domenica 27 ottobre 2019 – ore 17.00 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
ExtraVoci
JONI MITCHELL
A Woman of Heart and Mind
di Susan Lacy
(Stati Uniti 2003 – v.o. sott. it., 120′)
con Joni Mitchell, David Crosby, Larry Klein, Wayne Shorter, Eric Andersen,
James Taylor, Herbie Hancock, Graham Nash
Biglietti
5€
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Strada Maggiore 34, Bologna
Attraversando con disinvoltura le barriere tra generi musicali, la carriera di Joni Mitchell è stata guidata da un’integrità artistica esemplare. Dalla giovanile Woodstock, portata al successo da Crosby Stills Nash & Young, fino alle collaborazioni con giganti del jazz come Wayne Shorter, Pat Metheny, Jaco Pastorius e Charles Mingus e ai lavori più recenti (nel 2007, un brano del suo ultimo album prima del ritiro dalle scene ha vinto un Grammy come “miglior performance strumentale”), la sua produzione è stata acclamata tra i risultati più alti della produzione musicale americana. A Woman of Heart and Mind documenta l’enorme successo critico e l’influenza su altri musicisti che Joni ha avuto contro ogni previsione (si contano Björk, Prince, Bob Dylan, Sufjan Stevens, Caetano Veloso e James Blake tra i tanti artisti che hanno ripreso le sue canzoni). Con oltre 40 estratti musicali d’archivio e interviste a suoi collaboratori tra cui David Crosby, James Taylor e Herbie Hancock, questo film racconta per la prima volta la storia straordinaria di una musicista e cantautrice che giustifica pienamente lo status iconico da lei raggiunto.
Joni Mitchell
La sequenza forse più sorprendente del recente film di Scorsese sulla Rolling Thunder Revue di Bob Dylan del 1975, è quella girata a casa di Gordon Lightfoot, che vede Dylan e Roger McGuinn (il fondatore dei Byrds) tentare di accompagnare Joni Mitchell alla chitarra mentre suona loro per la prima volta gli inusuali accordi di Coyote – un brano che sarebbe uscito l’anno dopo su Hejira, arrangiato strepitosamente per chitarra (Larry Carlton) basso (Jaco Pastorius), e le percussioni di Bobbye Hall (un musicista che aveva esordito in Pearl di Janis Joplin, e poi già con la Mitchell in For the Roses).
Si tratta di una scena che mostra la cantautrice esattamente a cavallo tra due mondi, dal folk e pop-rock da cui proveniva al jazz, ma che mostra anche al contempo la sua sostanziale estraneità alle definizioni di genere; come dirà più avanti, “subito dopo il primo album ho iniziato a trovare la mia strada – è la gente che ha continuato a pensare che fossi una cantante folk, dato che vedeva una ragazza con una chitarra”. Fin dagli inizi infatti, la Mitchell ha composto le sue canzoni usando accordature insolite (i sui concerti erano leggendari anche per il tempo che passava tra un brano e l’altro a causa del continuo riaccordare lo strumento!) e un uso peculiare delle armonie, incorporando modalità, cromatismo e pedali dissonanti.
Esordiente nella scena folk di Toronto, e trasferitasi nel ’67 a New York, ancor prima dell’uscita del suo primo album (marzo 1968) le sue canzoni vengono incise da cantanti come Judy Collins (che porta al successo il suo classico Both Sides Now) e Buffy Sainte-Marie con The Circle Game, poi usata anche nei titoli di testa del famoso film Fragole e Sangue del ’70. Nel ’68 escono il primo album dei Fairport Convention che contiene due sue canzoni, e Cycles di Frank Sinatra che riprende Both Sides Now; poi a marzo ’70, il primo Lp di Crosby, Stills, Nash & Young Déja Vu renderà celebre la sua Woodstock (Joni era stata invitata al festival, ma su consiglio del manager non andò per partecipare invece a una trasmissione televisiva!)
Nel 1971 esce il suo quarto album, Blue, un disco scarno e intimista oggi al trentesimo posto nella classifica dei «500 Greatest Albums of All Time» di Rolling Stone. Court and Spark (1974) sancisce invece il maggior successo di vendite della sua carriera (il singolo Help Me arrivò in classifica al numero 8), ed è il primo registrato interamente con il gruppo jazz-fusion Tom Scott and the L.A. Express.
La sua svolta sperimentale inizia nel 1975: stroncato inizialmente dalla critica, The Hissing of Summer Lawns è invece uno dei suoi capolavori, che passa dal pop rock di In France the Kiss on Mainstreet (con ai cori Crosby, Nash e James Taylor) all’incredibile The Jungle Line, inaudito esperimento proto-plagiarista che – sei anni prima di Eno & Byrne – combina campionamenti di tamburi Burundi con un cupissimo Moog suonato dalla stessa Mitchell.
È per inciso l’album preferito di Prince (fan della cantautrice fin da teenager, Prince inserirà anche la scritta “Joni” come titolo di uno dei quotidiani fotografati nel retro del suo Controversy!)
È comunque la trilogia formata da Hejira, Don Juan’s Reckless Daughter (a sua volta l’album preferito da Björk) e Mingus a essere considerata in retrospettiva come il suo più importante periodo. Robben Ford, chitarrista dei L.A. Express, le fa ascoltare il primo lp di Jaco Pastorius nel 1976, e la Mitchell ne rimane così impressionata da convocare il bassista per sovraincidere con lui quattro brani di Hejira che aveva già terminato di registrare.
Come commentò la rivista Bass Musician, mentre in precedenza Joni si autoproclamava “prima pittrice e poi musicista”, in questi dischi “il suo studio di registrazione divenne più tela che sala di controllo, i suoi testi più astrazione che introspezione, le strutture delle sue canzoni più pennellate che forma tradizionale. Con una fiducia ritrovata nella voce e nella sua penna, la tavolozza musicale di Joni mostrava nuovi colori, e il basso di Jaco era chiaramente il suo preferito.”
Quelli della trilogia e il doppio Lp del tour Shadows and Light (per il quale Pastorius richiama l’amico con cui aveva esordito nel ’74 con Paul Bley, Pat Metheny) sono album complessi, che si prendono grandi libertà con la “forma-canzone”, dai 16 minuti di Paprika Plain (con gli archi dissonanti di Michael Gibbs che attireranno l’interesse di Mingus) a lunghi strumentali (Cotton Avenue, con sei chitarre a intonazioni diverse, la jam solo percussiva di The Tenth World); tra i musicisti convolti troviamo anche Herbie Hancock, Wayne Shorter, Airto Moreira, Don Alias, Peter Erskine, e naturalmente Charles Mingus, che scrive per lei sei composizioni inedite. Critica e pubblico però non sono entusiasti, e la china discendente delle vendite iniziata già con The Hissing… culmina con Mingus, primo suo album fino ad allora a non aver venduto almeno mezzo milione di copie.
I successivi dischi per la Geffen tornano al pop e, complice il marito Larry Klein, sperimentano un suono pesantemente elettronico (addirittura viene chiamato Thomas Dolby come consulente per l’uso del campionatore Fairlight CMI per Dog Eat Dog, e Peter Gabriel partecipa al seguente Chalk Mark in a Rain Storm). Le sue quotazioni cominciano a riprendersi con Night Ride Home e con Turbulent Indigo, vincitore di un Grammy nel ’94. Both Sides Now e Travelogue (2000-2002) riprendono in chiave orchestrale suoi pezzi e standard jazz (con Hancock, Shorter, Wheeler, e addirittura Plas Johnson). Nel 2007 escono il cd A Tribute to Joni Mitchell, cui partecipano Prince, Björk, Elvis Costello, Sufjan Stevens, Caetano Veloso, Annie Lennox, Brad Mehldau, Cassandra Wilson ecc.; e Shine, il suo ultimo album. La traccia d’apertura One Week Last Summer vince il Grammy per il miglior strumentale pop nel 2008; lo stesso anno River: The Joni Letters, l’omaggio che le dedica Herbie Hancock (con tra gli altri Leonard Cohen, Tina Turner e Prince – non accreditato – alla chitarra!), vince come miglior album pop dell’anno (è il primo disco jazz a guadagnare il premio da 43 anni, dai tempi di Getz/Gilberto nel 1965).
Walter Rovere
ExtraVoci | Omaggio a Joni Mitchell
dodicesimo anno
Bologna, 23 e 27 ottobre + 3 novembre 2019
un progetto di AngelicA / Centro di Ricerca Musicale
in collaborazione con il
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
a cura di Walter Rovere
Questa edizione 2019, come sempre curata dal musicologo Walter Rovere, prevede un ExtraVoci dedicato a Joni Mitchell (in virtù dell’importante legame professionale con Pastorius – la cantautrice è ampiamente presente anche nel documentario su di lui – ma anche come straordinaria rappresentante della generazione di Woodstock, festival di cui ricorrono i 50 anni e del quale – pur non partecipandovi – scrisse la canzone-manifesto) e la proiezione di film dedicati a Jaco Pastorius e Rashaan Roland Kirk.
Per le proiezioni su Pastorius e Kirk, in prima italiana, i film sono stati tradotti e sottotitolati
appositamente per l’occasione.
Gli appuntamenti con le proiezioni si terranno mercoledì 23 ottobre (Jaco Pastorius) alle ore 20.30 presso il Centro di Ricerca Musicale | Teatro San Leonardo (Via San Vitale 63), poi domenica 27 ottobre (Joni Mitchell) e domenica 3 novembre (Rashaan Roland Kirk) alle ore 17 presso il Museo della Musica (Strada Maggiore, 34).
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