diciottesimo anno, 8>13 + 16>17 maggio 2008, momento maggio
AngelicA cresce
Il raggiungimento della maggiore età, anche in anni di adolescenza prolungata come questi, è sempre un momento importante. Il festival bolognese AngelicA sceglie di festeggiare per tutto il mese di maggio, con un programma – dedicato allo scomparso ideatore Mario Zanzani – ricco e molto variegato, che coinvolgerà diverse città emiliane.
(Enrico Bettinello, Il Giornale della Musica, maggio 2008)
Angelica
Smessi i panni della fanciulla timorata per cui Orlando furiosamente perse la testa, e dopo aver abbandonato sia il personaggio soft-porno della cinematografia nostrana che i prodotti erboristici, Angelica è diventata maggiorenne. Il festival bolognese di musica internazionale compie 18 anni di onorata attività.
(Fabio Fiandrini, Zero, maggio 2008)
I suoni di Angelica
Angelica diventa maggiorenne e compie 18 anni. Diciotto anni di rivoluzione musicale in cui il piacere della ricerca si è coniugato con tutte le forme musicali, con particolare attenzione a quelle nascenti, rappresentandole nei contesti più diversi e contribuendo così alla loro diffusione in un pubblico sempre più vasto.
(Bologna Spettacolo, maggio 2008)
Da Messiaen al jazz i nuovi suoni di Francia
Un appuntamento su tutti da segnalare: a Bologna il 16 e 17 maggio, l’installazione preparata e guidata di persona dall’ultraottantenne Pierre Henry, pioniere e mito della musica elettronica, padre inconsapevole di tutto il “bruitismo” elettronico, anche in ambito pop, dai Kraftwerk a Squamepusher e deejay vari.
(Aldo Lastella, La Repubblica, 29 aprile 2008)
Note di Francia
C’è in una delle sue rare apparizioni fuori Parigi Pierre Henry. E nella sua installazione acustica a Bologna sarà, a 80 anni, un arzillo vj.
(Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 30 aprile 2008)
La sperimentazione è “Angelica”
La sperimentazione musicale contemporanea non è solo suono ma anche rapporto stretto con l’immagine e con il suo utilizzo tecnologico. Ecco dunque, per la performance dedicata a La Monte Young in prima italiana con Charles Curtis (violoncello ed elettronica), le note dell’autore accompagnate dalle videoproiezioni di Marian Zazeela.
(Cesare Sughi, Il Resto del Carlino, 3 maggio 2008)
Bologna, una casa per l’avanguardia
È il primo festival di Angelica senza Mario Zanzani, l’ideatore di questa (ormai storica) rassegna, scomparso l’anno scorso. Massimo Simonini, suo compagno di (av)ventura dall’inizio, continua il percorso sonoro originale, mai banale e mai scontato, di un festival che è diventato un punto di riferimento europeo per la musica di ricerca. Ricerca che può essere rivolta ad un passato che viene reinventato o ad un futuro che viene anticipato.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 6 maggio 2008)
Musicalmente parlando
D’altronde AngelicA ha sin dalle sue origini manifestato desideri di sperimentazione, un interesse centrato su quello che ancora non c’è o che sta per nascere e non è ancora ben consolidato, aperta a contaminazioni e ricerca circostante.
(Valeria Tancredi, Il Bologna, 6 maggio 2008)
Angelica, la musica d’oggi incontra l’arte
Ostinato, paziente, idealista e anche coraggioso. Così Massimo Simonini definisce Angelica, il festival nato nel 1991 da un’idea sua e di Mario Zanzani.
(Irene Bisi, Il Domani, 6 maggio 2008)
Un tuffo (sonoro) nel tempo
Di strada (e di fuoristrada) il buon La Monte Young ne ha fatta tantissima, strattonando lungo il suo cammino il Novecento musicale con idee sempre originali motivate da un pensiero – chiamiamolo pure per comodità – multiculturale.
Oggi Angelica ospita in prima italiana un suo nuovo lavoro, tutto incentrato sulla concezione del tempo (che è un po’ la magnifica ossessione di coloro che sono o sono stati minimalisti): un solo violoncello, l’eccellente Charles Curtis, una lunghissima performance (4 ore più o meno), in cui il confine tra immobilità e modificazione dello spazio sonoro diventa impercettibile.
(Helmut Failoni, Corriere di Bologna, 10 maggio 2008)
La Monte Young crea su corde di violoncello
Angelica si sposta dal teatro San Leonardo al Mambo: più che un concerto tradizionale sarà una performance con musica e video, come se fossimo al Moma della Big Apple.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 10 maggio 2008)
Anche l’epopea del lavoro ha il suo ritmo
Di nuovo complimenti al Festival Angelica. Ci voleva questa prestigiosa, originalissima rassegna annuale per conoscere da vicino l’arte estrema di Phill Niblock. […] Considerato esponente radicale del minimalismo, Niblock non ha niente a che vedere con i “ripetitivi” a noi noti, tipo Philip Glass, Terry Riley o Steve Reich. Non c’è affatto, come in loro, un nucleo melodico-ritmico sempre uguale o “sfasato” nello spazio musicale. Assente ogni melodia e ogni ritmo. La sua macchina cattura suoni di provenienza esterna, altri ne elabora di suoi, ma ci fa ascoltare solo lunghe bande sonore. A volte al suono unico se ne aggiunge un altro, diverso ma impercettibilmente, e si hanno allora piani sonori concomitanti. Nessun approccio polifonico, però: i diversi piani tendono a integrarsi, a sovrapporsi. Quando succede che appaia una specie di basso organistico, decisamente staccato dall’andamento di continuità assoluta della musica in corso, si ha la sensazione della sconvolgente variazione.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 11 maggio 2008)
Omaggio a Zanzani in musica e filmati
Tributo a Zanza. Dal “suo” festival, la “creatura” tanto amata che gli è costata sacrifici e che ha vissuto con una passione che abbiamo ammirato perché mai “esternata” per avere realizzato qualcosa ammirato in Europa, ma qui a Bologna mai apprezzato abbastanza.
Angelica Festival ricorda Mario Zanzani, che non sarà mai abbastanza rimpianto, a un anno dalla scomparsa, appena 59enne. Fuori dal rituale, come in fondo sarebbe piaciuto al “piccolo grande uomo”, che dietro quella facciata da professionista della pianificazione territoriale (il suo lavoro vero), nascondeva passioni smisurate per la musica, quella di qualità e d’eccellenza.
[…] Una nuova tappa in quelle musiche del mondo che tanto piacevano a Zanza: dopo Stati Uniti, Germania, Francia e Italia che caratterizzano la 18/a edizione di Angelica, si arriva in India. Protagonista del concerto la voce di Uday Bhawalkar, tra gli artisti più rigorosi della tradizione indiana. […] Curioso di nuove musiche com’era, sicuramente a Mario sarebbe piaciuto.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 13 maggio 2008)
Palesatine, guru al cognac
Al diciottesimo festival AngelicA, Charlemagne Palestine è arrivato dopo Phill Niblock e LaMonte Young, in una minisezione di “guru minimalisti” che il compositore americano ha salutato tra gli applausi di fine esibizione con un energico urlo ridente: “Fuck minimalism!”.
(Daniele Martino, Il Giornale della Musica, 13 maggio 2008)
Lunari melodie di sconfinato desiderio
Un incanto già dall’inizio. I drones di violoncello registrati accolgono il pubblico del Museo d’Arte Moderna di Bologna. Arredano la sala, si insediano nei cuori e nelle menti di persone pronte a un ascolto concentratissimo che durerà non meno di tre ore filate.
[…] Dopo meno di un’ora dall’inizio, la musica si fa veramente sentimentale. Nobilmente. Un lirismo messo in atto con pochissime note: La Monte Young ha pur sempre un passato di fervente minimalista. Melodie arcane, melodie di desiderio gentile e sconfinato.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 14 maggio 2008)
Rumori al Mambo? Sarà musica concreta
Stasera e domani una delle sale al pianoterra di Mambo (il nostro Beaubourg) ospiterà per la prima volta in Italia Pierre Hennry con il suo concerto-performance per il gran finale di AngelicA, il festival che con il compositore francese, padre della musica concreta, chiude in bellezza una straordinaria diciottesima edizione.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 16 maggio 2008)
Angelica
Diciottesimo anno di attività per uno dei festival più importanti della Penisola.
(Il Manifesto – Alias, 17 maggio 2008)
Angelica 2008
Angelica diventa maggiorenne e festeggia il suo 18esimo compleanno nella sua più bella edizione dal 2000 a questa parte.
(Gino dal Soler, Blow Up, luglio-agosto 2008)
Bologna, Sasso Marconi, Marzabotto, Vergato, Riola, Porretta Terme, Casalecchio di Reno
30 maggio>1° giugno 2008, Take the Train Cage
Il treno di Cage
Di ricordare quel treno delle meraviglie sonore ‘preparato’ da John Cage in un inizio dell’estate ’78 a Bologna, si parlava da tempo. Mario Zanzani, compianto direttore del festival “Angelica”, aveva avuto l’idea nel 2002, condividendola poi con Oderso Rubini, che di quel treno fu una delle anime sonore. E tre anni fa avevano cominciato a progettare una sorta di riproposta “trent’anni dopo”. Il testimone è passato poi a Rubini e a Massimo Simonini, l’altra anima bella di “Angelica”.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 19 marzo 2008)
Take the Cage Train
A trent’anni dalla sua concezione, il treno musicale del “Duchamp della musica”, farà dei viaggi tra Bologna e alcuni comuni della sua provincia.
(Internazionale, 23 maggio 2008)
Benvenuti al teatro dell’ascolto 2.0
L’ascoltatore è il produttore del proprio ascolto, inteso sia come “azione” sia come “risultato dell’attenzione”, un valore attivo, creativo. È su questa produzione creativa dell’ascoltatore che si è fondato il lavoro di ricerca musicale di John Cage, figura di riferimento per quell’avanguardia artistica che dai primi anni Cinquanta con gli Happening ha anticipato ciò che oggi viene definito multimedialità. L’occasione per rilanciare questi temi è la riedizione del “Treno di John Cage” che nel 1978 realizzò, tra Bologna e Porretta, un viaggio ferroviario ai confini della realtà musicale.
[…] Lo stesso viaggio del treno sarà alla base sonora dell’evento per diventare, come allora, l’elemento costitutivo di una regia multimediale basata sul principio partecipativo dell’happening. È da qui che è possibile trovare l’origine di ciò che definisco la “via ludico-partecipativa alla cittadinanza digitale” che si sta oggi sviluppando sull’onda del blogging e del social tagging. Tendenze che stanno dando corpo al fenomeno del web 2.0, ovvero la rete prodotta dai suoi utenti. In linea con questa combinazione logica penso a quanto la condizione percettiva di un paesaggio sonoro sia direttamente proporzionale alla nostra capacità di esprimere un “teatro dell’ascolto”. Questa nuova edizione del treno di John Cage mi fa pensare quindi a un teatro dell’ascolto 2.0, prima di tutto perché ciò che tende a rilanciare è la qualità partecipativa dell’happening, dove il valore risiede nella produzione creativa dei suoi utenti, gli ascoltatori.
(Carlo Infante, Il Sole 24 Ore – Nova, 29 maggio 2008)
Il treno sincopato
Il treno preparato per John Cage ha il suono del suo pianoforte. La musica occupa i vagoni della Bologna/Porretta a trenta anni e dal finestrino oggi puoi vedere borghi, alberi, frutti appesi ai rami sparsi per un vasto e ondulato altopiano. Trilli di flauti, acuti di trombe e birilli che danzano su tamburi disegnano l’armonia di un territorio dove sembra sia possibile scoprire le dame di una volta fare il bagno. Sali alla stazione, ti siedi, guardi fuori e ascolti le lunghe note e le lunghe pause. C’è lo spazio per riflettere, c’è il tempo per immaginare storie, vivere leggende e dare forma ai desideri. Il ciuf ciuf del treno è sincopato come il suono del pianoforte di Cage.
(Giovanni Scipioni, La Repubblica – Viaggi, 29 maggio 2008)
Il treno di John Cage
Quel lunedì 26 giugno 1978 il treno Bologna –Porretta salpò come una nave di folli, anzi, una lunga e festosa “gabbia di matti”, e fu fin troppo facile il gioco di parole “Cage aux folles”, l’opera teatrale del 1973 che proprio nel ’78 diventava un film con l’indimenticabile coppia Tognazzi-Serrault.
(Pino Cacucci, La Repubblica – Viaggio, 29 maggio 2008)
Musica sui binari
Nel trentennale del mitico “Treno di John Cage”, Bologna si prepara a rievocare uno dei progetti musicali più importanti e originali mai organizzati in Italia.
(Alberto Dentice, L’Espresso, 5 giugno 2008)
Un simpatico guazzabuglio
Un gradevole guazzabuglio dove qualsiasi suono aveva pieno diritto di cittadinanza. Quel treno era uno spazio – è il caso di dirlo – libero, nel quale ci aggiravamo imbattendoci di tanto in tanto in Cage, che gironzolava avanti e indietro. Sorridente e benevolo, elargendo a tutti la sua attenzione.
(Stefano Roffi, Corriere di Bologna, 30 maggio 2008)
Il treno di John Cage
Angelica festeggia in modo sontuoso e antiaccademico il trentennale di una delle più note performance del compositore americano.
(Il Manifesto – Alias, 31 maggio 2008)
L’happening perfetto è nei vagoni
Al suo fianco, intorno, nelle carrozze e nelle stazioni, un manipolo di cageani doc: tutti insieme “rumorosamente” per celebrare quello che in un certo senso è stato l’Happening perfetto. Lo stesso Cage, che pure ne aveva ideati e realizzati parecchi, […] ha sempre ricordato quell’impresa come uno zenith creativo. Una rispondenza calibrata tra le idee del musicista e la sua realizzazione. Il congiungimento finalmente realizzato tra arte e vita, l’abbattimento degli steccati tra le arti, l’adozione dei rumori come palinsesto casuale di uno spartito in movimento, l’estrema libertà degli interpreti su un tracciato premeditato. Un tracciato simile a quello dei binari di una ferrovia. Con un capotreno dal sorriso memorabile, una camicia di jeans sempre addosso e un chiaro accento yankee.
(Valerio Corani, Il Manifesto, 31 maggio 2008)
Dopo trent’anni è ancora musica
La folla di accalca già intorno ai binari. Ci sono tanti adulti, ma anche tanti bambini, e il numero dei fotografi supera di gran lunga quello degli artisti con i loro strumenti, segno che anche questo evento passerà alla storia proprio come il precedente.
(Margherita Marchioni, Il Domani, 1° giugno 2008)
Prendi il treno di Cage: Alvin Curran al binario 2
Trent’anni dopo si poteva ricordare il celebre happening musicale ferroviario rinunciando a ripetere l’irripetibile. Oppure si poteva farlo preparando tutto un altro tipo di treno sonoro e smorzando il più possibile le attese di situazioni carnevalesche imprevedibili durante le soste del viaggio. Angelica ha scelto la seconda soluzione. Di grande festa popolare accesa dallo spirito dell’avanguardia, neanche parlarne. […] Giusto affidare a Curran, che di estri e invenzioni musicali ne dispone in quantità, un allestimento tutto nuovo, con meno tecnologia audio e video rispetto al Treno di Cage, più musicisti in azione dal vivo, spesso acustici.
[…] A Riola, prima davanti e poi all’interno della bellissima chiesa di Alvar Aalto, una sorta di grande barca rovesciata, la scrittura di Curran è invece in primissimo piano. Una vera composizione. Un “salmo” per le Bande Verdi di Riola e di Porretta, il Corpo Bandistico Gaggese, tutte assieme, e i cori Arcanto e Calicante uniti. Suoni tenuti e modulati, solenni, dolenti, che passano dalle bande ai cori senza stacco. Suggestione notevole, bella prova del miglior Curran compositore.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 3 giugno 2008)
Che senso ha rifare un happening?
Gli happening non sono da rifare “né oggi, né mai”. Sarò un manzoniano bravaccio integralista? […] Il remake di un happening non è una cover prima di tutto perché non c’è il testo; nel caso del treno cagano “Alla ricerca del silenzio perduto”, una tre giorni di trent’anni fa, il buon vecchio John non pensava certo d’aver scritto un evergreen che potesse essere interpretato anche con un toy train, attraverso le stanze di casa.
(Giampiero Cane, Il Manifesto, 3 giugno 2008)
Take the Cage Train
Ma una cosa è certa: chi ha attraversato la Porrettana il 31 maggio e l’1 giugno senza pensare a paragoni di sorta, cogliendo gli spunti artistici e le meraviglie paesaggistiche, non sarà rimasto deluso da questa strana “scampagnata d’avanguardia”.
(Daniele Follero, Sentireascoltare)
Ferrara, Mondaino, Lugo di Romagna, Vignola, Parma
22>30 giugno 2008, Progetto Fred Frith
La musica di Fred Frith trova la sua “residenza”
Arriverà a Lugo il 21 giugno e per dieci giorni uno del posto. Quest’anno a proporre Frith è stato il festival Angelica. Come ricorda Massimo Simonini, Frith fu già ospite della manifestazione bolognese nel 1992, 1994 e 1999 con progetti sempre diversi. Gli fu anche commissionata una composizione, Pacifica con venti musicisti bolognesi che poi fu pubblicata dall’etichetta di John Zorn.
(Benedetta Cucci, Il Resto del Carlino, 17 maggio 2008)
Fred Frith tra Lugo e Mondaino
Nel progetto di residenza e concerti di musica contemporanea promosso dalla Regione Emilia-Romagna, questa estate l’ospite sarà Fred Frith, che succede ad Annette Peacock protagonista nel 2007, con il coordinamento artistico del festival “Angelica”.
(Corriere di Romagna, 18 maggio 2008)
Fred Frith e il suo “progetto” il 30 giugno al Teatro Due
Quest’anno sarà Fred Frith il protagonista del progetto speciale organizzato dalla Regione Emilia-Romagna, assessorato alla Cultura, e da Angelica Festival, secondo di una serie dedicata a particolari autori e interpreti protagonisti dell’espressione musicale contemporanei.
(Gazzetta di Parma, 1° giugno 2008)
Omaggio a Fred Frith, protagonista musica contemporanea
È Fred Frith, chitarrista e compositore inglese, il protagonista del progetto speciale sulla musica contemporanea organizzato dall’assessorato alla cultura della Regione e da Angelica Festival.
(Ansa, 11 giugno 2008)
L’arte dell’oggi dalle note di Fred Frith ai versi della Merini
Bologna chiama… e Lugo risponde. Grazie all’alleanza con AngelicA Festival di Massimo Simonini, come già era avvenuto lo scorso anno con Annette Peacock, un altro artista si presenterà in una performance a più palcoscenici. Fred Frith, polistrumentista, icona del rock d’avanguardia.
(Maria Teresa, Indellicati, Corriere di Romagna, 20 giugno 2008)
Eclettismi alla chitarra, sarà uragano post-rock
Uragano Frith. Il chitarrista e compositore, icona dell’avanguardia internazionale, sbarca oggi in Emilia-Romagna, chiamato da “Angelica” e dall’assessorato regionale alla cultura, per un progetto di “residenza” e concerti, con diverse prime assolute. Fred Frith, già in passato ospite del festival bolognese ideato da Zanzani e Simonini, sarà protagonista con proposte originali per una delle personalità più eclettiche del panorama sonoro internazionale, come dimostra la sua discografia sterminata.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 22 giugno 2008)
Nell’Arboreto la fine “Tessitura” di Frith
La musica inizia con un gruppo di persone (che possono anche non aver mai lavorato insieme prima di quel momento) che si presentano con l’idea di creare un linguaggio di gruppo, privato di tutto ciò che non è considerato essenziale.
(Il Resto del Carlino, 26 giugno 20008)
Le cento facce artistiche di Frith
Un ingegnoso condensato della storia del progressive rock degli ultimi 30 anni, un personale percorso nella musica e nel tempo che sublima la visceralità del blues, la forza improvvisativa del jazz, l’assoluta libertà compositiva delle avanguardie sperimentali contemporanee.
Questo e altro racchiude in sé Fred Frith.
(Nicola Minutili, L’Unità, 26 giugno 2008)
Suoni da Frith a Rehmer
Poi il grande Fred Frith, chitarrista e compositore chiamato da Angelica e dalla Regione Emilia-Romagna ad una residenza per il progetto “Tessitura” che presenterà con un ensemble di dieci musicisti, italiani e non, nato dal workshop che si è tenuto nei giorni scorsi al Teatro Rossini di Lugo.
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 27 giugno 2008)
Fred Frith, quando il cinema si trasforma in musica
Fred Frith è il protagonista 2008 del progetto speciale organizzato dalla Regione Emilia-Romagna, assessorato alla Cultura, e da AngelicA Festival, il secondo appuntamento di una serie dedicata a particolari autori e interpreti protagonisti dell’espressione musicale contemporanea.
(L’informazione di Parma, 28 giugno 2008)
La “Tessitura” di Frith e suoni da esquimesi
Un geniale esponente della musica di ricerca come il chitarrista e compositore inglese Fred Frith, che presenta il suo progetto “Tessitura”, realizzato in collaborazione con Angelica e la Regione Emilia-Romagna.
Il vulcanico Frith, già ospite in passato a Bologna per il festival Angelica, presenta il risultato della “residenza-workshop” che ha tenuto per tutta la settimana al teatro Rossini di Lugo per organizzare un ensemble che schiera otto tra i migliori musicisti di area regionale (da Paolo Angeli a Gianni Gebbia, da Claudio Puntin a Pasquale Mirra, da Olivia Bignardi a Daniela Cattivelli) in un organico completato da alcuni ospiti come Zeena Parkins (tastiere) e Charles Hayward (batteria).
(Gianni Gherardi, La Repubblica, 28 giugno 2008)
Bologna, Milano 16>17 settembre 2008, Karlheinz Stockhausen Tierkreis
A Bologna opera di Stockhausen
Bologna accoglie la prima mondiale dello Zodiaco, opera rimasta incompiuta del compositore tedesco contemporaneo Karlheinz Stockhausen.
(Ansa, 11 settembre 2008)
Lo Zodiaco di Stockhausen
Il concerto di martedì affianca i due cicli dello Zodiaco incompiuto al X degli storici Klavierstücke, i pezzi per pianoforte che Stockhausen compose negli anni Cinquanta dopo essersi dedicato quasi esclusivamente alla musica elettronica. E come ha osservato Massimo Simonini, direttore del festival Angelica, ai motivi di interesse si aggiunge il confronto tra brani composti a distanza di mezzo secolo l’uno dall’altro, la possibilità di percepire come la musica di Stockhausen muti e sia mutata, e con quali sentimenti l’accolga oggi il pubblico.
(Brunella Torresin, La Repubblica, 12 settembre 2008)
Stockhausen, “Zodiaco” in prima assoluta
L’armonia del cosmo come musa ispiratrice dei ogni opera d’arte. E come nucleo del suono. La rotazione degli astri, la sequenza delle note: Tierkreis (Zodiaco) per orchestra è la grande opera incompiuta di Karlheinz Stockhausen, che verrà eseguita in prima assoluta martedì all’auditorium Manzoni dall’Orchestra Mozart diretta do Oliver Knussen, stretto collaboratore del maestro tedesco scomparso il 5 dicembre del 2007; l’iniziativa è realizzata in collaborazione con Angelica Festival e sostenuta dalla Fondazione Carabo e dall’assessorato alla Cultura della Regione.
(Barbara Carrozzini, Corriere di Bologna, 12 settembre 2009)
Lo Zodiaco secondo Stockhausen
In sintesi è l’esecuzione in prima assoluta e integrale di una partitura di Karlheinz Stockhausen, uno dei Grandi Padri della musica del ’900. Per esteso è la realizzazione di una pagina di politica musicale che sarebbe bello vedere ripetersi.
(Cesare Sughi, Il Resto del Carlino, 12 settembre 2008)
Lo zodiaco di Stockhausen a Bologna
All’epoca Stockhausen aveva composto solo cinque segni zodiacali, e propose di completare il ciclo, il progetto di una vita. Il nuovo ciclo cui ha lavorato fino ai suoi ultimi giorni, è rimasto però incompiuto. Stockhausen è mancato prima di terminare la composizione di Cancro e di Leone. I brani completati sono Acquario, Pesci, Ariete, Toro e Gemelli. L’iniziativa è frutto della collaborazione con Angelica Festival ed è sostenuta dalla Fondazione Carisbo e dalla Regione.
(Francesca M. Poli, L’Unità, 12 settembre 2008)
Stockhausen
Altri 5 segni zodiacali. Prima mondiale.
(Corriere della Sera, 14 settembre 2008)
Lo Zodiaco mai ascoltato
Prima assoluta, nella versione integrale originale, di Tierkreis di Karlheinz Stockhausen.
(Il Resto del Carlino, 16 settembre 2008)
Lo Zodiaco cosmico di Stockhausen
È bella la storia di questa commissione musicale nata in seno all’Accademia Filarmonica per mano di Carlo Maria Badini, che vede unite diverse realtà: l’Accademia e la Mozart, appunto, l’assessorato alla cultura della Regione e Angelica Festival che già aveva commissionato opere al maestro, comunque mai rappresentate sotto le due torri.
(Sabrina Camonchia, Il Domani, 16 settembre 2008)
L’inedito Zodiaco di Stockhausen
Da Pitagora in poi i compositori hanno guardato al cielo (soprattutto a quello stellato) con grande immutato interesse. Tra i compositori che si sono rivolti agli astri Karlheinz Stockhausen gioca un ruolo da protagonista. Lo dimostrano molte sue opere, ed in particolare quel Tierkresi (Zodiaco), che questa sera ascolteremo nella versione integrale, concerto nato dalla collaborazione con Angelica Festival.
(Fabrizio Festa, La Repubblica, 16 settembre 2008)
Lo Zodiaco di Stockhausen
Appuntamento con la grande musica contemporanea che racconta l’armonia del cosmo: si intitola Tierkreis(Zodiaco) per orchestra la grande opera incompiuta di Karlheinz Stockhausen, che verrà eseguita in prima assoluta questa sera all’auditorium Manzoni dall’Orchestra Mozart diretta da Oliver Knussen, stretto collaboratore del Maestro tedesco; l’iniziativa è realizzata in collaborazione con Angelica Festival e sostenuta dalla Fondazione Carisbo e dall’assessorato alla cultura della Regione.
(Corriere di Bologna, 16 settembre 2008)
“Zodiaco”, omaggio a Stockhausen
Grande attesa questa sera al teatro Manzoni di Bologna con la prima esecuzione mondiale di Tierkreis, nella versione integrale incompiuta.
(L’Unità, 16 settembre 2008)
Lo Zodiaco incompiuto di Karlheinz Stockhausen
Prima esecuzione assoluta degli Altri cinque segni zodiacali, prima esecuzione italiana dei Cinque segni zodiacali. All’Accademia Filarmonica nel promuovere l’appuntamento si è unito lo staff del festival AngelicA, per lungo tempo in comunione d’intenti con Stockhausen. E l’orchestra da camera che con rara perizia e lucidità esegue queste due curiosissime partiture non è un’orchestra qualsiasi. È l’Orchestra Mozart, il cui direttore artistico si chiama Claudio Abbado. Occorrono perizia e lucidità per queste pagine. Occorre, soprattutto, una disponibilità intellettuale a misurarsi con l’enigma di una musica che dispone i suoi timbri, le sue sortite di strumenti solisti, la sua strategia acustica in maniera del tutto eterodossa per raggiungere, però, un effetto complessivo tipo le musiche di repertorio che stipano i programmi delle Accademie Filarmoniche, a Bologna e ovunque.
(Mario Gamba, Il Manifesto, 18 settembre 2008)
La tenerezza dell’ultimo Stockhausen
Le ultime cinque parole musicali di Stockhausen sono sapienti e colorate di tenerezza. Nel destinare alla piccola ma spazializzata orchestra i meravigliosi pezzi ispirati allo zodiaco e nati per carillon, Stockhausen sembra voler riaprire i conti con la storia della tecnica orchestrale novecentesca, distribuendo timbri come Ravel, organizzandone la melodia come suono-colore, e giocando sulla frammentazione del discorso armonico sulla falsariga delle più allusive e rifinite partiture di Webern.
(Angelo Foletto, La Repubblica, 22 settembre 2008)
A Nights at the Opera: le ultime note di Stockhausen
Un’occasione così importante non poteva che essere percepita come “grande evento” da un pubblico che colpiva subito per la sua eterogeneità: giovani curiosi insieme al gotha della musicologia bolognese, il pubblico abituale delle stagioni concertistiche e i frequentatori più o meno assidui di Angelica. Insomma, una massa informe, difficile da decifrare.
[…] La direzione impeccabile e raffinata di Knussen e l’ottima interpretazione dell’Orchestra Mozart si sono dimostrate all’altezza dell’evento, meritando il vero e proprio boato finale del pubblico (che però, c’è da dirlo, in queste occasioni un po’ “mondane” non eccelle certo per spirito critico e non si è smentito in questa occasione, prima rumoreggiando e brontolando, poi spellandosi le mani, più per sollievo e dovere, che per convinzione e piacere).
(Daniele Follero, Sentireascoltare)