quinta edizione, 2>7 maggio 1995, tutto cangia
Radio Grafie “Angelica”
E’ una delle pochissime realtà italiane a proporre musiche di carattere eterodosso. Ma la soddisfazione del Festival bolognese Angelica è di avere evidenziato, nel giro di quattro edizioni, l’esistenza di un pubblico per le musiche d’oggi, di diversa matrice, ma proposte in un comune spirito di libertà ed innovazione. (INFOSTAMPA n.2 / 1995)
“Tutto Cangia”
Se tutto ciò è vero, dovrebbe essere coronata da buon successo la prossima edizione di Angelica, che un’identità inconfondibile – piaccia o meno – ce l’ha da quando è nata. (Filippo Bianchi, l’Unità, 1 maggio ’94)
Angelica senza tetto
Arrivata alla quinta edizione, “Angelica” ormai è un Festival affermato a livello europeo, tanto che dal prossimo anno dovrebbe partire una collaborazione con altre realtà, come Amsterdam. La direzione artistica è oculata e intelligente, ogni volta sceglie tra i musicisti e i gruppi più interessanti del panorama internazionale, e non si guarda alla notorietà del cartellone ma alle proposte. Eppure nonostante tutto questo, “Angelica” sconta più di qualsiasi altro, la ormai cronica carenza degli spazi a Bologna […] Crediamo sia giunto il momento di affrontare seriamente il problema, soprattutto da parte delle istituzioni, anche per evitare che venga meno quella parte ‘sana’ della progettualità bolognese, come “Angelica” e le altre realtà importanti che non seguono il terreno delle proposte commerciali. (Gianni Gherardi, MONGOLFIERA Giornale di Bologna, 5/18 maggio ’95)
La musica Angelica è postmoderna
Angelica ’95 la rassegna di musica postmoderna, come un miracolo si ripete da cinque anni nella waste land bolognese. Entri al San Leonardo, piccolo teatro ricavato nel volume di una chiesa di via S. Vitale, e sei costretto a stare in piedi durante tutto il concerto, mentre sul palcoscenico sfilano nomi che nessun giornalista radiotelevisivo ha mai pronunciato. Ti guardi attorno e vedi un’incredibile quantità di visi già visti tra il pubblico operistico, in sala di concerto, nella penombra delle cantine jazz, tra il popolo del rock […] “La nuova musica”. Il pubblico è spiazzato, non capisce; ben pochi, anche dentro di sè, se la ridono. E’ tale però l’artata cura che la sensazione della magia s’impadronisce di tutti e fino a fine concerto non v’è chi lasci la sala. e’ un pubblico troppo poco smaliziato, impreparato in fondo, ma pieno di desiderio, sconta il lungo divorzio tra pubblico e intelligenza della musica negli anni di quella Neue Musik che lo allontanò, riducendolo a una assoluta minoranza alla cui intelligenza musicale altri hanno contrapposto i valori “classici”, ma i più da tappezzeria pop. Cos’è mancato a questa nuova musica? Secondo Alessandro Baricco, il senso di quella modernità che “è innanzitutto uno spettacolo”, per cui solo a chi accetti il rischio che la spettacolarità sarà dato di superare questa impasse per entrare nei campi fertili della modernità. Questo rischio è la prima pietra miliare nella strada di “Angelica“, dalla quale viene tracciandosi un percorso che raccoglie “naufraghi” e “vagabondi” e conducendoli per panorami non sempre d’egual fascino, li espone comunque allo spettacolo della modernità. (Giampiero Cane, il manifesto, 6 maggio ’95)
Angelica, curiosi e indipendenti
Sembra di sognare: si accende al Comunale di Bologna e non per un consueto concerto di quei classici che risuonano comunemente nel teatro dell’ente lirico, roccaforte conservatrice dei “veri” valori della musica, ma per ascoltare due ampie pagine di Heiner Goebbels, tedesco, quarantaduenne, esperienze di rock e di musica per film alle spalle. E’ merito del cartellone curioso e ingenuo di “Angelica“, cui da un paio d’anni l’ente da un appoggio, senza impegnarsi tanto. Mesi e mesi di sonnolenza nella “dotta” Bologna, in attesa di questa organica eccezione alla routine produttiva. (Giampiero Cane, il manifesto, 13 maggio ’95)