AngelicA
in collaborazione con
Museo internazionazionale e biblioteca della Musica di Bologna
presenta
VOCI DALL’ALDILÁ VIII
…una rassegna di film, un “viaggio nella memoria” su compositori scomparsi che continuano a rimanere tra noi…
venerdì 5 > sabato 6 dicembre 2014
un progetto di AngelicA per il Museo della Musica di Bologna a cura di Walter Rovere
Inaugurata nel 2004 e giunta alla sua ottava edizione, torna la rassegna Voci dall’Aldilà, promossa da AngelicA Festival per il Museo della Musica, con i due appuntamenti omaggio a Nick Drake e Sun Ra, in occasione del quarantennale dalla scomparsa del primo e del centenario dalla nascita del secondo. Due nomi accomunati dalla casualità della ricorrenza, ma anche dall’essere stati degli autentici outsider, largamente incompresi nei generi di provenienza (per entrambi solo punti di partenza: il folk inglese per Drake, il jazz-swing per Ra) e dall’essere entrambi stati scoperti solo con grande ritardo da ascoltatori di estrazioni musicali del tutto differenti.
La rassegna prende il nome da un volume del 1968 di Konstantin Raudive, il più celebre studioso di emissioni audioelettromagnetiche di origine sconosciuta, analizzate e classificate dallo stesso Raudive come voci provenienti da persone scomparse. Analogamente ai processi psicologici inconsci di proiezione e condensazione, che tanta parte hanno nell’interpretazione di queste cosiddette EVP (Electronic Voice Phenomena), la rassegna Voci dall’Aldilà accosta ‘voci’ di compositori scomparsi provenienti da ambiti e metodologie musicali diverse; ‘visioni interiori’ che in maniera più o meno evidente, sopra o sotto la soglia della coscienza, continuano a dialogare con il presente.
venerdì 5 dicembre ore 18.00
NICK DRAKE
a 40 anni dalla scomparsa
Under Review di Anonymous
(GB 2007, v.o. sott., 90′ – courtesy Chrome Dreams)
con Ashley Hutchings, Robin Williamson, John Renbourn, Dave Mattacks, Ralph McTell,
Patrick Humphries, Trevor Dann, Kathryn Williams, Jeremy Mason
Patrick Humphries, Trevor Dann, Kathryn Williams, Jeremy Mason
Nick Drake è scomparso a soli 26 anni senza raggiungere il successo, malgrado il sostegno di personaggi come Joe Boyd, John Cale, Richard Thompson e John Peel; ma le sue canzoni sfuggenti e delicate, e l’originalità sperimentale della sua tecnica chitarristica, lo hanno reso una figura di culto, amata da musicisti come Peter Buck (R.E.M.), Robert Smith (Cure), Paul Weller e Tom Verlaine.
I 90 minuti dell’apprezzata serie Under Review della Chrome Dreams riescono a dipanare almeno in parte il mistero celato dietro l’enigmatica personalità del cantautore inglese, gettando nuova luce sui dati biografici quanto sulla sua breve e stupefacente produzione musicale, attraverso testimonianze e analisi di amici e colleghi musicisti. Tra i nomi intervistati, il fondatore dei Fairport Convention e scopritore di Nick, Ashley Hutchings; il fondatore della Incredible String Band, Robin Williamson; il batterista di Bryter Later Dave Mattacks (anch’esso dei Fairport Convention, e poi anche con Shirley Collins, Phil Manzanera e Brian Eno tra moltissimi altri); i cantautori e chitarristi folk-blues John Renbourn e Ralph McTell; l’unico giornalista ad aver intervistato Drake, Jerry Gilbert; gli autori delle due biografie su di lui, Patrick Humphries e Trevor Dann; l’amico personale Jeremy Mason, la cantante Kathryn Williams, e molti altri.
sabato 6 dicembre ore 18.00
SUN RA
a 100 anni dalla nascita
In The Orbit of Ra: Arkestra Reflections On Sun Ra di Peter Dennett
(GB 2014, v.o. sott., 17′ – courtesy Strut Records e Art Yard Ltd)
con Marshall Allen, Danny Ray Thompson, Michael Ray, Knoel Scott
PRIMA ITALIANA
PRIMA ITALIANA
Sun Ra: A Joyful Noise di Robert Mugge
(USA 1980, v.o. sott., 60′ – courtesy R. Mugge)
con Sun Ra, John Gilmore, Danny Thompson, Elo Omoe, James Jacson
Live at Blue Lab 88 (estratto) di Claudio Fusacchia
(ITA 1988, 14′ – courtesy C. Fusacchia)
(ITA 1988, 14′ – courtesy C. Fusacchia)
con Sun Ra & His Arkestra
PRIMA ITALIANA
Pioniere (dal 1948!) dell’elettronica nel jazz quanto di una modernissima visione “ancient to the future” capace di unire ardite escursioni free ed elettroniche, poliritmi africani e omaggi alle big band anni ’30 nello stesso concerto, il genio di Sun Ra ha ispirato generazioni di musicisti dei contesti musicali più diversi quali Chris Cutler, David Toop, Thurston Moore, Madlib, Ras G., Rob Mazurek e moltissimi altri.
Nato nel 1914 in Alabama, uno degli stati più segregazionisti d’America, Ra decise di abbandonare nome, origini e convenzioni del suo tempo per ricreare se stesso come una figura di origini aliene che predicava uno spazio utopico per la comunità nera, inaugurando di fatto, decenni prima che venisse coniato il termine, la corrente Afro-Futurista che sarebbe stata abbracciata da scrittori di fantascienza come William Hayashi e da musicisti come George Clinton, Afrika Bambaataa, Jeff Mills e Janelle Monáe. Ma fu anche anticipatore dell’etica DIY del punk, creandosi fin dal 1956 una propria etichetta (la Saturn) al di fuori del mercato musicale, stampando dischi in piccolissime quantità, decorati a mano e venduti direttamente ai concerti.
Dell’Arkestra di Ra, formata attorno al 1954-55, hanno fatto parte oltre cento musicisti, alcuni dei quali rimasti accanto al leader per decenni. E’ il caso del 90enne Marshall Allen (visto quest’anno ad AngelicA Festival), entrato nel ’57 e che ha poi preso le redini dell’Arkestra dopo la scomparsa di Ra nel 1993. Allen è uno dei nomi intervistati in In The Orbit of Ra: Arkestra Reflections On Sun Ra, un nuovissimo cortometraggio prodotto pochi mesi fa dalle etichette Art Yard Ltd. e Strut Records per promuovere l’omonima compilation di inediti e rarità uscita a settembre e da lui personalmente curata. Oltre a Marshall Allen, raccontano delle proprie esperienze con Ra altri veterani come Danny Ray Thompson (con Ra dal ’68), Michael Ray (78) e Knoel Scott (79), intervistati nella casa-comune del quartiere di Germantown a Philadelphia, che fu la “base d’operazioni” dell’Arkestra dal 1968 al 93.
Sun Ra: A Joyful Noise di Robert Mugge è uno storico documentario, acclamato internazionalmente dalla critica, girato tra 1978 e 80 prevalentemente a Philadelphia sempre nella zona di Germantown, in location come il tetto dell’International House, il club Hollywood Palace e la “Sala del Faraone”, il negozio di alimentari di Danny Thompson. Comprende interviste ad altri storici membri dell’Arkestra come John Gilmore, Elo Omoe e James Jacson, fantastici spezzoni musicali della (allora denominata) Intergalactic Omniverse Arkestra, e gli straordinari monologhi del leader, filmato in luoghi come la sala egizia del locale museo universitario e, in un indimenticabile frammento, a Washington di notte di fronte alla Casa Bianca. Il film è fuori catalogo da anni, ma Robert Mugge ne sta curando nuove edizioni su dvd e blue ray che dovrebbero uscire a breve.
Tutti i concerti dell’Arkestra si concludevano (e si concludono) di norma ritualmente con i musicisti che proseguono l’ultima canzone cantando e ballando tra il pubblico, come a voler trasportare e affidare ad esso, assieme alla musica, l’ethos collettivo dell’orchestra. Il Live at Blue Lab 88, un filmato amatoriale del critico jazz romano Claudio Fusacchia, contiene uno di questi momenti, una straordinaria e lunghissima versione di Mack the Knife di Brecht-Weill. Alla fine del filmato, ripreso in video8 con una camera a mano, si vedono solo le silhouettes, le ombre dei musicisti che passano attraverso il pubblico seduto.
La cosa non può non far ricordare che Ra parlava spesso di ombre (The Shadow World è anche uno dei suoi brani storici degli anni 60): “L’oggi è l’ombra del domani”, scriveva nel libro autoprodotto The Immeasurable Equation, e, intervistato nel documentario francese Mystery Mr. Ra, a domanda su da quanto tempo esistesse la sua Arkestra rispose: “Non esiste ancora, è solo un’ombra. Gli avvenimenti proiettano la propria ombra davanti a sé. L’ombra di ciò che potrei fare se la gente del mondo si mettesse assieme per sostenere qualcosa di buono, invece che quello che appoggiano ora”.
Un’insistenza sulla dimensione della non-esistenza temporale, del Mito, leggibile forse come metafora della non-esistenza “effettiva” della comunità nera almeno per gran parte dei tempi in cui Ra era vissuto (va ricordato che, nato come Herman Poole Blount, si fece ufficialmente cambiare il nome in Le Sony’r Ra nel 1952 per “liberarsi del nome da schiavo”, come Malcolm X e altri); ma che non gli ha impedito di proseguire con enorme determinazione la sua singolare “missione” fino all’ultimo: “L’impossibile mi attrae, perchè tutto ciò che è possibile è già stato fatto, e il mondo non è cambiato”.
(Walter Rovere)
* * *
* * *
Museo internazionazionale e biblioteca della Musica di Bologna
Palazzo Sanguinetti, Strada Maggiore 34, Bologna
t 051.2757711
ingresso libero fino ad esaurimento posti
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.