sabato 11 maggio 2019 – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> BRÖTZMANN / LEIGH (Germania, Stati Uniti) ()
Peter Brötzmann sax alto, sax tenore, clarinetto, tarogato;
Heather Leigh electric pedal steel guitar
musiche di Peter Brötzmann, Heather Leigh
() con il patrocinio del Goethe-Institut Mailand
> Edoardo Marraffa + Jasper Stadhouders (Italia, Olanda) prima italiana
Edoardo Marraffa sax tenore, sax sopranino;
Jasper Stadhouders chitarra elettrica, chitarra acustica
musiche di Edoardo Marraffa, Jasper Stadhouders
a cura di Edoardo Marraffa
realizzato con il sostegno di “SIAE – i classici di oggi 2018/2019″
Biglietti
10 €
ridotto 5 €
per studenti dell’Università di Bologna e del Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna
ai possessori della Card Musei Metropolitani verrà applicato uno sconto di 2 € sul biglietto intero
La biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
Prevendite
ZAMBONI 53
via Zamboni 53/C, Bologna
t 051 1998 0427
www.zamboni53store.com
www.boxerticket.it
Nel 2015 Peter Brötzmann e Heather Leigh hanno dato vita a un formidabile duo, esibendosi in molte performance ed elettrizzando gli ascoltatori con il loro sound dinamico e singolare in tutta Europa, Stati Uniti e Canada, Nuova Zelanda, Giappone e Australia, sia nell’ambito di importanti festival che suonando in piccoli e intimi club. I due artisti portano con sé un bagaglio di esperienze che passa dalla più feroce, vertiginosa improvvisazione a una profonda anima lirica. Se nei loro tre precedenti album dal vivo (Ears Are Filled With Wonder, Sex Tape, Crowmoon) il duo ha sviluppato un linguaggio intimo e intenso, il più recente album, Sparrow Nights (Lp/cd, Trost 2018), che è anche il primo registrato in studio, racchiude una serie di scambi tonali e timbrici per chitarra steel e ance eseguiti con audacia e ricchezza emozionale. Attraverso la collaborazione con Leigh, Brötzmann ha potuto tracciare una direzione fresca e nuova all’interno del proprio percorso; il duo si concentra su una forma di blues nuovo ma arcaico, perfetto per tempi di complessità, rumore e caos, continuando a ridefinire nuove possibilità per la musica improvvisata.
Peter Brötzmann è uno tra i più importanti esponenti del free jazz, musicista senza compromessi e all’avanguardia nello sviluppo di un approccio europeo unico alla libera improvvisazione fin dagli anni Sessanta.
La sua carriera tuttavia è cominciata come artista visivo, da studente all’accademia delle Belle Arti di Wuppertal (risale al 1960 la sua prima mostra) a collaboratore con artisti del movimento Fluxus (fu assistente di Nam June Paik per la storica mostra Exhibition of Music alla Galerie Parnass di Wuppertal del ’63, e ha partecipato assieme a Tomas Schmit al Fluxus festival di Amsterdam dello stesso anno).
Clarinettista autodidatta, è passato poi al sassofono suonando swing e bebop, prima di incontrare Peter Kowald nel 1962 e iniziare a sperimentare con lui forme di jazz più avanzate. Il trio da loro formato con Sven-Ake Johansson nel 1965/66, ha costituito la base, assieme al quintetto di Schoof e Schlippenbach, per la prima formazione della Globe Unity Orchestra. Nel ’67 e ’68 Brötzmann ha autoprodotto con la propria etichetta BRÖ i suoi primi album, For Adolphe Sax e l’epocale Machine Gun (cui parteciparono anche Han Bennink, Evan Parker e Fred Van Hove), la cui furia rumoristica ha segnato una pietra miliare nella storia del jazz europeo. Nel 1969 con Jost Gebers ha poi creato l’etichetta FMP. Seppur dotato di forte personalità, Brötzmann è anche un musicista estremamente duttile, e ha suonato con quasi tutti i principali esponenti della free music, dalle prime collaborazioni con Don Cherry (New Eternal Rhythm Orchestra) e con Steve Lacy (nella Globe Unity), alle partnership di più lunga durata come i trii con Bennink/Van Hove e Miller/Moholo, i quartetti Last Exit (con Laswell, Sharrock e Shannon Jackson) e Die Like a Dog (con Toshinori Kondo, William Parker e Hamid Drake), oltre a sporadiche associazioni con molti altri artisti tra cui Derek Bailey, Cecil Taylor, Anthony Braxton, Rashied Ali e Jim O’Rourke. Dagli anni Ottanta collabora anche con musicisti giapponesi come Keiji Haino, Shoji Hano, Sabu Toyozumi, Toshinori Kondo, Michiyo Yagi, Masaiko Satoh e Takeo Moriyama. Alla fine degli anni 90, su idea di John Corbett, è nato il Chicago Tentet, una band allargata che metteva insieme alcuni tra i maggiori improvvisatori d’avanguardia di Chicago e di tutta l’Europa, rimasta in attività fino al 2012. Sebbene capitanata da Brötzmann, la band è stata aperta fin dall’inizio ai contributi compositivi di tutti i suoi membri, permettendo al gruppo di esplorare una vasta gamma di approcci strutturali e improvvisativi. Al momento dello scioglimento l’ensemble era composto da Ken Vandermark, Mats Gustaffson, Jeb Bishop, Joe McPhee, Johannes Bauer, Per Ake Holmlander, Fred Lonberg-Holm, Kent Kessler, Michael Zerang e Paal Nilssen-Love.
Anche nell’ultimo decennio il ritmo delle collaborazioni di Brötzmann è rimasto impressionante; tra quelle di maggiore successo si possono elencare: il quartetto Hairy Bones (con Kondo, Massimo Pupillo e Nilssen-Love), i duetti con Jason Adasiewicz, Nilssen-Love, Keij, il trio con John Edwards e Steve Noble, e le più recenti e sorprendenti collaborazioni con la pedal steel guitar di Heather Leigh. Durante tutti questi anni Brötzmann ha continuato a lavorare anche come artista visivo, firmando le copertine di tutti i suoi album, e nell’ultimo decennio l’interesse per la sua arte è aumentato notevolmente, portando a una serie di mostre presso importanti gallerie e a pubblicazioni dedicate.

Heather Leigh
Heather Leigh
Figlia di un minatore, Heather Leigh ha vissuto dalla Virginia Occidentale al Texas, e attualmente risiede in Scozia. La sua musica espande i vasti e ancora inesplorati confini della chitarra pedal steel. La sua tecnica d’esecuzione è al contempo fisica ed eterea, e combina composizioni spontanee con un’inclinazione verso la piena interazione del corpo con fonti di energia allucinogene. Con una rara combinazione di sensibilità e forza, Leigh incanala la forza della slide guitar e la deforma per mezzo di ipnotiche implosioni tonali, destreggiandosi tra muri di feedback, costrutti vocali corali e strazianti ascensioni di note singole.
Alla fine del 2015, Heather Leigh ha pubblicato il suo primo album di studio, I Abused Animal, per le etichette di Stephen O’Malley e Peter Rehberg, Ideologic Organ/Editions Mego, ottenendo ampi consensi. Conosciuta come improvvisatrice libera e temeraria, con I Abused Animal Heather Leigh ha compiuto una svolta decisiva dimostrando grandi abilità di songwriter. L’album dà inoltre ampio spazio alla sua incredibile voce e alle sue tecniche esecutive innovative alla pedal steel guitar. Registrato nelle campagne inglesi, l’album restituisce la potenza ammaliante delle sue performance dal vivo, impiegando in maniera devastante il volume e lo spazio per esplorare i temi dell’abuso, dell’istinto sessuale, della vulnerabilità, della memoria, dell’ombra, della fantasia, della crudeltà e della proiezione attraverso una serie di inni psichedelici. Oltre alla sua attività come solista, Heather Leigh fa anche parte di un acclamato duo con Peter Brötzmann. Nel 2016 è stata premiata con l’Awards for Artists della Paul Hamlyn Foundation, che attraverso un importante supporto economico triennale permette agli artisti di continuare a creare senza pressioni esterne, economiche o di altra natura. Nell’ottobre del 2018 è uscito il suo ultimo album solista, Throne, un album denso di desiderio stordito, oscurato da un pericolo periferico.
Edoardo Marraffa e Jasper Stadhouders collaborano dal 2012. Hanno suonato insieme in varie combinazioni. In particolare hanno fatto parte della versione allargata degli Spinifex (Spinifex Maximus) con cui hanno suonato in tour in Olanda e inciso un cd nel 2015. Nello stesso anno hanno partecipato all’Incubate Festival di Tilburg col Jasper Stadhouders International Improv Ensemble. In duo hanno registrato un cd di prossima uscita e suonato in duo per la prima volta al De Ruimte, Amsterdam nell’ottobre 2018.

Edoardo Marraffa (photo by Chiara Tebaldi)
Edoardo Marraffa, considerato oggi uno dei maggiori esponenti della musica improvvisata in Italia, da più di 20 anni lavora sul suono del sassofono, in particolare il tenore, esplorando i confini del suo potenziale espressivo.
Ciò gli ha consentito di sviluppare sullo strumento una voce unica, che mantiene un legame molto forte con la tradizione nonostante il carattere fortemente sperimentale delle sue esplorazioni.
I principali progetti come leader di Edoardo sono il solo, Casino Di Terra e Mrafi, gruppi che suonano (e improvvisano su) le sue composizioni.
Ha suonato dal vivo e inciso con musicisti come Vincenzo Vasi, Nicola Guazzaloca, Thollem McDonas, Stefano Giust, Gianni Mimmo, Tristan Honsinger, Albert Braida, Fabrizio Spera, Butch Morris, Wadada Leo Smith, Wayne Horvitz, in varie formazioni e nei gruppi Tell No Lies, Small Talk, Magimc, Eco D’Alberi, Calipso.
E’ stato uno dei fondatori del Collettivo Bassesfere e di alcuni gruppi storici della scena bolognese anni novanta come Specchio Ensemble e Vakki Plakkula.
Ha partecipato a importanti festival internazionali in Europa e America come Vision Festival, Umbrella Music, Mostra Sesc de Artes,
Uncool – Music of the Cosmos, Taktlos, Konfrontationen, ArtActs, AngelicA, Controindicazioni, Clusone Jazz, Sant’Anna Arresi, Crossroads, An Insolent Noise, Festival Mètèo, Incubate Festival, Soundsofmusic Groningen, Südtirol Jazz Festival.

Jasper Stadhouders (photo by Arold van der Aa.)
Jasper Stadhouders (nato nell’ 89 a Tilburg, NL) dal suo arrivo ad Amsterdam è letteralmente esploso nella scena della musica improvvisata internazionale. Il suo modo di suonare dimostra una musicalità assolutamente naturale. Ascoltandolo si ha la netta percezione che il suo pensiero sia sempre connesso col suo strumento e che possa suonare qualunque cosa gli venga in mente. L’abilità a interpretare complesse composizioni, con un sicuro senso del ritmo e dell’armonia, unita all’approccio estremamente fisico e dinamico all’improvvisazione, lo rendono uno dei più importanti musicisti di questa scena.
Uno dei principali progetti guidati da Jasper è la PolyBand. È cofondatore inoltre del trio Cactus Truck, del trio Stadhouders/Govaert/De Joode, e di duetti con i percussionisti Dag Erik Knedal Andersen e Nicolas Field. Fa anche parte del quintetto Spinifex, dei Lily’s Déja Vu con Ingrid Laubrock, dei Ken Vandermark’s Made To Break, e ha suonato in progetti come Jaap Blonk’s Retirement Overdue, Bacchanalia, Jeroen Kimman’s Orquesta del Tiempo Perdido, Rempis/Stadhouders/Rosaly, Shelter, Bazooka, Wierbos/Stadhouders/Daisy, oltre che in innumerevoli contesti ad hoc con musicisti come Han Bennink, Ab Baars, Paal Nilssen-Love, Marshall Allen, Noel Redding, Jim Black, Andrew D’Angelo, Terrie Ex, Andy Moor, Roy Campbell, Michael Moore, Jeb Bishop, Wally Shoup, Mars Williams, Michael Vatcher, Alan Wilkinson e molti altri. Jasper ha suonato in tour in Europa, USA e Russia, ma anche in Etiopia, India, Giappone, Canada, Messico, Argentina e Palestina.
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