sabato 17 maggio 2014 – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA X
> Louis Andriessen 75! (Olanda, Italia)
Louis Andriessen (Olanda, 1939)
Letter from Cathy (2003); per voce, violino, pianoforte
Trepidus (1983); per pianoforte
Xenia Revisited (2005/2014) per violino prima italiana
Cristina Zavalloni (Italia, 1973) / Louis Andriessen (Olanda, 1939)
Bastava quel cielo (2005); arrangiamento per voce e violino (2011) prima italiana
IMPROVE (2014); per voce, pianoforte * prima italiana
Louis Andriessen (Olanda, 1939)
Le voile du bonheur (1971) per violino, pianoforte prima italiana
John Lennon / Paul McCartney / Louis Andriessen
Beatles Songs (1966); per voce, pianoforte
Louis Andriessen (Olanda, 1939)
Passeggiata in tram America e ritorno (1998);
versione per voce, violino, pianoforte prima italiana
Cristina Zavalloni voce; Monica Germino violino; Andrea Rebaudengo pianoforte;
Louis Andriessen pianoforte *
musiche di Louis Andriessen
X con la collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi
Biglietti 15 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
Letter from Cathy (2003) (versione per trio)
“Quando studiavo composizione con Luciano Berio nei primi anni Sessanta a Milano, ebbi anche l’occasione di provare ed esibirmi in concerti e registrazioni per la radio con Cathy Berberian, che a quei tempi era la moglie di Berio. Poi, un anno fa, Cristina Zavalloni mi ha chiesto di comporre una canzone per lei, per il progetto de I Teatri, in omaggio alla Berberian. Cristina, per cui ho già scritto altri brani, è la prima cantante che conosco ad avere la stessa musicalità e flessibilità di Cathy Berberian, e che è in grado di varcare i confini tra diversi stili di canto. Perciò decisi di rileggere le 30 e più lettere e cartoline che avevo ricevuto da Cathy per trovare un testo da poter utilizzare nel brano. Ho scelto la lettera in cui Cathy mi racconta del suo incontro con Stravinsky (che parla francese in questa lettera), durante il quale il musicista decise di comporre una versione di “Elegy for J.F. Kennedy” per lei. Anche se alcune parti della lettera sono personali e piuttosto toccanti, ho deciso di usarla integralmente.” –(Louis Andriessen)
Lettera da Cathy
Ventisette aprile millenovecentosessantaquattro
Caro Louis,
Non ti preoccupare per me. A volte le situazioni negative possono cambiare in meglio la vita di una persona. Grazie a Dio, ormai ho superato la parte peggiore. Ritornare in Europa, e in particolare a Milano, mi ha fatto apparire tutto il resto come un incubo, che voglio lasciarmi alle spalle il prima possibile. Nel frattempo, sto lavorando moltissimo. Per quanto riguarda i miei concerti a Los Angeles, Stravinsky è venuto appositamente per sentirmi cantare “Circles”, e la sera dopo siamo stati a casa sua a cena. Mi ha fatto il baciamano e mi ha baciata sulla guancia, dicendo che ero meravigliosa eccetera, e che la mia voce era “forse troppo unica perché qualcuno riesca a comporre musica per lei – dopotutto, in vostra assenza chi potrà eseguirla?” Un bel complimento, ma che mi ha tagliato le gambe: volevo chiedergli di scrivere per me un breve pezzo. Aveva appena completato la composizione di un pezzo per baritono e tre clarinetti che, a detta sua, avrei potuto interpretare splendidamente. Tre giorni dopo Robert Craft disse che Stravinsky aveva deciso di cambiare il pezzo per me: mezzo soprano e tre flauti! Ho appena saputo oggi che la nuova versione è già finita e che la interpreterò in novembre a New York, insieme agli altri pezzi di Stravinsky che registrerò per Columbia Records. Non male, eh?
Mi manca Amsterdam e le sue meravigliose strade e la sua fantastica gente, e mi mancano Louis e Jeannette e l’Hotel Cok, il bami goreng e la tartare di manzo.
Ti mando la mia benedizione
Con amore
Cathy
Trepidus (1983)
“Trepidus (che in latino significa irrequieto, agitato) si basa sul materiale composto per il pezzo orchestrale De Snelheid. In Trepidus, la velocità è combattuta: la melodia di apertura viene eseguita con un ritmo sempre più veloce, ma fino alla fine con accordi a cinque e a sei. Uno studio per concerto, ma anche un arrangiamento corale, in cui tutte le voci aumentano di velocità contemporaneamente. Questo pezzo è dedicato a Gerard Bouwhuis.” (L.A.)
XENIA Revisited (2005/2013)
“Xenia è stato scritto in tre parti. Le parole del poeta Rimbaud hanno un ruolo centrale nell’ultima parte, intitolata “Song”. Questo pezzo è stato commissionato per la Manchester International Violin Competition ed è dedicato a Monica Germino. Monica lo ha eseguito per la prima volta all’Holland Festival come parte dell’installazione video dell’artista visiva Anna Lange.” (L.A.)
Il testo consiste nell’ultima stanza da “Voyelles” di Arthur Rimbaud (1871); (traduzione inglese di Louis Andriessen):
O, supreme Clarion full of alien piercings,
Silences crossed by Worlds and Angels:
–O, Omega, violet shining of Her Eyes!
Cristina Zavalloni/Louis Andriessen: Bastava quel cielo (2005/2011)
“Ho scritto questo brano di ritorno da un viaggio in Brasile, una volta riapprodata al rigore del gennaio bolognese. E’ un brano che porta una dedica speciale e che ho inciso insieme a Stefano De Bonis e Piero Leveratto (album IDEA/Egea 2006). Nel novembre 2011, durante un tour Andriessen in Olanda col Clazz Ensemble, Monica ed io cercavamo un brano da eseguire in duo, per creare un momento di intimità a contrastare l’impatto del resto del programma. Ho fatto sentire a Louis questa ‘canzoncina’ e lui ha deciso di metterci le mani realizzando un piccolo cameo per voce e violino.” (Cristina Zavalloni)
Louis Andriessen/Cristina Zavalloni: IMPROVE (2014)
“Durante un Andriessen Festival organizzato dal Lincoln Center di New York qualche anno fa, ho avuto il piacere di assistere ad una performance del duo formato dalla meravigliosa vocalist Greetje Bijma e da Louis al pianoforte. Fino a quel momento avevo imparato a conoscere ed amare il compositore e la persona, ma la dimensione del pianista improvvisatore al servizio di una performer totalmente folle mi era del tutto nuova e mi conquistò. Scopersi poi che quel duo era una formazione stabile, che insieme, Greetje e Louis, avevano inciso un cd e si erano esibiti un po’ dappertutto, compreso, se non vado errata, al Festival AngelicA di Bologna anni or sono. E’ da lì che è nata l’idea di questo concerto: Greetje, da qualche anno, ha messo un po’ da parte l’attività concertistica per concentrarsi sulla sua numerosa famiglia, così Louis mi ha proposto di azzardare insieme un duo improvvisato voce e pianoforte. Lo abbiamo sperimentato con entusiasmo a San Francisco e a Vancouver; la voce deve essere arrivata a Massimo Simonini, direttore artistico di AngelicA, il quale mi ha proposto qualche mese fa di riprenderlo in occasione del festival. Io ho accettato felice, ed ho rilanciato con la proposta di articolare un più compiuto omaggio ai 75 anni del Maestrone, sulla scia delle celebrazioni a cui prenderò parte quest’anno (tra aprile a luglio) a Washington, Amsterdam, Firenze. Ed ora, finalmente, anche a Bologna. (C.Z.)
Le Voile du Bonheur (‘Il Velo della Felicità’) (1966/1971)
Le Voile du Bonheur è legato a due storie. È nato come contributo a una raccolta didattica di musica per violino scritta da Reinbert de Leeuw (raccolta che non fu mai completata). In seguito, Andriessen vi aggiunse un motivetto adolescenziale. Il brano è stato scritto per il duo composto da Vera Beths (violino) e Stanley Hoogland (piano). Il motivetto adolescenziale era originariamente scritto in Olandese. Di seguito, una traduzione approssimativa:
Stavo camminando per Central Park
quando vidi un compagno di scuola
Hey! Mio caro Bert, dove stai andando?
Farò un pezzo di strada con te fino a casa tua.
A casa di Bert bevemmo una tazza di tè.
La madre di Bertie ci portò dei biscotti.
Hey! Mio caro Bert, cosa stai facendo?
Se mi baci, ti bacio anche io!
Più tardi chiamai Bertie al telefono
La madre di Bertie mi disse che non stava bene!
Bertie era a letto con la febbre alta
Nel suo delirio disse
“Ho un…”
(Traduzione: Daniela Furini)
John Lennon/Paul McCartney/Louis Andriessen: Beatles Songs
“Beatles Songs” è un eccentrico tributo di Andriessen a colei che era (a quel tempo) la moglie del suo maestro di composizione, Luciano Berio. Erano gli anni Sessanta e Louis, un compositore olandese di talento (oltre che un ottimo pianista) stava facendo un’esperienza formativa a Milano. Cathy Berberian era già famosa: una formidabile e appariscente cantante che metteva il proprio talento al servizio delle avanguardie più innovative. Louis, probabilmente intimidito dalla personalità della Berberian, non ebbe mai il coraggio di spiegarle che quegli arrangiamenti non erano pensati per un’interpretazione “operistica”. L’unico elemento operistico era l’approccio della cantante, che riuscì a trasformare le quattro canzoni in esilaranti scene comiche. Grazie all’amicizia che mi lega ad Andriessen, ho potuto riportare alla luce quegli arrangiamenti divertenti, ma solo alla condizione che li avrei interpretati in maniera rispettosa e fedele, secondo le sue intenzioni originali”. (C. Z.)
Passeggiata in tram in America e ritorno (1999) (versione per trio)
Passeggiata in tram in America e ritorno è stata scritta nel 1999 per Cristina Zavalloni. Fu la cantante a far conoscere ad Andriessen gli emozionanti Canti Orfici del poeta Dino Campana (1885 – 1932), da cui è tratto il testo. Il brano inizia con una breve “ouverture” per tastiera, seguita da una canzone in stile jazz con una parte per violino in stile concertante – il “tremante violino a corda eletrizzata” descritto da Campana – ed ensemble. Andriessen: “La combinazione tra la voce di Cristina e il violino mi è apparsa così ricca, che ho deciso di comporre ‘La Passione’ sulla base di un testo tratto dai Canti Orfici di Campana, come duetto per lei e Monica Germino, la violinista che ha suonato con lei in Passeggiata”. Esistono due versioni di questo brano, una per ensemble e una per trio. La versione per trio è stata pubblicata sul DVD “FLASH” (Bifrons Stichting). L’artista visiva Marijke van Warmerdam ha dato vita a una rigorosa interpretazione degli splendidi e surreali versi di Campana, creando un immaginario avventuroso e dalle mille interpretazioni.
I Canti Orfici comprendono principalmente componimenti poetici in prosa, espressione di immagini fantastiche e raccapriccianti, e imprevedibili collage di sogni futuristici. Campana li pubblicò nel 1914. Tutta la sua vita fu dominata da una sorta di inquietudine spirituale. Dopo un ricovero di 5 settimane presso un ospedale psichiatrico a Imola, il padre lo mandò in Argentina affinché recuperasse la propria salute. Mentre faceva ritorno in Italia durante la guerra, il poeta fu arrestato al confine tra il Belgio e la Francia e portato in un ospedale psichiatrico a Tournai, nelle Fiandre. Nove anni dopo, nel 1918 fu ufficialmente dichiarato malato di mente. Era destinato a trascorrere i seguenti 14 anni della sua vita in una clinica a Castel Pulci, vicino a Firenze.
Passeggiata in tram in America e ritorno:
Aspro preludio di sinfonia sorda, tremante violino a corda eletrizzata, tram che corre in una linea nel cielo ferreo di fili curvi mentre la mole bianca della città torreggia come un sogno, moltiplicato miraggio di enormi palazzi regali e barbari, i diadema elettrici spenti. Corro col preludio che tremola si assorda riprende si afforza e libero sgorga davanti al molo alla piazza densa di navi e di carri.
L’acqua a volte mi pareva musicale, poi tutto ricadeva in un rombo e la terra e la luce, mi erano strappate inconsciamente. Come amavo, ricordo, il tonfo sordo della prora che si sprofonda nell’onda che la raccoglie e la culla un brevissimo istante e la rigetta in alto leggera nel mentre il battello è una casa scossa dal terremoto che pencola terribilmente e fa un secondo sforzo contro il mare tenace e riattacca a concertare con i suoi alberi una certa melodia beffarda nell’aria, una melodia che non si ode, si indovina solo alle scosse di danza bizzarre che la scuotono!
Nel mentre tra le tanaglie del molo rabbrividisce un fiume che fugge, tacito, pieno di singhiozzi taciuti fugge veloce verso l’eternità del mare, che si balocca e complotta laggiù per rompere la linea dell’orizzonte.
– Dino Campana, da Canti Orfici – Riprodotto su autorizzazione di Boosey & Hawkes, Inc.
Louis Andriessen è uno dei maggiori compositori viventi. Nato in una famiglia di musicisti (è figlio del compositore Hendrik Andriessen e fratello di Jurriaan Andriessen), con la sua musica ha forgiato un linguaggio unico, informato dal modernismo europeo quanto dal minimalismo americano. Dopo gli inizi di impronta seriale nel 1958 come studente di Kees van Baaren, divenne allievo di Luciano Berio tra il 62 e il 64. Nel 67, la sua Anachronie I, era già un pastiche di citazioni stilistiche, e nel 69 è stato, con Misha Mengelberg, e Konrad Boehmer tra gli altri, tra i fondatori dello STEIM (Centro per la ricerca su nuovi strumenti elettronici) di Amsterdam. Nel 1971, decidendo di smettere di comporre per organici orchestrali convenzionali e seguendo l’esigenza di ripensare il rapporto tra compositore e esecutori, fondò l’Orkest De Volharding, brass band che riuniva musicisti jazz (come Willem Breuker e Maarten Altena) e altri di estrazione classica, non aveva direttore, e che si esibiva prevalentemente all’aperto e per manifestazioni politiche. Un suo brano scritto nel 73 per De Volharding, On Jimmy Yancey, ingloba citazioni di tre brani boogie-woogie dell’omonimo pianista, e un ostinato boogie-woogie è anche alla base dell’intera opera De Stjil (84-5), dedicata alla figura di Mondrian e al suo amore per quel genere. Importanti furono anche nel 71 la scoperta della musica di Terry Riley e di Steve Reich: come mostrò tuttavia a partire dal suo primo lavoro su grande scala, De Staat (72-76), la sua musica ha in realtà poco in comune con il suono consonante di molto minimalismo, in favore di dissonanze, cromatismi e forti contrasti dinamici debitrici delle tecniche ritmiche e armoniche di Stravinsky. Altre composizioni maggiori di Andriessen sono state Workers Union (1975), Mausoleum (1979) De Tijd (1979–81) De Materie, produzione teatrale di due ore e mezza (comprendente anche De Stjil) diretta da Robert Wilson nell’89, le collaborazioni con il regista Peter Greenaway per il film M is for Man, Music, Mozart e per le opere Rosa: A Horse Drama (1994) e Writing to Vermeer (1998), e la recente La Passione (2000–02) per voce femminile, violino e ensemble.
Cristina Zavalloni nasce a Bologna. Frequenta sia il repertorio jazzistico (con la Radar Band) che contemporaneo e operistico, e si è esibita in qualità di cantante solista con orchestre quali la London Sinfonietta, BBC Symphony Orchestra, Schoenberg Ensemble, Sentieri Selvaggi, Musik Fabrik, Orkest De Volharding, e diretta da Martyn Brabbins, Stefan Asbury, Reinbert De Leeuw, Oliver Knussen, David Robertson, Jurjen Hempel, Marco Angius, tra gli altri. Il compositore olandese Louis Andriessen ha scritto per lei alcuni dei suoi più recenti lavori tra cui Passeggiata in tram per l’America e ritorno, La Passione, Inanna, Letter from Cathy, Racconto dall’Inferno, la parte di Dante ne La Commedia (in prima mondiale alla Walt Disney Hall di Los Angeles nel 2010), e il monodramma Anais Nin (2010). Ha interpretato tra le altre il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi-Battistelli con la regia di Mario Martone, Moonsongs di Uri Caine, commissionata per il centenario del Pierrot Lunaire di Schoenberg, e la parte di Ms. Jessel nel The turn of the screw (al Teatro Comunale di Bologna) nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita di Britten.
Andrea Rebaudengo è nato a Pesaro nel 1972 e ha studiato pianoforte con Paolo Bordoni, Lazar Berman, Alexander Lonquich, Andrzej Jasinsky e composizione con Danilo Lorenzini. E’ il pianista dell’ensemble Sentieri Selvaggi con il quale si è esibito all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, al Teatro alla Scala di Milano, alla “Bang-on-a-Can Marathon” di New York, al Dom di Mosca e Biennale di Venezia, presentando spesso prime esecuzioni di autori contemporanei e collaborando con compositori quali Louis Andriessen, Michael Nyman, David Lang, James MacMillan, Mark-Anthony Turnage, Julia Wolfe, Ivan Fedele e Fabio Vacchi. Suona in duo con Cristina Zavalloni, con la quale si è esibito alla Carnegie Hall di New York, al Teatro della Maestranza di Siviglia, al Teatro Rossini di Pesaro, al Festival Ilkhom-XX di Tashkent, al Festival di West Cork, al Festival del Castello di Varsavia, al Festival di Cheltenham, ai Concerti del Quirinale e nei Festival jazz di Berchidda, Roccella Jonica e Parma Frontiere.
Di origini americano/olandesi e residente ad Amsterdam, la violinista Monica Germino si è esibita internazionalmente come solista di formazioni quali London Sinfonietta, LA Philharmonic, Asko|Schönberg Ensemble, Boston Modern Orchestra Project, MusikFabrik, e Oslo Sinfonietta. E’ co-fondatrice del quartetto ELECTRA, che ha commissionato brani a compositori da tutto il mondo. Suona violini acustici, elettrici e modificati, e assieme al sound engineer Frank van der Weij presenta programmi multimediali che rivoluzionano il concetto di un recital per violino solo. Ha lavorato con compositori come John Cage, Alvin Curran, Michael Gordon, György Ligeti e Christian Wolff, e hanno scritto pezzi appositamente per lei Louis Andriessen, David Dramm, Heiner Goebbels, Annie Gosfield, Jacob TV, e Julia Wolfe. Lavora anche con compagnie teatrali e di danza, e collabora tra gli altri con la coreografa Nanine Linning, la cantante Cristina Zavalloni, la pianista Tomoko Mukaiyama e la band Electric Barbarian.
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