mercoledì 30 maggio 2012 – ore 21.30 – Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Ciro Longobardi + Agostino Di Scipio (Italia)
Alvin Lucier (Stati Uniti, 1931)
Music for Piano with Slow Sweep Pure Wave Oscillators (1992) prima italiana
Agostino Di Scipio (Italia, 1962)
6 studi (dalla muta distesa delle cose) (1996-97), per pianoforte e processi adattivi di elaborazione digitale del suono
John Cage (Stati Uniti, 1912-1992)
Electronic Music for Piano (1964) prima assoluta della nuova versione
Ciro Longobardi pianoforte; Agostino Di Scipio computer, live electronics
musiche di John Cage, Alvin Lucier, Agostino Di Scipio
nell’ambito di centocage | Bologna rende omaggio a John Cage (1912 – 1992)
Biglietti 7 €
Teatro San Leonardo – biglietteria aperta dalle ore 21 del giorno del concerto
Alvin Lucier – Music for Piano with Slow Sweep Pure Wave Oscillators (1992) Fa parte di una serie di lavori scritti da Lucier durante gli anni 1980 e 1990, di concezione semplice e di grande concentrazione d’ascolto, come accade spesso nell’opera di questo grande sperimentatore statunitense. Due suoni puri (oscillazioni sinusoidali) cambiano frequenza lentamente, glissando in un ambito di quattro ottave. Ad essi si sovrappone la parte del pianoforte, assai rarefatta, e quando le frequenze proposte dalla partitura sono simili o identiche a quelle dei suoni puri, si creano ritmi interni al suono (battimenti). Il fenomeno inoltre si presenta come dinamico, perché il ritmo dei battimenti aumenta o rallenta gradualmente (anche annullandosi), a seconda della sincronia tra le due parti, cioè a seconda del momento interpretativo.
Agostino Di Scipio – 6 STUDI (DALLA MUTA DISTESA DELLE COSE)
per pianoforte e processi adattivi di elaborazione digitale del suono (1996-97) Sei brevi Studi, eseguiti senza interruzione a formare l’intero, concentrati su un materiale assai povero e sulla relazione tra velocità del tocco e dinamica del gesto pianistico, spesso con brevi successioni di suoni ripetuti. L’elettronica interviene cinque volte nel corso del brano, talvolta creando un ponte tra Studi successivi. Certi dettagli microtemporali del suono del pianoforte (soprattutto l’attacco) vengono ripresi e dilatati, infine progressivamente polverizzati o “granulati”: all’inizio la sonorità complessiva è piuttosto radicata nel suono pianistico, ma più tardi si sfibra e si disperde, eventualmente riducendosi ad una sottile polvere sonora. L’esito delle trasformazioni non è predeterminato, e si adatta dinamicamente al tocco e al gesto pianistico. A sua volta, la parte pianistica resta aperta all’influenza del suono elettronico, soprattutto in quanto all’intensità e alla densità di eventi sonori. Si stabilisce un’interdipendenza, una catena di determinazioni reciproche, in cui ciascuno dei due attori determina le condizioni ed il contesto per il procedere dell’altro.
I processi di elaborazione digitale sono stati realizzati specificamente per questo lavoro, e sono resi operativi o col software open-source Pure Data, o con l’unità programmabile hardware/software Kyma.
JOHN CAGE – ELECTRONIC MUSIC FOR PIANO (1964)
CIRO LONGOBARDI piano AGOSTINO DI SCIPIO computer e live electronics
Preparare una realizzazione di Electronic Music for Piano è una vera sfida : si tratta di utilizzare ampie porzioni di Music for Piano 4-84 e di coniugarle con alcune indicazioni molto generali, anche criptiche, che Cage offre come spunto per amplificare ed elaborare il suono. Il nostro progetto muove da tali indicazioni e le interpreta per realizzare un’esecuzione interamente “live electronics”, come dev’essere stata l’esecuzione di Cage e Tudor nel 1964. Abbiamo dunque combinato i materiali pianistici in ampi segmenti ciascuno dei quali suonato con prevalenza di una particolare modalità esecutiva, ed abbiamo calato il suono del pianoforte in un reticolo di trasformazioni e di interazioni sonore, in larga parte autonome e capaci di auto-regolazione, basate su circuiti di feedback. Gli ingressi alla rete sono quattro dischi piezoelettrici posti a contatto con superfici di legno e di metallo dello strumento; i terminali d’uscita sono due altoparlanti, posti sotto lo strumento stesso. Il corpo del pianoforte diventa in questo modo un elemento di transizione e di mediazione sonora all’interno di una catena elettroacustica più complessa, chiusa su sé stessa ma aperta all’ambiente circostante (questo approccio riflette la ricerca portata avanti nelle mie composizioni intitolate Ecosistemico Udibile, 2002-05).
La parte pianistica, nelle mani di Ciro Longobardi, diventa una sorgente di interferenze che sollecitano i processi di feedback e di trasformazione del suono, determinando una varietà di risonanze e comportamenti timbrici. A sua volta, però, l’esito sonoro di quei processi influenza il decorso della parte pianistica stessa, anche grazie alla libertà che Cage lascia all’interprete nella lettura delle pagine di Music for Piano. Inoltre, l’uso dei piezoelettrici (invece di normali microfoni professionali) determina sfumature di colore molto particolari, realizzando una sorta di amplificazione selettiva del corpo dello strumento che talvolta aggiunge una connotazione timbrica deliberatamente povera, “lo-fi” (segnali a spettro molto limitato).
L’interpretazione completa presenta sei movimenti ed una coda. L’organismo sonoro evolve in base alla storia delle interazioni e retroazioni da cui esso sorge, peraltro non senza una certa influenza dell’acustica della sala che ospita l’esecuzione: il pianoforte è in fondo una stanza più piccola, dotata di modi di vibrazione particolarmente flessibili, all’interno di una stanza più grande che è la sala da concerto, con la sua acustica ed i suoi rumori caratteristici. Da un’altra prospettiva, si può pensare ad un’estensione del pianoforte preparato di Cage: un pianoforte tanto preparato da diventare non solo fattore di straniamento timbrico, ma determinante di articolazione e trasformazione musicale durante l’esecuzione.
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