Venerdì 11 giugno 2021 – ore 19 – Centro di Ricerca Musicale/Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Enrico Malatesta (Italia)
Éliane Radigue (Francia, 1932)
OCCAM OCEAN – OCCAM XXVI (2018);
per piatti e tamburo a cornice
Enrico Malatesta percussioni
musiche di Éliane Radigue
> Nuova Superficie (Italia)
Enrico Malatesta percussioni; Giovanni Lami registratori analogici, live electronics
musiche di Giovanni Lami, Enrico Malatesta
a cura di Enrico Malatesta
Biglietti
8€
ridotto 5€
per studenti dell’Università di Bologna e del Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna
ai possessori della Card Cultura verrà applicato uno sconto di 2 € sul biglietto intero
La biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
Prevendite
su www.boxerticket.it
ATTENZIONE posti limitati – secondo le normative attuali
si raccomanda l’acquisto dei biglietti in prevendita
Éliane Radigue Occam Ocean – Occam XXVI
“…Credo che anche i suoni abbiano la loro personalità e questa dà il senso del tempo che è loro necessario. Ci sono suoni che hanno bisogno di tempo per raccontare la loro storia. Ce ne sono altri che sono un po’ più vivi, veloci. Cerco di rispettare il tempo dei suoni…” (Eliane Radigue)
Éliane Radigue Compositrice francese, studia con Pierre Schaeffer alla Radiodiffusion-Télévision Française (RTF) e lavora come assistente di Pierre Henry allo Studio Apsome dal 1967 al 68, esperienze che influenzano i suoi primi materiali ispirati alla musica concreta, Jouet Electronique ed Elemental I (1967-68). Il seguente Usral del 1969 cambia direzione stilistica avvicinandosi in modo significativo alla musica minimalista. Nel 1970 si trasferisce a New York e incide il suo primo materiale con un sintetizzatore ARP 2500, uno strumento che, da questo momento, prediligerà nelle sue composizioni. In seguito all’uscita di Adnos (1974), presentato al Festival d’Automne di Parigi, torna a stabilirsi in città dove frequenta il Centro di Studi Tibetani. In seguito a quest’esperienza, i suoi brani hanno rivelano l’influenza del pensiero buddista, quali il karma e la meditazione. A partire dai primi anni del nuovo millennio, si è dedicata alla composizione di brani acustici tra cui il ciclo per strumenti Occam Ocean (quattro dei quali presentati in prima assoluta ad AngelicA 2012 alla presenza della compositrice); Occam Océan è il titolo generico dato a queste opere costituite da assoli, duetti, trii, eccetera, ognuna delle quali riporta, in allegato allo stesso titolo, qualificazioni secondo la formazione, come “Delta, Hepts, ecc., e il numero (in numeri romani), dell’ordine cronologico della loro produzione. Ogni opera basa la sua struttura su una “immagine mentale” stabilita di solito in stretto rapporto con i musicisti, e sempre unica e originale, legata al suono del suo o dei suoi dedicatari. Ad oggi, la serie ha avuto più di cinquanta realizzazioni.
“L’immagine-partitura è sempre necessariamente associata all’acqua: bolle leggere che emergono dalla sabbia di una minuscola sorgente nelle profondità degli oceani, molteplici percorsi attraverso cascate e fonti, fiumi e torrenti, laghi o stagni, prendono forma dall’interiorizzazione, dall’evocazione personale di un luogo, da una contemplazione che struttura e sviluppa ogni opera. Una sorta di “spartito mentale” al quale si può sempre fare riferimento in caso di dubbio o dimenticanza. Questo è il protocollo stabilito per tutti gli Occam Océan.” (Éliane Radigue)
Nuova Superficie: Enrico Malatesta / Giovanni Lami
L’orizzontalità è il moto che identifica l’attitudine al suono presentata dal nuovo progetto di Giovanni Lami ed Enrico Malatesta. I suoni si stagliano all’orizzonte delle varie fonti di diffusione, siano esse acustiche o analogiche, in un moto privo di riferimenti narrativi o immaginifici e con l’unica necessità, viscerale, di produrre una massa sonora semplice, apparentemente statica, sebbene posta in continuo avanzamento dal lavoro dei musicisti, che a livello di forma e gestualità tendono a utilizzare i propri strumenti per ciò che offrono in superficie, attivando ciò che è già presente per realizzare uno spazio sonico complesso ma in cui l’esperienza di ascolto è lasciata libera di evolvere e vagare. Il suono complessivo, che comprende diffusioni multiple ed eventi fissati, è articolato da eventi sonori puntiformi che si distribuiscono, come cuspidi, sopra un tessuto compatto, molto omogeneo, ma ricchissimo di dettagli e perturbazioni a livello microscopico; questa continua negoziazione e ambiguità tra il dettaglio che si staglia all’orizzonte e l’orizzonte stesso, l’instabilità che ne deriva nell’insieme e la compenetrazione con l’attività dello spazio performativo, è la base poetica su cui i musicisti edificano il proprio intervento, che si colloca indefinitamente tra musica elettro-acustica e azione site-specific.
Enrico Malatesta è un percussionista attivo in ambiti sperimentali di ricerca posti tra musica, performance e intervento site-specific; la sua pratica esplora le relazioni tra suono, spazio e movimento con particolare attenzione alle modalità di ascolto, alle affordances degli strumenti e al poliritmo, inteso come definizione di informazioni multiple attraverso un approccio ecologico e sostenibile all’atto percussivo.
Presenta il proprio lavoro in Italia, Europa, Nord America, Giappone e Corea del Sud, partecipando a importanti festival di musica contemporanea e arti performative tra cui si ricordano: Himera Festivaali (Helsinki) Oscillation Festival (Bruxelles) Homo Novus Festival (Riga-Latvia), Music We’d Like To Hear (London), Live Arts Week VIII (Bologna), CTM Festival (Berlino), Opera Estate (Bassano del Grappa), Sound Disobedience (Ljubljana), 54°Biennale di Venezia – Padiglione Danese, Verein zur Förderung und Verbreitung Neuer Musik (Graz), Rassegna di Nuova Musica (Macerata), Festival Cable (Nantes).
Ha collaborato a progetti performativi e interdisciplinari con Teatro Valdoca, SOCIETAS / Chiara Guidi, Cristina Kristal Rizzo, DORO BENGALA (assieme a Francesco Cavaliere e Simone Trabucchi); collabora inoltre con Giuseppe Ielasi, Seijiro Murayama, Christian Wolfarth, Luciano Maggiore, Attila Faravelli, Nicola Ratti, Renato Rinaldi, Alessandro Bosetti, Riccardo Baruzzi, Orthographe, Simona Bertozzi. Assieme a Clio Casadei, Giovanni Lami e Glauco Salvo ha fondato MU, organizzazione indipendente rivolta all’organizzazione di eventi, rassegne e workshop dedicati al suono, musica sperimentale e pratiche spaziali, attiva nel territorio romagnolo.
Giovanni Lami è un sound-artist e musicista che si occupa di ricerca elettroacustica e sound-ecology. Ha alle spalle un background da fotografo professionista con residenze in Spagna e Norvegia, e il suo approccio verso la materia sonora è lo stesso messo in pratica nel passato nella fotografia, utilizzando principalmente registrazioni ambientali (intese nel senso più ampio del termine) e segnali processati in tempo reale, assieme all’esplorazione dei limiti/interferenze di ogni strumento utilizzato per creare o riprodurre il suono. La sua ricerca si orienta verso ciò che potrebbe essere considerato “rifiuto sonoro”: processi di degradazione, zone liminali e grezze dell’ascolto in relazione all’errore e allo studio del nastro magnetico inteso come substrato in continua evoluzione.
Dal 2009 con i suoi diversi progetti ha suonato tra gli altri al Mu.Vi.Ment.S. Festival 2010 (Itri), Fondazione Giorgio Cini (Venezia), Barbur Gallery (Gerusalemme), Rogatka (Tel Aviv), Kreuzberg Pavillon (Berlino), Homework Festival (Bologna), Ravenna Festival (Ravenna), Teatro Fondamenta Nuove (Venezia), KNOT Gallery (Atene), Les Yper Yper (Salonicco), The Bee’s Mouth (Brighton), CafeOTO (Londra), Storung Festival (Barcellona), Apollo Theatre (Syros), Confine Aperto (Lubiana), Node Festival (Modena), Transmissions Festival (Ravenna).
Ha pubblicato per Consumer Waste, Dinzu Artefacts, Kohlhaas, Yerevan Tapes, Cronica, Felt, Granny Records, Fratto9 e altre.
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