venerdì 15 febbraio 2019 – ore 20.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo
l’ocelle mare
Thomas Bonvalet banjo, ance di armonica (battute o soffiate), campane, pelle di tamburo,
armonica a bocca, anatroccolo audio, diapason, microfoni, amplificatori,
battito di piedi, metronomo
musiche di Thomas Bonvalet
Biglietti
7€ – ridotto 5€, 2€
ridotto 5€ per studenti dell’Università di Bologna
ridotto 2€ per studenti del Conservatorio G. B. Martini Bologna
Thomas Bonvalet
Thomas Bonvalet è un polistrumentista autodidatta che, avendo inizialmente seguito la sua vocazione di bassista, l’ha successivamente cementata come chitarrista nel duo math-rock elettro-acustico Cheval de Frise (1998-2004). Allontanandosi progressivamente dalla chitarra, ha iniziato a integrare il ritmo con il piede e vari strumenti a fiato e percussione nelle sue performance, incorporando elementi meccanici e oggetti di scarto amplificati nel paesaggio sonoro. Tutto ciò ha costituito il principio guida del suo progetto solista, L’ocelle mare, avviato nel 2005 e che continua a formare il nocciolo della sua strumentazione.
Nel 2012 la pubblicazione di Serpentement, il quarto album come L’ocelle mare, ha segnato la fine di un ciclo di quattro fasi progressive, omogenee ma distinte l’una dall’altra, pubblicate con regolarità successiva, procedendo con l’elaborazione del suo singolare set up, che coinvolge il corpo umano in una simultaneità di gesti associati e di utensili sonori formando una comunanza di timbri e di tremori.
Questa struttura è rimasta fluida e adattabile, trovando un equilibrio che si è prestato in modo del tutto naturale alle collaborazioni, entrando nei campi dell’improvvisazione, del folk, del rock e della musica contemporanea.
Negli ultimi anni Bonvalet ha collaborato e inciso, in particolare, con Powerdove, Arlt, Radikal Satan, Jean Luc Guionnet, Arnaud Rivière, Will Guthrie, Gaspar Claus, Daunik Lazro, Fred Jouanlong e Sylvain Lemètre.
Senza rinunciare al suo lavoro come solista, il suo interromperlo ha permesso un’evoluzione più lenta e più elastica, permettendo a forme antiche di metamorfosare gradualmente. In questo modo nuove composizioni si sono successivamente articolate in una maniera quasi autodeterminante.
Temps En Terre (2018), il suo quinto album come L’ocelle Mare, è il primo a essere stato registrato in uno studio. Le registrazioni precedenti erano caratterizzate da una marcata acustica: gli echi riverberanti inerenti a Serpentement erano stati dovuti al Tempio Protestante dentro cui era stato registrato; Engourdissement era stato interamente registrato in mezzo a foreste, sopra stagni e in remote casette di legno; Porte d’Octobre era stato registrato interamente in mezzo a spazi urbani; e il primo album senza titolo era stato registrato all’interno di grotte e chiese. I pezzi che compongono Temps en Terre invece, sono registrati con uno sguardo più duro, presentati sotto una luce molto più cruda, paragonabile a quella di una registrazione dal vivo.
La strumentazione è composita, rustica, ma paradossalmente sofisticata: pianoforte, banjo basso a 6 corde, metronomo meccanico, diapason, legnetti, battere delle mani e dei piedi, mini amplificatori, amplificatori, subwoofer, microfoni, piccolo mixer, campane, pezzi di armonica a bocca, concertina, componium, «stringintore», pelli da tamburo, meccanismi di orologi …
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