venerdì 15 maggio 2015 – ore 22 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA
>Alain Louafi (Francia) prima italiana
Tre giorni per Karlheinz – secondo giorno
Karlheinz Stockhausen (Germania, 1928 – 2007)
INORI [PREGHIERA] (1973/1974); adorazione per un danzatore-mimo e orchestra
(versione con orchestra su nastro) prima italiana
Alain Louafi mimo, danzatore
Massimo Carli proiezione del suono
musiche di Karlheinz Stockhausen
a cura di Nicholas Isherwood
Biglietti 8 €
La Biglietteria del Centro di Ricerca Musicale /Teatro San Leonardo apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
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TRE GIORNI PER KARLHEINZ – note di Nicholas Isherwood
Questo omaggio al più grande compositore del 900 mi sta a cuore. Ho lavorato con Karlheinz Stockhausen dal 1984 fino alla sua scomparsa nel 2007, cantando le prime assolute di tutti i suoi lavori per voce di basso e riprendendo quelli precedenti, interpretati originariamente da Boris Carmeli e Matthias Hölle. Uno degli ultimi concerti del maestro fu proprio ad AngelicA. L’incontro del 2015 si organizza intorno al nuovissimo ensemble Voxnova Italia ed alcuni degli interpreti prediletti dal maestro. Alain Louafi ha eseguito la prima assoluta di Inorinel 1974 e ha collaborato regolarmente con Stockhausen per 33 anni. Massimiliano Viel ha suonato nelle prime assolute di Dienstag e Freitag aus Licht a Lipsia ed in diversi concerti con Stockhausen. Si tratta quindi della continuazione di una tradizione orale seguendo rigorosamente l’insegnamento di Stockhausen (prime due serate), e di un modo nuovo di interpretare un classico (terza serata), utilizzando tecniche che non furono possibili all’epoca della prima assoluta. La retrospettiva presenta alcuni dei suoi pezzi più importanti degli anni 60, 70 e 80.
SECONDO GIORNO (15 maggio)
Inori significa “preghiera”. E’ un rituale di circa un’ora durante il quale il ballerino si muove perfettamente sincrono con una musica per orchestra, registrata su nastro. Questa versione è la più pura, perchè ci si può concentrare sui movimenti del ballerino, senza la distrazione dei musicisti e del direttore d’orchestra. L’interpretazione di Alain Louafi si costruisce su migliaia di prove e centinaia di recite con Stockhausen, l’esperienza di una collaborazione stretta con Maurice Béjart, che doveva interpretare Inori ma non riusciva, ed una ricerca spirituale approfondita nella fede Sufi.
Nicholas Isherwood, febbraio 2015
KARLHEINZ STOCKHAUSEN – ESTRATTI DALLE NOTE ALLE COMPOSIZIONI
INORI
Inori – Adorazione per tre solisti e orchestra (nastro), è stata composta nel 1973-74. Dopo la prima mondiale del 18 ottobre 1974 durante il Donaueschingen Festival (Donaueschingen, Germania), è stata eseguita più volte in sale da concerto e teatri, con orchestra diretta da me (o nastro) e uno (o due, o tre simultaneamente) danzatori-mimi.
La parola giapponese Inori significa preghiera, invocazione, l’adorazione. L’intera opera evolve da una forma base (formula), composta in precedenza. Questa si compone di tredici differente altezze più due che si ripetono alla fine. Le tredici altezze sono associate a tredici tempi, tredici livelli dinamici, tredici timbri, e tredici gesti di preghiera (più due gesti di chiusura). La forma base (formula) ha cinque segmenti, separati da echi e pause. Nella sua forma originale dura circa un minuto.
Tutte le misure e le relazioni nella grande forma sono una proiezione della formula originale su una lunghezza di circa un’ora. I cinque segmenti corrispondono nella grande forma a cinque sezioni, che durano circa 12 – 15 – 6 – 9 – 18 minuti rispettivamente. In aggiunta a questi arriva un momento trascendente non misurato (nella sezione di polifonia tra Spiral e Adoration), dei punti coronati, e il lungo finale del pezzo: le campane indiane da sole.
Nella prima sezione, è il ritmo a dipanarsi e svilupparsi; nella seconda sezione, la dinamica; nella terza sezione, la melodia; nella quarta, l‘armonia; e nella quinta, la polifonia.
Così l’intera opera si sviluppa come una storia della musica, dai suoi inizi primordiali fino al presente.
Nella genesi del ritmo, le singole durate della formula iniziano a pulsare regolarmente una ad una, e durante questo processo, ogni durata acquisisce un tempo proprio. Il timbro e il gesto della preghiera cambiano con ogni tempo; pertanto, inizialmente servono esclusivamente lo sviluppo ritmico – solo molto più avanti nel corso del pezzo diventano indipendenti in alcuni punti.
Lo sviluppo dei livelli dinamici e degli inviluppi dinamici delle singole durate si basa su scale di livelli dinamici. Queste scale sono composte di 60 gradi tra estremamente basso e estremamente alto. La differenza tra i gradi viene determinata da una nota riprodotta da un diverso numero di strumenti simultaneamente. Ad esempio, il grado 1 = solo un flauto in pianissimo; grado 2 = due flauti in pianissimo; grado 3 = un clarinetto e un violino inpianissimo; grado 4 = un flauto, un clarinetto, violino e un violino in pianissimo… eccetera, fino al grado 60 = quattro flauti, più quattro oboi, più quattro clarinetti, più quattro trombe, più 26 violini, tutti in fortissimo.
I gesti di preghiera vengono eseguiti in completa sincronia con l’orchestra (nastro) dal/dai ballerini-mimi che stanno elevati al centro del palco. Un gesto con le mani giunte vicino al cuore, proprio di fronte al petto, corrisponde al Sol centrale (sopra il Do centrale), al livello dinamico pianissimo e alla durata più lunga.
Quando questo gesto si sposta in avanti allontanandosi dal corpo, ciò corrisponde a un crescendo da pianissimoa forte-fortissimo, che è diviso in 60 gradi.
Quando le mani sono sollevate o abbassate, allora questo corrisponde a cambi di altezze, e questi cambiamenti verticali dei gesti di preghiera sono suddivisi in una scala cromatica di tre ottave.
Quando le mani e le braccia si muovono verso l’esterno a scatti verso destra e sinistra, questo corrisponde ad una successione di durate che diventano in modo regolare più brevi. I diversi gesti di preghiera sono utilizzati come timbri e tempi.
Mentre il pezzo procede – a causa di questa stretta relazione tra gesti di preghiera e passaggi musicali e intervalli – anche i cambiamenti puramente musicali vengono vissuti come preghiera.
(Karlheinz Stockhausen)
Alain Louafi
Alain Louafi (Francia) è nato nel 1945. Dopo gli studi presso l’École Normale ha frequentato il Mudra, la scuola fondata da Maurice Béjart, dove studiato danza, teatro, canto e yoga. Da allora, ha ampliato la sua formazione partecipando a seminari sulla danza (danza africana, Butoh), teatro (in Polonia con Grotowski, in Giappone, NO e Kyogen), arti marziali (Aikido, Kendo) e yoga (André van Lysebeth). Alain Louafi è apparso come solista in numerosi spettacoli di Maurice Béjart e si è esibito in produzioni di Micha van Hoeck, Caroline Carlson, Jean-Paul Franssens.
Ha partecipato a importanti produzioni sceniche della nuova musica: Voix, Gestes, Silences (1976) di Georges Octors, Futuristie (1977) di Pierre Henry, Inori (dal 1974), Donnerstag au Licht (dal 1979) e Montag Aus Licht(dal 1988) di Stockhausen. Ha partecipato anche a numerosi film tra cui Couleur Chair ( François Weyergans) eExamen di Stockhausen (WDR, 1990). A partire dal 1973, ha messo in scena e realizzato numerose coreografie, e preso parte a molte altre produzioni come collaboratore e coreografo. Ha insegnato espressione corporale e recitazione a attori, danzatori e cantanti presso Mudra (Bruxelles, Dakar), Insas (Bruxelles), Studio Herman Terlinck (Antwerpen), Vlaamse Danse Academie (Brugge), D.N.A (Amsterdam) e Gioco Vocale (Ginevra). Dal 1992 al ’97 è stato professore principale di tecnica teatrale presso il Rudra, la scuola di Maurice Béjart a Losanna, ed ha insegnato nei conservatori di Losanna (1993-2003), e Ginevra de (2005-2010)
Karlheinz Stockhausen
Nel corso di una carriera lunghissima, affrontata con l’etica e l’energia dello scienziato in cerca di nuove scoperte Karlheinz Stockhausen ha, come ha scritto Giampiero Cane, “sondato tutte le prospettive che si sono aperte nel corso del Novecento con una ricchezza di temi che di gran lunga sopravanza quel che è stato messo in campo dai musicisti tutti nel corso dell’epoca contemporanea, e probabilmente in qualsiasi epoca storica.” La sua opera ha avuto un’influenza incalcolabile su compositori di generazioni e ambiti musicali diversissimi, da Harrison Birtwistle a Brian Ferneyhough a Wolfgang Rihm, da Louis Andriessen a Jean-Claude Éloy, dai Beatles ai Pink Floyd ai Grateful Dead ai Can, da Anthony Braxton a John Zorn.
Dagli inizi nel 1950, Stockhausen ha esplorato infatti una serie di percorsi in direzioni apparentemente contraddittorie se non opposte: “puntillismo” che poi divenne per “gruppi” e una “forma per momenti” (non estranea, come racconterà, all’ascolto – mentre si trovava a Parigi come allievo di Messiaen – di gruppi strumentali balinesi e cori tibetani); elettronica “pura” a Colonia e poi abolizione della sua separazione con la musica concreta (Gesang der Jünlinge), forma “concertante” con strumenti dal vivo (Kontakte), e finanche una prefigurazione del “plagiarismo creativo” di Oswald con Telemusik e Hymnen; esperimenti con forme aperte con sempre maggior spazio decisionale dato all’interprete, fino a “process pieces” come Plus Minus, Prozession, Kurzwellen, che si occupavano più di suggerire ai musicisti delle modalità di trasformazione dei materiali musicali, che predefinire strettamente i materiali stessi; la “musica intuitiva” basata su istruzioni verbali per improvvisatori di Aus den Sieben Tagen (1968) e Für kommende Zeiten (1968–70); la composizione spaziale del suono, perseguita fin dagli inizi (le quattro orchestre di Carrè del 59), e proseguita poi nell’auditorium sferico costruito appositamente a Osaka nel 1970 e via via con Oktophonie e molte altre; la composizione “per formula” inaugurata con Mantra e Inori e le prefigurazioni della “Nuova Semplicità” culminate nelle melodie di Tierkreis(74-75); fino al monumentale ciclo teatrale Licht, die sieben Tage der Woche, realizzato dal 1981 al 2003.
Oltre a molte esecuzioni delle sue musiche, AngelicA ha ospitato personalmente Stockhausen in 4 occasioni: nel 2003, dopo diversi anni d’assenza dall’Italia, per una due giorni al Teatro Comunale di Modena; nel 2004 per la “Settimana Stockhausen” a Bologna, Modena e Reggio Emilia; nel 2006 al Teatro Rossini di Lugo per la prima assoluta di HIMMELS-TÜR (ora quarta del ciclo Klang), commissionata da AngelicA; e nel 2007, commissionando assieme al festival Dissonanze di Roma la prima mondiale di COSMIC PULSES (ora tredicesima di Klang), la sua ultima composizione elettronica su 8 canali.
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