Festival

Apartment_House_big

sabato 25 maggio 2013 – ore 21.30 – Santuario del Corpus Domini di Santa Caterina – BOLOGNA

> APARTMENT HOUSE + Christian Wolff (Inghilterra, Francia/Stati Uniti) prima italiana

Christian Wolff (Francia/Stati Uniti, 1934)

Duet I (1960) prima italiana

Exercise 10 (1973/1974)

Duo for violins (1950)

Exercise 3 (1973/1974)

Edges (1968)

Small Preludes (2009), selezione

Aarau Songs (1994) prima italiana

Berlin Exercises (2000) prima italiana

 APARTMENT HOUSE:
Andrew Sparling clarinetto; Gordon MacKay violino; Ruth Ehrlich violino;
Bridget Carey viola; Anton Lukoszevieze violoncello; Philip Thomas pianoforte;
+ Christian Wolff pianoforte, melodica

musiche di Christian Wolff

a cura di Walter Rovere

Biglietti 5 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto

*    *    *

“Il primo incontro con la musica di Christian Wolff ti lascia con l’impressione di avere appena ascoltato (o suonato, o letto) qualcosa di totalmente estraneo, diverso da qualsiasi altra tu possa conoscere. […] Strani piccoli motivetti, che suonano come se fossero stati irraggiati verso qualche punto remoto dell’universo e fossero poi rimbalzati indietro come una specie di musica mutante intergalattica; figure ritmiche e melodiche riconoscibili, cucite assieme in qualche modo in accoppiamenti mostruosi, che ricordano a volte i demoni di Hieronymus Bosch, ibridi di animali, pesci, fiori e oggetti domestici. […]
Non si può davvero dire che cosa sia (anche se John Cage ci andò vicino quando affermò, dopo aver assistito a una performance degli Exercises a New York, che sembravano ‘la musica classica di una civiltà sconosciuta’).“
Frederic Rzewski

Per quasi 20 anni, Apartment House ha avuto uno stretto rapporto con la musica di Christian Wolff, la cui ricchezza e gamma di metodi sperimentali è una fantastica risorsa per qualunque interprete di musica contemporanea. Una combinazione di apertura e rigore, che crea risultati entusiasmanti e spesso imprevedibili nelle performance. Questo programma ideato per AngelicA copre circa 50 anni di attività compositiva di Wolff, perlustrando quindi le molte strade diverse lungo cui la sua musica ha viaggiato nel corso del tempo.
Il suo primissimo lavoro, Duo for Violins (1950) esplora le combinazioni di due strumenti usando solamente una gamma estremamente ristretta di altezze.
Dopo la complessità delle notazioni indeterminate caratteristiche di Wolff nei tardi anni ’50, Duet I (1960) fu il primo di suoi numerosi brani nei quali sequenza e selezione del materiale sono radicati nel gioco di risposte tra i musicisti. L’ordine delle sezioni è libero e la scelta delle altezze è aperta secondo vari livelli. Ma la vera innovazione di questo lavoro è l’interazione ritmica, basata sulla sorpresa e la necessità di reagire rapidamente a ciò che l’altro musicista sta facendo (o non facendo, o facendo in modo inaspettato). C’è un senso reale di ‘azione’ per i performer, che si traduce nel carattere vivace e improvvisativo della musica, anche se il potenziale effettivo per l’improvvisazione è molto limitato.
Ancor più radicale fu la partitura “aperta” di Edges (1968), uno spartito di una singola pagina composta da simboli musicali e notazioni grafiche. Le istruzioni esecutive prescrivono: “I simboli sulla partitura non significano in primo luogo ciò che un musicista deve suonare. Demarcano uno spazio o degli spazi, indicano punti, superfici, itinerari o limiti.” La partitura aperta crea una situazione musicale simile ad un paesaggio sonoro, abitato da suoni solitari e interconnessi, simile in qualche modo a un’improvvisazione di gruppo, ma temperata da un equilibrio e da un ordine sistematici.
Gli Exercises (1973-74) costituiscono un notevole corpus di opere nella produzione di Wolff e la stessa idea di ‘esercizio’ è una forma o idea musicale in essa ricorrente. Negli Exercises, i musicisti devono eseguire lo stesso materiale musicale, spesso costituito da catene melodiche lineari o da materiali accordali. Ma, ciò che è davvero unico, è che ciascun performer può scegliere di suonare in anticipo o in ritardo rispetto agli altri, creando una sorta di sfocatura della scrittura melodica, o anche una semplice, strana musica dall’effetto “a singhiozzo” come un hoquetus. I musicisti possono inoltre scegliere di suonare in chiavi diverse, consentendo così la realizzazione di armonie differenti. Gli “Esercizi” sono inoltre stimolanti e divertenti da suonare, ciò che costituisce un elemento integrante dell’esecuzione di molte delle sue opere.
Il pianoforte è uno strumento che è stato centrale nella produzione di Wolff dai primi anni 50 ai giorni nostri. Come scrive il pianista di Apartment House e allievo di Wolff Philip Thomas, ‘Gli Small Preludes 1-20, dedicati al compositore inglese Chris Newman, sono indeterminati per quanto attiene dinamiche, tempi, pause e chiavi (possono venir letti indifferentemente in chiave di violino o di basso). Ciascuno dei 20 preludi ha un proprio carattere distinto, anche se sono per lo più ritmicamente definiti. È una musica che suona nuova quanto qualsiasi altra Wolff abbia composto dal 2001, e la sua tendenza verso una chiarezza di linea e struttura risulta ancor meglio messa a fuoco dal fatto che ogni ogni preludio si presenta come un brano autonomo.’ (PT)
Un importante opera della sua tarda produzione inclusa in questo programma è il quintetto Aarau Songs (1994), scritto per il compositore e clarinettista svizzero Jürg Frey. Il brano si compone di otto parti, otto “canzoni”. Wolff scrive, “Anche per questo brano (come già, ad esempio, per Burdocks, Long Peace March e Ruth) sono stato spinto da un interesse formale verso la struttura a patchwork, la raccolta e giustapposizione di continuità e di materiali spesso estremamente diversi, ma che in qualche modo stanno assieme senza perdere le loro identità individuali. Il materiale di base che ho usato per la composizione è di vario tipo, per lo più elaborato in una varietà di contrappunti: alcune parti astratte, altre derivate da canzoni, tra cui una canzone di liberazione del popolo nero (The Drinking Gourd), un canto di laboro di detenuti di colore (Almost done), un canto a tre voci dalla raccolta americana “Social Harp” del diciannovesimo secolo (Liberty), ed una chanson del quindicesimo secolo attribuita ad Ockeghem (Malheur me bat). Devo la scoperta di quest’ultima ad una citazione allusiva di essa contenuta nello String Quartet di Luigi Nono. Le Aarau Songs sono anche dedicate alla sua memoria e causate dalla mia ammirazione verso la sua opera.”
Concludono il concerto i Berlin Exercises (2000). Questo è un lavoro nuovo per gli Apartment House, e, al momento in cui scrivo, ancora a me sconosciuto. Tutto ciò che so è che lavorare su questo brano sarà un processo di scoperta affascinante, divertente, e una lezione di misura come sempre unica. Wolff una volta ha descritto il modo in cui suona la sua musica come un incrocio tra Erik Satie e Charles Ives, il che credo sia abbastanza accurato. Due iconoclasti, unici ed ingannevoli (con una buona dose di eccentricità aggiunta).
Anton Lukoszevieze, marzo 2013

Gli Apartment House sono stati creati da Anton Lukoszevieze nel 1995. Organico e strumentazione del gruppo sono flessibili, permettendo una grande varietà di possibilità performative diverse, e dalla loro fondazione gli Apartment House hanno eseguito numerose prime britanniche e mondiali di compositori come Christian Wolff, Luc Ferrari, Dieter Schnebel, Christopher Fox, Laurence Crane, Michael Parsons, James Clarke, Helmut Oehring, Harley Gaber, Clarence Barlow, Alvin Lucier, Arturas Bumšteinas, David Behrman, Philip Corner e Richard Ayres. Su cd e dvd hanno inciso lavori di Jennifer Walshe, Peter Garland, Cornelius Cardew e Zbigniew Karkowski. Nel maggio 2012 hanno ricevuto il “Royal Philharmonic Society Award for outstanding contribution to Chamber Music and Song”. www.apartmenthouse.co.uk

 

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