venerdì 27 settembre 2019 – ore 20.30 – Centro di Ricerca Musicale
Anniversario del concerto di Demetrio Stratos al Teatro San Leonardo 1979-2019
dalle ore 17 alle ore 19, dalle ore 20 alle ore 20.30, dalle ore 22 alle ore 22.30
UNA COLONNA PER DEMETRIO STRATOS
(in ogni città)
video installazione di Luciano D’Onofrio
ore 20.30
Confusional Quartet suona Demetrio Stratos
Marco Bertoni tastiere, programmazione
Enrico Serotti chitarra elettrica, programmazione
Lucio Ardito basso elettrico
Claudio Trotta batteria, percussioni
nell’ambito di Pensatevi liberi. Bologna Rock 1979, mostra del MAMbo 17 maggio > 29 settembre 2019
a cura di Oderso Rubini
Biglietti
7€ – ridotto 5€, 2€
ridotto 5€ per studenti dell’Università di Bologna
ridotto 2€ per studenti del Conservatorio G. B. Martini Bologna
(la video installazione è a ingresso gratuito dalle ore 17 alle ore 19)
Confusional Quartet suona Demetrio Stratos
La premessa
La prima volta che il nostro produttore Gianni Gitti ci ha informati dell’esistenza di un nastro con una registrazione di performances di Demetrio Stratos è stato durante la lavorazione del disco “Confusional Quartet”, nella primavera del 2012. Eravamo in studio per registrare le ultime parti e rifinire il materiale e durante una pausa di lavoro Gianni se ne uscì con questa rivelazione. Per quelli della nostra generazione e per noi CQ in particolare, Demetrio Stratos voleva dire molto! Per noi che avevamo visto e ascoltato gli Area, di cui conoscevamo tutti i pezzi avendone consumato gli Lp sui giradischi, che avevamo cominciato a suonare pensando e cercando le loro sonorità e la loro voglia di comunicare, che avevamo sperato fino all’ultimo, dopo aver saputo della sua malattia e l’avevamo salutato, insieme a migliaia di persone, in quella Arena Civica di Milano in quel giugno del 1979, il giorno dopo la sua morte.
Troppo giovani per averlo conosciuto di persona, oggi dobbiamo tutto, per questo lavoro, a poche persone: la prima, Gianni Gitti, il nostro storico produttore, mentore, quinto Confusional, più grande di noi di qualche anno, che ebbe la fortuna di incontrare e conoscere personalmente Stratos.
Appena Demetrio incontrò Gianni Gitti e la sua perizia ed abilità creativa di fonico, i suoi microfoni, il suo mixer e il suo Revox, fu amore a prima vista. Gianni ebbe modo di seguire Stratos nelle ultime perfomances soliste prima della sua morte. Nel 1979 Stratos era a Bologna tra gli artisti partecipanti alla “Settimana Internazionale della Performance” (curata da Francesca Alinovi e Roberto Daolio. Il Confusional Quartet sarebbe stato scelto per partecipare l’anno successivo, ndr). Durante quella manifestazione Gianni seguì come fonico Stratos e durante le prove furono messe su nastro libere improvvisazioni e sperimentazioni. Poi anche l’intera serata della performance fu registrata.
Così il Confusional Quartet ha potuto utilizzare quel nastro di libere improvvisazioni per ri/suonare la voce di Stratos e insieme a essa fare vivere nuove inedite composizioni. Dalla performance invece sono tratte le parti utilizzate nei brani “Manifest’o” e “Cometa Rossa”, l’unica cover riconducibile all’attività degli Area presente nel disco.
La seconda persona che ha reso possibile questo progetto è stata la moglie Daniela Ronconi Demetriou: il progetto le sembrava interessante ed è stata subito con noi. Ci ha raccontato di come ha conosciuto il giovane Stratos all’università; ci ha raccontato di lui figlio di famiglia greca ma nato ad Alessandria d’Egitto; ci ha raccontato di una nonna pescatrice, di una famiglia costretta a tornare in Grecia dopo la caduta di Nasser; ci ha raccontato di un giovane greco a Milano che per imparare l’italiano andava a vedere i film, soprattutto quelli western! Ci ha anche raccontato degli inizi, di uno Stratos tastierista in un gruppo da night. Il caso volle che una sera il cantante avesse un incidente e allora fecero cantare Demetrio. Da lì poi il contratto con Lucio Battisti, l’esperienza beat con i Ribelli, poi gli Area.
Il disco
Quando abbiamo iniziato a lavorare concretamente al disco nell’autunno del 2013 non avevamo una direzione particolare in mente. Bisognava comunque partire dalla voce e per noi era una sfida stimolante dato che siamo un gruppo senza cantante. Questa volta la voce c’era: LA Voce. Finalmente!
Il materiale costitutivo di questo disco, come spiegato precedentemente, è tratto da alcune registrazioni inedite di sola voce di Demetrio che rappresentano la summa dell’esperienza di questo artista dato che Stratos scomparve poche settimane dopo averle effettuate. In queste esecuzioni la sua voce ci regala improvvisazioni particolarmente interessanti che vanno dalla polifonia vocale (diplofonie, triplofonie) agli studi sulle risonanze (flautofonie) fino alla poesia sonora.
Ascoltavamo solo queste note lunghe, bellissime, cangianti e ricche di armoniche. Ne abbiamo scelto e isolato dei frammenti, rielaborandoli con varie tecnologie a disposizione: dalla AST (Advanced Sampling Technique) alla resintesi. Abbiamo anche costruito appositamente sulla sua voce un sintetizzatore granulare in ambiente Reaktor. Dopo avere organizzato il materiale sonoro vocale abbiamo utilizzato sia tastiere tradizionali che dispositivi touch per suonare la voce in libere improvvisazioni. In seguito abbiamo riascoltato, ripulito, selezionato parte delle improvvisazioni e abbiamo, a questo punto, iniziato il lavoro della band.
L’emozione e il peso di poter suonare la voce, questa voce, sono stati superati grazie alla velocità e grazie al rigore. Già tanti anni fa (nel 1990, ndr) Marco Bertoni ed Enrico Serotti avevano pubblicato come duo un lavoro dal titolo New Machine Voice. Esplorava le possibilità di lavoro sulla voce umana, sul suono della voce, sul linguaggio, utilizzando campionatori e computer. Le voci usate per quel progetto furono quelle di Carmelo Bene, Cathy Berberian e Demetrio Stratos. Già da allora si era capita la necessità di rigore, di ordine come approccio al materiale sonoro per poi poterlo utilizzare liberamente attraverso la tecnologia, per suonarlo liberamente. In quell’occasione Marco ed Enrico avevano conosciuto Daniela Ronconi Demetriou e Gianni Sassi, storico produttore degli Area. Oggi la tecnologia è diversa ma sempre sono stati utilizzati campionatori e software che ci hanno permesso, una volta analizzato e classificato il materiale, di suonarlo, cioè improvvisare musica.
Poi il tutto è stato editato in modo da poter suonarci insieme, sopra e in modo libero. Il tutto velocemente e in modo molto ludico. Via via agli strati di voce si sono uniti gli elementi storici del sound del Confusional Quartet: chitarra, tastiere, basso, batteria. I pezzi sono cresciuti in modo molto spontaneo, portando suggestioni e ricordi e affinità con tante cose che ci portiamo dentro in modo consapevole o inconsapevole. Siamo molto soddisfatti di ciò che ne è uscito: il disco non risulta retorico, nostalgico o celebrativo, fatta eccezione per “Manifest’o”, un omaggio voluto e sentito al lavoro di Demetrio.
Avremmo potuto semplicemente “rifare” o “suonare” sulle melodie di Stratos; sarebbe stato molto più facile ma non sarebbe stato un lavoro alla Confusional dove l’imperativo è libertà assoluta e lavoro collettivo con melodie semplici, al limite del banale, armonie “storte”, ritmi movimentati e irregolari, ambientazioni sonore difficilmente riconducibili a un genere particolare. Come sempre. È per questo che lo sentiamo un disco nostro con un ospite molto speciale.
Musica in libertà!
Ci piace davvero pensare che Demetrio approverebbe divertito!
(CQ)
Su Demetrio
«Nel corso della mia esistenza mi è capitato alcune volte (molte ormai, ma sempre troppo poche) di trovarmi in situazioni particolarmente energetiche ed interessanti e in quei contesti, in quegli istanti, di avere avuto la netta sensazione che la vita abbia senso. Che valga la pena di stare al mondo. Ecco, sicuramente vedere Demetrio sul palco è stato uno di questi momenti. Lui era un gigante. Quella voce, quei suoni mi riportavano indietro nel passato, fino alle origini della parola, e allo stesso tempo mi parlavano del futuro. Può sembrare retorico, ma è stato veramente così. Io avevo quindici-sedici anni, e va da sé che certe botte emotive ti cambiano per la vita. Vorrei sottolineare anche il fatto che da ragazzino la mia band di riferimento fosse italiana: gli Area. Una band che consideravo il massimo dell’avanguardia: ricerca, sperimentazione, istanze politiche antagoniste (non hanno mai fatto i soldi), una miscela di musica elettronica, jazz, contemporanea, etnica, e rock’n’roll. Erano italiani e io non mi sentivo un ragazzino alla periferia del mondo, non guardavo a Londra o New York come le terre promesse… al centro del mondo c’ero io. Altre visioni, altre prospettive. Sembra fantascienza, invece è il nostro passato».
(Enrico Serotti)
«Per questo lavoro ci stava stretta la solita dimensione musica/supporto/concerto/web e abbiamo pensato che queste musiche potessero essere anche colonna sonora per un cortometraggio, un lavoro per immagini e suoni. Grazie all’unione ed alla collaborazione con la Movie Movie di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, ecco dunque un documentario che parla della Grecia. Perché della Grecia? Pensiamo sia un utile segnale non abituarsi a sentire lontana una terra e una prospettiva culturale e storica invece così drammaticamente vicina.
Una visione di un paese paradigma della bellezza svuotata, in questo tempo che vede tutto abdicare ai vampiri della finanza. Concedeteci anche questa possibilità di prospettiva per tentare di esprimere uno sbigottimento e una rabbia che derivano dalla consapevolezza di SAPERE almeno in parte che ci stanno fregando. Il nostro suono parla anche di questo. Il documentario verrà utilizzato durante i concerti.».
(Marco Bertoni)
UNA COLONNA PER DEMETRIO STRATOS (in ogni città)
– videoinstallazione e progetto social
di Luciano D’Onofrio
Ideata per presentare pubblicamente a livello internazionale la figura di Demetrio Stratos, artista e sperimentatore vocale insuperato di origini greco egiziane di cui si celebrano quest’anno i 40 anni dalla scomparsa, l’installazione consiste in un filmato realizzato in formato verticale per poter essere proiettato su una colonna, un angolo di muro, un interstizio.
Il filmato è costituito da una rielaborazione di rare performance vocali soliste realizzate da Stratos davanti alla telecamera nel 1978. Ogni brano è introdotto da una breve didascalia italiano-inglese.
L’obiettivo della videoinstallazione è di mettere direttamente il fruitore, il visitatore e il passante di fronte alle straordinarie doti vocali di Stratos. La dimensione verticale permette di vederlo in figura intera, come fosse davanti a noi, nel bianco/nero scuro e sbiadito di tecnologie obsolete Una presenza fisica e sonora, aliena e umana allo stesso tempo.
Si tratta di un progetto social nel senso che chiunque può scaricare il filmato per farne una proiezione non a fini commerciali. L’unica cosa che chiediamo è che ci mandiate i filmati e le foto delle vostre rappresentazioni verticali. Seguendoci sul sito streeen.org e relativo FB potrete vedere, far vedere, scaricare il filmato e inviare le foto delle vostre installazioni, su colonna o dove vorrete, per portare Demetrio Stratos in ogni città a quarant’anni dalla sua scomparsa.
(Luciano D’Onofrio)
CONFUSIONAL QUARTET
Il Confusional Quartet è una band storica della scena rock avant-garde italiana. Potenti, originali, con un live act esplosivo, sono stati paragonati di volta in volta ai Devo, alla scuola di Canterbury, a Frank Zappa e a John Zorn. Attivi inizialmente con il nome Confusional Jazz Rock Quartet, partecipano il 2 aprile 79 al Bologna Rock, a fianco di gruppi della scena punk e new/no wave bolognese come Windopen, Gaznevada, Skiantos, ecc. Primi in quegli anni a ispirarsi al movimento futurista, condividendone l’amore per la velocità, l’originalità e i cambiamenti repentini, esordiscono su Italian Records nel 1980, e nello stesso anno vengono invitati a partecipare alla IV Settimana Internazionale della Performance, andando poi in tour con Lydia Lunch.
I Confusional Quartet hanno all’attivo centinaia di concerti, oltre a dischi, film, video, sfilate di moda. Nel 2011 ricominciano a suonare insieme nella formazione originale (Bertoni, Serotti, Lucio Ardito e Gianni Cuoghi). Le sessions tenute dopo trent’anni di lontananza sono pubblicate da Ansaldi Records in Italia calibro X, postprodotte da CQ e Gianni Gitti. Il successivo Confusional Quartet (Hell Yeah! 2012), coprodotto da Giulio Ragno Favero (Teatro degli Orrori, One Dimensional Man) viene anticipato dal singolo Futurfunk, scritto insieme a Bob Rifo a.k.a. The Bloody Beetroots. Ricominciano a suonare dal vivo. A fine estate 2013 Gianni Cuoghi lascia il gruppo, venendo sostituito da Claudio Trotta (Deus Ex Machina, Testa De Porcu). Nel 2014 pubblicano l’album Play Demetrio Stratos, composto partendo da registrazioni inedite del grande cantante degli Area. Dopo un mini tour in Francia nel 2018, nella primavera 2019 hanno partecipato al Sonic Protest 2019 Festival di Parigi.
Luciano D’Onofrio nato nel 1964, vive da sempre a Torino, dove si occupa di cinema/multimedia dagli anni ’80. Dai primi anni ’90 tramite la cooperativa Index collabora con registi e documentaristi torinesi come Alberto Signetto, Armando Ceste, Claudio Paletto e Daniele Pianciola. Contemporaneamente si dedica a video-documentazioni, installazioni e performance nei luoghi dell’underground non solo torinese. Nel 1998, durante la partecipazione al documentario di Alberto Signetto Conversazioni con Robert Kramer, inizia la collaborazione con Monica Affatato. Negli anni 2000 realizza, come autore, I tempi stanno cambiando (2001), L’alluvione in Val Vigezzo (2003), Sparate sempre prima di strisciare (2002). Con Monica Affatato, tra 2004 e 2005, firma il documentario auto-prodotto Metamorfosi, su e con l’artista post-transgender Veet Sandeh, e nel 2009 il biopic La voce Stratos, sul vocalist greco-egiziano Demetrio Stratos.
DEMETRIO STRATOS
Icona di un’epoca in cui musica, cultura, e militanza politica scorrevano parallele, Demetrio Stratos rappresenta un personaggio trasversale unico nella storia della musica italiana e internazionale. Nato ad Alessandria D’Egitto da genitori di origine greca, approda a Milano nel ‘62 e diventa nel ‘66 la voce dei Ribelli, incidendo con loro tra l’altro la straordinaria soul ballad Pugni Chiusi, e cover di pezzi Motown come Get Ready e You Keep Me Hanging On.
Contemporaneamente all’uscita del singolo solista di Stratos Daddy’s Dream, il primo nucleo degli Area (Capiozzo, Stratos, Leandro, Djivas e Lambizzi) si trova nel ‘72 a incidere l’omonimo brano Area nel primo Lp di Alberto Radius; ma è con l’ingresso di Tofani e Fariselli al posto di Lambizzi e Leandro, e l’arrivo del manager situazionista Gianni Sassi, che nasce nel ‘73 lo straordinario esordio di Arbeit Macht Frei, che si distacca dal prevalente clima progressive italiano per una spericolata fusone di jazz rock, ritmi dispari presi dalla musica etnica, e sperimentazione vocale ed elettronica. Grazie ai legami di Sassi con Gianni Emilio-Simonetti, collaborano anche con Hidalgo e Marchetti del gruppo Zaj, e nel 1974 Stratos prende parte con loro alla registrazione del primo volume della collana Nova Musicha dedicato a John Cage, del quale canta alcuni dei Mesostics Re Merce Cunningham. Mentre prosegue il lavoro con gli Area, Stratos studia il canto armonico di Tuva a Parigi con il polistrumentista vietnamita Tran Quang Hai, sempre a Parigi partecipa a un Event di Merce Cunningham con Cage, e poi nel giugno ’78 prende parte al celebre “Treno di John Cage”. Decide quindi di lasciare gli Area, ma nel corso del ‘79, dopo aver portato a compimento alcuni progetti, tra cui Le Milleuna di Nanni Balestrini e il divertissement Rock and Roll Exhibition con Pagani e Tofani, gli viene diagnosticata un’aplasia midollare, e si spegne a New York il 13 giugno 1979, proprio alla vigilia di un concerto organizzato per raccogliere fondi per le cure. Il concerto all’Arena civica si tramutò così in un colossale tributo alla sua figura di uomo e artista, unendo un centinaio tra i più famosi musicisti italiani di fronte a un pubblico di oltre 60.000 spettatori.
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