Festival

martedì 13 maggio 2025 – ore 20.30 – Basilica di Santa Maria dei Servi – BOLOGNA

– – > Charlemagne Palestine (Stati Uniti/Belgio)
– – > Schlingen Blängen OrgAngelicA per Basilica di Santa Maria dei Servi  prima assoluta

Charlemagne Palestine organo

musiche di Charlemagne Palestine

residenza & registrazione 12-13 maggio & concerto 13 maggio

 

Biglietti:

 10 € | ridotto 5 €

Ridotto:
– per studenti dell’Università di Bologna, del Conservatorio di Musica
“G. B. Martini” di Bologna e del Liceo Musicale Lucio Dalla
– ai possessori della Card Cultura e Carta Giovani Nazionale verrà applicato uno sconto
di 2 € sul biglietto intero

La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto

 

prevendite
Boxerticket

si raccomanda l’acquisto dei biglietti in prevendita

 

Non sono mai stato alla Basilica di Santa Maria dei Servi, MA “per ogni nuovo spazio e organo che incontra, l’interpretazione di Schlingen Blängen diventa un dialogo unico tra i suoni, lo strumento e l’ambiente architettonico”, e la versione alla Basilica di Santa Maria dei Servi sarà la mia prima interazione con questa chiesa e questo strumento,,,, l’ultima (o la prima volta?) che mi sono esibito all’AngelicA di Bologna è stato nel 2004 su un organo Non Temperato del 1550 alla Basilica di San Martino Maggiore,,,, i due organi hanno 400 anni di differenza in età, accordatura e tecnologia, architetture diverse e acustica diversa, quindi il risultato, sebbene raggiunto per entrambi con l’approccio Charlemagne Schlingen Blängen, arriverà a risultati totalmente diversi,,,,, questa è la diversità, la sorpresa, la magia e l’avventura del metodo Schling.

Charlemagne Palestine

 

Schlingen Blängen è una composizione seminale nel corpus delle opere dell’artista e compositore di New York (americano di nascita, belga d’adozione) Charlemagne Palestine; concepita per la prima volta alla fine degli anni Sessanta come Meditative Sound Environments, e poi reintrodotta alla fine degli anni Settanta, Schlingen Blängen si è evoluta costantemente nel corso dei decenni.

Nella sua essenza, il pezzo esplora le vaste possibilità sonore dell’organo, trasformandolo in un corpo risonante di suono stratificato e immersivo. Attraverso l’uso di toni lungamente sostenuti e di cambiamenti graduali e quasi impercettibili nell’armonia, Schlingen Blängen crea un’atmosfera ipnotica e meditativa che invita gli ascoltatori a perdersi nell’interazione tra suono e spazio. Per ogni nuovo spazio e organo che incontra infatti, l’interpretazione di Schlingen Blängen diventa un dialogo unico tra i suoni, lo strumento e l’ambiente architettonico. La capacità dell’organo di produrre toni profondi e risonanti e armonici delicati si abbina all’acustica naturale dello spazio, con il suono che si riverbera su pareti e soffitti, trasformando il luogo stesso in uno strumento. L’approccio di Palestine alla composizione, incentrato sulla ripetizione e sulla lenta evoluzione, accresce l’esperienza sensoriale, immergendo gli ascoltatori in un ambiente sonoro in cui il tempo sembra allungarsi e spostarsi. Il modo personalissimo in cui Palestine si accosta all’organo prevede la fusione dei vari registri timbrici di un tradizionale organo, da chiesa o da teatro, in una continua ricerca di ciò che lui chiama il “Suono d’Oro”. Il risultato è una massiccia, magica nuvola temporalesca di suono che vibra e interagisce con l’architettura di ogni spazio, rendendo ogni esibizione un’esperienza unica di tessiture complesse e in evoluzione.

Anticipato come detto dai suoi primi esperimenti (su un vecchio organo francese di una chiesa di Los Angeles che aveva a disposizione tre sere a settimana) nella creazione di “ambienti sonori meditativi” – messi in moto da accordi realizzati inserendo cunei di cartone tra i tasti, e poi lasciando semplicemente che i suoni trovassero le loro relazioni, sia consonanti che dissonanti, nell’aria notturna del santuario, regolando solo occasionalmente i registri per apportare sottili modifiche timbriche –, il primo concerto che prese il nome di Schlingen-Blängen fu eseguito nel 1977 con l’organo a canne di una piccola chiesa di Delfzijl (Olanda); lo stesso organo poi usato nell’88 per l’incisione dell’omonimo cd per New World Records.

Per AngelicA 2004, Palestine ne eseguì una speciale versione utilizzando l’organo Rinascimentale Non Temperato (costruito da Giovanni Cipri nel 1556) della Basilica di San Martino Maggiore di Bologna. Il concerto è stato pubblicato su cd da i dischi di angelica nel 2015. Per AngelicA 2025, una nuova performance di Schlingen-Blängen verrà realizzata con l’organo Tamburini (costruito nel 1968, perciò con oltre 400 anni di differenza tra i due strumenti) della Basilica dei Santa Maria dei Servi dei Bologna.

 

Charlemagne Palestine

Nato nel 1947 (o forse ’45…) a Brooklyn, Charlemagne Palestine canta da bambino in Sinagoga, e a 16 anni diventa carillonista (cioè suonatore del set di campane) della chiesa di St. Thomas, due esperienze che considera cruciali per le sue future esplorazioni del mondo dei suoni. Studia musica elettronica e concreta con Morton Subotnick all’Intermedia Center e cinema, video e multimedia alla NYU, e nel ’70 segue Subotnick alla CalArts di Los Angeles, dove collabora con la danzatrice Simone Forti.

Durante questo periodo inventa la tecnica dello Strumming, un modo di suonare il pianoforte estremamente fisico, alternando rapidamente singole note e accordi su diversi registri, in modo da creare illusioni auditive basate sugli armonici sprigionati dalla situazione acustica.

Nella New York dei primi 70 presenta concerti per voce sola o pianoforte con una violenza catartica e un’intensità performativa e ritualistica che li rende leggendari, facendoli considerare una possibile influenza sulla nascente No Wave.

Altrettanto seminali sono le sue opere di video arte, studi viscerali sul rapporto corpo/voce/movimento e spazio che realizza per la Castelli-Sonnabend di New York e la art/tapes 22 di Firenze.

Lascia apparentemente la musica nel 1980, per dedicarsi ad assemblaggi scultorei e installazioni create con pupazzi di peluche (considerati come una sorta di corrispettivo metropolitano delle divinità delle religioni animistiche), che espone in importanti musei (Kunsthalle Wien, Witte de With…).

Oltre alle performance in solo, Palestine ha collaborato dal vivo e in studio con molti altri artisti: tra questi, Pan Sonic, Michael Gira, Tony Conrad, Christoph Heemann, Z’ev e Rhys Chatham.

AngelicA ha invitato Charlemagne nel 2004, per concerti per pianoforte, clavicembalo, e organo da chiesa non temperato (cd IDA 032); nel 2008, in quartetto col trio rock-elettronico Perlonex; e nel 2015 per la prima di un brano per voce, campane tubolari e archi (cd IDA 038). w.r.

33 AngelicA 2023
 

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