domenica 21 maggio 2017 – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> Veryan Weston Rhythm figures with tessellations (Inghilterra) prima italiana [ ]
Veryan Weston (Inghilterra, 1950)
Rhythm figures with tessellations
Getting from A to B (2016) prima italiana
Getting back from B to A (2017) prima italiana
Veryan Weston pianoforte
musiche di Veryan Weston
a cura di Veryan Weston
> Bob Ostertag Wish You Were Here (Stati Uniti)
Bob Ostertag gamepad, sintetizzatore modulare virtuale Aalto
musiche di Bob Ostertag
a cura di Bob Ostertag
[ ] con il patrocinio del British Council
Biglietti
8 €
ridotto 5 €
per studenti dell’Università di Bologna e del Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna
ai possessori della Card Musei Metropolitani verrà applicato uno sconto di 2 € sul biglietto intero
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
Prevendite
ZAMBONI 53
via Zamboni 53/C, Bologna
t 051 1998 0427
www.zamboni53store.com
www.boxerticket.it
MUSIC IN BLACK & WHITE
Il titolo rimanda ai tasti bianchi e neri del pianoforte e fa riferimento, da un punto di vista monocromatico, all’uso dei tasti per generare unicamente suoni dove lo spazio, il contrappunto e il ritmo sono collegati alla linea, all’illusione e alla geometria. Si tratta tuttavia di un mondo in cui le idee sono esplorate dando libero sfogo all’immaginazione.
Prepararsi a questo nuovo progetto richiede l’apprendimento di nuove strutture musicali basate principalmente sulla coordinazione fisica e mentale. L’esecutore deve esercitarsi al pianoforte quotidianamente e per un lungo periodo su materiali che sono impegnativi sia fisicamente che mentalmente.
Il progetto esplora inoltre la memoria e l’intuizione, e il rapporto che c’è tra loro nel processo dell’improvvisazione. Se la memoria inizia a deteriorarsi col progredire dell’età, forse un’attività come questa, che impone una coordinazione fisica e mentale ma attraverso un mezzo creativo, potrebbe rappresentare un modo per contrastare la perdita della memoria.
Ma la fase finale consiste nel dimenticare. Improvvisare nel contesto di una performance forse non è solo un estrarre dal cilindro trucchetti musicali basandosi sulla propria memoria, ma comprende anche un processo costruttivo di scoperta.
Lo scopo è quindi quello di esplorare lo spazio che c’è tra memoria e intuizione, in cui ciascuna di esse può stimolare e facilitare l’altra. Le idee preparate, o sulle quali ci si è esercitati, possono iniziare a fornire una base per la permutazione e lo sviluppo attraverso l’attività di improvvisazione spontanea.
(Veryan Weston)
Veryan Weston
Nato nel 1950 in Cornovaglia, Weston si trasferì a Londra nel 1972, dove iniziò a suonare come pianista jazz e a esercitarsi come improvvisatore nell’ambiente del Little Theatre Club. Il primo gruppo da lui fondato furono gli Stinky Winkles, per i quali fu votato “Giovane musicista dell’anno” nel 1979 dalla Greater London Arts Association, e con i quali ha vinto premi in Francia, Spagna e Polonia, dove ha inciso anche un Lp dal vivo al festival di Wroclaw nell’81.
I suoi interessi nel collaborare con artisti di altre discipline lo portarono a conseguire un diploma in performance art alla Middlesex University e un master in composizione musicale al Goldsmith’s College di London. Tra i suoi lavori per il cinema, di particolare nota la collaborazione con Lol Coxhill per il Caravaggio di Derek Jarman (1986). Oltre che con Coxhill fin dal ’77, ha inciso frequentemente dagli anni 80 ad oggi con Trevor Watts, e fatto parte dello Eddie Prévost Quartet e della London Improvisers Orchestra.
Il suo lunghissimo sodalizio con Phil Minton, che data al 1987, ha fruttato esperienze come Songs from a prison diary, per coro di 22 voci da testi di Ho Chi Mihn, presentato Le Mans Europa Festival, e vincitore del Cornelius Cardew Composition Prize nel 91; Naming the Animals (1991) per quattro voci, commissionato dal The Lancaster Literature Festival e testi scritti appositamente dal poeta Adrian Mitchell; e Makhno, per otto voci, commissionato dal Taktlos Festival nel 1993, concepito come una struttura per l’improvvisazione con testi dedicati all’anarchico ucraino Nestor Makhno, scritti da Lou Glandfield.
La trilogia Ways (comprendente la commissione di AngelicA …Past) è nata invece come una rielaborazione del classico formato del duo pianoforte/voce, nel quale il pianoforte svolga una funzione meno di “accompagnamento” e più paritaria con la voce, a sua volta concepita come meno legata al significato linguistico dei testi e più libera di avvicinarsi alla dimensione strumentale.
Negli anni 90 Minton e Weston hanno inoltre formato i quartetti river run (anche noto come “mouthfull of ecstasy”), con John Butcher e Roger Turner e testi tratti dal Finnegans Wake di Joyce, e i 4Walls con Luc Ex e Michael Vatcher.
Negli ultimi anni Weston ha inoltre composto per il coro austriaco The Vociferous Choir, e progetti per organo da chiesa in solo, e in compagnia di Jon Rose e Hannah Marshall.
Bob Ostertag Wish You Were Here (Stati Uniti)
Bob Ostertag gamepad, sintetizzatore modulare virtuale Aalto
Questa performance usa un normale gamepad da console per videogiochi, e il sintetizzatore modulare virtuale Aalto. Ho lavorato nell’ambiente di programmazione Max per scalare e incanalare i gesti dal gamepad al sintetizzatore in modi precisi e complessi, creando una serie di “topografie” del sintetizzatore. Attraverso la combinazione del gamepad e delle topografie gestuali, sono finalmente riuscito a suonare un sintetizzatore modulare in un modo che è allo stesso tempo musicale e costantemente sorprendente, qualcosa che sogno di fare sin dalla metà degli anni Settanta, quando iniziai a suonare i miei primi synth modulari.
Bob Ostertag, febbraio 2017
Bob Ostertag
Compositore, performer, inventore di strumenti, attivista, giornalista e istruttore di kayak, la carriera di Bob Ostertag non può essere riassunta facilmente. Dalla seconda metà dei Settanta, Ostertag è stato un pioniere dell’uso di campionamenti (inizialmente solo con registratori a bobine) e dell’elettronica con strumenti appositamente modificati, nel contesto della musica improvvisata, in compagnia di performer come Ned Rothenberg, Jim Katzin, Fred Frith, Charles K. Noyes e Anthony Braxton.
Nel 1982 tuttavia, il suo sempre maggiore attivismo politico lo portò ad trasferirsi in El Salvador e ad abbandonare la musica per quasi sette anni, tenendo conferenze e scrivendo saggi e articoli sulle crisi politiche in America Centrale per periodici di tutto il mondo, dal Nicaragua al Giappone.
Tornato alla musica nel 1989 per un tour con i Keep the Dog di Fred Frith (visti anche alla prima edizione di AngelicA nel 1991), Ostertag ha pubblicato nel ’93 un’acclamata collaborazione con il Kronos Quartet, All the Rage (che usava registrazioni di una marcia di protesta della comunità gay di San Francisco contro il governatore Californiano Pete Wilson), e formato il quartetto “virtuale” Say No More con Phil Minton, Mark Dresser e Gerry Hemigway. La musica del primo cd Say No More era stata in realtà assemblata da Ostertag al computer con un Digidesign Protools, a partire da campionamenti di improvvisazioni in solo dei musicisti; successivamente ha chiesto agli stessi di studiare la musica composta “virtualmente” e di cercare di riprodurla dal vivo (come visto anche ad AngelicA 94). Il progetto ha avuto poi un’ulteriore rielaborazione campionata con Verbatim (1996) e nuovamente dal vivo con Verbatim Flesh & Blood (2000).
Nel ’97 ha creato assieme a Otomo Yoshihide i trii House of Discipline (con Mike Patton) e House of Splendor (aka PantyChrist, con la performer transgender Justin Bond). Tra i suoi numerosi altri progetti, l’opera teatrale multimediale Between Science and Garbage con Pierre Hébert, poi documentata su dvd Tzadik. Nel 2006 ha reso disponibili tutti i suoi cd in download gratuito secondo la licenza Creative Commons.
Negli ultimi anni ha pubblicato una trilogia dedicata ai sintetizzatori vintage Buchla, Aaalto e Serge, formato l’ensemble Book of Hours (con Phil Minton, Roscoe Mitchell, Shelley Hirsch e Theo Bleckmann) e collaborato con un artista dell’etichetta techno underground Sandwell District, Rrose. E’ inoltre (si dice!) un membro-ombra del collettivo di media-attivisti The Yes Men.
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