AngelicA 15
quindicesima edizione – arresto & domicilio
Bologna, Modena
8>15 maggio 2005
>—> quaderno di AngelicA 15 – 2005
Istruzioni per un Festival
Un livello di “movimento” che segue la continuità nel suo farsi, le linee di ricerca, i tentativi e gli abbozzi, con un occhio particolare ai talenti locali. Per appassionati settori di pubblico.
Un livello di selezione, di evidenza, di visibilità, di polarizzazione sui capisaldi: quello che si è sedimentato nel tempo. Per ampliare l’area dell’ascolto e la familiarità con i suoni di oggi.
E’ molto utile una buona capacità produttiva e uno staff all’altezza della situazione: semplice efficiente appassionato.
Ora non siamo in grado di fare bene tutte queste cose insieme.
Cercheremo di farle separatamente, a segmenti, in diversi periodi dell’anno.
Con tutte le relazioni e alleanze necessarie e possibili.
Con incisività, forza della proposta.
Angelica quindici sarà quindi un importante momento di passaggio nella storia del Festival.
L’evoluzione di ogni singolo essere, di una qualsiasi entità, prevede il confluire di molti eventi, accadimenti che, piacevoli o spiacevoli, necessari e non, sono utili alla comprensione, e dovrebbero servire per avanzare; qualche volta diverse persone condividono lo stesso progetto, così diversi segnali, segni, si manifestano, portandoti a riflettere su come procedere come rivedere questo progetto.
Il limite che ti viene offerto oggi è forse opportuno per (il) domani.
Molte energie si dedicano a un festival, soprattutto se nelle intenzioni di chi organizza c’è la volontà, il desiderio, l’impegno di portare qualcosa che sia di qualche utilità, che stimoli la vita musicale, offrendo se possibile una nuova visione su come approcciarsi alla musica, su come affrontare i problemi che la riguardano: mettendo in comunicazione differenti realtà, rimuovendo il ristagno esistente, scambiando contesti; non per provocazione ma per necessità, per un impulso creativo che chiede di fare, di mostrare quello che ancora non c’è, chiede di cambiare.
Per Angelica si è chiuso un ciclo, e se ne apre un altro: che ad ogni fine segua un nuovo inizio.
Dopo aver visitato molti luoghi della città,
(Galleria d’Arte Moderna, Cinema Lumière, Aula Absidale di Santa Lucia, Multisala, Galleria Neon, Teatro San Leonardo, Cimes – Via Guerrazzi 20, Teatro Testoni, Link, Salara, Sala Mascarella, Palazzo dei Notai, Cinema Teatro Manzoni, Teatro Comunale di Bologna, Palazzo Re Enzo, tpo, Sala Borsa, Teatro Comunale di Modena, Raum, Cimitero della Certosa, Colombario, Basilica di San Petronio, Chiesa di San Martino, …)
si presenta la necessità di continuità e insieme di cambiamento: Angelica nel tempo è stato un teatro mobile, portatile, ora cerca casa.
Immagino uno spazio, fisico, dove poter depositare il tesoro e la tradizione di Angelica, che colma un vuoto forse ormai chiaro a tutti; un luogo che parli di musica, dove idealmente possano convivere tanti musicisti: un laboratorio permanente di ricerca (definizione che vuole comprendere tutte le forme musicali che negli anni ha cercato di presentare), una dimensione più “istituzionale” che possa offrire progettualità e lavoro, uno spazio di riferimento per la musica, frequentato dalla scena internazionale; questo è il suo potenziale espressivo.
Transizione e al tempo stesso stagione stabile.
Angelica si ripresenta come “Festival Internazionale di Musica” ma quasi per prendere le distanze ed evidenziare i limiti di una formula che appare come esaurita, consumata, se non viene rivisitata.
Un ‘nuovo’ progetto di Festival che corrisponde alle esigenze attuali è stato preparato, ma non trova ancora il sostegno sufficiente, quel sostegno che hanno ‘festival affini’, anche molto più giovani di Angelica, che è l’unico e il solo Festival Internazionale di Musica a Bologna da 15 anni, 15 edizioni, e riconosciuto come tale nel resto del mondo.
Angelica rivela la forza e la fragilità del suo progetto: elementi indispensabili per la comprensione di una storia, una realtà, che non riguarda solo questa entità, ma riguarda la musica e i musicisti.
In questa edizione molte sono le presenze italiane, i musicisti che vivono Bologna, quasi a sottolineare le esigenze di una Italia invisibile, che qui è in relazione ad altre realtà di altri paesi, in progetti dal diverso e ritrovato carattere, in cerca di comunicazione autentica, quasi a mostrare quello che si potrebbe fare se.
Apre COBRA, uno dei ‘game pieces’ di John Zorn, è la prima volta che viene presentato in Italia. Si tratta di un gioco (serio, come viene praticato dai bambini) musicale che vedrà Zorn alla direzione di un folto, misto, gruppo di musicisti, già ospiti del programma del Festival, che si uniranno per rispondere alla tentazione di COBRA. Un insieme unico che (è la prima volta che questi musicisti si presentano sullo stesso palco, e che questa miscela di diversità si confronta nel gioco) attraverso segnali di ogni tipo, del direttore, comporrà nuova musica istantaneamente. Zorn all’interno di un breve, ma significativo, workshop che terrà prima del concerto trasmetterà i suoi intenti agli ospiti di questa formazione. Divertente e agguerrito, urlante e rilassato, si tratta di qualcosa di inaudito dove diverse sono le direzioni musicali secondo la tradizione di Zorn.
Segue a Modena, Electric Masada ultima formazione di John Zorn, riunione di “amici virtuosi”: ormai esiste un rapporto telepatico tra loro, negli ultimi 20 anni hanno suonato insieme in tantissimi progetti e Zorn li ha scelti pensando alla musica che ha composto e alle caratteristiche che questi possono offrire in una dimensione live, dove l’improvvisazione è parte integrante nello sviluppo di un suono che caratterizza un ensemble. Si tratta di un progetto musicale dove rigore e rivoluzione interagiscono creando forme musicali variegate che riportano a un tema: Masada. Parola usata in diversi progetti di Zorn, tutti con un registro che riporta alla cultura ebraica: Radical Jewish Culture, come la chiama lui; una revisione della storia e una rappresentazione di una comunità secondo la sua visione che ha caratterizzato un’ampia parte del suo prolifico lavoro di compositore, arrangiatore, improvvisatore e produttore discografico della scena internazionale.
(Libertà Difficile … c’è anche una vita tradizionale che non consiste semplicemente in una sopravvivenza conservativa, la continuazione costante delle proprietà culturali e spirituali di una comunità … Ci sono aspetti della tradizione che sono celati sotto i detriti dei secoli e la giacciono in attesa di essere scoperti e riutilizzati per un buon uso … C’è come una specie di caccia al tesoro dentro la tradizione, la quale crea una relazione viva con la tradizione e alla quale è indebitato parte del migliore pensiero ebraicocontemporaneo, perfino dove era – ed è – dichiaratamente al di fuori del quadro dell’ortodossia. Gershom Scholem).
Due serate straordinarie coprodotte da, e che consolidano, due diverse realtà: L’Altro Suono e Angelica; esprimendo la volontà di collaborare su progetti speciali di rara visibilità e fortemente caratterizzati sul piano musicale e sociale, mostrando aspetti diversi dello stesso autore anche attraverso l’interazione con il tessuto e le potenzialità del luogo che lo ospita, bilaciando il senso di questa operazione anche secondo la tradizione di Angelica: dare voce.
Torna ad Angelica (dopo 12 anni) Gianni Gebbia, con un compagno d’avventura particolare: Lukas Ligeti, un cognome che vive con la musica, una nuova generazione che avanza; un duo che per la prima volta, per Angelica, tra il concettuale e l’astrale, rivede una musica immaginaria, quella di uno scultore (Eric Zann); un motivo per far splendere un’idea, per far scattare una scintilla comune a questo duo; aperti nei rispettivi pensieri musicali: la geometria descrive, il triangolo non va considerato se non in riferimento al terzo autore, invisibile.
Parla di pittura e scultura Ritratto Incrociato: Luc dipinge Alvin dipinge Luc; un incontro inedito tra Alvin Curran e Luc Ferrari; Luc ritrova i suoi archivi e Alvin li scopre e scolpisce; uno incontro aperto dove il ‘mettersi in gioco’, è parte integrante della musica; c’è aria fluxus, per un risultato che, riprendendo composizioni già scritte, porta il tutto altrove: Alvin riscrive Luc riscrive Alvin suona Luc suona Alvin guarda Luc guarda Alvin scopre Luc scopre Alvin ama Luc ama Alvin ama…..
(Luc Ferrari ha dovuto rinunciare al concerto per ragioni di salute; pronta guarigione Luc.)
Nasce un nuovo duo allora: Alvin Curran e Maryanne Amacher, presenza misteriosa, studiosa del suono; un altro ritratto incrociato.
Ma anche Maryanne, all¹ultimissimo momento, deve rinunciare per un importante lavoro che deve preparare a Berlino in quei giorni. Così Alvin e Domenico Sciajno, da tempo suo collaboratore e compagno d¹avventure sonore, faranno un Ritratto Incrociato a Luc Ferrari.
Due caratteri quasi contrari seppur vicini: Eugenio Sanna, meditativo, legato al fuoco che divampa, e Tristan Honsiger, inquieto e legato all’aria, al vento; entrambi attori della musica, all’improvviso si aprono alla recitazione che nasce dall’ignoto; risuonano qui insieme per la prima volta; l’improvvisazione è il loro regno; imperdibile è il sapore di questi incontri che riportano al futuro con tanto passato, solo quello di quel momento è importante: il presente.
Ritorna la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich sempre dalla dimensione workshop e questa volta insieme al CRAMS di Lecco, realtà analoga, ormai rare nel panorama italiano, per intenti e vitalità; Barre Phillips, dopo un workshop biennale che conflusice in questo concerto, cerca di creare ordine, di far convivere; con Fete Foreign ripensa la diversità (tanto cara ad Angelica) come armonia e potenziale espressivo; non hanno solo strumenti i musicisti che compongono questa orchestra di 27 elementi, ma anche personaggi, distinti e inventati, da ‘vestire’, per caratterizzare ulteriormente la situazione, dove ognuno cercherà di spingersi oltre se stesso nell’interpretazione anche fisica di svariati caratteri: gabbiano, satellite, nuvola, little white dog, mamma, my violin, figlio che deve ancora nascere, rosso, elastico….
Aria da camera e di archi mobili, caratterizzano il suono della serata seguente.
Stefano Zorzanello con Piccolo solo porta il suo strumento (l’ottavino; ‘piccolo’ in inglese) verso un repertorio pensato e composto, anche attraverso l’improvvisazione, per rivedere quelle che sono le sue qualità, caratteristiche; una revisione dello strumento: circolare è il flusso, La-conico il contatto, le dimensioni sono minute, gli acuti grandi (a volte punge).
Charlotte Hug esplora (Neuland), è attenta a quello che il suono trova; il suo strumento è la viola ma il suono non è suo, appartiene alla natura; il luogo non è più quello in cui siamo, è più ampio, è aperto a quello che si cerca, seppure con il timore e la tensione che ci può cogliere nell’essere in uno spazio sconosciuto.
Stefano Scodanibbio e il suo contrabbasso, inseparabili: strumento come estensione, prolungamento, del musicista; Stefano si presenta con un programma dove molti di quelli che sono i suoi aspetti musicali, ma non solo, di oggi, si possono ascoltare: Sequenza XIV, musica di Luciano Berio, versione per contrabbasso di Stefano Scodanibbio, è una re-invenzione, su richiesta di Berio, che Stefano ha realizzato dopo 8 mesi di studio, affrontando con emozione questa pagina musicale, emozione che viene anche dal confronto e relazione che lui ha avuto con Berio; l’impegno è premiato dal suono e dal risulato ottenuto: un viaggio sulle corde, una lunga camminata, ricca di fughe in luoghi lontani, (lontani anche dal mondo della musica contemporanea), in quindici minuti, in un largo riassunto, la musica di Berio è più vicina a Scodanibbio. Dall’esecuzione alla direzione delle sue musiche: FontanaMIX diretto da Stefano Scodanibbio; sei archi, ospite una chitarra elettrica; la famiglia di archi è al completo, Stefano si sente a casa, trasmette il suo linguaggio agli altri archi; echi, ricordi e reminiscenze, si intrecciano con la sua trama; il repertorio è una prima assoluta che nasce a Bologna con forze e musicisti della città, una anteprima di due delle scene (Amores e Je m’en allais) che costituiranno la sua prima e prossima opera di teatro musicale con la drammaturgia di Giorgio Agamben e la scenografia di Gianni Dessì: Il cielo sulla terra.
LOW TIDE DIGITALS è il progetto di Luigi Archetti e Bo Wiget, la loro musica tende alla precisione, si apre all’illusione, ma subito si concretizza in molte forme riconducibili a ‘tempi tecnologici’ in cui si usavano i computer; non è oggi, era ieri: tutto ritorna per portaci a rivedere chi eravamo; c’è qualcosa di romantico e insieme desertico, come non sia rimasto nulla, solo noi a guardarci senza sapere come sia potuto succedere, ma poi la musica si apre ed ecco torna la speranza.
E’ risaputo che i danzatori, per quanto così vicini alla musica, abbiano un approccio così diverso da quello dei musicisti, che, specialmente quando scrivono per la danza, si possono trovare in grande difficoltà, in particolare sul problema del tempo: qui il tempo è relativo e i danzatori suonano e con l’invisibile corpo dell’oggetto, Mirko Sabatini, dopo un workshop che ha diretto al Teatro Valdoca, si avvicina al regno dell’invisibile amplificando oggetti, giocattoli e altro, insieme a 6 danzatori, che per una volta diventano musicisti, e a Davide Tidoni, ricercatore di musica; i contesti di espressione cambiano, sono come invertiti, e il ritmo così importante per la danza non ha cadenza stabile, è aleatorio e multiforme come il mondo degli oggetti; è l’invisibile danza dell’oggetto, è il danzatore invisibile nell’oggetto; è l’oggetto che parla e la danza (dello spirito) lo guida; un’orchestra elettronica di oggetti danzanti.
Due duo diversi, uno dopo l’altro.
Aleksandar Caric & Luca Venitucci parlano del nulla, trovano trasparenza; il pensiero ti porta qualcosa e si esprime, il cuore non ha paura del vuoto che avanza, anzi è un motivo musicale che ci apre a quello che viene dopo: una canzone ai limiti della semplicità, musica contemporanea neo romantica, folk minimale, una musica per sbaglio; confrontandosi si trova, si evolve; non bisogna riempire per forza il silenzio, è lì per invitarci all’ascolto, a sentire.
Archie Shepp, insieme a Barre Phillips per la prima volta, ha un nome che parla, è un classico per altri festival, ospite particolare per Angelica: in questa veste è come spoglio, siamo più vicini al musicista, quasi intimamente, qui più lontano dalla sua ‘forma ufficiale’ che lui stesso ha ‘formato’; canta e suona il pianoforte e si avvicina al tenore; forse non è un cantante, forse non è un pianista, comunque non è per questo che si è fatto conoscere, ma forse è proprio questo l’interesse di questo concerto, vedere qualcuno in una dimensione di (apparente) maggiore fragilità, che canta la sua storia attraverso la musica. Barre Phillips ‘accompagna’, suona da molto vicino; dopo Fete Foreign, ecco un’altro mondo: quello di due uomini pieni di storia, e diversa, pronti a parlarsi, nella semplicità di un incontro dove si cerca di essere. E’ questo il concerto di chiusura di questa ‘ultima’ edizione.
Un ulteriore motivo di ascolto è l’ACUSMONIUM, orchestra di altoparlanti, che prevede la diffusione di musica attraverso diversi, sia come numero che caratteristiche, altoparlanti posizionati tra il pubblico; Jonathan Prager, docente, compositore e interprete di ‘musica acusmatica’, presenterà un programma-ritratto di Luc Ferrari e ne curerà la diffusione. Banda Magnetica e M.ar.e, hanno portato l’Acusmonium per la prima volta a Bologna: un percorso italiano è una passeggiata nel novecento dal sapore nuovo, una selezione di musiche tra il 1954 e il 2005, dove si potranno ascoltare, anche con altre modalità di diffusione rispetto al periodo che sono state composte, composizioni che ritroveranno spazio.
Maurizio Martusciello chiuderà questa tre giorni con l’acusmonium caratterizzata da ascolti molto differenti l’uno dall’altro, curando la diffusione di sue composizioni, in parte mai ascoltate prima: siamo nel mondo di un percussionista che si è trasferito a casa dell’elettronica, prendendo con sè tutto ciò che poteva, piatti compresi.
La Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio, con il coordinamento di Lelio Camilleri, ha ricostruito una Messa, una MESSA ACUSMATICA, lasciando a ciascun interprete la ricostruzione, la ricomposizione di ogni movimento che segue la drammaturgia della celebrazione, il corso della MESSA; non siamo in chiesa, ma stiamo evocando quella dimensione per trovarne un’altra.
Dopo il Canada ‘rappresentato’ nella scorsa edizione, FontanaMIX, diretto da Yoichi Sugiyama, con ANTENNAE riceve il Giappone, un occasione di scambio e di relazione con i compositori invitati, ma soprattutto un motivo per scoprire musica altrimenti difficile da ascoltare; un motivo musicale costruttivo, in costruzione; nuove conoscenze si prospettano, come si è detto in passato.
Franco Fabbri conduce gli incontri & ascolti: incontra i musicisti, per noi che ascoltiamo: dimensione domestica, approfondimenti degli autori, ascolti inediti.
Nel corso degli anni qualcuno ha parlato di un “effetto Angelica”; succedeva che alcuni contrattempi misteriosi non consentivano il normale svolgimento del concerto o del festival (non mi riferisco a quei problemi che si incontrano ogni giorno organizzando un festival), oppure si apriva una porta, che appariva chiusa, dando la possibilità di fare cose altrimenti impossibili.
Sii come sei e vedrai che sarai.
Angelica omeopatica.
Arresto & domicilio, definizione e destino, sosta evoluta e casa celeste.
I piedi, le mani: ieri, domani.
Angelica dal 1991.
Saturno ora.
Massimo Simonini
domenica 8 maggio 2005 – ore 21.30 – Link – BOLOGNA ^
> John Zorn COBRA (Stati Uniti, Brasile, Giappone, Italia) #
Alvin Curran tastiere, campionamenti; Jamie Saft pianoforte elettrico, organo; Luca Venitucci tastiere; Fabrizio Puglisi tastiere, sintetizzatori analogici; Ikue Mori elettronica; Eugenio Sanna chitarra elettrica; Alberto Capelli chitarra elettrica; Trevor Dunn basso elettrico; Vincenzo Vasi basso elettrico; FrancescoDillon violoncello; Stefano Scodanibbio contrabbasso; Cyro Baptista percussioni; Joey Baron batteria; Lukas Ligeti batteria; Mirko Sabatini batteria
John Zorn direzione
lunedì 9 maggio 2005 – ore 21 – Teatro Comunale – MODENA °
> John Zorn Electric Masada (Stati Uniti, Giappone, Brasile)
Marc Ribot chitarra elettrica; Jamie Saft pianoforte elettrico, organo; Ikue Mori elettronica; Trevor Dunn basso elettrico; Cyro Baptista percussioni; Joey Baron batteria; Kenny Wollesen batteria
John Zorn sax alto, direzione, composizioni
mercoledì 11 maggio 2005 – ore 18.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA Ø
concerti per ACUSMONIUM – Cinéma pour l’oreille
> Jonathan Prager Ritratto Luc Ferrari (Francia) #
Promenade symphonique dans un paysage musical, (1978), Un jour de fête à El Oued en 1976
Archives génétiquement modifiées, (2000), Exploitation des Concepts 3
musiche di Luc Ferrari
mercoledì 11 maggio 2005 – ore 21.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Gianni Gebbia + Lukas Ligeti NON-EUCLIDEAN VARIATIONS 1 – the music of Eric Zann (Italia, Stati Uniti) #
Gianni Gebbia sax alto, oggetti sonori
Lukas Ligeti batteria, percussioni varie
> Alvin Curran + Domenico Sciajno RITRATTO INCROCIATO a Luc Ferrari (Stati Uniti, Italia)
Alvin Curran campionamenti, shofar (corno di montone), pianoforte
Domenico Sciajno elettronica, elaborazione del suono
giovedì 12 maggio 2005 – ore 18.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA Ø
concerti per ACUSMONIUM – Cinéma pour l’oreille
> M.ar.e + Banda Magnetica Un percorso italiano (Italia) #
Ritratto di città, (2004); Luciano Berio, Bruno Maderna
Réflexe I, (2004); Franco Degrassi
Serenata III, (1961); Bruno Maderna
Voci, (2005); Doria Cantatore
Giocodramma, (2004); Silvana Gaeta
BrACe, (2001); Giuseppe Monopoli
Notturno, (1956); Bruno Maderna
giovedì 12 maggio 2005 – ore 21.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Tristan Honsinger + Eugenio Sanna Le Bon Ton (Stati Uniti, Italia) #
Tristan Honsinger violoncello
Eugenio Sanna chitarra elettrica, motorini, palloncini, lamiere metalliche
> Barre Phillips Fete Foreign (Stati Uniti, Italia) # X
Maurizio Aliffi chitarra elettrica; Walter Belloni contrabbasso; Luca Bernard contrabbasso; Daniele Bovebatteria; Paolo Calzavara Moog Prodigy; Andrea Caprara sax; Lello Colombo sax tenore; Stefano Cortese tromba; Silvia De Carlini flauto; Giorgio Degasperi clarinetto; Enrico Fagnoni basso acustico; Yves Favier trombone; Francesca Gattullo violoncello; Filippo Giuffre chitarra elettrica; Mauro Gnecchi percussioni; Nicola Guazzaloca pianoforte; Chris Iemulo chitarra classica; Andrea Manno sax alto; Nadia Ongarato clarinetto; Mattia Palagi basso elettrico; Salvatore Panu fisarmonica; Giulia Panzeri violino; Sergio Papajanni chitarra elettrica; Claudio Parodi feedback; Sergio Prada chitarra elettrica; Angelo Sicurella voce; Stefano Tampellini sax
Barre Phillips contrabbasso, direzione
Fete Foreign, ‘risultato’ del workshop diretto da Barre Phillips alle Scuole Popolari di Musica Ivan Illich (Bologna) e CRAMS (Lecco)
venerdì 13 maggio 2005 – ore 18.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA Ø
concerti per ACUSMONIUM – Cinéma pour l’oreille
> Maurizio Martusciello (Italia) #
unsettled line, (2000)
Non dice, (2000)
Dissectio, (2003)
musiche di Maurizio Martusciello
venerdì 13 maggio 2005 – ore 21.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Stefano Zorzanello ottavino Piccolo solo (Italia)
Respiroidale 01
Monolineare 01
Affinità e Divergenze sulla Conferenza degli Uccelli, musica di Dave Holland/Stefano Zorzanello
Respiroidale 02 (La-Conico)
musiche di Stefano Zorzanello
> Charlotte Hug viola, elettronica (Svizzera) * §
Neuland for viola solo and live-electronics
musiche di Charlotte Hug
> Stefano Scodanibbio contrabbasso (Italia)
Sequenza XIV
musica di Luciano Berio, versione per contrabbasso di Stefano Scodanibbio (2004)
> Stefano Scodanibbio + FontanaMIX Ensemble (Italia) #
Amores, (2005), per chitarra elettrica e 6 archi; Scena IV da Il cielo sulla terra
Gianluca Gentili chitarra elettrica
Je m’en allais, (2004), per 6 archi e nastro; Scena I da Il cielo sulla terra
musiche di Stefano Scodanibbio
FontanaMIX Ensemble
Valentino Corvino violino; Corrado Carnevali viola; Nicola Baroni violoncello; Sebastiano Severi violoncello; Emiliano Amadori contrabasso; Milko Merloni contrabbasso
direzione Stefano Scodanibbio
sabato 14 maggio 2005 – ore 18.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA Æ
> MESSA ACUSMATICA #
A cura della Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio – G.B. Martini, Bologna (Italia) #
Introito; Sara Lenzi
Kyrie; Nicola Baroni
Gloria; Emanuela Turrini
Graduale; Roberto Napolitano
Alleluia; Lucia Di Maso
Credo; Alessandro Ratoci
Offertorio; Chiara Farolfi
Communio; Enrico Battisti
Sanctus; Marco Mezzini
Agnus Dei; Franco Venturini
Regia del suono a cura degli autori delle composizioni.
Coordinamento del progetto: Lelio Camilleri
sabato 14 maggio 2005 – ore 21.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Luigi Archetti + Bo Wiget LOW TIDE DIGITALS (Svizzera) * §
Luigi Archetti chitarra elettrica, elettronica
Bo Wiget violoncello, elettronica
> Mirko Sabatini L’invisibile corpo dell’oggetto (Italia, Francia) #
Marta Bichisao, Mara Cassiani, Alessio Cavallucci, Giusy Pignotti, Vincenzo Schino, Davide Tidoni, Florent Vaudatin, Mirko Sabatini:
oggetti, giocattoli elettronici, microfoni a contatto e magnetici, piccoli circuiti modificati
l’invisibile corpo dell’oggetto, ‘risultato’ del workshop diretto da Mirko Sabatini con danzatori al Teatro Valdoca
domenica 15 maggio 2005 – ore 18.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA ¥
> FontanaMIX Ensemble ANTENNAE (Italia, Giappone) #
Intermezzi I per pianoforte, (2000); musiche di Yoichi Sugiyama
Variation, (1997); musica di Sachiyo Tsurumi
Intermezzi II per pianoforte, (2000); musiche di Yoichi Sugiyama
Nuova lavoro, (2005); musica di Yoshifumi Tanaka
Intermezzi III per pianoforte, (2000); musiche di Yoichi Sugiyama
Nuova lavoro, (2005); musica di Sunao Isaji
Intermezzi IV per pianoforte, (2000); musiche di Yoichi Sugiyama
Nuova lavoro, (2005); musica di Fumio Tamura
FontanaMIX Ensemble
Valentino Corvino violino; Antonella Guasti violino; Corrado Carnevali viola; Silvia Riccialdi viola; Nicola Baroni violoncello; Sebastiano Severi violoncello; Emiliano Amadori contrabasso; Milko Merlonicontrabbasso; Stefano Malferrari pianoforte
direzione Yoichi Sugiyama
domenica 15 maggio 2005 – ore 21.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Caric & Venitucci (Jugoslavia, Italia)
Aleksandar Caric chitarra classica, mandolino, voce, oggetti
Luca Venitucci fisarmonica, pianoforte, voce, oggetti
> Archie Shepp + Barre Phillips (Stati Uniti) #
Archie Shepp sax tenore, pianoforte, voce
Barre Phillips contrabbasso
INCONTRI & ASCOLTI:
giovedì 12 maggio 2005 – ore 12 – la Feltrinelli librerie – BOLOGNA ( )
> Alvin Curran
sabato 14 maggio 2005 – ore 12 – la Feltrinelli librerie – BOLOGNA ( )
> Stefano Scodanibbio
domenica 15 maggio 2005 – ore 12 – la Feltrinelli librerie – BOLOGNA ( )
> Barre Phillips
conduce: Franco Fabbri
(# = prima assoluta; * = prima italiana)
° AngelicA in co-produzione con Teatro Comunale di Modena – Festival L’Altro Suono
^ AngelicA in co-produzione con Teatro Comunale di Modena – Festival L’Altro Suono
con la collaborazione di Link Associated
X AngelicA in co-produzione con le Scuole Popolari di Musica Ivan Illich (Bologna)
e CRAMS (Lecco) – Provincia di Lecco
Ø AngelicA in co-produzione con Banda Magnetica,
in collaborazione con M.ar.e e Motus, su AcusmoniumM.ar.e
§ AngelicA con la collaborazione di CCS Centro Culturale Svizzero di Milano e Pro Helvetia,
Fondazione svizzera per la cultura
Æ Scuola di Musica Elettronica – Conservatorio di Musica G.B. Martini
in collaborazione con Angelica
¥ un progetto di AngelicA e FontanaMIX
AngelicA con la partecipazione di Teatro Valdoca
( ) AngelicA con la partecipazione di la Feltrinelli librerie
Luoghi
Teatro San Leonardo via San Vitale 63, Bologna
Teatro Comunale di Modena Corso Canalgrande 85, Modena
Link via Fantoni 21, Bologna
Conservatorio di Musica G.B. Martini Piazza Rossini 2, Aula Respighi, Bologna
la Feltrinelli Piazza Galvani 1/h, Bologna
Partner
Associazione Culturale Pierrot Lunaire
con il sostegno di
Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Regione Emilia Romagna – Servizio Cultura
Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura
Invito in Provincia
Comune di Bologna – Settore Cultura
in collaborazione con
CCS – Centro Culturale Svizzero
Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la Cultura, Milano
Scuola Popolare di Musica Ivan Illich
CRAMS di Lecco – Provincia di Lecco
Scuola di Musica Elettronica – Conservatorio di Musica G.B. Martini
Link Associated
Teatro Valdoca
RAI Radio 3
con l’aiuto di
Radio Città del Capo
Radio Città Fujiko
in co-produzione con
Teatro Comunale di Modena – Festival L’Altro Suono
Definition and Destiny
The evolution of every single being, of any entity, implies the converging of many events: they may be agreeable or disagreeable, necessary or not, but all of them are useful to comprehension and, eventually, to progress. Sometimes different people share the same project, so different signs manifest themselves making you reflect upon how to proceed and how to revise the whole project.
The limit offered to you today may be the opportunity of (the) tomorrow.
A lot of energies are devoted to a festival by those who organise it if there is will, desire and special engagement to realise something useful and stimulating for musical life today, offering, if possible, a new vision as how to approach music, how to face the issues concerning it: by connecting different realities, removing the present stagnation, exchanging contexts and this not only as a provocation, but also as a creative impulse demanding to make and show what is not yet, demanding changement.
A cycle is closed for Angelica and another opens: that a new beginning shall follow every end.
After having visited many sites of the town,
(Galleria d’Arte Moderna, Cinema Lumière, Aula Absidale di Santa Lucia, Multisala, Galleria Neon, Teatro San Leonardo, Cimes – Via Guerrazzi 20, Teatro Testoni, Link, Salara, Sala Mascarella, Palazzo dei Notai, Cinema Teatro Manzoni, Teatro Comunale di Bologna, Palazzo Re Enzo, tpo, Sala Borsa, Teatro Comunale di Modena, Raum, Cimitero della Certosa, Colombario, Basilica di San Petronio, Chiesa di San Martino, …)
the need to continue comes together to the need to change: in the passing of time Angelica has been a moving theatre, a portable one, now it is looking for home.
I imagine a space, a physical one, where to deposit Angelica¹s treasure and tradition, so as to fill a void which is probably evident to everybody today, a place where music is expressed and talked about, where ideally many musicians can live together: a permanent laboratory of research (a definition comprehending all the musical forms presented over the time), a more ³institutional² dimension, offering the chance to plan and work, a true point of reference for the international musical scene: this is its potential expression.
Transition and stable season at the same time.
Angelica revives again the ‘international music festival’ formula but almost as if taking distance and marking the limits of a form that, if not reviewed, appears exhausted and worn out.
It is now ready a new project of Festival, corresponding to the present requirements, but it has not yet found enough support. Actually, similar festivals, even very recent ones, are much more supported than Angelica, the one and only International Music Festival of Bologna for 15 years now, 15 editions, renowned all over the world.
Angelica’s plan reveals its strength and frailty: the indispensable elements to the comprehension of a story and a reality, not only related to this entity, but regarding music and musicians, too.
Many are the Italians participating to the present edition of Angelica, musicians living in Bologna related to other realities from foreign countries (as if the needs of an invisible Italy were underlined) within projects of different and regained character, looking for a real communication, as if to show what could be done if.
Electric Masada follows in Modena. Last of Zorn¹s ensembles, it is a gathering of ‘friends virtuosi’ who have already a telepathic relationship with each other. In fact, they have been playing together in innumerable projects for the last 20 years. Zorn have chosen them thinking about the music he composed and considering the characteristics they can offer in the live dimension, where improvisation is an integral part of the development of a sound characterising an ensemble. It is a musical project where rigour and revolution interact in the creation of variegated musical forms tracing back to a theme: Masada. A word used in many of Zorn¹s projects, the register of which brings back to the Jewish culture: Radical Jewish Culture, as he calls it; it’s a revision of the history and the representation of a community following the artist¹s vision which characterised the main part of his prolific work as a composer, arranger, improviser and record producer on the international scene.
(Difficult Freedom … there is also a traditional life which does not only consist in a simple preservative survival and in the constant continuation of a community cultural and spiritual properties… There are aspects of tradition hidden under the centuries¹ drifts, and there they lay waiting to be discovered and reutilised for a good use… There is a kind of treasure hunt inside tradition creating a living connection with tradition. Part of the best contemporary Jewish thought owes tradition a debt, even when it did and it does declare itself out of the orthodoxy framework. Gershom Scholem).
Two extraordinary shows co-produced by (and consolidating) two different realities: L’Altro Suono and Angelica. They express the will to co-operate in realising special projects, rarely on show and greatly characterised on the musical and social plane. They show different aspects of the same author even through the interplay with texture and potentialities of the container. The sense of this effort is balanced also according to Angelica’s tradition: giving voice.
After 12 years Gianni Gebbia comes back to Angelica, with a particular fellow adventurer: Lukas Ligeti, a surname that lives with music, a new generation moving forward, a duo that, for the first time with Angelica, somewhere between the conceptual and the astral planes, reviews the imaginary music of the sculptor Eric Zann; a motif to make an idea shine, to start a common sparkle, played by this duo that promises surprises. Both of them are open in their own musical thoughts: geometry describes, the triangle is non-considered but referring to the third, invisible, author.
Ritratto Incrociato talks about painting and sculpture: Luc paints Alvin paints Luc; a fresh meeting between Alvin Curran and Luc Ferrari: Luc regains his archives and Alvin discovers and sculpts them: an open meeting where ‘bringing oneself into play’ is an integral part of music: there is fluxus air, for a result that, while resuming already written compositions, takes everything somewhere else: Alvin rewrites Luc rewrites Alvin plays Luc plays Alvin looks at Luc looks at Alvin discovers Luc discovers Alvin loves Luc loves Alvin loves…
(Luc Ferrari had to renounce to this concert for health reasons; get well soon, Luc.)
Then, a new duo was born: Alvin Curran and Maryanne Amacher, mysterious presence, sound expert: another ritratto incrociato.
But Marianne too, at the very last minute has to renounce for an important work to realise in Berlin during the same days. Therefore, Alvin and Domenico Sciajno, his collaborator and companion in musical adventures, will do a Ritratto Incrociato to Luc Ferrari.
Two almost opposite tempers, though close to each other: Eugenio Sanna is meditative, bound to fire; Tristan Honsiger, restless and bound to the air, to the wind. Both of them actors of music, suddenly they approach the performance coming from the unknown; they play here together for the first time. Improvisation is their reign. Not to be missed is the flavour of these meetings, bringing to the future with a great deal of the past only what is important in the actual moment: the present.
The school Scuola Popolare di Musica Ivan Illich comes back, as usual, from the workshop dimension, and this time together with the CRAMS from Lecco: similar realities as regards intents and vitality. After a two-year workshop leading to this concert, Barre Phillips tries to create order and to let live together. With Fete Foreign he thinks about diversity (cherished by Angelica) as way of harmony and potential expression. The musicians composing this 27 elements orchestra have not only instruments, but also distinct, invented characters to ³dress², for the further characterisation of the situation. Everybody will try to go beyond oneself in the interpretation even physical of various characters: seagull, satellite, cloud, little white dog, mama, my violin, unborn child, red, elastic band….
Chamber air and mobile strings mark the sound of the next evening show.
In his Piccolo solo, Stefano Zorzanello brings his instrument (the ottavino; ‘piccolo’ in English) towards a repertory thought and composed, also through improvisation, in order to revise its qualities and peculiarities. He revises the instrument: circular is the stream, la-conico is the contact, minute the dimensions, great the acutes (sometimes it stings).
Charlotte Hug explores (Neuland) and listens carefully what the sound finds. Her instrument is the viola, but it is not its sound, it¹s a sound of nature; the scene is not any more the one where we are, it is wider, opened to what we are looking for, although we can always be caught by fear and tension of being in an unknown space.
Stefano Scodanibbio and his contrabass are inseparable: the instrument as an extension of the musician. Stefano presents a programme characterised by many of his musical aspects of today, but not only. Sequenza XIV, music by Luciano Berio, contrabass version by Stefano Scodanibbio, is a re-invention, on Berio¹s request, realised by Stefano after 8 months spent in a recording studio, facing with emotion this musical page, an emotion coming from the comparison with Berio and his relation with him. His engagement is rewarded by the sound and the result obtained: a journey on the strings, a long walk enriched with fugues into far sights (far from the contemporary music world, too). Within fifteen minutes, in a wide summary, the music by Berio is nearer to Scodanibbio. From the execution to the conducting of his own music: FontanaMIX directed by Stefano Scodanibbio; six strings, an electric guitar as a guest, the whole strings family and Stefano feels at home, transmitting his language to the other strings. Echoes, memories and reminiscences interlacing with his texture; this repertory is a world premiere, born in Bologna with the town energies and musicians; moreover, it is a preview of the two scenes (Amores and Je m’en allais) constituting his first and next musical theatre artwork: Il cielo sulla terra, dramaturgy by Giorgio Agamben and scenography by Gianni Dessi.
LOW TIDE DIGITALS is a project by Luigi Archetti and Bo Wiget. Their music tends to precision, opens itself to illusion, but it concretises many forms referable to the ‘technological times’ when computers were used. It is not today, but yesterday: all comes back to bring us and see who we were before; there is something romantic and desert at once, as if nothing was remained but us, looking each other without knowing how it could be happened. Then music opens and hope comes back.
It is well-known that dancers, no matter how close to music, have a very different approach to music than the musicians, who may be in difficulties, especially when they write for dancers, particularly when they face the question of time: here time is relative and dancers play music. After a workshop conducted at the Teatro Valdoca, Mirko Sabatini, in his L¹invisibile corpo dell¹oggetto approaches the reign of the invisible, through the amplification of objects, toys, etc., with the contribution of six dancers, for once transformed into musicians, and of Davide Tidoni, music researcher. The contexts of expression change, they are almost inverted, and rhythm, so important for dancers, is not regular but aleatory and multiform like the world of the objects. It is the invisible dance of the object and the invisible dancer inside the object.
The object talks guided by the dance (of spirit). An electronic orchestra of dancing objects.
Two different duos follow one another.
Aleksander Caric & Luca Venitucci speak about nothingness and find transparency; what is brought by the thought finds its expression, and the heart is fearless of the advancing nothingness. In fact, a musical motif opens to what is coming ahead: just a song, contemporary music, neo-romantic, minimal folk, a music by mistake; through the debate, the discovery and the evolution come. There is no need to fill the silence, which is there just to invite us to listen and to feel.
Archie Shepp, for the first time together with Barre Phillips: his name brings back memories. He is a classic for other festivals and a special guest for Angelica. In this role he is almost naked, we are nearer to the musician, almost intimately, far to the ‘official form’ shaped by him. Close to the tenor, he sings and plays piano; maybe he is not a singer, maybe he is not a pianist, in any case, he is not renowned for these roles. This is the interesting point of this concert, listening to somebody who sings his story by music, in a dimension of (apparent) frailty. Barre Phillips ‘accompanies’, plays very close; after Fete Foreign here it is another world, where two men with a long and different story are ready to talk, within the simplicity of a meeting where they try to be. This is the final concert of this ‘last’ edition.
Another motif to listen to is the ACUSMONIUM, a loudspeakers orchestra, releasing music through different (for number and characteristics) loudspeakers positioned among the public. Jonathan Prager, teacher, composer and interpreter of ³acusmatic music², will present a programme-portrait of Luc Ferrari, taking care of its releasing. Banda Magnetica and M.ar.e brought the Acusmonium for the first time in Bologna. Un percorso italiano is a promenade along the XXth century with a new flavour, i.e. a selection of music between 1954 and 2005; old compositions will regain ground and may be listened to also with modalities of releasing different from the original ones.
Maurizio Martuscello will conclude this three days edition with an acusmonium characterised by many listening very different one from the other, taking care of the releasing of some of his compositions, partially unheard before: we are in the world of a percussionist who shifted in the electronic house, carrying all that he could with him, comprehending cymbals.
The Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio, coordinated by Lelio Camilleri, reconstructed a Mass, a MESSA ACUSMATICA. Each interpreter reconstructed and recomposed every movement following the dramaturgy of the celebration and the course of the MASS; we are not in a church, but we are evoking its dimension in view to find another one.
After Canada, ‘represented’ in the last edition of the festival, FontanaMIX, conducted by Yoichi Sugiyama, with ANTENNAE receives Japan: a chance to exchange and to relate with the invited composers but, most of all, a chance to discover a kind of music that is rarely possible to listen to. A constructive musical motif, under construction: as we said in the past, new cognitions appear to be.
Franco Fabbri conducts the incontri & ascolti: he meets the musicians for the sake of us, who listen: domestic dimension, closer examination of the authors, new listening.
Be what you are and you are going to see what you will be.
Massimo Simonini
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