venerdì 24 maggio 2013 – ore 21.30 – Santuario del Corpus Domini di Santa Caterina – BOLOGNA Ω
> Christian Wolff + Robyn Schulkowsky Solos & Duos (Francia/Stati Uniti, Stati Uniti)
prima italiana
Christian Wolff (Francia/Stati Uniti, 1934)
Exercise 13 (1974)
For 1, 2 or 3 people (1964)
Exercise 32 (2010) prima italiana
Keyboard Miscellany (1998-2012) – Nocturnes (2007), selezione prima italiana
Duo 7 (2005) prima italiana
Winter Exercise (2013) prima assoluta
Christian Wolff pianoforte, melodica; Robyn Schulkowsky percussioni
musiche di Christian Wolff
a cura di Walter Rovere
Ω un certain regard… un progetto di AngelicA; concerto nell’ambito del Festival di musica “Suona francese”, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, con il sostegno dell’Institut français, della Fondazione Nuovi Mecenati, della SACEM e del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca – Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica
Biglietti 5 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
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Exercise 13 è tratto dagli Exercises 1-14, una serie di brani a strumentazione libera con i musicisti che seguono la stessa musica, un pentagramma con note che possono venir lette in due modi, solitamente in chiave di violino o di basso. Egualmente aperte sono la coordinazione tra i musicisti e la scelta di quando suonare e quali note, da determinarsi tramite negoziazione in tempo reale tra i musicisti; il suonare ha come risultato un’eterofonia che viene improvvisata a partire dalle note specificatamente date.
For 1, 2 or 3 People trae la propria musica dall’interazione delle persone che la suonano, ed è stata scritta con una notazione concepita specialmente a questo scopo. Strumentazione e sorgenti sonore non sono specificate. Ciascun musicista suona talvolta in maniera indipendente, altre volte rispondendo a dei segnali che possono apparire in momenti imprevedibili, e che richiedono varie modalità di coordinamento con il suono prodotto dall’altro o dagli altri musicisti. Raramente la partitura specifica le altezze, ma, spesso, il suono prodotto deve relazionarsi ad un altro nel tempo; così avviene per le durate (che sovente dipendono dalle entrate dell’altro o degli altri musicisti), per i cambiamenti di timbro, ed anche quando un suono-rumore dev’essere emesso (o il materiale, ad esempio metallo, o il processo, ad esempio usando il fiato mediante il quale il suono deve venir prodotto).
Exercise 32 è per strumentazione non specificata, anche se la sua notazione suggerisce, ma non esclusivamente, la performance da parte delle percussioni. Si compone di 22 parti, ciascuna come un microesercizio, suonabili in qualsiasi ordine, eccetto per la 22ma che è l’ultima. Se il brano è eseguito da più di un musicista, queste parti possono venir suonate da ciascuno di loro in sequenze scelte indipendentemente (eccetto per la 22ma).
Keyboard Miscellany è una collezione di brevi brani occasionali, la maggior parte per pianoforte e alcuni per melodica, perlopiù scritti come doni per amici o come composizioni in memoria. I Nocturnes (2007) sono stati creati come parte di un progetto collaborativo (assieme a David Behrman, Takehisa Kosugi e John King) in omaggio a John Cage; sono inoltre dedicati alla memoria di Eric Satie. La notazione, anche se prescrive le altezze, ne permette una libera e ampia scelta di trasposizione e sovrapposizione.
Duo 7 per percussioni e melodica, è stato scritto per Robyn Schulkowsky e me. In esso procediamo sia all’unisono che indipendentemente con il nostro materiale specificatamente notato.
Winter è un altro duo che ho creato per Robyn e me stesso, questa volta al piano. Anche qui, c’è una mistura di interdipendenza e libertà. C’è anche la procedura (a volte) di permettere a ciascun musicista di scegliere indipendentemente la sequenza di brevi unità musicali, il che, quando le unità sono della stessa lunghezza, ha il risultato di produrre una specie di canone anarchico.
(Christian Wolff, marzo 2013)
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Christian Wolff è nato a Nizza nel 1934 da genitori tedeschi, e residente negli Stati Uniti dal 1941, Christian Wolff a 16 anni era già considerato un membro effettivo della cosiddetta “New York School”, a fianco di John Cage, Morton Feldman ed Earle Brown.
Cage, che gli aveva impartito lezioni private per soli sei mesi, affermava di aver imparato molto più lui dal suo allievo che viceversa, e in Silence gli riconobbe il merito di averlo “convinto definitivamente della necessità di rinunciare alla continuità” in musica, avendo composto un brano (pur evidentemente cageano fin dal titolo, For Prepared Piano, del ’51), scrivendo le note lungo colonne verticali, che il musicista doveva leggere ed eseguire orizzontalmente (altra curiosità aneddotica, ma indubbiamente decisiva, è che fu Wolff a far scoprire a Cage gli I Ching, portandogli in dono nel ’50 l’edizione pubblicata dalla casa editrice dei suoi genitori).
Feldman dal suo canto lo definiva “la mia coscienza artistica”, e dichiarò di essere stato influenzato, in diversi suoi brani degli anni 80 (tra cui il For Christian Wolff dell’86), dalla prima opera ufficiale del giovanissimo collega, il Duo For Violins. Scritto nel giugno 1950, il brano consisteva in una sorta di “serialismo minimale”, che permutava 12 “suoni” ottenuti da sole tre altezze adiacenti (un Re, un Mib e un Mi), e dalle loro possibili combinazioni e sovrapposizioni simultanee o sfasate. Poco dopo, potendo contare su un virtuoso come David Tudor come esecutore, la sua musica si mosse verso un’estrema complessità di scrittura, un tipo di indeterminazione che proponendo passaggi fisicamente ineseguibili, costringeva il musicista a risolverli con soluzioni proprie. Mentre il Duo for Pianist II (eseguito da Cage e Tudor a Darmstadt nel 58) spostava ulteriormente la musica da oggetto a processo di relazioni, prevedendo (ispirandosi in parte ai “giochi musicali” dell’India) una mutua dipendenza di ciascun musicista dalle scelte operate dall’altro durante l’esecuzione.
Dall’inizio dei 60, Wolff cominciò a abbandonare notazioni che erano ancora altamente complesse, e ad eliminare, di brano in brano, le tassative indicazioni cronometriche entro cui compiere le azioni, i gruppi di altezze tra cui scegliere, o le specifiche di strumentazione e/o di numero di musicisti, in favore di notazioni variamente aperte a simboli grafici o istruzioni verbali che suggerivano regole di coordinamento e interazione tra i musicisti. L’idea, spiegherà il compositore, era quella che l’ascoltatore potesse percepire “il suono di un musicista che prende delle decisioni, o che è costretto a cambiarle”.
Tra questi ci sono alcuni dei brani più famosi di Wolff, come For 1, 2 or 3 People, Edges (scritta per gli AMM durante una residenza londinese nel 1968), e Burdocks (1970), composta pensando all’immagine mentale(senza averla ancora ascoltata) della Scratch Orchestra, il collettivo anarchico di musicisti professionisti e non fondato da Cornelius Cardew, ma anche alle polifonie semi-improvvisate dei canti dei pigmei Ba-Benzele scoperti su un Lp Unesco (Burdocks per inciso si può ascoltare eseguita da Wolff con Tudor, Rzewski e Behrman nel 71, con i Sonic Youth, Christian Marclay e Takehisa Kosugi nel 99, e in un concerto del 2000 con Fred Frith, Joan Jeanrenaud e Bob Ostertag).
Le linee melodiche in precario unisono degli Exercises del ’73-4 fecero parlare di “risposta di Wolff al minimalismo” (un’esecuzione newyorchese vide partecipare anche Jon Gibson e Arthur Russell). Gli stessi anni videro anche l’emergere di un esplicito impegno politico nella sua musica (oltre a quello già implicito nella sua natura collaborativa e non-gerarchica), con l’innesto in molti brani di citazioni, spesso elaborate con trasposizioni sistematiche, di canzoni della storia del movimento operaio e dei diritti civili (Bread and Roses, Rosa, ecc.)
Il programma dedicato da AngelicA a Wolff spazia dall’op. I del ’50 (il Duo for Violins) a, nel momento in cui scriviamo, l’ultima composta nel 2013 (il duo Winter). “individuals, collective” (nella serata del 26) è invece il suo più recente brano per orchestra, scritto per il festival Beyond Cage di New York del novembre 2012. In una produzione di enorme varietà, la musica di Wolff è quasi sempre stata caratterizzata da un’eleganza epigrammatica e da una sobrietà e concisione di gesti spesso ingannevolmente semplici. Una qualità a cui tiene particolarmente della sua musica è quella della trasparenza, che fa risalire all’esperienza formativa del compito che Cage gli assegnò nel 50, l’analisi della Sinfonia op. 21 di Webern, che lo impressionò fortemente per come in essa “tutto è completamente visibile, ma non in un modo semplicistico: è un’opera complessa, ma che si fa vedere attraverso l’intrico..”. Anche se a partire dagli anni 80 ha composto diversi brani per grandi organici, Wolff ha sempre dichiarato di non orchestrare, quanto di scrivere per un certo numero di persone, e che la sua idea di partenza per il pezzo era offrire momenti di ascolto di musicisti normalmente sommersi nella massa orchestrale: ancora una volta, mettendo in scena la dialettica tra individuale e collettivo (o tra musicista e partitura) che informa tutta la sua musica.
Walter Rovere
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Robyn Schulkowsky è nata nel South Dakota e attualmente residente a Berlino, Robyn Schulkowsky ha fatto parte della New Mexico Symphony Orchestra e della Chamber Orchestra of Santa Fe e si è poi trasferita a Colonia per studiare con Christoph Caskel. Dai primi anni 80, ha preso parte a prime di opere di Karlheinz Stockhausen, Mauricio Kagel e Walter Zimmermann, ed ha successivamente lavorato con compositori come John Cage, Morton Feldman, Iannis Xenakis, Christian Wolff, Heinz Holliger, Kevin Volans, Sofia Gubaidulina, oltre al regista Robert Wilson, lo scultore Günther Uecker e il coreografo Sasha Waltz.
Nel 2008 la sua opera “The Child of the Sea Otter” è stata rappresentata a Oldenburg (Germania), Mannheim e Berlino. Come compositrice e improvvisatrice, ha pubblicato cd a proprio nome e in collaborazione con Nils Petter Molvaer, Fredy Studer, Kim Kashkashian, Eberhard Blum, Marianne Schroeder, Derek Bailey e Joey Baron, per etichette come ECM, Hat Art e New World.
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