
asamisimasa ensemble
martedì 27 maggio 2014 – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA ||||
> asamisimasa ensemble (Norvegia) prima apparizione italiana
Helmut Lachenmann (Germania, 1935)
Allegro sostenuto (1986/1988, rev. 1989); per clarinetto/clarinetto basso,
violoncello, pianoforte
Øyvind Torvund (Norvegia, 1976)
Willibald Motor Landscape (2012); per chitarra elettrica, violoncello, clarinetto,
percussioni, field recordings prima italiana
Neon Forest Spaces (2009); per clarinetto, violoncello, chitarra elettrica,
percussioni, nastro prima italiana
asamisimasa ensemble:
Kristine Tjøgersen clarinetto, clarinetto basso; Tanja Orning violoncello;
Ellen Ugelvik pianoforte, tastiere; Håkon Stene percussioni;
Anders Førisdal chitarra elettrica
musiche di Helmut Lachenmann, Øyvind Torvund
a cura di Luca Vitali
|||| con la collaborazione della Reale Ambasciata di Norvegia e
KULTURRÅDET | Arts Council Norway
Biglietti 7 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
“È forte la tentazione di assistere alla performance dei virtuosi e anticonformisti asamisimasa, lunedì alla Zipper Hall, come comica consolazione alla seriosità della scena musicale contemporanea. Dopotutto, il programma prevede un trio di megafoni, un percussionista alle prese con «attrezzi domestici » un direttore d’orchestra/compositore che si contorce spasticamente sul palco prima di cadere e altre faccende connesse a John Cage, Dada e Spike Jones. Congedare però questo giovane ensemble da camera così dotato come un semplice oggetto di moda non renderebbe giustizia al suo considerevole potenziale artistico. Date la sfacciata teatralità dell’assurdo e la musicalità abbagliante sotto l’apparenza comica, il concerto di asamisimasa è stata una delle performance più fresche e divertenti della «new music» nella memoria di Los Angeles.”
– Los Angeles Times (Usa)
L’ensemble asamisimasa si è costituito a Oslo nel 2001, concentrandosi fin dagli inizi sulla musica di compositori come Helmut Lachenmann e Brian Ferneyhough. L’ensemble combina esecuzioni del repertorio classico e dell’avanguardia europea post-bellica con nuove composizioni scritte appositamente per loro, spesso con elementi di elettronica, video e altri media. Oltre a Ferneyhough e Lachenmann, hanno collaborato con compositori come Nicolaus A.Huber, Mathias Spahlinger, Aldo Clementi, Alvin Lucier, Michael Finnissy, Brian, Helmut Oehring, Clemens Gadenstätter, Klaus Lang, Chris Dench e autori scandinavi come Dror Feiler, Øyvind Torvund, Ole Henrik Moe jr., Trond Reinholdtsen e Simon Steen-Andersen.
Hanno suonato in sedi e festival come Berlin Philharmonie – Debüt im Detschlandradio Kultur, Ultima festival, Huddersfield, Rainy Days Luxembourg, Monday Evening Concerts LA, Other Minds (San Francisco) Cutting Edge (London) e SPOR (Danimarca) tra gli altri.
Vincitori del premio Spellemann (Grammy norvegese) per la sezione contemporanea nel 2012 con “Pretty Sound”, presentano per la prima volta in Italia un programma all’insegna dell’integrazione di elementi concreti nella musica, accostando il giovane compositore norvegese Øyvind Torvund al maestro tedesco Helmut Lachenmann.
Allegro sostenuto (1986-88) «Come nel mio precedente lavoro per piano e orchestra “Ausklang”, allo stesso modo qui il materiale musicale si definisce dalla mediazione tra l’esperienza, da una parte, della “risonanza” (variazioni di “tenuto” tra un suono “a secco” e un “lasciar vibrare” naturale o artificiale) e, dall’altra, del “movimento”. Questi due aspetti del suono si ritrovano nella nozione della struttura come un “arpeggio” ambivalente, ossia, come la sperimentazione di un processo di costruzione/decostruzione, e di successiva trasformazione, percepito come un gesto figurativo, sia nel breve termine che in proiezione su un tempo più esteso. Forma ed espressione risultano dal confronto fra sei sezioni, o “zone”: 1. Una vasta sequenza di apertura che utilizza l’intero registro basso del suono: delle cantilene in legato composte da semplici prolungamenti della sonorità, ossia campi di risonanza naturali e artificiali, diretti e indiretti, quasi “falsi”, l’ultimo dei quali terminasu una cadenza (“arresto”/”immobilità”: un tipico concetto per cui risonanza e movimento si uniscono); 2. Una sezione che gioca sulla variazione di suoni molto secchi graduati dal “secchissimo” a una sonorità molto sostenuta; 3. La sezione di “allegro” propriamente detta, in cui la risonanza sembra congelarsi come un movimento ad alta velocità (o viceversa); 4. Interrotto e deviato attraverso una sorta di “inno svuotato”, un recitativo di richiami che si propaga attraverso vari spazi di risonanza, e, talvolta, attraverso degli “spazi morti”; 5. Un ritorno al movimento, che cresce e raggiunge i limiti di un violento suono strumentale perforato; 6. La conclusione, in qualche modo, attraverso una cadenza finale di miscele di sonorità all’interno delle quali risonanza e movimento tornano a combinarsi e a fondersi di nuovo ». – Helmut Lachenmann

Helmut Lachenmann
Helmut Lachenmann (Germania, 1935) Nato a Stoccarda, Lachenmann studia pianoforte con Jürgen Uhde e teoria e composizione con Johann Nepomuk David tra il 1955 e il 1958. Nei due successivi due anni a Venezia è il primo studente privato di Luigi Nono. Nel 1961 torna in Germania e l’anno successivo sono eseguite per la prima volta sue composizioni alla Biennale di Venezia e agli Internationalen Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt. Nel 1965 lavora presso lo studio elettronico di Ghent e pubblica il suo unico pezzo per nastro magnetico, Szenario. Lachenmann ha descritto le sue composizioni come “musica concreta strumentale”, implicando un linguaggio che abbraccia l’intero mondo sonoro reso accessibile dalle tecniche strumentistiche non convenzionali. Tra i suoi lavori più celebri, l’opera Das Mädchen mit den Schwefelhölzern (1990-96), tratta da testi di Hans Christian Andersen, Leonardo da Vinci e Gudrun Ensslin), e i pezzi orchestrali Schwankungen am Rand (1974-75), Accanto (1975-76) e NUN (1997-99). Lachenmann è anche noto per i suoi articoli, saggi e conferenze, molte raccolte in Musik als existentielle Erfahrung (Breitkopf & Härtel 1996). Tra i premi: il Bach-Preis di Amburgo (1972), il Premio della Fondazione Ernst von Siemens (1997), il Royal Philharmonic Society di Londra per il suo terzo quartetto d’archi Grido (2004) e il Premio della Fondazione BBVA (2011). E’ membro di numerose accademie artistiche, tra cui la prestigiosa Akademie der Kunst di Berlino e quelle di Amburgo, Lipsia, Mannheim e Monaco, e ancora, della Académie Royale des Sciences, des Lettres et des Beaux-arts de Belgique.
Willibald Motor Landscape (2012) Un collage musicale composto per l’ensemble asamisimasa che accosta materiali diversi: discorsi trascritti, ornamenti e accordi pulsanti. Il pezzo si basa su associazioni tra diversi mondi sonori, clarinetto e diapason, ornamenti per violino e allarmi per auto, accordi distorti metal e motori elettrici. [Composto con il sostegno di Komponistenes Vederlagsfond.]
Neon Forest Spaces (2009) Il brano è stato composto nel 2009 per l’ensemble asamisimasa, e si compone di sette sezioni: 1 “21 waves trio” 2 “Beamed through tradition” 3 “(-and further)” 4: “On my way, on your way.” 5: “Multiple Slått” 6: “Space Corner” 7: “forest space/neon bright”

Øyvind Torvund ( Photo by Paul Griffiths )
Øyvind Torvund (Norvegia, 1976)
Ai regolari studi musicali a Oslo e Berlino, Øyvind Torvund ha affiancato l’esperienza di chitarrista con gruppi rock e d’improvvisazione. La sua musica fonde materiali assai diversi e atteggiamenti spesso incoerenti: suoni che arrivano dal rock e dalla vita di tutti i giorni (o dalla natura) che si innestano nella musica da camera, la semplicità in un contesto complesso, dove coesistono l’improvvisazione con la notazione esatta, musica combinata con film e proiezioni, la serietà in contrappunto con l’umorismo. Schemi melodici grezzi che possono arrivare da Purcell, infarciti con detriti della distorsione elettronica o rumori di strada. Per citare Iggy Pop: “La foresta di neon è la mia casa”. Torvund dice di sé: “La mia preoccupazione principale è mantenere un approccio aperto su ciò che può funzionare come parte costitutiva di un lavoro musicale, cercando di combinare diversi tipi e livelli di elementi… Mi interessano contrasti, giustapposizioni e prospettive completamente opposte perché credo che ci siano molte cose che accadono al di fuori del perimetro musicale ordinario, e un sacco di forze inconsce da esplorare”.
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