organizzatore e promotore della musica contemporanea. Infatti da 16 anni organizzava il festival di musica contemporanea ‘Angelica’ e cercava di coordinare in questo campo l’attività dei teatri di Bologna, Modena e Reggio Emilia. I funerali domani al Teatro San Leonardo.
(Ansa, 13 maggio 2007)
Addio a Mario Zanzani, profeta della musica d’avanguardia
Se n’è andato un giorno dopo la conclusione del suo festival. Lasciando in quanti l’hanno conosciuto il rimpianto forte per quella indefinibile risata, quell’intelligenza vulcanica, quell’irrefrenabile smania di fare.
[…] Appassionato di nuove sonorità, Mario Zanzani, il cui mestiere ufficiale risultava ancor oggi essere quello di pianificatore economico e territoriale, era un uomo davvero insolito.
[…] Ma era la musica, quella di nicchia, l’autentica e vera passione. Il primo concerto l’aveva organizzato nel 1990 alla Rocca di Imola con Sally Potter, Lindsay Cooper e Phil Minton e prima ancora aveva suonato la chitarra ritmica in una band.
Fu dall’incontro con Massimo Simonini che nacque ‘Angelica’ 17 anni fa. “Ho girato a lungo – diceva ieri Simonini – con quel progetto sotto braccio prima di incontrare Mario: lui accolse la mia idea come una cosa incantevole e misteriosa. Nel deserto della musica cercava sempre da qualche parte la scintilla giusta”. È iniziata così una straordinaria avventura (di ‘Angelica’ Zanzani era direttore, mentre Simonini ne ha la responsabilità artistica) che ha fatto della contaminazione la propria cifra portando alla ribalta giganti come Karlheinz Stockhausen, John Zorn, Ornette Coleman, Otomo Joshihide.
(Claudio Cumani, Il Resto del Carlino, 14 maggio 2007)
È morto Mario Zanzani, anima di ‘Angelica’, intellettuale e manager
Dal ’91 aveva fatto della sua passione per la musica un nuovo mestiere, cui dedicava energie, idee e tempo assieme all’amico Massimo Simonini che del festival Angelica è direttore artistico: “Per me Mario è stato come un padre – racconta. Ci siamo conosciuti tramite un amico in Toscana, ricordo che raccogliemmo olive assieme. Avevo l’idea di un festival, non sapevo bene cosa fare nella vita, e lui mi accolse, anche se ero un semplice amante della musica e non un musicologo, e mi disse: «Proviamoci, magari si può fare qualcosa»”.
(Irene Bisi, Il Domani, 14 maggio 2007)
Triste finale per “Angelica”: muore Zanzani
Giusto ieri si è chiusa a Bologna la 17a edizionedi «Angelica», il Festival internazionaledi musica. E nello stesso giorno Mario Zanzani, che insieme all’inseparabile direttore artistico Massimo Simonini è stato da sempre anima e cervello del Festival, ha chiuso gli occhi per sempre.
Gli amanti della musica, e tutti coloro che si aggrappano all’idea di Bologna come luogo dell’innovazione e della ricerca artistica più eterodossa, con Zanzani perdono un amico la cui cordialità e il cui sorriso erano il biglietto da visita di una personalità straordinaria, nella quale l’economista di valore si era messo al servizio di un progetto che ha rappresentato il momento più coraggioso e innovativo nella vita musicale di una città così ansimante e in crisi.
[…] Anno dopo anno,«Angelica» è stata la dimostrazione lampante che le sue idee sulle politiche culturali erano fondate, praticabili e premianti. E che i progetti artistici, anche i più originali e apparentemente arrischiati, potevano avere gambe per camminare, grazie a una sempre più sistematica ed equilibrata ricerca di partnership. Grazie a lui e a Simonini, «Angelica» in questi anni ha ospitato e commissionato opere ad artisti come Stockhausen (la sua recente presenza a Roma si deve anche ad «Angelica»), Heiner Goebbels, Ornette Coleman, John Zorn, David Moss, l’EnsembleModern con le musiche di Frank Zappa, Alvin Curran, Fred Frith, Anthony Braxton: una lista che deve continuare.
(Giordano Montecchi, “L’Unità”, 14 maggio 2007)
L’ultimo addio a Mario Zanzani
Il sindaco Cofferati ha espresso in un messaggio “il più profondo cordoglio della città”. “Bologna Città della Musica Unesco – sottolinea – perde un protagonista che con la sua passione ha contribuito a portare creatività e innovazione sulla scena musicale cittadina».
(La Repubblica, 15 maggio 2007)
Le idee coraggiose di un uomo retto
Non so se cominciare dalla sua intelligenza, dalla sua progettualità, dalla sua simpatia… Le cose che mi hanno sempre colpito di Mario sono la sua umiltà e la sua integrità. La sua pulizia morale. Aveva tante idee, originali, coraggiose, ma forse non adatte, troppo avanti per questa città.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 15 maggio 2007)
L’addio a Zanzani: il meglio di noi stessi
La musica, che lo aveva «preso» fino a creare con Angelica un festival di valenza europea, ha accompagnato Mario Zanzani anche alla fine, nel saluto degli amici, dei musicisti e dei rappresentanti delle istituzioni che ieri hanno gremito il San Leonardo, il teatro che ospitava molti dei concerti che si inventava. Una musica dolce come l’Elegia di Stravinskij, eseguita al violino da Valentino Corvino del FontanaMix Ensemble, ha accolto il feretro nella platea, senza poltrone, del piccolo teatro. Un funerale diverso, senza retorica, come diverso era «Zanza», piccolo grande uomo con cui potevi parlare al Chet Baker davanti ad un piatto di tagliatelle, anche dei Soft Machine o dell’Incredibile String Band degli anni ’70.
[…] Così O sacro convivium di Messiaen con le belle voci dell’Arcanto, ha aperto i cuori per ricordare Zanza, quel brano che mesi fa aveva fatto ascoltare a Massimo Simonini, suo complice da sempre in Angelica. “Come vedi sono ancora qui a presentare – ha detto Massimo – ma stavolta presento te, che per me sei stato come un padre, che hai sopportato tutte le mie stranezze”.
In lacrime, lo ricorda Giulio Santagata: «Io e Vanna Polacchini lo esaminammo in un colloquio, il più strano della mia vita, di dirigente della Regione. Alla fine del colloquio disse: «Non so se ho voglia di cominciare a lavorare». Fu assunto”.
[…] E alla fine un lungo applauso, quasi liberatorio e una sua bella foto, di profilo con il sigaro: “Forse non siamo ancora riusciti a dare il meglio di noi stessi, ma siamo ottimisti”.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 16 maggio 2007)
Addio a Zanzani, papà di Angelica: “Ha reso Bologna un po’ migliore”
All’ingresso veniva regalata una foto di Zanzani giovane col sigaro in bocca che sembra guardare attraverso il sole. Dietro la scritta: “Forse non siamo ancora riusciti a dare il meglio di noi stessi, ma siamo ottimisti”.
[…] Angelo Guglielmi si è soffermato sull’intelligenza creativa di Zanzani: “Mario è stato l’uomo che ha reso Bologna un po’ migliore”.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 16 maggio 2007)
Addio a Zanzani sulle note di Stravinskij
“Mario ha ubbidito alla passione per la musica – ha aggiunto Santagata – inventando Angelica e pensandolo come un servizio civile, come qualcosa da dare alla città, alle persone, che erano per lui al centro di tutto”.
(Chiara Affronte, L’Unità, 16 maggio 2007)
Uomo indipendente e appassionato
Musicisti e politici, economisti, poeti e scrittori. Tutte persone fatte incontrare, anche ieri nell’ultimo saluto al Teatro San Leonardo, da Mario Zanzani, in virtù di quella sua particolare capacità di mettere insieme tutti, di conciliare passioni diverse, solo all’apparenza distanti.
(Irene Bisi, Il Domani, 16 maggio 2007)
In piazza per ricordare Zanzani
Emozioni, immagini, musica e il ricordo di Mario Zanzani: domani sera in piazza Maggiore, un cine-concerto in ricordo del fondatore di Angelica Festival scomparso di recente.
[…] Requiem for a Dying Planet. Il requiem non è soltanto per il pianeta morente, ma vuole anche essere un omaggio al grande Mario Zanzani, il fondatore di Angelica. Il suo ricordo è ancora vivissimo in tutte le persone che gli hanno voluto bene e che gli sono state vicino professionalmente. (Helmut Failoni, 15 luglio 2007)
Piazza Maggiore, omaggio a Zanzani
Pubblichiamo la lettera che, in questa occasione, Massimo Simonini ha indirizzato a Mario Zanzani, l’amico scomparso, con cui ha condiviso l’impresa del Festival Angelica.
“Caro Mario, la Cineteca di Bologna ti vuole dedicare un concerto in Piazza Maggiore, un concerto che accompagna delle immagini. Il direttore Gian Luca Farinelli mi ha telefonato qualche tempo fa per chiedermi se io condividevo l’idea, era commosso. Penso che ti farà piacere assistere, sarà un po’ anche come ritornare all’inizio della nostra avventura musicale: Ernst Reijseger era uno degli ospiti della prima edizione di Angelica, anno 1991. Mario, volevo dirti che sei la persona giusta per fare cose impossibili. Potevamo comunicarti un’idea, un sentimento di bisogno, e tu, con fare accogliente che regala speranza, ti limitavi a poche parole: “Forse si può fare qualcosa”. Quanto sono importanti quelle parole per qualcuno che si avvicina al mondo, che cerca la sua strada: sono nutrimento. E quella speranza è oro, è spinta. Molte porte erano chiuse e tu ci hai aiutato ad aprirle. Abbiamo trovato la forza di fare anche quando sembrava che non ci fosse spazio per un’idea che tu invece sentivi genuina, forse anche ingenua, ma giovane e necessaria. Non importava nemmeno che tu quell’idea la capissi fino in fondo, tu capivi il bisogno, il sentimento. A parole siamo stati d’accordo forse poche volte, ma nei fatti eravamo intimamente coinvolti e convinti. Nella diversità si trova il cambiamento. Intorno a noi continuano i problemi, si ripetono le cose che ci facevano sorridere o arrabbiare, ma mai rinunciare. Sembra quasi che siano gli eventi, le combinazioni, a decidere per noi: ti tolgono qualcosa, ti danno qualcosa. Quasi non mi arrabbio più, non pretendo più di essere capito, anche se ieri… Cerco dentro quello che non trovo fuori e vedo che quello che si deve compiere si compie. Ogni momento, al di là del nostro modo di relazionarci, scorre qualcosa tra le persone, nel silenzio tra le parole, dentro gli sguardi, che ci cambia, ci plasma, e spesso non ne siamo consapevoli, e quegli attriti che sembrano scogli sono in realtà una possibilità che abbiamo per crescere. Arriva un tempo nel quale tutto si scioglie, anche quello scoglio, e diventa più facile vedere e prendersi per mano. Ogni tanto qualcosa suona e ti dice quanto ancora stai dormendo riguardo aspetti della tua vita che non hai ancora elaborato, affrontato pienamente. Tutto si riflette su quelli che hai intorno e che ti sono vicini. Qualche tempo fa a proposito di una cosa che ti avevo scritto mi hai detto: “Questo me lo dici in privato”. Eravamo in tre in quella stanza, spero mi perdonerai se qui il contesto è Piazza Maggiore. Musica nostra Medicina.
(Massimo Simonini, La Repubblica, 16 luglio 2007)
Bologna, Modena, Reggio Emilia 10>13 ottobre 2007
Concerti contemporanei anno quarto, Cecil Taylor, movimento&costruzione
Taylor e Braxton insieme per la prima e unica volta
Nel mondo del jazz una quindicina d’anni corrisponde più o meno a un paio di generazioni; l’incontro che sta per avere luogo tra due grandi rivoluzionari di questa musica, Cecil Taylor e Anthony Braxton, potrebbe essere paragonato a una sinfonia scritta da Arnold Schoenberg assieme a Philip Glass, a un quadro dipinto in combutta da Cézanne e Lichtenstein. L’occasione è la rassegna dedicata a Taylor dagli organizzatori di “Angelica”, il festival bolognese di musica sperimentale giunto alla diciottesima edizione.
(Claudio Sessa, Corriere della Sera, 4 ottobre 2007)
Cecil, ballando col piano
Pagine esemplari come Enter, Evening Soft (Soft Line Structures) da Unit Structures e la seduta successiva,Conquistador, non solo testimoniano un momento di particolare felicità creativa, ma gli esiti di un proceder che , sia stato anche con qualche travisamento, integrava a meraviglia una musica progressiva con un pubblico che la stava inseguendo. Naturalmente l’Europa (Francia, Svezia, Danimarca e Italia in prima linea) prestò garanzie culturali a un indirizzo che qui sembrò essere addirittura popolare.
Anni lontani dagli attuali – e lo si può dire anche con una certa nostalgia –, nei quali questa musica non era fatta propria certamente dai più, ma anche tali ce non videro il trionfo della brodaglia etno-internazionale che oggi dilaga sull’intero mercato rendendo “di nicchia” le programmazioni, come questa di “Angelica”, dettate, invece, da intelligenza e sensibilità.
[…] La novità sorprendente offerta dall’attuale circostanza è di avere insieme Cecil Taylor e Anthony Braxton.
(Giampiero Cane, Il Manifesto – Alias, 6 ottobre 2007)
Cecil, lo sciamano
È l’evento dell’anno, quello che esce dai sentieri artistici lastricati di certezze a cui purtroppo ci hanno abituato gli organizzatori musicali di Bologna. Il merito di questi concerti, che faranno la gioia degli ascoltatori inquieti e curiosi, è soprattutto del compianto Mario Zanzani e di Massimo Simonini e dell’entusiasmo di un assessore regionale alla cultura, come Alberto Ronchi, che la musica la conosce e la ama.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 7 ottobre 2007)
Il maestro del jazz: Cecil Taylor in Italia
L’incontro con Braxton è particolarmente atteso, tanto nel duo che nel quartetto finale, visto il legame naturale e profondo che esiste tra i due: il più giovane Braxton discende con la sua musica dal jazz iconoclasta e free definito da Tayolr.
(Giuseppe Vigna, QN, 8 ottobre 2007)
Il genio jazz di Cecil Taylor
Un sogno che si avvera: il Teatro Comunale, tempio della lirica, riapre le porte al grande jazz, con uno dei guru del secondo dopoguerra, il pianista Cecil Taylor. […] Merito dei “Concerti Contemporanei”, la creatura di Massimo Simonini e Mario Zanzani (scomparso il 13 maggio scorso e del quale non si sentirà mai abbastanza la mancanza).
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 10 ottobre 2007)
Il tour de force di Cecil Taylor santone del free jazz
Un evento unico e irripetibile.
(Sabrina Camonchia, Il Domani, 10 ottobre 2007)
Cecil Taylor e Anthony Braxton, inedito duetto a Bologna
È uno tra gli avvenimenti più attesi del jazz contemporaneo dell’autunno italiano.
(Stefano Merighi, Il Mattino di Padova, 10 ottobre 2007)
Con Cecil Taylor la poesia diventa musica
La voce: un flusso di suoni, uno strumento che crea suggestioni, rimanda alle note, al ritmo del jazz. È la poesia di Cecil Taylor. Il grande jazzista settantottenne a incantato il pubblico che ieri pomeriggio, al Comunale, ha assistito alla tavola rotonda, condotta da Giordano Montecchi, sul suo lavoro e la sua musica. Taylor, arrivato al termine dell’incontro, occhiali scuri e corti ‘dread’ grigi, prima di leggere alcuni versi da u quaderno fittamente scritto a mano ha premesso che la sua poesia è compresa nella sua attività creazione di atti sonori, una ricerca che negli Stati Uniti è in crisi. Poi è stato un fliure di parole, di toni differenti per raccontare la sua ricerca sul linguaggio. Poi il silenzio e lunghi applausi per il maestro.
(Barbara Carrozzini, Il Resto del Carlino, 11 ottobre 2007)
Cecil Taylor, un torrente di note. Poi travolge i fan con una poesia
Ma che dicono le misteriose parole della poesia? Lui stesso cerca di spiegarle, dopo: “Il testo? Sono parole che ho scritto come preso da un delirio. Ma ci sono riferimenti alla religione, alla pace, alla fratellanza, ai valori assoluti cui dovremmo ispirarci. E poi ance le parole sono musica, soltanto musica”.
(Vittorio Franchini, Corriere della Sera, 13 ottobre 2007)
Taylor e Parker al Valli di Reggio
Una musica senza confini ed etichette, decisamente contemporanea ed in questo jazzistica, perché la musica afroamericana esprime soprattutto la contemporaneità, senza cristallizzarsi in inutili esercizi di stile.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 13 ottobre 2007)
Capricci di Taylor: interrompe lo show con il sax Braxton
È durata nemmeno un quarto d’ora l’attesa prima assoluta del concerto dell’inedito duo Cecil Taylor (pianista guru del free jazz) ed Anthony Braxton (sassofonista, figura di primo piano della musica di ricerca). Attimi di smarrimento, poi il pubblico è defluito con ordine, senza proteste, forse conscio della bizzosità di Taylor. “Mi scuso con voi – ha detto Braxton –. È crazy life”, una vita pazza.
(Corriere della Sera, 14 ottobre 2007)
Taylor-Braxton, jazz oltre la quiete
In un maelstrom inquietante baluginano lampi di luce fulminanti e intermittenti disegnati con la mano destra ed emergono ombre cupe solennemente declamate con la mano sinistra, arrivandoa u punto in cui l’arte e la vita perdono dimensione.
Ancora una volta Taylor ha sconcertato: e a ripensarci le tre note barbuglianti di Braxton lasciato solo sono fra le cose più inquietanti espresse negli ultimi tempi dalla musica.
(Aldo Gianolio, L’Unità, 14 ottobre 2007)
Cecil s’alza e se ne va, addio al magico duetto
“I’m sorry. Mi piace l’Italia e qui a Bologna vengo sempre volentieri. Amo Monteverdi, Luigi Nono, Luciano Berio, mi scuso con voi. It’s crazy life”, una vita pazzesca. Il sassofonista Anthony Braxton, ha accolto così, firmando anche autografi, gli ammiratori all’uscita dal Teatro Comunale dopo il “concerto” abortito dopo appena un quarto d’ora, con il pianista Cecil Taylor.
[…] Ma “sua maestà” Taylor, noto per i suoi leggendari “tiramenti”, si è alzato dal pianoforte e se n’è andato, tra lo stupore del contrabbassista William Parker e dello stesso Braxton dopo poco più di dieci minuti di musica.
[…] Resta lo splendido colpo d’occhio di tre musicisti neri sul palco del tempio della lirica, che per una volta ha lasciato spazio ai grandi della musica afroamericana. Un esperimento da ripetere.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 14 ottobre 2007)
Taylor e la “prima assoluta” che non c’è stata
Il duo, attesissimo e annunciatissimo, è diventato improvvisamente un trio, perché Taylor ha chiamato anche il contrabbassista William Parker. E fino a qui nulla di male. Più grave, o meglio, più scortese, l’abbandono del palco nel bel mezzo del concerto, lasciando musicisti e pubblico in attesa di un rientro. Che non c’è stato.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 14 ottobre 2007)
Cecil Taylor s’alza e se ne va
Cosa può aver infastidito Taylor? Nessuno ovviamente lo sa. Quel che è certo è che il pianista è tornato dal camerino sul palco dopo l’intervallo con un paio di occhiali neri e con un umore apparentemente mutato. Forse non ha gradito quel che a un certo punto i suoi compagni hanno eseguito. Al pubblico la delusione, agli organizzatori di Angelica l’amarezza.
(Il Resto del Carlino, 14 ottobre 2007)
Braxton è sempre un maestro ma Taylor gli rovina la festa
Ciò malgrado, e malgrado un Braxton visibilmente seccato, si è ascoltata anche grande musica.
(Franco Fayenz, Il Giornale)
Cecil Taylor, un pianista vigoroso e inarrivabile
Era ai Comunali di Bologna e Modena e al Valli di Reggio Emilia che in questi giorni bisognava andare a cercare la più alta espressione contemporanea del pianismo di ambito jazzistico: e non già alla Scala, dove domenica si è esibito Jarrett.
Ci sono ancora due notizie che arrivano da queste tre serate: la musica di ricerca neroamericana è vivissima, e il colpo d’occhio offerto dai teatri che l’hanno ospitata ci dice che ha anche un pubblico.
(Marcello Lorrai, Il Manifesto, 18 ottobre 2007)
Il ballerino del pianoforte
L’attacco aveva lo stesso effetto di un pugno in faccia, con i quattro musicisti a suonare senza sfumature e con un’intensità e una forza inedite.
(Daniele Follero, Sentireascoltare.com)