venerdì 2 maggio 2014 – ore 21.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA
> MYSTERY OF THE RIVER – Omaggio a Robert Ashley (Stati Uniti, Italia)
Robert Ashley (Stati Uniti, 1930 – 2014)
The Producer Speaks (1991); per voce e pianoforte prima italiana
estratto dall’opera Atalanta (Acts of God)
Tract (2010); per voce e orchestra elettronica prima italiana
Mystery of the River (2014); per voce e orchestra elettronica * prima assoluta
World War III, Just the Highlights (2013); per voce ed ensemble di 3 voci
prima italiana
Odalisque (1984/2014); versione per voce, due pianoforti, sintetizzatore
estratto dall’opera Atalanta (Acts of God) prima assoluta
Thomas Buckner voce, elettronica; Marco Dalpane pianoforte;
Daniele Faraotti voce, sintetizzatore; Alberto Masala voce;
Dimitri Sillato voce, pianoforte digitale
*orchestra elettronica realizzata da Tom Hamilton
musiche e testi di Robert Ashley
Biglietti 7 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
“Nel corso della sua lunga carriera Robert Ashley ha compiuto un’impresa sbalorditiva. Ha trasformato il parlato in musica. Le origini del linguaggio parlato e della musica sono misteriose. Non si può essere sicuri di quale sia venuta prima. Si può presupporre che le prime espressioni umane siano state intonate, cantate, se non melodiche. La canzone può essere stata precorritrice del parlato. O entrambi possono essersi sviluppati contemporaneamente. È bello immaginare i primi uomini che si cantano a vicenda. I discorsi-canzoni di Ashley mi sembrano una combinazione di entrambi. È affascinante ascoltare i personaggi nelle opere di Bob cantare e parlare allo stesso tempo. L’attenzione dell’ascoltatore si sposta su tre fattori: il significato delle parole, la melodia che creano, e una combinazione di entrambi.
Lo ricordo mentre eravamo assieme a dei raduni dopo dei concerti nel Midwest, ascoltando semplicemente la gente parlare. Mi disse una volta che, alle sue orecchie, il vociare sordo della folla era sinfonico. Una volta, come accompagnamento ad un Evento di Merce Cunningham a New York, riunì semplicemente un gruppo di amici sul palco ingaggiandoli in una conversazione. Non c’era alcun testo, nessuna istruzione, nessun espediente migliorativo, nessun accompagnamento musicale. Fu incredibile quanto risultò un’esperienza avvincente. Nel lasciare la sala, uno si chiedeva come Bob fosse riuscito a farla accadere.” – Alvin Lucier, 12 marzo 2014
“Robert Ashley ha cercato di trovare i modi per comporre pezzi che potrebbero venire ascoltati in televisione, o ascoltati in uno spazio pubblico come da qualcuno che si trovasse solo in una stanza d’albergo e sentisse i ritmi disincarnati e melliflui del discorso di qualche altro ospite dell’albergo filtrare dalla parete della stanza adiacente, e accostando l’orecchio a un bicchiere appoggiato al muro si sforzasse di intercettare il monologo ovattato di quest’uomo sulle particelle della vita, recitato con l’accompagnamento di una trasmissione radiofonica di Liberace o uno di quei primi compositori New Age di Los Angeles – ma di un Liberace dopo che il suo pubblico abbia abbandonato il teatro, dando finalmente alla sua visione segreta più profonda di una musica cosmica un silenzio su cui galleggiare come su un materassino da sole voluminoso su una piscina di Hollywood.
C’era un senso di immobilità, o di stasi nei pezzi di Ashley, che richiedevano una nuova sede per l’ascolto, una sede che non esiste. In un certo senso, la televisione ( forse il mezzo più importante del 20 ° secolo, ma un deserto per quasi tutti i compositori ) è stato il modo migliore per incontrare quello che ha fatto, una scatola che vomita fuori i sogni come se fosse la mente stessa; ora la televisione è praticamente morta nell’etere, pericò quello è un momento che non tornerà…” – David Toop, 9 marzo 2014
In The Producer Speaks il cantante viene incoraggiato a lasciare che i ritmi e le melodie associate al linguaggio influiscano sulla monodia della narrativa nella maniera più spontanea. In altre parole, deve solo “cantare” la storia. Questo elemento di “invenzione” spontanea, che caratterizza in maniera così esclusiva il parlato e il canto ed è così diverso dall’improvvisare con uno strumento, è la tecnica alla base di Atalanta (Acts of God). In questa versione da concerto dell’Aria, viene preservata la metrica dei versi, ma il loro raggruppamento all’interno dell’andamento armonico (e in contrappunto con il tema strumentale) viene determinato liberamente dal solista.
“Tract fu composta e poi abbandonata circa quaranta anni fa, per la difficoltà di esecuzione che lo contraddistingueva. Allora l’idea che spronava la mia immaginazione musicale era che le note, in quanto componenti distinte di un’“aura” armonica (senza alcun riferimento all’“architettura” armonica, ovvero alla forma musicale che potrebbe prodursi da una serie di armonie), si possono concepire anche indipendentemente dal suono che esse assumono quando vengono prodotte da un particolare strumento. In altre parole, mentre la somma delle note su uno spartito indica un’armonia di base, quando queste note vengono effettivamente prodotte da particolari strumenti, tenendo in considerazione le strutture degli ipertoni e altri aspetti del “colore”, ogni diversa combinazione di strumenti dà vita a una composizione fondamentalmente differente. Credo che questa idea sia specificamente “americana”, perché emerge da una scarsità di risorse reali, oltre a essere un’anticipazione delle tecniche elettroniche. Non solo, ma ha un debito col concetto di composizione che i compositori prendevano dal jazz più innovativo di quei tempi.
L’idea alla base di Tract è che vi sia un’armonia implicita nella combinazione polifonica delle cinque parti notate, ma che questa armonia non sia necessariamente sempre presente, e che in qualsiasi momento della composizione una o più tra le note (o anche tutte) possa trovarsi in dissonanza rispetto all’armonia implicita. Nella tecnica di Tract queste dissonanze sono sempre “sospensioni” irrisolte; ovvero, indicano una soluzione consonante, indipendentemente dal fatto che l’armonia implicita sia cambiata o meno al momento della risoluzione. (Ovviamente, ci sono altri modi di pensare il concetto di “aura” armonica, per esempio la dissonanza fine a se stessa come parte dell’“aura”, ma Tract è semplicemente una composizione per cinque voci in contrappunto).
Devo moltissimo a Thomas Buckner per avermi incoraggiato a portare a compimento questa idea, anche se è così diversa dai miei attuali interessi musicali. L’avevo sempre considerata come una composizione irrimediabilmente persa, e la ricordavo con una sorta di tristezza irrisolta. In seguito a lunghe discussioni tra me e Tom, e anche grazie al suo amore per il jazz e la consapevolezza che queste idee avevano dei potenziali punti in comune con il jazz stesso (anche se Tract non è un pezzo jazz) mi sono convinto a realizzare una nuova versione con l’aiuto dell’elettronica. Anche così, tuttavia, le difficoltà sono state molte. Quello che uno strumentista è in grado di fare tramite sofisticate variazioni della tecnica di imboccatura che identificano i dintorni armonici di una specifica nota, con un sintetizzatore deve essere scoperto e analizzato da capo. È necessario che ai toni si aggiungano altri ingredienti. Appena iniziato a lavorare sul pezzo, con le note già programmate nel computer, ho iniziato a temere che ci sarebbero voluti altri quaranta anni per arrivare a un risultato. Alla fine però ho deciso di arrendermi alle circostanze e semplicemente aggiungere l’armonia implicita (l’“aura”) al mix. Credo che questa decisione non abbia distrutto il brano. É una sorta di passo indietro rispetto alla “teoria”, ma in fondo il brano non è stato composto per dimostrare alcuna teoria, ma semplicemente perché rappresentava il mio modo di sentire a quel tempo.” (Robert Ashley)
Il testo di Mystery of the River è tratto da ‘Atalanta, Acts of God’. Il pezzo tuttavia non fa parte dell’opera ‘Atalanta,’ incisa per la Lovely Music, si tratta di un inedito per voce solista ed elettronica, composto appositamente da Ashley quando gli è stato proposto il concerto d’apertura di AngelicA 2014. Mystery of the River si basa sui concetti di memoria collettiva, architettura e genealogia.
“WW III Just the Highlights è una composizione per voce solista e tre persone che producono suoni. Le tre parti sono definite “voci” anche se non prevedono alcun suono vocale. La prima parte del brano tratta in maniera umoristica la notizia che l’Opera di San Francisco intende produrre L’anello del Nibelungo. La voce solista è severamente misurata e ritmica. Questa parte è in contrappunto ai suoni prodotti dagli altri tre esecutori grazie all’uso di microfoni. La narrativa nella voce solista conduce l’ascoltatore in un luogo in Spagna che rievoca la storia di “El Cid”, un leggendario condottiero spagnolo. Quindi la parte solista diventa un “personaggio” nella narrazione, abbandonando l’insistenza ritmica (e l’atteggiamento umoristico) e diventando più riflessiva e critica nei confronti della leggenda di El Cid. I suoni in contrappunto prodotti per mezzo dei microfoni diventano una sorta di commento alla sua vicenda, una storia fatta di estrema crudeltà e violenza. Il luogo storico in Spagna dove si sono svolte le imprese di El Cid viene collegato all’America dei nostri giorni dalle osservazioni del cantante sulle somiglianze tra i due paesaggi. La canzone suggerisce che il comportamento di El Cid è in parte simile a quello che succede d’oggi in America. Passare dall’Opera di San Francisco a El Cid può sembrare azzardato, ma bisogna ricordare che ci siamo arrivati attraverso L’anello del Nibelungo.” (Robert Ashley)
Odalisque è un arrangiamento da camera dell’aria dal titolo simile che apre la sezione intitolata “Max” di Atalanta (così chiamata in riferimento al pittore surrealista Max Ernst, che appare nell’opera come uno dei pretendenti della protagonista). Atalanta riprende l’antico mito greco della donna che correva più veloce di qualsiasi uomo, qui stesa nell’oda, ovvero la parte più interna di un harem. Su un passaggio musicale eseguito due volte (con l’infausto rimbombare dei timpani in questo contesto cameristico) il narratore racconta in italiano, come nella produzione originale, la storia di Atalanta, costretta a scegliere un marito. Nella stanza finale, Afrodite trasforma Atalanta in un leopardo, poiché nell’antichità si credeva che questo animale non potesse riprodursi.
Ashley ha lasciato alcuni aspetti della partitura per voce non notati, “per permettere al cantante di interpretare con la massima libertà i suoni delle parole, secondo il proprio stile vocale”.
Robert Ashley
Divenuto noto per la sua radicale reinvenzione del formato dell’opera, Ashley ha studiato e lavorato negli Speech Research Laboratories dell’Università del Michigan, occupandosi di psicoacustica e di modelli culturali del discorso. Nel ’57 fondò con Gordon Mumma lo Space Theatre, uno spazio per performance multimediali attivo fino al 64 e i due crearono un proprio studio di musica elettronica. Il successo dello spazio portò alla creazione dello ONCE, un festival di musica e arti sperimentali diretto assieme a George Cacioppo, Gordon Mumma, Roger Reynolds e Donald Scavarda e tenutosi ad Ann Arbor dal ’61 al ’66. Nel ’66 formò anche il collettivo Sonic Arts Union, con Mumma, Alvin Lucier, e David Behrman. Nel corso dei ’70 diresse il Center for Contemporary Music del Mills College in California, presentò i suoi lavori in tour con i Sonic Arts Union, e diresse Music with Roots in the Aether, una serie di video ritratti dedicati a Behrman, Lucier, Mumma, Philip Glass, Pauline Oliveros, Terry Riley e se stesso, venduti in formato Vhs da due ore ciascuno. Dell’82 è la sua “opera per televisione” Perfect Lives, prodotta per Channel 4 e definita come “il lavoro musicale/letterario/teatrale più influente degli anni 80”. Dall’82 al ’94, Perfect Lives, Atalanta (Acts of God) e Now Eleanor’s Idea (in se stessa una tetralogia in quattro parti), vennero a formare una trilogia su vari aspetti della vita e delle radici culturali e religiose americane, presentata in forma scenica in Asia, Europa e Stati Uniti. Tra le sue ultime produzioni, Vidas Perfectas (Perfect Lives rivisitata in spagnolo), il work in progress Concrete/The Old Man Lives In Concrete, portato avanti tra 2006 e 2012, e l’ultima opera Crash, presentata postuma lo scorso aprile alla Whitney Biennal di New York.
Thomas Buckner
Per oltre quarant’anni, il baritono Thomas Buckner è stato attivo come cantante e produttore di musica sperimentale composta e improvvisata. Negli anni settanta ha fondato l’etichetta 1750 Arch Records, e prodotto centinaia di concerti con la 1750 Arch Concerts a Berkeley in California. Ha collaborato a lungo con Roscoe Mitchell, sin dai primi anni 80 con il trio d’improvvisazione Space formato assieme a Gerald Oshita, e preso parte a numerose sue incisioni successive fino ad oggi. Negli 80 è anche divenuto membro della compagnia di Robert Ashley, partecipando ad opere come Atalanta, Improvement, eL/Aficionado, Your Money My Life Goodbye, Celestial Excursions, Dust, Now Eleanor’s Idea e Concrete. Ha inoltre inciso con Pauline Oliveros, Annea Lockwood, Petr Kotik, Morton Subotnick, Guy Klucevsek, Alvin Lucier, Robert Dick, Bun-Ching Lam, Phill Niblock, Noah Creshevsky e Muhal Richard Abrams, e nel 2000 ha fondato l’etichetta Mutable Music.
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