AngelicA per centocage
A causa delle difficoltà comportate dal sisma, il concerto di giovedì 31 maggio ore 21.00 è stato rimandato a:
venerdì 28 settembre – ore 21.00 – Basilica di San Petronio, BOLOGNA *
> Silenzio & Accordo
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Tonino Battista direttore (Italia)
introducono il concerto Monsignor Gabriele Cavina e Nicola Sani
John Cage (Stati Uniti, 1912-1992)
Atlas Eclipticalis (1961-62) prima italiana
Serena Teatini (Italia, 1958)
Ecoute Moi (2012) prima assoluta
Philip Corner (Stati Uniti, 1933)
I’deal Orchestra (2009) prima assoluta
John Cage (Stati Uniti, 1912-1992)
4’33” (1952-60) prima italiana
Alvin Curran (Stati Uniti, 1938)
Symphony 1.1 (2012) prima assoluta
John Cage (Stati Uniti, 1912-1992)
Seventy-Four (1992) prima italiana
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Tonino Battista direttore
ospiti: Enrico Gabrielli clarinetto basso; Mario Frezzato oboe
musiche di John Cage, Philip Corner, Alvin Curran, Serena Teatini
musiche in prima assoluta commissionate da AngelicA (eccetto P.C.)
a cura di Oderso Rubini e Massimo Simonini
* un progetto di AngelicA in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Bologna, Comune di Bologna – Sistema culturale e giovani, Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura, Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura, Curia Arcivescovile di Bologna-Manifestazioni Petroniane, Fondazione del Monte. Con la partecipazione di Rai Radio 3.
nell’ambito di centocage | Bologna rende omaggio a John Cage (1912 – 1992)
Concerti a ingresso libero
AperturA
Nel percorso di AngelicA, il “contesto” ha sempre avuto un ruolo importante: attraverso la trasfigurazione del contesto si è cercato di creare cambiamenti nei modi di ascoltare e fruire la musica, ma anche, secondo un’altra prospettiva, di riconoscere e rileggere musiche diverse. Se prima “quella” musica apparteneva a un mondo ben identificato e alla sua tribù, poi improvvisamente diventava un’altra cosa.
Si sono verificate tante strane e straordinarie combinazioni, così come sono venute alla luce alcune contraddizioni.
Si pensi al caso di musiche ormai “abituate” alle sale da concerto, che entrano invece in spazi sacri. Composizioni, per motivi di varia natura, con un carattere spirituale si esprimono in luoghi che consentono un’altra modalità di ascolto, dove il silenzio compone lo spazio, e l’acustica è per certi versi fragile e insieme potente.
Dove si trova il confine tra musica contemporanea e musica sacra o tra musica d’arte e musica sacra? Chi decide cosa è sacro o cosa lo diventerà? Certo la tensione celeste, mistica, di alcuni compositori è evidente. Ma questo viene percepito solo da qualcuno e non da altri. Tra il 2005 e il 2007 gli unici lavori commissionati a Stockhausen (eccetto quelli di AngelicA e Dissonanze) venivano dalla Chiesa (da Don Garbini-Duomo di Milano, per riconoscerne a pieno il merito) che sapeva interpretare il messaggio del compositore e della sua musica, facendola divenire (quasi) “sacra” o accentandola semplicemente come “ispirata”.
Ispirazione come un momento fecondo, che ci unisce perchè diventiamo portatori di un messaggio, ma che spesso resta incompreso per troppo tempo.
Celebriamo John Cage con particolare attenzione al lavoro dei compositori (viventi) ai quali abbiamo commissionato nuove musiche per orchestra (per AngelicA è un nuovo inizio questo del 2012: dal 1992 costruiamo progetti in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, ma il percorso assieme negli ultimi anni si era arenato). Quindi: programmi originali con musiche di Cage e di altri compositori, fino all’evento di chiusura di AngelicA, che prevede la presenza di circa 450 musicisti guidati dal caso “preparato” e dalla partirura di Alvin Curran che riprende l’evento popolare e “glorioso” di Riola di Vergato nell’ambito dell’anniversario de Il Treno di John Cage 1978-2008.
Tempo di transizione in attesa di cambiamenti concreti. Apertura e spirito costruttivo.
Massimo Simonini
A poetry of infinite possibilities
Il viaggio del suono attraverso il tempo sorprende continuamente per le sue infinite diramazioni, possibilità, direzioni. La musica dei secoli passati sembra specchiarsi nel presente, tempo di sintesi e deflagrazioni, lente deformante, fata morgana, epoca di illusioni (anche) sonore. E il nostro millennio si presenta come un campo aperto, luogo di confluenza dei linguaggi sonori, dove ogni soluzione appare possibile, ma dove prevale al tempo stesso la paura dell’ignoto. La vera rivoluzione sonora del secolo scorso non è stata la dodecafonia, né la musica elettronica (arte sonora del Novecento per eccellenza), o il serialismo, la musica aleatoria, i minimalismi, o il rock. Più verosimilmente è stata l’irruzione nella società di una molteplicità di linguaggi, scritti e non scritti, codificati ed estemporanei, che rimandano a culture, aggregazioni di uomini, solitudini, territori reali e virtuali. Un mondo che ha cambiato spazio, relazioni, forme di ascolto, evocando un sentimento di smarrimento. La recente esplosione del canto gregoriano come fenomeno di ascolto di massa è l’esempio più vicino a noi dell’affannosa ricerca di simmetrie della nostra società, priva di riferimenti certi, governata dalle leggi di mercato e incapace di trovare antidoti allo svuotamento culturale da esse prodotto. Si può interpretare in questo senso il tentativo di trovare una risposta nel canto monodico liturgico alla ridondanza sonora del presente. È interessante notare come la nostra epoca, incapace di riconoscere la complessità del presente, di linguaggi divenuti aperti quindi non più riconducibili ad un unico comune denominatore, si sia rivolta verso un’epoca remota dove i linguaggi erano (ancora) aperti, in cui la scrittura lasciava ampi margini di discrezione all’improvvisazione degli interpreti. È stato un processo cosciente? Difficile dare una risposta univoca. All’interno di questo processo occorre distinguere la componente spontanea da quella legata al condizionamento del mercato. Il parametro del consumo oggi prescinde dal fatto culturale. E ciò che non viaggia attraverso i consueti canali di consumo, può venire diffuso attraverso gli esistenti canali alternativi, che servono a sondare il terreno per introdurre nuovi prodotti musicali. Oggi la metafora del “fiume sonoro” (il riverrun joyciano tanto caro a John Cage) implica una quantità di possibili, potenziali ascoltatori, siano essi pubblico di un concerto, ascoltatori radiofonici, acquirenti di compact disc, frequentatori di aeroporti, visitatori di un sito internet. L’apertura totale dei linguaggi sonori obbliga ad una disposizione all’ascolto completamente diversa rispetto al passato e soprattutto a pensare la musica in maniera nuova. Con la conseguenza di stimolare una reazione di rifiuto da parte di molti verso ciò che non rientra nel linguaggio tonale o del loro rimanere aggrappati disperatamente alla zattera della tradizione, come al relitto delle proprie cose, lux in tenebris nel naufragio dei codici. Mentre i più disinvolti, ma a ben vedere più realisti del re, si lanciano in ogni sorta di appello al “superamento dei generi”, quando è evidente che ormai non c’è più niente da superare. I generi musicali esistono, sono la ricchezza del nostro tempo, rappresentano forme espressive che vanno piuttosto conosciute, comprese, studiate, approfondite, infine…ascoltate. Dall’orchestra alle bande strumentali, dalle voci all’elettronica, i concerti e gli eventi del ciclo “Silenzio e accordo” , pensati come omaggio per il centenario della nascita di John Cage, rappresentano uno straordinario invito, nel segno della rivoluzione attuata dal grande compositore, scrittore, pensatore, artista americano, all’ascolto della molteplicità sonora del presente.
Nicola Sani
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.