sabato 2 maggio 2015 – ore 17.30 – Museo della musica / Laboratorio 1 – BOLOGNA ^
> Christian Marclay – conduce Veniero Rizzardi
^ con la partecipazione del Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna
ingresso gratuito
sabato 2 maggio – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA §
> Christian Marclay Graphic Scores & Video Scores (Stati Uniti, Svizzera) prima italiana
Christian Marclay (Stati Uniti, 1955)
Graffiti Composition (1996-2002); partitura grafica prima italiana
The Bell and the Glass (2003); partitura video prima italiana
Shuffle (2007); partitura grafica prima italiana
Screen Play (2005); partitura video prima italiana
ensemBle baBel (Svizzera):
Antonio Albanese chitarra elettrica; Jacques Demierre pianoforte, clavicembalo;
Laurent Estoppey sax soprano, sax alto; Anne Gillot flauto dolce, clarinetto basso;
Luc Müller batteria, percussioni, oggetti; Noëlle Reymond contrabbasso
partiture grafiche e partiture video di Christian Marclay
a cura di Christian Marclay
§ con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura
Biglietti 8 €
La Biglietteria del Centro di Ricerca Musicale /Teatro San Leonardo apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
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ensemBle baBel / Christian Marclay
Dal 2006, l’ensemBle baBel rivisita composizioni di ogni genere ed epoca con tecniche contemporanee, sperimentando, tagliando, incollando, remixando e traendo ispirazione da molteplici forme artistiche, ed esibendosi in diverse location, tra cui musei e gallerie d’arte.
Dopo aver passato un anno intero sull’opera di John Cage (settembre 2011-settembre 2012) in occasione del centenario dalla nascita, confrontandosi quindi con uno dei pilastri della musica e dell’arte della seconda metà del ventesimo secolo, baBel desiderava concentrarsi su di un artista vivente, che lavora al confine tra arti visive e musica: Christian Marclay.
La prima occasione di collaborazione avvenne per una performance di Shuffle al festival Images di Vevey, nel settembre 2012.
L’opera di Marclay è una fonte straordinaria di ispirazione per baBel, che ha inserito nel proprio repertorio quattro lavori di questo artista: due partiture grafiche, sotto forma di carte, e due partiture video, tutte e quattro considerate dall’autore come opere d’arte in sé, oltre che come partiture musicali.
Partiture grafiche:
Shuffle ( 2007) è un gioco di settantacinque carte con fotografie di partiture musicali “trovate”: ready-mades, insegne di negozi di dischi o pubblicità che usano immagini di note e di spartiti in maniera puramente decorativa, ovvero in modo che non ha alcun senso musicale. Vi si possono trovare errori o incongruità (per esempio, pentagrammi con sei righi).
I musicisti sono invitati a inventare da sé le regole di questo gioco.
Graffiti Composition (1996-2002)
Nell’estate del 1996, su commissione del festival musicale Sonambiente organizzato dalla Akademie der Künste di Berlino, Christian Marclay incollò sui muri della città 5000 fogli con spartiti vuoti. Queste pagine bianche furono presto ricoperte di graffiti, disegni, parole, a volte vere e proprie partiture musicali; alcuni fogli sono stati macchiati, strappati, coperti; tutti portano il segno dell’intervento umano. Sono state scattate ottocento foto di questa partitura effimera, minacciata dalle intemperie e dall’usura. Marclay ha selezionato 150 tra queste foto per creare un portfolio che rappresenta, secondo lui, “un ritratto musicale di Berlino”. Questa partitura scritta da mani anonime è stata interpretata molte volte, i suoi segni e le tracce trasformate in suono dai musicisti.
Partiture video:
Screen Play (2005) è un film muto di circa venticinque minuti considerato da Christian Marclay come una partitura grafica in tempo reale. Dozzine di estratti da film sono stati montati sotto forma di collage a cui sono stati aggiunti effetti di animazione grafica (linee, punti), indicanti delle tracce per un’interpretazione musicale.
The Bell and the Glass (2003)
Invitato dal Museum of Art di Filadelfia, Christian Marclay si è concentrato su alcuni punti in comune tra due oggetti altamente simbolici, che si trovano entrambi a Filadelfia: ‘La mariée mise à nu par ses célibataires, même’ di Marcel Duchamp e la Liberty Bell.
L’opera di Duchamp è stata realizzata tra il 1915 e il 1923 e consiste in due pannelli di vetro con materiali come vernice, piombo e polvere.
La campana nota come “Liberty Bell”, costruita nel 1752, secondo la leggenda fu suonata subito dopo la firma della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1776. Entrambi gli oggetti presentano delle crepe accidentali. L’opera di Duchamp fu rotta accidentalmente, e poi restaurata in modo da mantenere l’aspetto del vetro rotto. La campana invece presenta una crepa di grandi dimensioni che svariati artigiani hanno cercato di riparare, senza successo.
L’accidente imprevisto, l’interruzione, il difetto sono tratti che hanno sempre interessato Marclay nel suo lavoro, e lo hanno guidato a strutturare la mostra di Filadelfia oltre che a creare un video, che include anche alcune interviste a Duchamp, per invitare i musicisti a creare musica da esso.
ensemBle baBel ha presentato questi pezzi alla Scuola d’Arte dell’ECAL di Losanna, al Zentrum Paul Klee a Berna e al Festival Archipel a Ginevra.
Christian Marclay
Christian Marclay è stato definito da Newsweek “uno dei dieci più importanti artisti contemporanei viventi”. Nel 2011 ha ricevuto il Leone d’Oro della Biennale di Venezia per The Clock, un film-collage di 24 ore interamente composto di spezzoni cinematografici nei quali in ogni scena appare un orologio. Il film è stato proiettato in diverse gallerie d’arte del mondo, ma unicamente in tempo reale: in qualsiasi momento lo spettatore entri a vederlo, l’ora mostrata sullo schermo corrisponde all’ora vissuta realmente dallo spettatore.
Nato in California nel ’55 ma cresciuto a Ginevra, dove ha studiato alla Scuola superiori di Belle Arti per poi trasferirsi a New York, il lavoro di Marclay si caratterizza per un approccio multidisciplinare che attraversa musica, scultura, video, installazioni e collage per esplorare lo iato e le relazioni tra il suono e le sue rappresentazioni e concretizzazioni visive, per creare quello che chiama “un teatro di suoni trovati”.
Lavorando principalmente sul medium del disco come oggetto e portatore d’informazioni sonore, Marclay è stato, nel 79 a New York, il primo a sviluppare un approccio sperimentale all’uso dei giradischi, in parallelo ma in modo totalmente indipendente alla nascita dell’hip hop. “Preparando” i dischi con l’applicazione di adesivi e utilizzando fino a otto giradischi contemporaneamente, o ritagliando e riassemblando i vinili a formare una serie di ‘Recycled Records’ che assumevano uno status ibrido tra l’opera d’arte e l’oggetto sonoro, Marclay è stato uno dei protagonisti della post-improvvisazione newyorchese dei primi anni 80, partecipando a fondamentali album di John Zorn, David Moss, Fred Frith, Butch Morris, Zeena Parkins ecc. Nel 1989 ha creato l’installazione Footsteps, per la quale mille LP incisi con suoni di passi ricoprivano interamente il pavimento della Shedhalle di Zurigo, costringendo i visitatori a camminarci sopra (i dischi furono successivamente messi in vendita). Mentre per la serie di lavori Skin Mix (1990-91) ha cucito assieme copertine di LP creando dei corpi-Frankenstein come commento all’uso di ammiccamenti sessuali per vendere la musica.
Negli anni 90 e 2000, pur dedicandosi sempre più alle arti visive e di rado ai concerti, ha suonato con musicisti come Günter Müller, Otomo Yoshihide, Okkyung Lee, Lee Ranaldo, Yasunao Tone, Christian Wolff, Marina Rosenfeld, DJ Olive, Thurston Moore e Steve Beresford, e guidato formazioni che interpretano le sue partiture video e visive, come MAZE e baBel. L’ultima mostra a lui dedicata si è tenuta alla White Cube di Londra da gennaio ad aprile scorsi, e all’interno della quale ha invitato anche a suonare una serie di musicisti tra cui Laurent Estoppey, David Toop, Mica Levi, Rie Nakajima, John Butcher, Nicolas Collins, la London Sinfonietta ed altri.
ensemBle baBel
Il mito di Babele rimanda alla molteplicità delle origini, delle lingue e degli stili. Fondato nel 2006 a Losanna, Svizzera, dal direttore d’orchestra Olivier Cuendet, ensemBle baBel è nato con l’obiettivo di appropriarsi della musica antica, classica o contemporanea, attraverso approcci innovativi e per mezzo dell’improvvisazione.
baBel si è esibito in Svizzera, ma anche a Parigi, Novara, Reykjavík, Amsterdam, Budapest e Mosca.
Nel 2009 baBel è stato in tour in Sudafrica in collaborazione con Madosini e musicisti Xhosa. Nel 2012 si è esibito in un tour di quattro date negli Stati Uniti, basato su One 4 di John Cage.
baBel presenta progetti che esplorano l’arte dell’arrangiamento, del remix, ma che rappresentano anche opportunità di allargare il campo musicale attraverso l’uso di nuove tecnologie e il confronto con altre culture e altri tipi di musica. Preoccupazione del gruppo è inoltre di integrare il proprio lavoro e i concerti in un contesto acustico, architettonico o urbano, attraverso la collaborazione con scienziati, artisti, gallerie d’arte e musei.
ensemBle baBel è composto da cinque musicisti che collaborano regolarmente, e da altri artisti che vengono di volta in volta invitati a offrire il loro contributo, come Jacques Demierre , Benoît Moreau, Aurélien Ferrette, lo scrittore e performer Nicolas Carrel e alcuni pugili.
Tra i progetti principali dell’ensemble:
La Very Music Boxe (sul poeta e pugile Arthur Cravan) 2014
Squares (cori spontanei in strada) 2014
Usine (un pezzo di 21 ore di John Supko basato sulle Vexations di Erik Satie) 2012/2013
Johncage100 (100 performance per il centenario di Cage) 2011/2012
La Ville Qui (basato su John Cage e Kenneth Patchen) 2011/2014
Exit Painting (basato sui Radiohead e Arthur Honnegger) 2011
Fanfares (performance all’aperto con bande musicali) 2010
ensemble baBel gode del patrocinio della città di Losanna e del Canton Vaud www.ensemblebabel.com
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