Jean-Luc Godard: compositore di cinema
integrale delle opere e concerti
Bologna, febbraio > giugno 2010
Riflessioni per immagini
Costruire un progetto come questo insieme alla Cineteca di Bologna, nei 20 anni di AngelicA mi rincuora.
Ho sempre visto la Cineteca di Bologna come un’istituzione capace di una non facile sintesi tra classico e avanguardia, tra passato e futuro, e immersa in una dimensione europea, come quelle istituzioni culturali (anche musicali) che incontri viaggiando, soprattutto all’estero, che ricevono sostegno e sovvenzioni, che sono ritenute importanti, necessarie alla società civile, come si dice.
In Italia, forse senza saperlo, abbiamo una buona educazione cinematografica e alcune opere contemporanee sono accettate più di quanto accada nella musica, dove non abbastanza si è fatto per accompagnare l’ascolto del contemporaneo e di quello che si fa oggi che guarda al futuro, che parla di futuro.
Ne parlavo con Mario Zanzani (direttore di AngelicA che ci lasciato nel 2007) e dicevo: vedi, manca a Bologna una istituzione in ambito musicale che si occupi di musica come la Cineteca fa con il cinema.
Una sera, di diversi anni fa, passando da Piazza Maggiore vedo la piazza piena di gente che guarda un film muto in bianco e nero, senza nessun accompagnamento musicale: erano tutti in silenzio, anche la platea era in bianco e nero; è stato un salto nel tempo, sembrava l’Italia del Dopoguerra (che non ho vissuto se non attraverso immagini indelebili di film, di documentari sulla ricostruzione fisica ma soprattutto umana). Era commovente.
Sarà anche la forza del cinema, ma la musica, pur con tutta la sua potenza, fatica a trovare questi riscontri se il tema non è sufficientemente “popolare”.
Certe immagini, seppur (ancora) contemporanee, sono invece diventate “popolari”.
Forse eroi del cinema come Rossellini, Visconti, Fellini, Antonioni (Godard li omaggia tutti con un suo “W l’Italia”) hanno lasciato un segno così forte che ha aperto il cinema alle tante espressioni successive, così da renderle più facilmente accettabili; ma non dimentichiamo che il cinema attuale è viziato dalla televisione e dalle storie di cronaca.
Ai periodi di luce succede il buio, e viceversa, forse per tornare ad essere consapevoli del significato di sole e ombra.
Bologna Città della Musica, ricca di tante espressioni diverse e che si distingue da tutte le altre città italiane per tutto quello che contiene, sfugge purtroppo ancora al suo compito, al suo potenziale, non è consapevole di quello che ci sarebbe da fare, e da rovesciare, semplicemente per far vivere chi fa musica oggi, senza per forza voltarsi indietro e sentire l’obbligo di suonare musica del passato, ma musica ispirata di oggi. Quindi bisogna consolarsi. Basta viaggiare poco poco per rendersi conto.
Nel tempo ho sempre cercato di seguire il lavoro di Jean-Luc Godard, forse anche perché l’ho sempre sentito vicino alla musica: è la sensibilità di un regista che raccoglie in sé qualche segreto della musica; superando molte volte i musicisti e i compositori ancorati alle forme esistenti.
Nei “dialoghetti” sul cinema e il teatro di Pier Paolo Pasolini, intercorre un dialogo con Ninetto Davoli:
P: Che cos’è il cinema?
N: Il cinema è il cinema.
P: Lo dice anche Godard lo sai?
N: Godard è un uomo intelligente.
P: Soltanto intelligente?
N: E poi è uno che mi piace.
P: Perché?
N: Perché è uno che potrebbe essere un amico mio… uno che potrebbe essere dei paraggi miei… Un uomo semplice…
P: Cosa intendi per uomo semplice?
N: Un manovale che va sempre al lavoro…
P: Godard un manovale?
N: Si, perché mi piace.
P: E i suoi film ti piacciono?
N: Si, mi piacciono a vederli… a guardarli… quei film… Però se devo dire che li capisco fino in fondo, no. Mi piace guardarli perché quando vedo i suoi film vedo lui.
…
Sono rimasto folgorato quando ho visto Histoire(s) du Cinéma: culmine di creatività, specchio contemporaneo di (quasi) tutto, insieme di citazioni (la memoria), riflessioni, ossessioni, domande e risposte mostrate come un libro aperto, come una storia che non è più del cinema ma di tutti o di nessuno.
Godard invita a non apparire, urla la (sua) utopia, quasi come quella dei bambini: il sogno non si interrompe semplicemente perché si cresce, continua a esistere e nel tempo prende diverse forme che sono reali. Non distruggere la mia visione, aiutami a renderla reale, plasmala con me se possibile. Quando è il momento qualcosa si illumina.
Molta musica si può fare ma non così tanta se ne ottiene se non si trova il silenzio, se non riusciamo a trovare noi stessi a costo di essere abbandonati da tutti.
Godard si è trovato, si è annientato, si è perso, ci ha raccontato le crisi di tutti. E questo si sente, il suo cinema scorre come musica.
In questi anni si sono visti molti film muti musicati dal vivo (live music, silent film), anche con la scrittura di vere e proprie colonne sonore che dovevano colmare il vuoto del muto, o rivedere il silenzio che appartiene alla visione di quelle opere. In qualche caso questo tipo di operazione ha dato voce al film, in qualche caso ha rotto un silenzio necessario e spesso il commento musicale (perchè di “commento” si trattava) alla narrazione fungeva da addobbo, da rivestimento.
Chissà come sarebbe un film di Buster Keaton con musiche create da campionamenti di vento, accenti di suoni della natura che rispondano all’emotività che scorre nei suoi film?
Certi film insieme a certe musiche cambiano forma ed è bello scoprire delle nuove combinazioni che possono trasformare gli “oggetti” in questione, rispetto al ruolo che ha un commento musicale che tende a sottolineare piuttosto che ad animare.
Se si apre una vecchia porta, che appartiene alla storia di un vecchio film, e al posto del suono del cigolio sentiamo il miagolio di un gatto, dove ci porta la nostra immaginazione?
Ringrazio di cuore Alberto Ronchi (Assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna) per averci ascoltato, in questi anni, con la consapevolezza, non così diffusa negli ambienti della politica, che è necessario qualcosa che risponda alla collettività, che colmi dei vuoti, che ci risvegli, che non si easurisca nel successo. Esiste anche un successo che non è immediato, che è frutto di un lungo lavoro, che pare (un successo) invisibile ma nel tempo lascia i segni di un cambiamento profondo; e Gian Luca Farinelli (direttore della Cineteca) per le sue spinte, di chi ha percorso e ha esperienza, e tutta la Cineteca di Bologna per aver condiviso questo progetto con AngelicA.
Massimo Simonini
Giovedì 4 febbraio 2010 – ore 21.30
Nuovo Cinema Nosadella – Sala Scalo – via Lodovico Berti 2/7 – Bologna
William Parker Double Quartet
Alphaville Suite
prima assoluta
ospite Cristina Zavalloni
Lewis Barnes tromba
Rob Brown sax alto
William Parker contrabbasso
Hamid Drake batteria
Emanuele Parrini violino
Paolo Botti viola
Stefano Amato violoncello
Francesco Guerri violoncello
Cristina Zavalloni voce
musiche dal vivo sul film di Jean-Luc Godard Alphaville (1965)
Pensare ad Alphaville è come partire dalla lettera A del cinema. E William Parker, che si misura con il cinema, dopo aver partecipato alla costruzione di una storia della musica fatta di jazz e contemporaneità, fa pensare all’incontro tra Miles Davis e Louis Malle in Ascensore per il patibolo (Ascenseur Pour L’Echafaud). La musica nera incontra il cinema bianco, era il 1957 e oggi molte cose sono cambiate, anche la musica è cambiata ma qualcosa ci riporta indietro. È come se le cose venissero decontestualizzate per il tempo nel quale vengono proposte: Alphaville degli anni Sessanta, seppur contemporaneo, un suono jazz che richiama il passato, seppure sia composto con gli elementi dell’oggi. Ospite speciale: Cristina Zavalloni, voce internazionale di Bologna, con ogni genere musicale si sente a casa. Con il concerto del doppio quartetto di Parker si apre ufficialmente questo progetto su Godard.
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Lunedì 17 maggio 2010 – ore 21.30
Arena del Sole – via Indipendenza 44 – Bologna
John Zorn – Electric Masada
Essential Cinema
prima italiana
Marc Ribot chitarra elettrica
Jamie Saft tastiere
Trevor Dunn basso elettrico
Joey Baron batteria
Kenny Wollesen batteria, vibrafono
Cyro Baptista percussioni
Ikue Mori elettronica
John Zorn sax alto, direzione
musiche dal vivo su film di:
Joseph Cornell Rose Hobart (1936)
Harry Smith Oz: The Tin Woodman’s Dream (1967)
Wallace Berman Aleph (1956-1966)
Maya Deren Ritual in Transfigured Time (1946)
Joseph Cornell Collage #36 (ca 1953)
Jean-Luc Godard NIKE ad spot (1989)
La passione di Zorn per il cinema è nota: si tratta di passione per la ricerca e per i ricercatori. Dichiaratamente lontano da Hollywood, Zorn continua ostinatamente a portare al grande pubblico film e musiche che altrimenti sarebbero per pochi.
Le sue colonne sonore per il cinema sono diventate dei dischi e attualmente, dentro alla sua vastissima discografia, i suoi Filmworks sono arrivati al volume XXIII. Con questo programma, che comprende il famoso film-spot che Godard fece per la Nike, con le musiche di Zorn, il compositore americano omaggia il cinema di Godard, avvicinandosi idealmente al suo capolavoro, Histoire(s) du Cinema.
Zorn eseguirà dal vivo le musiche, presentando film inediti al grande pubblico, con una catena di citazioni che parlano anche della storia della musica nel cinema. La sua ormai storica formazione Electric Masada, che lo vede impegnato anche in veste di virtuoso sassofonista, crea le colonne sonore per i film in programma: pellicole storiche d’avanguardia e musica d’oggi.
Le musiche dei film costituiscono per Zorn il laboratorio segreto in vivo nel quale può sperimentare in totale libertà mescolanze sonore e tessiture inedite.
La regola del gioco che si è data Zorn per scrivere le sue musiche per i film è semplice: iscriversi ogni volta nei quadri decretati dalla forma cinematografica che l’opera impone.
“Sono sempre stato incuriosito da tutto quello che poteva stupirmi. Cerco sempre di imbattermi in qualcosa che mi turbi, che mi sconvolga, che mi interroghi, qualcosa la cui intensità mi affascina.” John Zorn
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Un progetto promosso da Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura, Cineteca di Bologna, Angelica Festival Internazionale di Musica. In collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino, Far East Film Festival “Lo sguardo dei Maestri” di Udine, Cinémathèque Suisse, Ambasciata di Francia, Alliance Française di Bologna. Con il supporto di Gaumont-Pathé Archives, Studio Canal. Con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
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BIGLIETTI E LUOGHI
Concerto 4 febbraio
10 €
Nuovo Cinema Nosadella, via Lodovico Berti 2/7, Bologna (apertura serale biglietteria ore 20.30)
Prevendita (a partire dal 25 gennaio): Cinema Lumière, via Azzo Gardino 65, Bologna (durante l’orario di apertura delle casse)
Concerto 17 maggio
25 € – 20 € – 15 €
Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44, Bologna (apertura serale biglietteria ore 20.30)
Prenotazioni e prevendita (a partire da febbraio): da martedì a sabato 11.00-19.00, lunedì 15.30-19.00, t 051.2910910
Prevendita on line www.arenadelsole.it
cartolina Jean-Luc Godard: compositore di musica
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Reflections through images
Working at this project in cooperation with Cineteca di Bologna (Bologna Film Archive), on the occasion of AngelicA’s 20th birthday, is a heart-warming experience.
I have always been impressed by Bologna Film Archive’s ability to promote a difficult synthesis of classical and avant-garde, past and future. It is an institution steeped in a European dimension – just like those cultural institutions (some of them, dedicated to music) one comes across while travelling, especially abroad, which receive support and funding and are considered to have a fundamental role in a civil society.
In Italy, we posses – perhaps, unwittingly – a decent level of film literacy: a few contemporary works are in fact well received on a wide scale. However, the same could not be said of music, a field in which not enough has been done to promote the listening of contemporary works and of music that is projected towards the future, that speaks of the future.
I used to discuss this with Mario Zanzani (director of AngelicA, who passed away in 2007), and I used to tell him: you see, Bologna lacks a musical institution that works with music like the Cineteca does with film.
One evening of a few years ago, I was walking towards Piazza Maggiore when I noticed that the square was full of people watching a silent black and white movie, without any musical accompaniment: everybody was silent, even the audience looked black and white. It was like a leap back in time to the Italy of the post-war period (which I never experienced, if not through the poignant images of movies and documentaries on the process of physical, but most importantly, human reconstruction). It was a moving experience.
Film can be so compelling, while music, no matter how powerful, struggles to arouse a similar amount of interest, if its object is not “popular” enough.
On the other hand, certain images, while (still) contemporary, have become “popular”.
Perhaps, film personalities such as Rossellini, Visconti, Fellini, Antonioni (Godard pays homage to all of them with his “W l’Italia”) have left such a strong mark, that they have opened cinema up to its many subsequent expressions, which have been rendered more easily acceptable in the process. However, one should not forget how contemporary cinema is spoiled by the influence of television and news stories.
After dark periods comes the light, and vice versa: perhaps to make us newly aware of the meaning of light and shadow.
Bologna the City of Music (UNESCO), with a richness of artistic expression that singles it out in the Italian cultural landscape, still eludes its duty and potential, and seems unaware of the things that need to be done and the barriers that need to be overthrown simply to let musicians make the inspired music of the present, instead of being forced to turn their backs to it and play the music of the past. One can only take comfort in knowing – as one can realize simply by travelling around a bit – that elsewhere this is being done.
I have always tried to follow Jean-Luc Godard’s work, perhaps because I always felt it close to music: his sensibility as a director enables him to embrace some of music’s secrets, often trumping musicians and composers who are still tied to existing forms.
Pier Paolo Pasolini’s “Dialoghetti sul cinema e il teatro” (“Short dialogues on cinema and theatre”), feature a dialogue with Ninetto Davoli:
P: What is cinema?
N: Cinema is cinema.
P: Godard says the same, did you know?
N: Godard is an intelligent man.
P: Just intelligent?
N: Well, he’s also someone I like.
P: Why?
N: Because he could be a friend of mine…someone who comes from the same place I come from…A simple man…
P: What do you mean by simple man?
N: A manual worker who goes to work every day…
P: Godard a manual worker?
N: Yes, because I like him.
P: And do you like his movies?
N: Yes, I like them, I mean I like watching them…those movies…I’m not sure I understand them fully, though. I like to watch them because when I watch his movies I see him…
When I saw Histoire(s) du Cinéma I was blown away: it is an absolute peak of creativity, a contemporary mirror that reflects (almost) everything, a collection of quotes (a memory), reflections, obsessions, questions and answers exposed as an open book, as a history that is no longer just that of cinema, but of everyone or nobody.
Godard invites to shun appearances, shouts out loud (his own) Utopia, close to that of children: the dream does not stop once one grows up, but lives on and, in time, takes different shapes that are real. Please don’t destroy my vision, help me to make it real, help me mold it if you can. When the time comes, something will begin to shine.
A lot of music can be made, but one cannot obtain that much music if one doesn’t find silence, if one cannot find oneself, even at the cost of being abandoned by everyone.
Godard found himself, obliterated himself, lost himself, and told us about the crises experienced by everyone. And this can be felt, his cinema flows like music.
In the past few years many silent movies have been accompanied by live sound (live music, silent film). In some cases fully-fledged soundtracks have been written to fill the silence of such films, or to re-articulate the silence that belongs to the experience of viewing those works. In a few cases, this operation has given a voice to the movie, in other cases it has broken a silence that was necessary, and often the musical commentary (it was indeed nothing more than a “commentary”) was a mere decoration, an embellishment to the narration.
I wonder what it would be like to see a movie by Buster Keaton with a soundtrack created with sounds sampled from nature, such as wind, which could match the emotion flowing in his movies?
Certain movies, accompanied by certain musics, take on a form of their own, and it is exciting to discover what new combinations can transform the “objects” in question – unlike a musical commentary, which tends to emphasize rather than to animate.
If we see an old door opening, as part of a scene in an old movie, but instead of a squeaking sound we hear a cat meowing, where will our imagination take us?
I would like to thank Alberto Ronchi (Councillor for Culture of the region Emilia Romagna) for listening to us, throughout the past few years, with an awareness – not so widespread in political institutions – of the need for something that answers the community’s needs, that fills a void, that can revitalize us, that is not centred around popular success. There is a kind of success that does not happen overnight, but is be the fruit of a lengthy labour. It may seem invisible, but in time it can leave the indelible traces of a deep change.
I would also like to thank Gianluca Farinelli (director of Bologna Film Archive) for his encouragement and for sharing his background and expertise, and finally Bologna Film Archive for sharing this project with AngelicA.
Massimo Simonini
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