sesta edizione, 7>11 maggio 1996, caos lirico
E’ in arrivo la grande musica. Dall’Olanda agli Stati Uniti passando dai sobborghi di Londra. Le follie di “Angelica ’96”
Giunge alla sesta edizione il Festival Angelica, diventato in pochissimo tempo la rassegna di musica d’avanguardia per eccellenza […] (Helmut Failoni, l’Unità, 27 aprile ’96)
Angelica scopre le novità olandesi
Si chiama “Angelica”, è alla sesta edizione, un festival internazionale dedicato dal 1991 ” all’esplorazione nell’ambito della musica non convenzionale e di ricerca “. A Bologna Angelica ha il compito della caffeina: serve a svegliarsi. E questo festival in tal senso funziona bene, perchè raccoglie molte forze del tessuto non ufficiale ma dialoga con le istituzioni […] Ha “visibilità”, in una parola. (Roberto Verti, Il Giornale della Musica, maggio ’96)
Il “Caos Lirico” di Angelica ’96
Un festival, quello di Angelica nato fra mille difficoltà e giunto ora, grazie anche alla tenacia degli organizzatori e -perchè no?- del pubblico, alla sua sesta edizione […] Il festival ha dimostrato con l’enorme affluenza di pubblico nelle passate edizioni, che se le scelte artistiche sono fatte con intelligenza, anche l’avanguardia più radicale può essere seguita con interesse da un pubblico eterogeneo. (Helmut Failoni, l’Unità, 3 maggio ’96)
Sintonizziamoci sull’Olanda per capire dove va la musica europea
“Caos Lirico”. E’ la sesta edizione di “Angelica”, festival internazionale di musica. Dal 1991, “Angelica” manovra nei territori “della musica non convenzionale e di ricerca “: ha portato a Bologna artisti che altrove, in Italia si fa fatica ad ascoltare; è riuscito a trovare la collaborazione del Teatro Comunale, allargando la partnership storica con il Cimes dell’Università; e gode di credito più che meritato e tale da farne un punto di riferimento. (Roberto Verti, Il Resto del Carlino, 3 maggio ’96)
Tra i Guru olandesi della creatività…
“Forse la ricorderanno come l’epoca in cui le cose si scrollavano di dosso i nomi, gli anni in cui si consuma una lotta aspra: da un lato un mondo che imponeva un lessico univoco e assoluto; dall’altro coloro per i quali invece i nomi, quei vecchi e rassicuranti nomi da usare per le cose e le idee, si corrodevano, ormai inservibili, eppure così maledettamente difficili da rimpiazzare con nomi nuovi. Se dico ‘musica’ rivolgendomi a un destinatario generico, è un casino. Se invece parlo con Angelica so che se dico ‘musica’, dico qualcosa che sta dalle parti di Zorn o di Goebbels […]” Le frasi iniziali dell’ironico e lucidissimo saggio di Giordano Montecchi sugli svilippi in stile orwelliano della situazione musicale bolognese si prestano bene a far da inroduttivo scenario dei risultati sonori della terza serata della originale manifestazione bolognese […] Un autentico e luminoso esempio di “Caos Lirico”. (Giuseppe De Biasi, Il Resto del Carlino, 11 maggio ’96)
Al festival Angelica di Bologna. Improvvisazioni d’Olanda con il piano di Mengelberg e il vibratore di Palinckx
La “dottoressa” Angelica ormai da sei anni passa da Bologna per riferire sullo stato di salute dell’avanguardia e della musica improvvisata e ci dice che anche quaest’anno non ci sono problemi particolari. (Helmut Failoni, l’Unità, 10 maggio ’96)
Angelica ’96 (Bologna)
Esiste un universo musicale identificato come avanguardia (termine di comodo, s’intende) che spesso suscita strane reazioni in chi lo ascolta, a volte disgusto a volte noia, di paura. Più o meno la reazione dell’ascoltatore medio è di netto rifiuto. Quale può essere il senso di suoni smozzicati o d’improvvisazioni collettive sorrette solo dal proprio istinto, questa non è musica dirà qualcuno. Ciò che fa la differenza tra l’ascoltatore attento e quello medio è che chi ascolta Misha Mengelberg conosce anche i “Take that” ma chi ascolta i “Take that” non conosce Misha Mengelberg. In questo stato di cose è naturale che la maggior parte delle brodaglie tonali che ci vengono proposte non possano tener conto degli sviluppi più seri e sofferti del linguaggio musicale in toto. Chi fa musica appongiandosi invece al presupposto che nel nostro secolo, e negli ultimi cinquant’anni e più siano successe molte cose e in qualche modo le abbia pure ascoltate, non può che non essere capito. Di chi è allora l’errore: di chi fa musica parlando il linguaggio del proprio tempo o di chi considera la musica finita con la nona sinfonia di Beethoven? Chi è Luigi Nono? Chi è Albert Ayler? Basta avere più pazienza, ascoltare di più per entrare in questa galassia. Non a caso termini come sperimentazione e ricerca sono presenti ormai nel vocabolario di tutte le produzioni di tutti i generi musicali. Varrà allora senz’altro la pena di aprire bene le orecchie a Bologna in occasione della sesta edizione del festival internazionale di musica Angelica, che quest’anno offre un sottotitolo significativo: Caos Lirico. (World Music, aprile 1996)