venerdì 10 novembre 2023 – ore 18 – Museo della Musica
MINIMAL MUSIC – omaggio a Jacqueline Caux
Les Couleurs du prisme, la mécanique du temps – De John Cage à la techno
di Jacqueline Caux (Francia 2009 – v.o. sott. it., 96’)
prima italiana
con Daniel Caux, John Cage, Pauline Oliveros, La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass,
Meredith Monk, Gavin Bryars, Richie Hawtin
presentazione e incontro con la regista Jacqueline Caux
A partire dalla fine degli anni 60, il musicologo francese Daniel Caux ha sostenuto per decenni, con la sua attività di saggista, organizzatore di eventi e produttore
discografico e radiofonico, una parte significativa delle maggiori espressioni musicali sperimentali del XX secolo. Per questo, suoi amici di lunga data, artisti del calibro di La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass, Meredith Monk, Pauline Oliveros, Gavin Bryars e Richie Hawtin hanno voluto essere presenti nell’originale excursus sulla storia della musica “da John Cage alla Techno, attraverso il minimalismo e il postmoderno” realizzato in sua memoria dalla moglie, la cineasta di culto Jacqueline Caux, che sarà presente a Bologna per questa prima italiana.
a cura di Walter Rovere
ExtraVoci nell’ambito di VOCI DALL’ALDILÀ XIV (quattordicesimo anno – seconda parte – 10 e 24 novembre + 14 dicembre 2023) e delle attività della Scuola di Musica Angelica; in collaborazione con il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna e con la partecipazione di LEDX
venerdì 24 novembre 2023 – ore 18 – Museo della Musica
DETROIT TECHNO – omaggio a Jacqueline Caux
Never Stop – A Music That Resists
di Jacqueline Caux (Francia 2017 – v.o. sott. it., 76’)
prima italiana
con Juan Atkins, Derrick May, Carl Craig, Jeff Mills
“Sono stati fatti altri film sulla techno di Detroit, ma nessuno si è avvicinato al ritratto evocativo che Jacqueline Caux
è riuscita a fare della città in Never Stop… la visione è obbligatoria per chiunque abbia mai ascoltato musica basata sull’elettronica.”
Kris Needs, Record Collector
Presentato in prima mondiale all’Auditorium del Louvre, Never Stop racconta, attraverso le parole di Juan Atkins, Derrick May, Carl Craig e Jeff Mills, la determinazione di artisti afroamericani che, ignorati dalle major, hanno rivoluzionato la musica elettronica stabilendone nuovi paradigmi, grazie alla forza visionaria delle loro creazioni e alla fondazione, da parte di ciascuno di essi, delle proprie etichette discografiche, permettendo alla controcultura Techno di diffondersi in tutto il mondo.
a cura di Walter Rovere
ExtraVoci nell’ambito di VOCI DALL’ALDILÀ XIV (quattordicesimo anno – seconda parte – 10 e 24 novembre + 14 dicembre 2023) e delle attività della Scuola di Musica Angelica; in collaborazione con il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna e con la partecipazione di LEDX
Biglietti
10, 24 novembre
6€ intero | 5€ ridotto
^ ridotto per studenti dell’Università di Bologna e possessori Carta Giovani Nazionale
^ ridotto per minori di 18 anni
^ ridotto per i possessori della Card Cultura
Luogo
Museo internazionale e biblioteca della Musica di Bologna
Strada Maggiore 34
Bologna
OMAGGIO A JACQUELINE CAUX
Chi ha seguito la prima parte di Voci dall’Aldilà programmata questa primavera, ricorderà che lo scorso 20 marzo è stato presentato in prima italiana il documentario Sunny’s Time Now, dedicato al batterista Sunny Murray, che tra i personaggi intervistati aveva il critico Daniel Caux che rivelava i retroscena dietro la registrazione di Intercommunal Music, una infuocata session collettiva di free jazz con Steve Potts, Alan Silva, Bebe Guerin e altri, uscita a nome di François Tusques per l’etichetta Shandar nel 1971.
Fu proprio a cavallo del ’70 che Caux iniziò la sua attività di giornalista, organizzatore di concerti e produttore discografico e radiofonico, diventando uno dei maggiori sostenitori in Europa delle espressioni musicali più radicali di quegli anni (dal free alla contemporanea al minimalismo); in particolare in qualità di direttore artistico delle leggendarie “Nuits de la Fondation Maeght” e dell’etichetta Shandar, con cui produsse concerti e registrazioni di artisti come Albert Ayler, Cecil Taylor, Sun Ra (che fu lui a invitare per la prima volta in Europa), La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass, Charlemagne Palestine, Ragnar Grippe, i Sonic Arts Union con Robert Ashley, ecc.
Nel 1980 contribuì invece a far scoprire il postmoderno in musica, organizzando alla Biennale di Parigi concerti di Gavin Bryars, Michael Nyman, Harold Budd, Daniel Lentz e della Portsmouth Sinfonia; tra gli altri grandi da lui programmati negli anni 80 troviamo Moondog, Arvo Pärt, Jon Hassell, Glenn Branca, ma si è occupato anche di musiche arabe, e la sua attività è proseguita intensissima anche nei due decenni successivi.
Interessatosi anche alla musica techno, nel ’99 dedicò una serie di interviste per Radio France Culture a Derrick May, Kevin Saunderson, Carl Craig, Spiral Tribe, Richie Hawtin, Laurent Garnier e Daft Punk, e nel 2000 ha commissionato ad Hawtin una installazione sonora per il Palazzo dei Papi ad Avignone.
Per questo, quando Jacqueline Caux ha iniziato a girare The Colours of the Prism, concepito come una “passeggiata musicale” che mostri i legami tra musica minimalista, ripetitiva, postmoderna e techno ispirata al viaggio di attivista musicale di suo marito, i musicisti che aveva accompagnato intensamente per decenni hanno tenuto ad essere presenti in questo film: La Monte Young con Marian Zazeela, Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass, Meredith Monk, Pauline Oliveros, Gavin Bryars e Richie Hawtin, molti accogliendo la regista nella loro casa o nei loro studi, suonando per lei o permettendole di filmare le loro prove e concerti, e ciascuno raccontando qualcosa sull’origine e sullo sviluppo di queste musiche.
Il film si apre con un video del 1970 che documenta una visita di Caux a casa di John Cage, che parla (in francese) anche di La Monte Young, e si chiude con un’intervista a Richie Hawtin (Plastikman) realizzata al festival techno di Mannheim.
Vincitore del premio del Los Angeles Cinema Festival of Hollywood 2010 (USA), The Colours of the Prism è stato presentato al Centre Pompidou di Parigi seguito da un concerto di Gavin Bryars, nonché a Rouen e all’ambasciata Francese di New York, seguito da concerti di Glass e di Reich.
Come cineasta e saggista, Jacqueline Caux ha seguito un percorso similmente eclettico paragonabile a quello del marito: per Voci dall’aldilà abbiamo già presentato assieme a lei i suoi primi due film, La Monte Young et Marian Zazeela (2001), nel 2012 nel Teatro San Leonardo trasformato in Dream House su progetto dei due artisti, e Presque Rien avec Luc Ferrari (2003) al Museo della Musica nel 2006; ma ha girato anche due film sulla danzatrice d’avanguardia Ann Halprin, tre sulle donne musiciste nei paesi arabi (dalla musica tradizionale al rap) e tre sulla musica techno, genere che iniziò a studiare negli anni ’90 quando assieme al marito frequentavano le scene Rave (cosa che può meravigliare solo qualche purista, pensando – anche solo per rimanere al livello più immediato – alle collaborazioni di Glass con S’Express e Aphex Twin, a quest’ultimo che remixa Bryars e rifà Pendulum Music di Reich, ai Leftfield che campionano La Monte Young, agli omaggi di Orbital, James Murphy e Four Tet a Reich, a Pantha du Prince che remixa Glass ecc.).
Abbiamo già presentato a Bologna in prima italiana i primi due, nell’ambito dei minifestival Pulse prodotti da LedX: nell’edizione 2012 The Cycles Of The Mental Machine (2006), un excursus sull’intera storia musicale di Detroit, dal blues alla Motown fino a “Mad Mike” Banks e agli Underground Resistance; nel 2014 (tre settimane dopo la prima mondiale al Louvre) la prima italiana di The Man from Tomorrow (2014) – un ritratto “filosofico” di Jeff Mills, commissionato dal musicista stesso all’amica regista.
In Never Stop – a Music that Resists (2017) lo sguardo della regista si concentra su quattro grandi creatori della Techno di Detroit: Juan Atkins, Derrick May, Carl Craig e Jeff Mills.
Un genere dalla storia sorprendente, nato dalla passione di giovani intellettuali neri per l’elettronica europea (Kraftwerk in primis, ma anche Gary Numan, Visage, gli italiani Alexander Robotnick, Klein & MBO…), ben sintetizzato dalla descrizione di Carl Craig: “Come se George Clinton e i Kraftwerk rimanessero chiusi in un ascensore con un sequencer come unica compagnia”.
Ne venne fuori, per citare David Toop, “un’estetica intricata e sottile difficile da eguagliare”, che non mancò di esercitare a sua volta un’enorme influenza in tutta Europa, nelle scene techno-ambient, IDM e oltre…
E tuttavia sarebbe potuta nascere solo a Detroit: riporta sempre Toop che, alla fine degli anni ’80, il musicista techno inglese Kirk de Giorgio si recò a Detroit per incontrare i suoi idoli – Derrick May, Juan Atkins, Carl Craig – ed ebbe un vero shock nello scoprire interi quartieri della città, un tempo capitale dell’industria automobilistica, in uno stato di abbandono e povertà assolute… fu solo allora, raccontò, che capì “l’atmosfera malinconica che permea molti dei primi dischi di Detroit, dietro l’apparente freddezza che la gente associa ad essi… puoi davvero sentirci una città che plasma una musica.”
In questo senso, questi musicisti si inserirono nel solco dell’afrofuturismo di Sun Ra e di George Clinton, dei “sognatori di mondi” utopici che trascendono così l’oppressione subita sulla Terra.
Ma Never Stop è anche e soprattutto un film che parla di economia, di produzione e di distribuzione della musica. E che racconta come – in perfetta sintonia con le teorie di Alvin Toffler (di cui era appassionato Richard Davis, partner di Atkins nei Cybotron) sulla “blip culture”, l’ “appropriazione tecnologica” e la “de-massificazione dei media” nel futuro post-industriale – questi autori, partendo da strumentazioni a basso costo e fondando le proprie etichette indipendenti, abbiano saputo costruirsi una propria utopia fai-da-te che rappresenta un esempio di creatività, intraprendenza ed empowerment valido ancora oggi.
Il documentario è stato proiettato in anteprima all’Auditorium del Louvre alla presenza di Carl Craig, e successivamente presentato a Saint-Etienne con Derrick May, e a Cucuron assieme a Laurent Garnier.
Walter Rovere
Regista, saggista e curatrice, Jacqueline Caux ha partecipato all’organizzazione di diversi festival musicali e prodotto cortometraggi sperimentali, e documentari musicali proiettati e premiati in numerosi festival e musei internazionali. Ha curato mostre itineranti internazionali sulla performer Anna Halprin e sulla collaborazione tra Bob Wilson e Philip Glass per Einstein on the Beach, e ha pubblicato libri-intervista dedicati a Luc Ferrari, Louise Bourgeois e Anna Halprin. Ha inoltre prodotto numerosi “film sonori” e programmi di ricerca per France Culture. Ha ricevuto nel 2019 il Premio d’Onore alla carriera dal FILAF/Festival International des Films et des Livres sur l’Art di Perpignan. www.jacquelinecaux.com
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