2 febbraio 2018 – ore 19.45 – Cineteca di Bologna / Cinema Lumière
Balthus the Painter
di Mark Kidel
(Gran Bretagna, 1996, v.o. sott. it, 50’)
prima italiana
con Balthus, François Rouan, Jean Clair, Thadée Klossowski,
Shintaro Katsu, Setsuko Klossowska de Rola, Michelina Terreri
*
Bill Viola: The Eye of the Heart
di Mark Kidel
(Gran Bretagna, 2003, v.o. sott. it, 59’)
con Bill Viola, Peter Sellars
introducono Mark Kidel e Walter Rovere
nell’ambito di OMAGGIO A MARK KIDEL | Robert Wyatt, Balthus, Bill Viola (28 gennaio + 2 febbraio 2018)
in occasione di Art City Bologna
AngelicA – Centro di Ricerca Musicale in coproduzione con Cineteca di Bologna
a cura di Walter Rovere
Biglietti
intero 6 €
ridotto 4,50 €
(tessera Cineclub, Amici e Sostenitori Cineteca)
Agis (escluso sabato e festivi) 5,00 €
Over 60 (escluso sabato e festivi) 4,00 €
Luogo
Cinema Lumière
via Azzo Gardino, 65, Bologna
t 051 219 5311
Mark Kidel è un documentarista e scrittore specializzato nelle arti visive e performative il cui lavoro più recente, Becoming Cary Grant (presentato a Cannes 2017) ha ottenuto una vasta eco internazionale. La rassegna Voci dall’aldilà prodotta da AngelicA dal 2004, ha già presentato negli anni scorsi a Bologna due suoi documentari, Something Rich And Strange – Portrait Of Contemporary Composer Iannis Xenakis (1991), e Ravi Shankar: Between Two Worlds (2001). Quest’anno, in occasione del 73° compleanno di Robert Wyatt, e dell’edizione 2018 di ART CITY Bologna, AngelicA – Centro di Ricerca Musicale in coproduzione con la Cineteca, ha invitato il regista a presentare tre suoi altri film, due dei quali tradotti appositamente e in prima nazionale: Free Will and Testament:
The Robert Wyatt Story (2002), il 28 gennaio alle ore 18 presso il Teatro San Leonardo (Via San Vitale 63), e due dei suoi titoli dedicati a celeberrimi artisti visivi, Balthus the Painter (1996) abbinato a Bill Viola: The Eye of the Heart, (2003), il 2 febbraio presso la Cineteca di Bologna / Cinema Lumière alle ore 19.45. Entrambe le proiezioni verranno introdotte dal regista Mark Kidel assieme al curatore Walter Rovere.
Balthus the Painter
Il pittore francese d’origine polacca Balthus, nome d’arte di Balthasar Klossowski (fratello del filosofo e scrittore Pierre Klossowski) è considerato uno dei più grandi pittori figurativi del Novecento. Ammirato da Breton e Picasso, collaboratore di Artaud, collezionato da Lacan, amico tra gli altri di Giacometti e Fellini, e unico artista a venire esposto, ancora vivente, al Louvre (nel 2001 sarà Bono Vox a cantare alle sue esequie), la sua opera continua a fare scandalo a distanza di decenni, come ha mostrato la petizione online che lo scorso dicembre ha chiesto la rimozione di un suo quadro dal Metropolitan Museum di New York.
Intervistato nella sua casa di Rossinière, il pittore ottantottenne ripercorre la sua vita, lo stile neoclassico, le numerose fonti d’ispirazione e i temi e soggetti ricorrenti. Le testimonianze di amici e parenti in visita e del pittore François Rouan, del critico Jean Clair e di Michelina Terreri, una delle sue modelle, contribuiscono a formare un ritratto psicologico complesso. Molti i momenti rivelatori del film: alla tendenza dei critici a trovare ovunque “simboli erotici” nei suoi dipinti, l’artista contrappone l’aspirazione a cogliere “l’aspetto divino della realtà” e a restare sempre “un passo indietro” rispetto a ciò che vede; ma l’aspetto catastrofico del suo studio sembra quasi simbolicamente evidenziare il divario tra la serenità apparente della superficie pittorica dei suoi quadri e i sentimenti di tensione latenti ad essi sottesi. Alla fine, l’artista e la sua opera continuano a restare enigmatici: “Esattamente come per i dipinti di Balthus, l’incontro ci lascia al tempo stesso sedotti e irritati, felicemente coinvolti ma desiderosi di saperne di più”. (N. Fox Weber, The New York Times).
Bill Viola: The Eye of the Heart
Bill Viola: The Eye of the Heart è un ritratto definitivo del più importante videoartista al mondo, e il film è stato proiettato nell’ambito di importanti personali dell’artista, dalla DHC/ART Foundation for contemporary art alla mostra Rinascimento Elettronico di Palazzo Strozzi.
Attivo fin dai primi anni 70 (nel ’74 fu assistente e direttore tecnico di art/tapes/22 di Firenze, struttura pionieristica che produsse lavori storici di artisti come Marina Abramovic e Charlemagne Palestine), le sue opere fanno largo uso di elementi simbolici di forze primarie della natura (acqua e fuoco, buio e luce, nascita e morte) e di elaborate citazioni tratte dalla pittura rinascimentale e dalle tradizioni religiose e mistiche, per trattare di esperienze umane universali.
Per il film, Kidel ha avuto un accesso senza precedenti a rarissimi materiali dell’archivio privato dell’artista. Art e heart, arte e cuore, sono inestricabili nell’opera di questo rivoluzionario pioniere della video arte, e il documentario mette in luce quanto strettamente si intreccino la vita e il lavoro di Viola. Punteggiato da estratti di opere che vanno da Cycles (’73) fino alla celebre The Passions (2003), Viola racconta appassionatamente la sua vita e le sue influenze artistiche, dall’attivismo politico degli anni all’Università di Syracuse (dove studiò anche musica elettronica diventando poi assistente di David Tudor per l’installazione Rainforest), alla devastante esperienza della morte della madre, che decise di filmare per l’opera The Passing. Una domanda di Peter Sellars da un incontro pubblico al Getty Center, su com’è cambiato tecnologicamente il suo lavoro negli anni (da riprese di situazioni reali – come il primo aprire gli occhi dei neonati di Silent Life, ’79 –, a elaborate ricostruzioni pittoriche in studio mediante scenografie e costumi) stimola una cruciale riflessione sugli affreschi di Giotto nella Basilica di San Francesco: “chiedendomi perché i suoi paesaggi sembrino così fasulli, assomigliano a scenografie teatrali, mi sono reso conto che quello che stava cercando non erano rocce e alberi per come li vediamo con gli occhi, ma per come li sentiamo con il cuore: quella è la fedeltà che voleva trovare. Improvvisamente ho scoperto un tipo di realtà nell’irrealtà, e spero che anche le mie immagini tecnologiche diventino come un portale, un’apertura verso un altro mondo.
Ogni pannello di Giotto è un capolavoro, ma non si ferma all’arte – i suoi sono messaggi senza tempo di un’umanità che cerca la perfezione e la trascendenza. Questo è ciò che cerca di fare ogni arte, compresa quella contemporanea: il veicolo per così dire si dissolve, e tu ti trovi di fronte alla vera immagine, che non è visiva.” (w.r).
Mark Kidel è un regista e scrittore specializzato nelle arti e nella musica, che lavora principalmente nel Regno Unito e in Francia. Cresciuto ed educato in Francia, Austria, Regno Unito e Stati Uniti, si è poi stabilito nel Regno Unito, dove ha iniziato a lavorare come regista e programmatore alla BBC. I suoi primi successi (che vengono ancora occasionalmente trasmessi) includono “So You Wanna Be a Rock’n’Roll Star” (1975), una cronaca della pop band The Kursaal Flyers, e “Rod The Mod Has Come of Age” (1976), un divertente lungometraggio su Rod Stewart.
È stato anche uno dei produttori fondatori e redattore del celebre programma artistico BBC-2 ARENA nel 1976, e responsabile della programmazione della prima compilation di video arte sulla tv britannica.
Trasferitosi nel Devon, si è concentrato maggiormente sulla scrittura, divenendo il primo critico rock del New Statesman, e cronista di rock per il Listener, per il quale si alternava settimanalmente alla rubrica con John Peel. Nei primi anni ’80 è stato docente a tempo parziale presso il Dipartimento di musica del Dartington College of Arts e direttore della Dartington Conference, che ha esplorato le connessioni tra le arti e le scienze. Durante quel periodo, ha iniziato a lavorare con James Hillman, lo psicologo e scrittore, realizzando assieme a lui e a Susan Rowe-Leete il premiato Kind of Blue, un film-saggio sulla malinconia; The Heart has Reasons, sul simbolismo del cuore e delle malattie cardiache; e The Architecture of the Imagination, una serie di cinque film sull’architettura e il simbolismo.
Nel 1982 Kidel ha collaborato con Peter Gabriel alla creazione di un festival di world music, un’idea che diverrà poi il famoso festival WOMAD. Il suo interesse per le musica etniche ha portato alla realizzazione di un film su WOMAD per Channel Four nel 1987, e una successiva serie di film sulle musiche africane e di altri mondi, tra cui il multipremiato ritratto del musicista indiano Ravi Shankar, Between Two Worlds. Altri film musicali degni di nota includono New York the Secret African City per il film ARENA della BBC – un film con l’africanista di Yale Robert Farris Thompson, e Le Paris Black, anch’esso per ARENA, un’esplorazione della fascinazione parigina del XX secolo per tutte le espressioni afroamericane o provenienti dall’Africa.
Nel 2002 ha creato Calliope Media come veicolo per le sue produzioni, ma continua a lavorare con altri produttori nel Regno Unito e nel resto d’Europa. Tra i numerosi altri film su musicisti da lui realizzati, Songs and Dreams Of the Noble Old, e American Patchwork, 1988, creati assieme a Mike Dibb e al musicologo Alan Lomax; Something Rich and Strange: The Life and Work Of Iannis Xenakis, 1991; Boy Next Door (Boy George), 1994, Naked and Famous: Tricky, 1997; Joe Zawinul: A Musical Portrait, 2005; Elvis Costello: Mystery Dance, 2013; Road Movie: A Portrait of John Adams, 2013.
Molto importante è anche la sua produzione di titoli sulle arti visive e performative, tra cui Balthus the Painter, 1996; Wild Ballerina: Karole Armitage, 1997; Bill Viola: The Eye of the Heart, 2003; Fabienne Verdier: Painting the Moment, 2013.
Grande copertura mediatica ha ricevuto il suo più recente progetto, Becoming Cary Grant, sulla terapia psichiatrica dell’attore con l’Lsd, presentato in prima mondiale a Cannes nel maggio 2017 e successivamente in vari altri festival, tra cui Il Cinema Ritrovato di Bologna.
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