mercoledì 14 dicembre 2022 – ore 19.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo
FLUXUS 60: 1962/2022
George – The Story of George Maciunas and Fluxus
di Jeffrey Perkins (Stati Uniti 2020 – v.o. sott. it, 128’)
con George Maciunas, Jonas Mekas, Yoko Ono, Henry Flynt, Yoshi Wada, Philip Corner, Nam June Paik, Ben Patterson, Ay-O, Toshi Ichiyanagi, Jon Hedricks, Milan Knizak, Jean Jacques Lebel,
Vytautas Landbergis, Ben Vautier
musiche di Charles Curtis, Tashi Wada
proiezione e incontro con Philip Corner e Patrizio Peterlini
in collaborazione con Fondazione Bonotto
a cura di Walter Rovere
nell’ambito di VOCI DALL’ALDILÀ XIII (tredicesimo anno – 12, 19 ottobre + 14 dicembre 2022)
e delle attività della Scuola di Musica Angelica
Biglietti
5€
La biglietteria apre 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo
Prevendite
www.boxerticket.it
“George è un’opera d’arte in sé stessa, che offre risate che scoppiano inaspettatamente tra momenti toccanti, dai traumi infantili di Maciunas ai suoi problemi con la mafia e con il procuratore generale dello Stato di New York, mentre per primo costruiva quella che sarebbe diventata la cultura dei loft del centro di Manhattan. Il George di Jeffrey Perkins è un’importante nuova aggiunta ai canoni gemelli dell’arte e dell’anti-arte.” Mark Bloch, Brooklyn Rail
Poche grandi realtà del mondo dell’arte sono difficili da incasellare come Fluxus. Era un movimento, una teoria o un collettivo di cui membri non sempre volevano dichiarare il nome? Era solo un tentativo di creare un marchio? Dopo nove anni di ricerche, Jeffrey Perkins ha scoperto che Fluxus era, soprattutto, George Maciunas, un emigrante lituano che coniò il nome all’alba degli anni ’60 e trascorse il resto della sua vita a decidere cosa c’era e cosa non c’era in Flux. John Defore, The Hollywood Reporter
Fluxus è stata l’ultima avanguardia del Novecento ad avere carattere di movimento. Fondato nel 1962 dall’architetto e designer lituano George Maciunas, è stato riscoperto pienamente solo a partire dagli anni 90, venendo riconosciuto come anticipatore di intere correnti artistiche successive (dal concettuale alla performance alla video-art). Fluxus ebbe inoltre la particolarità di dedicare un’enorme importanza alla produzione musicale, presentando tutte le proprie manifestazioni pubbliche come “concerti”; concerti che però demolivano sistematicamente ogni nozione accettata di forma e contenuto in musica, prendendo di mira le convenzioni d’ascolto e i valori culturali ormai obsoleti della musica classica, ma anche le pretese “scientifiche” e intellettualistiche delle più avanzate coeve esperienze classico-contemporanee europee.
George, diretto da Jeffrey Perkins (anch’esso affiliato al movimento), racconta, attraverso un incredibile numero di testimonianze inedite, la singolare e difficile vita di George Maciunas, e la sua straordinaria capacità di intuire i mutamenti radicali che stavano avvenendo nel mondo delle arti contemporanee, costruendo attorno ad essi una cornice teorica e un contesto per presentarli al mondo: Yoko Ono, Henry Flynt, La Monte Young, Yoshi Wada, Philip Corner, Alison Knowles, Nam June Paik, Giuseppe Chiari, Milan Knizak, George Brecht, Takehisa Kosugi, Wolf Vostell, Ben Patterson ma anche Sylvano Bussotti, Terry Riley, Frederic Rzewski, Gyorgy Ligeti, James Tenney, John Cale, Cornelius Cardew, Peter Brötzmann, Misha Mengelberg, sono solo alcuni degli artisti che in momenti diversi ne sono stati o considerati membri effettivi, o che vi hanno contribuito alle manifestazioni come compositori o performer.
La proiezione di George verrà introdotta da Philip Corner, membro del movimento fin dalla sua nascita (Maciunas gli dedicherà una delle sue rare composizioni, nel 1962, cui Corner ricambierà con tre omaggi del 2017 e 19) e causa celebre di “scandalo” al Festum Fluxorum Fluxus del settembre ’62 per le sue Piano Activities per cui Maciunas, Patterson, Higgins ecc. presero a martellate e distrussero un pianoforte; e da Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto, la maggiore collezione di opere Fluxus e di poesia concreta e visiva Italia, e curatore tra l’altro, assieme a Walter Rovere, della mostra Sense Sound Sound Sense (Roma 2016/Londra 2019) sulla musica del movimento, e della mostra-installazione “La Voix Libérée. Poésie Sonore” (Parigi 2019)

George Maciunas, Dick Higgins, Wolf Vostell, Alison Knowles (non visibile), Benjamin Patterson, Emmett Williams eseguono Piano Activities di Phillip Corner – Fluxus Internationale Festspiele Neuester Musik (Wiesbaden 1962) – (foto di Hartmut Rekort, Archiv Sohm. Courtesy Museum Wiesbaden)
FLUXUS & GEORGE MACIUNAS
Fluxus è stato definito dall’artista Eric Andersen “un movimento composto da una sola persona”. Infatti, straordinario merito dell’architetto e designer lituano George Maciunas fu di costruire (in tempi per-internet) un network mondiale di artisti che traversava l’America, il Giappone, l’Europa e la stessa Cortina di Ferro (Fluxus East, coordinato da Milan Knizak), costruendoci attorno un impianto teorico e politico-sociale che però non era necessariamente condiviso da tutti i suoi membri allo stesso modo.
Fu solo nel 1966 che Dick Higgins coniò il termine Intermedia, per definire l’aggressione alle categorie separate dell’arte, le singolari fusioni tra poesia, arte concettuale e scultura e l’annullamento della distanza tra performance “musicale” e “teatrale” rappresentate da molti “eventi” Fluxus.
In tutto ciò ebbe una forte influenza John Cage, con le lezioni che tenne alla New School for Social Research di New York tra il 1956 e il 60. Tra i presenti ai corsi si trovavano anche artisti che non avevano nessuna preparazione musicale e venivano dalla pittura (come Allan Kaprow, George Brecht, Al Hansen), poeti come Jackson Mac Low e Dick Higgins, il compositore Toshi Ichiyanagi ed altri. Su tutti, le radicali concezioni di Cage sull’indeterminazione rispetto alla performance, sulla composizione intesa come creazione di un processo invece che di un oggetto, e su una notazione che non necessariamente deve fare riferimento ai suoni ma può venire applicata a qualunque azione, produssero una profonda influenza nel portare sullo stesso piano l’aspetto visivo e sonoro dei loro lavori.
Fu sempre alla New School ma è quando la cattedra era passata a Richard Maxfield che George Maciunas incontrò La Monte Young, che dal dicembre 60 stava organizzando una serie di concerti nel loft di Yoko Ono a Chambers Street (Terry Jennings, Henry Flynt, Jackson MacLow furono alcuni dei dedicatari di queste serate monografiche).
Fu nell’aprile ’61, in occasione dei due concerti di MacLow a Chambers Street, che Young parlò a Maciunas del loro progetto di pubblicare “An Anthology of Chance Operations, Concept Art, Anti-Art, Indeterminacy, Improvisation, Meaningless Work, Natural Disaster, Plans of Action, Stories, Diagrams, Music, Dance Constructions, Compositions, Mathematics, Poetry, Essays”, un’antologia di spartiti musicali e testi che riflettevano la nuova avanguardia il cui progetto era naufragato causa abbandono dell’editore. Maciunas si offrì di occuparsi della stampa e della grafica di “An Anthology…”, anche se infine pubblicata solo nel ’63 divenne di fatto la prima scintilla del network Fluxus: dall’anno successivo, Maciunas cominciò a ideare un ambizioso tour mondiale di “Festum Fluxorum Fluxus”, il primo dei quali, allo Städtische Museum di Wiesbaden nel settembre 1962, viene indicato come l’inizio ufficiale delle attività del gruppo.
Al festival parteciparono tra gli altri George Maciunas, Nam June Paik, Emmett Williams, Dick Higgins, Wolf Vostell, Alison Knowles, Ben Patterson, Robert Filliou e Frederic Rzewski, che eseguirono non solo composizioni proprie ma anche di John Cage, Philip Corner, Takehisa Kosugi, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Terry Riley, Yoko Ono, Toshi Ichiyanagi, Robert Watts, George Brecht, Jackson MacLow e La Monte Young.
Nello stesso anno si tenne a Dusseldorf il “Neo Dada in der Musik” organizzato da Paik, e nel ’63 Charlotte Moorman fondò il suo “Annual Avant-Garde Festival of New York”, una manifestazione in cui confluiscono sperimentazioni musicali Fluxus e altre nuove tendenze artistiche quali la video art, l’arte cinetica, etc.
Nel 1964, sempre prendendo le mosse dalla lezione di John Cage, nacque a Madrid il Gruppo Zaj, formato da Jose Luis Castillejo, Ramires Cortés, Esther Ferrer, Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Tomás Marco e Eugenio de Vicente.
Movimenti come la video arte (Nam June Paik, Wolf Vostell), la performance (Yoko Ono) e l’arte concettuale (George Brecht) vennero letteralmente inaugurati da artisti Fluxus, ma Maciunas aggiunse una forte componente ideale e utopica al movimento, spingendo sull’esigenza primaria di avvicinare il più possibile Arte e Vita, de-professionalizzando e democratizzando l’esperienza artistica. Le edizioni da lui prodotte per il negozio Fluxus di New York non erano numerate né firmate e venivano vendute al minor costo possibile; il mercato delle gallerie d’arte veniva rifiutato, e partiture come “Drip Music” di George Brecht (“Fai gocciolare acqua in un recipiente”), la “Disappearing Music for Face” di Mieko Shiomi (“Passa gradualmente dal sorriso al non sorriso”), i poetici suggerimenti di Yoko Ono (“Ascolta il suono della Terra che ruota”), o le istruzioni di Ben Patterson sui vari modi di produrre suoni con pezzi di carta, erano intese, una volta pubblicate nelle pubblicazioni Fluxus a basso costo, come un invito rivolto al lettore a “eseguirle” lui stesso, e a scoprire che l’esperienza estetica non necessita di una preparazione specialistica, e che può scaturire da qualsiasi banale azione quotidiana.
Pur tra i continui litigi, scomuniche e prese di distanza con cui cercava di difendere le sue concezioni del movimento, il comunitarismo utopico di Maciunas proseguì fino agli ultimi anni, quando cercò di comprare un’isola, Ginger Island, nelle Isole Vergini Britanniche ad est di Porto Rico, per stabilirvi una Colonia di artisti Fluxus, che avrebbero dovuto abitato in Fluxhouses da lui progettate. (Walter Rovere)
…una rassegna di film,
un “viaggio nella memoria” su compositori scomparsi che continuano a rimanere tra noi…
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ExtraVoci | Omaggio a Robert Fripp
tredicesimo anno
Bologna, 12 e 19 ottobre + 14 dicembre 2022
un progetto di AngelicA / Centro di Ricerca Musicale
nell’ambito delle attività della Scuola di Musica Angelica
a cura di Walter Rovere
Dopo due anni di sosta forzata dovuta al Covid, VOCI DALL’ALDILA’ torna con tre appuntamenti nell’inverno 2022:
Oggetto delle proiezioni saranno FRANK ZAPPA, i KING CRIMSON di Robert Fripp, e il movimento FLUXUS, di cui nel 2022 si celebrano i 60 anni dalla nascita.
Esordienti a distanza di pochi anni (1966 l’esordio ufficiale del primo, 1969 dei secondi) Zappa e i King Crimson sono stati due dei principali protagonisti dell’espansione del rock negli anni 60 verso territori di inedita complessità concettuale e oltre le barriere tra i generi e i confini fino ad allora conosciuti, tanto da rappresentare un’enorme influenza su generazioni di musicisti successivi;
a Frank Zappa verrà reso omaggio mercoledì 12 ottobre con la proiezione di Zappa di Alex Winter (2020), l’ultimo film a lui dedicato, con una speciale introduzione di Riccardo Bertoncelli, massima autorità su Zappa in Italia.
Una novità assoluta è invece il film sui King Crimson In The Court of The Crimson King di Toby Amies, che mercoledì 19 ottobre verrà proiettato in prima mondiale in simultanea nelle sale cinematografiche aderenti.
Infine una serata speciale verrà dedicata a Fluxus, uno dei più radicali e influenti movimenti artistici del Novecento, che esordì pubblicamente proprio in Europa, nel settembre 1962 a Wiesbaden, e che ha avuto tra i suoi protagonisti, musicisti di cui si è occupato e che sono stati ospiti diAngelicA come La Monte Young, Philip Corner e Yoshi Wada.
La proiezione di mercoledì 14 dicembre di George – The Story of George Maciunas and Fluxus di Jeffrey Perkins sarà introdotta da Philip Corner, membro del movimento fin dalla sua fondazione, e da Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto.
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