giovedì 22 maggio 2014 – 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA Ø
> DEDALUS ENSEMBLE (Francia, Italia) prima apparizione italiana
Pascale Criton (Francia, 1954)
La ritournelle et le galop (1996); per chitarra acustica accordata
in sedicesimi di tono prima italiana
Pascale Criton (Francia, 1954) / Deborah Walker (Italia, 1981)
Chaoscaccia (2012) per violoncello accordato in sedicesimi di tono prima assoluta
Pascale Criton (Francia, 1954) / Silvia Tarozzi (Italia, 1975)
Circle Process (2010); per violino accordato in sedicesimi di tono
Pascale Criton (Francia, 1954)
Territoires imperceptibles (1997); per flauto, violoncello,
chitarra acustica accordata in sedicesimi di tono prima italiana
Luc Ferrari (Francia, 1929 – 2005)
Exercises d’Improvisation (1977); improvvisazione individuale o collettiva per
qualsiasi strumento o gruppo (massimo 8) e nastro prima italiana
Amélie Berson flauto; Thierry Madiot trombone; Deborah Walker violoncello;
Silvia Tarozzi violino; Didier Aschour chitarra elettrica, chitarra acustica
musiche di Pascale Criton, Luc Ferrari
Ø un certain regard… un progetto di AngelicA; nell’ambito del Festival “Suona francese 2014”, organizzato e promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, con il sostegno dell’Institut français, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem, del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca – AltaFormazione Artistica, Musicale e Coreutica e del Ministero della Cultura francese e del Mibact italiano e con Edison in qualità di main partner
Biglietti 7 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
In La ritournelle et le galop (1995), la chitarra accordata in sedicesimi di tono fa apparire una profusione di armonici e si presta a minuscole variazioni timbriche e di intonazione, che rinnovano la scrittura e la soglia di sensibilità dello strumento. La “Ritournelle” (il Ritornello – linea melodica creata dagli armonici) ed il “Galop” (Galoppo – gesto strumentale ritmico e sostenuto), derivano da una linea continua di trasformazioni del suono, sulla soglia della percezione uditiva. Questo pezzo è stato composto in omaggio al filosofo francese Gilles Deleuze (deceduto nel novembre ’95), che ha sviluppato nel suo libro “Mille Plateaux” (Millepiani) l’idea dei “ritornelli” e della loro “de-territorializzazione”.
Chaoscaccia (2012) un viaggio del gesto strumentale, instabile e continuo, è una partitura orale e documentata (immagini, annotazioni, video) che abbiamo costruito insieme attorno all’idea di cambiamento, dello spostamento (shift). Cosa c’è dietro al movimento? Si tratta di osservare il gesto musicale nella sua dimensione di evento, di ricercarne l’idea motrice e processuale. L’attenzione si focalizzerà innanzitutto sulle velocità e sull’instabilità. Il gesto stesso sarà guida, rovesciando il ruolo che in musica gli è solitamente attribuito, e che consiste nel controllare il movimento in funzione del risultato cercato, nel piegarlo alla necessità di ottenere quel risultato. Energia continua, incessante, che scivola da un’estremità all’altra dello strumento, sopra e sotto il ponticello, da un bordo all’altro della cassa armonica: stati diversi coesistono, la loro tensione si mantiene, sempre sul punto di rottura. È l’ascolto che provoca una reazione.
Circle Process (2010) è il frutto di un incontro: gli scambi con Silvia Tarozzi hanno permesso di dare corpo e consistenza a una forma legata all’integrazione profonda, fisica e psichica del movimento e della sua direzionalità. Questo si stabilisce secondo una logica gestuale circolare la cui durata non è fissata: il processo può partire da qualsiasi punto sul quadrante orario che serve da spartito e fermarsi in qualsiasi punto si desideri. L’interpretazione consiste nell’esplorare le più piccole articolazioni espressive di una scordatura in sedicesimi di tono, dal fruscio al parlando, dai battimenti tenuti alla profusione di suoni armonici. Si tratta di cercare il gesto che renda sensibile una serie di stati differenti per collegarli col massimo di fluidità. Questo è il senso di una circolarità attiva, continuità organica, sorgiva, le cui tappe si concatenano nell’accelerazione o nel rallentamento, dall’emergere del gesto alla sua decostruzione.
In Territoires Imperceptibles (1997) ho cercato di provocare delle sensazioni di trasformazione e di mobilità, esplorando delle variazioni di materie e di energie alla soglia dell’udibile. I tre strumenti solisti restano su un registro grave e si incontrano in una zona d’influenza reciproca nella quale l’armonia, le dinamiche e i timbri diventano indistinguibili e tendono verso fenomeni di pura velocità e pure materie. Questa indistinguibilità è provocata dalle articolazioni del suono e soprattutto dalla sensibilità molto speciale della chitarra microtonale. Questa accordatura – che udiamo qui per la prima volta – rinnova le relazioni strumentali: modifica i tempi di risonanza, maschera i timbri, permette un passaggio impercettibile dal suono-rumore al suono intonato. L’universo microtonale mi permette di portare la percezione del suono al di là delle sue abitudini, di penetrare nelle più piccole variazioni del tempo e del movimento, di esprimere sensazioni di mutamento.”
– Pascale Criton
Nata a Parigi nel 1954, Pascale Criton ha studiato composizione con Ivan Wyschnegradsky, Gérard Grisey e Jean-Etienne Marie. Ha seguito corsi di elettro-acustica presso il CIRM (International Centre for Musical Research) di Nizza e di composizione al computer presso l’IRCAM di Parigi. Si è inoltre interessata di etnomusicologia, prendendo parte alle attività del Gruppo di ricerca sulle Tradizioni Orali di Abidjan (Costa d’Avorio). Tra il 75 e l’80 è stata membro della compagnia Musicale Teatrale di Les Ulis, e ha poi collaborato a produzioni di teatro-danza elettronico con il laboratorio multimediale Transcenic, in particolare con Ecrans noirs, andata in scena a partire dall’82. Nel campo musicale, la sua ricerca esplora i micro-intervalli e la loro organizzazione, ed una scrittura che usa la scordatura (accordature particolari di strumenti a corda, chitarre e piano) combinata a strumenti orchestrali e alla sintesi digitale.
Note a Etudes d’improvisation:
“L’interpretazione degli Studi d’Improvvisazione può situarsi in diversi generi musicali (o stili), che vanno dalla musica classica e “contemporanea” a interpretazioni che potremmo definire jazz o anche “folk”. Sarebbe meglio cercare di evitare i clichés, purché la volontà di evitarli non ci faccia cadere in un altro cliché; piuttosto, cercare di dimenticare le costrizioni e le convenzioni culturali. Detto questo, è necessario sottolineare che le proposte su cui si basano le Improvvisazioni sono di origine tonale, ovvero ogni Studio è caratterizzato da una tonalità di “vago ambito armonico” da cui è bene partire e attorno alla quale ci si può muovere. Al di fuori di queste proposte (armonia e tempo), è lasciata agli interpreti la più grande libertà di inventare la musica che desiderano. Ascolto e azione di gruppo, facendo attenzione agli altri. Ciascuno parla, risponde, in una complicità data dall’intimità dell’intuizione. Il risultato musicale è una parola.”
– Luc Ferrari, settembre 1977
Dopo aver studiato pianoforte con Alfred Cortot, composizione con Arthur Honegger e analisi musicale con Olivier Messiaen, Luc Ferrari iniziò a dedicarsi alla musica su nastro magnetico dopo l’ascolto di Dèserts di Varése. Nel 1958 fu co-fondatore del Groupe des recherches Musicales assieme a Pierre Schaeffer. La suaPresque Rien No. 1 del ’70 ha rappresentato una pietra miliare nell’uso apparentemente “non musicale” delle registrazioni ambientali, distaccandosi radicalmente dai processi di manipolazione e astrazione ricercati dalla musica concreta. Dall’82 al 94 ha fondato e diretto La Muse En Circuit, studio per la composizione elettroacustica e produzioni radiofoniche. A parte il suo lavoro con mezzi tecnologici, Ferrari ha composto numerosi lavori per strumentazione acustica, dai primi brani per pianoforte a grandi lavori per orchestra comeHistoire du plaisir et de la dèsolation (1979-81), vincitore del Koussevitsky Prize o la Symphonie déchirée (94-98) per l’ensemble Ars Nova. A partire dal ’99 ha intrapreso la serie di lavori Exploitation des concepts che ha prodotto una nuova ricca fase creativa che ha compreso tra l’altro collaborazioni con Dj sperimentali come eRikm, Otomo Yoshihide e DJ Olive, e con improvvisatori come Noël Akchoté.
Creato nel 1996 da Didier Aschour, Dedalus è un ensemble di musica contemporanea di stanza a Montpellier, Francia. E’ strutturato come un collettivo nel quale ciascun musicista collabora all’orchestrazione e all’interpretazione. Ha partecipato a numerosi festival, presentando prime esecuzioni di compositori sperimentali come Tom Johnson, Christian Wolff, Alvin Lucier, Phill Niblock, Frederic Rzewski e James Tenney al pubblico francese ed europeo.
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