domenica 26 maggio 2013 – ore 20.30 – Teatro Auditorium Manzoni – BOLOGNA Ø
> Orchestra + Coro del Teatro Comunale di Bologna – Marco Angius direttore (Italia)
Christian Wolff (Francia/Stati Uniti, 1934)
individuals, collective (2012), per orchestra prima europea
Adriano Guarnieri (Italia, 1947)
Live Symphony n. 4 [dal ciclo La terra del tramonto] (2000/2013), per orchestra
prima assoluta
Giacinto Scelsi (Italia, 1905-1988)
Konx-Om-Pax (1968), per coro e orchestra prima italiana
Christian Wallumrød (Norvegia, 1971)
When celebrities dream of casual sleep (second try) (2013), per orchestra *
prima assoluta #
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Coro del Teatro Comunale di Bologna
Marco Angius direttore
Andrea Faidutti maestro del coro
Matteo Ziraldo, Filippo Perocco, Carmelo Giuliano Gullotto: direttori *
musiche di Christian Wolff, Adriano Guarnieri, Giacinto Scelsi, Christian Wallumrød
# musiche commissionate da AngelicA
Ø una coproduzione di AngelicA e Fondazione Teatro Comunale di Bologna; con la collaborazione di Edizioni Musicali RAI Trade, Fondazione Isabella Scelsi; in collaborazione con la Reale Ambasciata di Norvegia – NOW Norwegian Way, Det Norske Komponistfond, NOPA, Arts Council, Ultima Contemporary Music Festival – Oslo; con la collaborazione di Luca Vitali
Biglietti
10 € posto unico, 5 € per abbonati del teatro comunale, 5 € su presentazione di
un biglietto di un concerto precedente di AngelicA 2013
Teatro Comunale di Bologna – 051.529019 – boxoffice@comunalebologna.it
teatro@comunalebologna.it – www.tcbo.it
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Christian Wolff: individuals, collective (2012). “individuals, collective” (il titolo richiede le minuscole) è la più recente composizione per orchestra di Wolff. Commissionata dal festival Beyond Cage di New York, è stata eseguita in prima mondiale il 7 novembre 2012 dalla Janáček Philharmonic Ostrava diretta da Petr Kotik.
“Il titolo si riferisce a quello che, per me, è il dilemma dello scrivere per orchestra, cioè come riconciliare un grosso numero di strumentisti, abituati a suonare di solito in modo più o meno regimentato, con la presenza di altri musicisti che individualmente potrebbero suonare per se stessi in solo, o in gruppi a interazione più ristretta (come per della musica da camera); una questione quindi sia sociale che musicale. Che musicalmente, comporta inoltre l’apertura a una vasta gamma di possibilità.
Ci sono passaggi in cui ogni singolo membro dell’orchestra suona indipendentemente dagli altri, ognuno simultaneamente, anche se ogni musicista ha delle pause di durata libera, e può perciò decidere liberamente se fermarsi ad ascoltare, o decidere liberamente quando suonare.
La composizione è divisa in due grandi parti, ciascuna delle quali con molte suddivisioni interne. Essenzialmente si tratta di un patchwork. La prima parte, più estesa, si conclude con una parziale riscrittura della Cantata di Bach “Gleich wie Regen und Schnee”, “come la pioggia e la neve”. La seconda inizia con una lunga sezione di scrittura monofonica variamente orchestrata, dopo di che ritorna alla forma a patchwork.”
(Christian Wolff, marzo 2013)
Adriano Guarnieri: Live Symphony n.4 – Dal ciclo La terra del Tramonto (2002-2013). Nato nel 1947, Adriano Guarnieri studia al Conservatorio di Bologna con Tito Gotti e Giacomo Manzoni. Vicino allo strutturalismo negli anni 70, matura poi quella che definisce una “cantabilità melodica” della sua ricerca, “che esclude recuperi melodici o tematici di tipo tradizionale perché nasce sempre “dentro la galassia del suono”, dall’interno della materia sonora.”
Compone particolarmente per violino e flauto (per Enzo Porta e Annamaria Morini), e in rapporto alla produzione poetica di Pasolini (Trionfo della notte, premio Abbiati 1987) e di Raboni, con il quale collabora dal ’95 al 2000 (Quare tristi, Pensieri canuti, Passione secondo Matteos, ). Lavora inoltre molto, con l’assistenza di Alvise Vidolin, alla dimensione trasformativa dei live electronics, per opere-video come Medea (regia di G. B. Corsetti, Premio Abbiati 2002) Pietra di Diaspro (2007) e Tenebrae (su testi di Massimo Cacciari, 2010).
“Questa Live Symphony fa parte di un ampio ciclo di brani orchestrali liberamente ispirati a La Terra del Tramonto del teologo e sociologo Ernesto Balducci. Un libro degli anni ’70 che profeticamente anticipava la decadenza della cultura occidentale nella società odierna. Una crisi epocale che secondo l’ottica profetica di Balducci avrebbe intaccato l’aspetto esistenziale del nostro vivere, come puntualmente verificatasi con la globalizzazione.
Egli sintetizzava tutto questo nel motto: ” La caravelle stanno ritornando”.
La costruzione della sinfonia procede per pannelli-episodi incastrati l’un l’altro in forma “quasi narrativa”. Ad episodi lirici ed onirici si contrappongono episodi violenti-materici-tellurici di forte intensità espressiva. Il tempo va dilatandosi sempre più dall’inizio alla fine, dove abbiamo una traiettoria “quasi pittorica” di un orizzonte sonoro che si spegne lentamente, “come un tramonto”. Tre ottoni (una tuba, due tromboni) suonano fuori dal gruppo orchestrale, come un continuum pedalizzante che catalizza in maniera centrifuga il rapporto tempo-spazio, forma, materia sonora.
(Adriano Guarnieri, marzo 2013)
Giacinto Scelsi: Konx-Om-Pax (1968-69). La prima esecuzione di Konx-Om-Pax, alla Biennale Musica del 1970, non venne riconosciuta dall’autore. Prima assoluta fu perciò considerata solo quella successiva a Francoforte nel 1986 diretta da Wyttenbach (e che vide, narrano le cronache, anche John Cage unirsi al pubblico e al coro nell’intonare l’Om finale).
Il titolo si compone della parola Pace rispettivamente in Assiro antico, Sancrito e Latino. Il sottotitolo “Tre aspetti del Suono: come primo movimento dell’immutabile; come forza creativa; come sillaba ‘Om’ (la sillaba sacra dei buddisti)”, illustra in qualche modo l’andamento del brano:
“Il primo movimento presenta una successione di accordi a ventaglio, strettamente simmetrici, sopra e sotto ilDo centrale – simmetria che viene abbandonata solo con l’apparizione dei microintervalli. Mediante un graduale ispessimento armonico, la musica raggiunge un grandioso unisono sul Do originale, riccamente elaborato in tutti i suoi parametri, per poi defluire.
Il secondo movimento (91 secondi!) esprime la forza creativa mediante un grandioso tourbillon sonoro, tutto in accelerando, che inghiotte l’asse tonale di Fa, di volta in volta sommerso da passaggi cromatici, glissandi e cluster, ma alla fine vittoriosamente emergente. Nel terzo movimento, il coro entra sull’asse principale di La, ripetendo incessantemente la sillaba Om. Le parole non possono descrivere come, per effetto di questa sillaba, l’intero universo inizi gradualmente a vibrare e risuonare. Senza dubbio mai altrove Scelsi ha scatenato con una potenza più elementare tutta l’energia nascosta nel cuore più segreto del Suono, una forza che – la religione indù lo sa bene – può condurre alla distruzione come alla trasfigurazione. Ma fortunatamente, “Om” significa Pace: una musica di superamento del sé, dell’unione tra uomo e cosmo. Essa non potrà dunque che irradiare forze positive, come tutta la grande arte dall’inizio dell’umanità, e renderci una cosa sola con Dio.”
(Harry Halbreich)
Christian Wallumrød: When celebrities dream of casual sleep (second try) (2013). Nato nel 1971 a Kongsberg, Christian Wallumrød è considerato uno dei maggiori esponenti della scena contemporanea norvegese. Dopo l’esordio per la ECM nel ’98 in trio con i connazionali Arve Henriksen e Hans-Kristian Kjos Sørensen, ha creato nel 2001 un proprio Ensemble (dal quartetto al sestetto) con i quali ha inciso altri cinque album per l’etichetta, definendo un’idea sonora raffinata e personalissima, che fonde, in maniera mai didascalica reminiscenze di jazz, minimalismo, contemporanea, musica barocca, folk e musica sacra del nord Europa.
Parte della “tradizione” di AngelicA è il proporre ai propri ospiti incontri con musicisti, o con forme o formati, inediti nella loro storia musicale; da qui anche l’invito a Wallumrød, di misurarsi per la prima volta con la dimensione della composizione per orchestra:
“La mia intera carriera nel mondo della musica – con pochissime eccezioni – si è svolta all’interno di piccoli gruppi, indipendentemente da come la musica veniva composta. Quando il festival AngelicA mi ha presentato la sua idea e commissionato un pezzo, in fondo sapevo che avrei concepito il lavoro con l’orchestra come una sorta di musica da camera, nonostante le dimensioni del gruppo e la particolare situazione.
Amo il pianissimo dei vari strumenti acustici, e questo pezzo è stato composto principalmente con suoni che provengono proprio da questo magnifico range dinamico. I suoni sono organizzati in pattern di pulsazioni piuttosto lente e, a volte, divergenti.
Sono curioso di vedere come questo range dinamico così specifico e limitato (e quindi questa selezione di specifici colori), in combinazione con le pulsazioni lente, quasi meccaniche, si comporterà ed evolverà nell’arco di circa 15 minuti. Per far sì che l’orecchio sia interamente concentrato su questi aspetti (e per creare una certa atmosfera, a scapito della drammaticità) ho cercato di evitare cambiamenti di dinamica (come il crescendo e il diminuendo) e ho inoltre disciplinato i diversi elementi pulsanti, affinché accettassero il loro destino di creature senza sviluppo.”
(Christian Wallumrod, marzo 2013)
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