domenica 7 maggio 2017 – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> ARKE SINTH composizioni collettive 1972-73 (Italia)
Giovanni De Poli EMS Synthi A; Marco Sambin sax tenore, clarinetto, tubofono;
Michele Sambin sax tenore e violoncello; Alvise Vidolin organo, mixer
musiche di ARKE SINTH
a cura di Veniero Rizzardi
Biglietti
8 €
ridotto 5 €
per studenti dell’Università di Bologna e del Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna
ai possessori della Card Musei Metropolitani verrà applicato uno sconto di 2 € sul biglietto intero
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
Prevendite
ZAMBONI 53
via Zamboni 53/C, Bologna
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La musica di Arke Sinth riemerge a distanza di oltre quarant’anni come qualcosa di simile all’anello mancante di una catena, ossia la storia, ancora in parte da ricostruire e raccontare, della musica sperimentale italiana, che ha avuto uno dei suoi centri più vivaci nella città di Padova, e si prolunga ancora nell’oggi.
Occorrerebbe tornare molto indietro nel tempo, ma già attorno alla metà degli anni Cinquanta a Padova si ritrova il giovane Sylvano Bussotti, e con lui nel 1958-59 c’è per qualche tempo anche Heinz-Klaus Metzger, discepolo di Adorno, la più brillante voce teorica, allora, della neoavanguardia musicale. Durante quell’inverno John Cage, nelle pause della composizione di Fontana Mix allo Studio di Fonologia della RAI di Milano, passa spesso a trovare Peggy Guggenheim a Venezia. In una sosta padovana, Cage presenta alcuni dei suoi nuovi lavori con Metzger, Bussotti e con Teresa Rampazzi, una figura chiave negli sviluppi della musica elettroacustica in Italia, e futura ‘madrina’ di Arke Sinth.
Tra il 1959 e il 1960 si forma il gruppo enne, un collettivo padovano di artisti, architetti, designer interessato all’arte programmata, votato alla de-individualizzazione del gesto creativo e molto attivo teoricamente. Il gruppo enne mira alla ridefinizione dell’arte in rapporto allo sviluppo delle tecnologie e del ruolo dell’artista nel nuovo quadro delle trasformazioni sociali legate all’industrializzazione. Il gruppo enne è alla Biennale di Venezia del 1964 con una delle prime installazioni sonore (allora ‘ambiente sonoro’) con cui di fatto nasce il gruppo NPS (Nuove proposte sonore), formalizzato in un ‘manifesto’ redatto dai fondatori Ennio Chiggio e Rampazzi nel 1965: «Lo strumento ha esaurito le sue possibilità […] le nuove proposte sonore escludono ogni utilizzazione paratonale dell’elemento sonoro elettronico – le nuove proposte riaffermano la necessità di un controllo e di una predeterminazione del processo compositivo […]». È una curvatura decisa in rapporto alla linea tracciata dalla ricerca italiana che, nelle esperienze di Berio, Maderna, Nono, Clementi e altri allo Studio milanese della RAI, sarebbe stata piuttosto un arricchimento – non la risposta a un esaurimento – dei mezzi tradizionali. Radicale e incline alla teoria, di questo atteggiamento è stata sicuramente responsabile la forte personalità di Rampazzi, che negli anni seguenti raccoglie attorno a sé un certo numero di giovani attratti dalle idee e dalla pratica di NPS, e provenienti da esperienze diverse, tutte non-accademiche. Poi, negli anni 68-72, vi fu un’evoluzione che portò a un sostanziale rinnovamento del gruppo stesso, e di cui Arke Sinth è stata una conseguenza naturale. Nel 1968 Rampazzi avviò presso il suo studio un “Corso sperimentale di musica elettronica” con cui fecero di fatto il loro ingresso in NPS alcuni giovani tra cui Giovanni De Poli e Alvise Vidolin, all’epoca studenti di ingegneria elettronica e attivi come musicisti rock. Questo gruppo sarà per quattro anni la formazione stabile di NPS. Il 1972 è un punto di svolta: il Conservatorio di Padova apre un corso sperimentale di musica elettronica, affidato a Rampazzi, in cui si riversano i quattro giovani dell’NPS, che di fatto si scioglie, anche perché la dotazione strumentale del corso è la stessa con cui Rampazzi aveva equipaggiato il suo studio privato. Poco prima, però, c’era stata un’addizione importante, l’acquisto di un sintetizzatore portatile, l’EMS Synthi A.
In quel momento la ricerca elettroacustica di matrice compositiva stava compiendo la transizione verso la computer music, nuova tecnica e nuovo pensiero, ma senza mutare il principio procedurale del tempo differito. Nel frattempo, a metà degli anni Sessanta, era comparso il sintetizzatore, a integrare in un singolo strumento (portatile) tutto il complesso di operazioni proprie dello studio analogico. In una prospettiva evolutiva, il sintetizzatore appariva un pratico utensile giunto a popolarizzare uno stadio superato della ricerca elettrocustica, e anche per questo lo si ritrova soprattutto nella popular music, rimanendo di fatto estraneo all’ambito della musica d’arte contemporanea.
La disponibilità di uno strumento del genere portò a un completo cambiamento di prospettiva all’interno dell’ex-NPS. Arke Sinth nasce più o meno in questo momento, preceduto da un gruppo denominato P4, con Teresa Rampazzi. E’ una prima formazione ‘ibridata’ dai sassofoni e del violoncello di Marco e Michele Sambin, con i quali Rampazzi, risoluta a non fare compromessi col sistema temperato e con gli strumenti convenzionali, riesce a convivere in una sola occasione. Michele sta producendo nel frattempo alcuni film a 16 mm. di carattere pittorico (come Blu d’acqua) sui quali il quartetto elabora apposite partiture.
Se si considerano le carriere successive dei quattro ventenni di Arke Sinth, appare chiaro che quella dev’essere stata per ciascuno di loro una tipica esperienza di transizione: per De Poli, in procinto di dare vita a quello che sarà un laboratorio di computer music di rilievo mondiale – il centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova – insieme a Vidolin, più tardi prezioso e creativo collaboratore informatico-musicale e regista del suono di Berio, Nono, Sciarrino tra i tanti; per Michele Sambin, l’avvio di un fortunato e originale percorso di artista sempre sul crinale tra invenzione visuale, nuovo teatro e ricerca strumentale, mentre Marco Sambin era già allora avviato alla carriera universitaria.
Arke Sinth è stato un progetto di breve durata ma è stato importante per diverse ragioni. Anche simbolicamente vi si integravano strumenti appartenenti a tradizioni musicali differenti: attorno al Synthi (musica elettronica), due sax (jazz), un violoncello (musica d’arte occidentale) un organo Vox (pop). Arke Sinth ha anche cercato di legare strettamente la composizione (collettiva) alla performance, facendo anche ricorso a elementi di improvvisazione. Di fatto non condivideva le premesse dei live electronics di matrice americana, per cui la composizione era appena il dispositivo che innescava un processo informale o automatico (Tudor, Behrman, Lucier) e nemmeno si scioglieva nella free improvisation (MEV). Anzi, come si può osservare nelle partiture, definite nel segno elegante di Michele Sambin, quella di Arke Sinth era una pratica molto attenta alla definizione e al rispetto della forma.
Arke Sinth nella formazione originale si è riunito per la prima volta dopo 43 anni in occasione dell’uscita dell’album con le registrazioni del 1972-73 pubblicato da Die Schachtel (2016).
(Veniero Rizzardi)
Giovanni De Poli è professore ordinario di Informatica presso il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova. È direttore del Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova. È membro del Comitato Esecutivo dell’IEEE Computer society Technical Committee in Computer Generated Music, del Consiglio Direttivo del CIARM (Centro Interuniversitario di Acustica e Ricerca Musicale), del Comitato Scientifico dell’ACROE (Institut National Politechnique Grenoble), ed Editore Associato dell’International Journal of New Music Research.
I suoi principali interessi di ricerca riguardano algoritmi di sintesi ed analisi del suono, modelli dell’espressività in musica, sistemi multimediali e interazione uomo-macchina, conservazione e restauro di documenti audio. È coinvolto in diversi progetti di ricerca europei ed è stato inoltre responsabile nazionale dei progetti PRIN “Models for sound in human-computer and human-environment interaction” e “Sound/Control Co-Design: sound synthesis and gestural control devices”.
I sistemi e le ricerche sviluppate presso il Centro di Sonologia computazionale sono stati sfruttati in collaborazione con l’industria degli strumenti musicali digitali (GeneralMusic). Possiede brevetti di strumenti musicali digitali.
Marco Sambin, attivo come musicista soprattutto negli anni 70, è oggi professore ordinario di Psicologia Dinamica all’Università di Padova. Ha svolto le funzioni di Presidente di corso di Laurea, coordinatore di Dottorato, direttore di Master. Ha fondato e diretto la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica (in collaborazione con la Facoltà di Medicina), il SAP (Servizio di Assistenza Psicologica agli studenti dell’Università di Padova), il CPD (centro privato di psicologia dinamica per la formazione di psicoterapeuti riconosciuto dal Ministero Università e Ricerca). Ha pubblicato circa 200 lavori in quattro lingue.
Ha al suo attivo una mostra fotografica (Verona, anni ’70) e alcune mostre di gioielli (Los Angeles, Cracovia, Legnica, Wroclaw, Milano (2000-2001). È produttore di vini pluripremati (Concours international de Bruxelles, Mundus Vini, Decanter) e vicepresidente del Biodistretto dei Colli Euganei. È membro della Sam-Sax.
Michele Sambin è regista, musicista e pittore, e conduce fin dagli anni ’70 una ricerca che ha come tema il rapporto tra immagine e suono. Ha precocemente indirizzato il suo interesse all’incrocio tra le varie arti: pittura, musica, cinema, video. In seguito utilizzerà il teatro come luogo di sintesi. In una prima fase, contraddistinta dall’esplorazione del mezzo cinematografico (1968-1976), realizza alcuni film sperimentali. Diplomatosi in musica elettronica a Venezia nel 1978, affianca alla ricerca con il computer le prime esperienze con il videotape, che diviene presto lo strumento principale delle sue opere, che presenta in contesti come la “Settimana Internazionale della Performance 1977” di Bologna e la “Biennale Arte per Artisti e Videotape” di Venezia del 78. e inoltre a Vancouver, Ginevra, Motovum. Nel 1980 con Pierangela Allegro e Laurent Dupont fonda TAM Teatromusica, curando regie, scene e musiche per spettacoli che vengono presentati nei maggiori festival teatrali internazionali. Tra le produzioni in ambito di teatro musicale, ricordiamo la messa in scena di Repertoire di Mauricio Kagel (1981) Children’s Corner di Claude Debussy per il Teatro alla Scala (1986) Ages di Bruno Maderna per la Rai di Milano (1989). Il suo lavoro è stato riconosciuto e analizzato in numerose pubblicazioni nazionali e internazionali. www.michelesambin.com
Alvise Vidolin è regista del suono, musicista informatico e interprete live electronics. Ha cofondato e collabora dal 1974 con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova, svolgendo attività didattica e di ricerca nel campo dell’informatica musicale. Ha insegnato a lungo musica elettronica presso il Conservatorio di Venezia. Nel 1981 è tra i fondatori dell’Associazione di Informatica Musicale Italiana (AIMI) e ne ha assunto la presidenza nel triennio 1988-1990. Dal 1977 ha collaborato in varie occasioni con la Biennale di Venezia soprattutto in veste di responsabile del Laboratorio permanente per l’Informatica Musicale della Biennale (LIMB). Per la Biennale ha curato diversi progetti e manifestazioni, tra questi la International Computer Music Conference 1982 e la mostra Nuova Atlantide: il continente della musica elettronica 1900-1986. Dal 1992 al 97 è stato responsabile della produzione musicale del Centro Tempo Reale di Firenze. È membro dei comitati scientifici del GATM (Gruppo di Analisi e Teoria Musicale) e dell’Archivio Luigi Nono.
Come regista del suono e esecutore di live electronics ha collaborato con numerosi compositori fra cui Claudio Ambrosini, Giorgio Battistelli, Luciano Berio, Aldo Clementi, Wolfango Dalla Vecchia, Franco Donatoni, Adriano Guarnieri, Luigi Nono, Salvatore Sciarrino, curandone l’esecuzione in prestigiosi festival e teatri internazionali.
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