giovedì 30 maggio 2024 – ore 20.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA ()
– – > Julien Desprez
– – > ARC (Francia) prima italiana
ARC – per arco elettrico, elettronica, chitarra elettrica, tap dance, voce
Julien Desprez chitarra elettrica, voce, tip tap (tap dance), direzione artistica;
Nicolas Canot progettazione moduli archi elettrici; Arnaud Marchand suono;
Géraldine Foucault luci; Ana Rita Teodoro costumi, scenografia
musiche di Julien Desprez
a cura di Murailles Music
() un certain regard… un progetto di AngelicA con il sostegno di Institut français à Paris
Biglietti:
10 € | ridotto 5 €
Ridotto:
– per studenti dell’Università di Bologna, del Conservatorio di Musica
“G. B. Martini” di Bologna e del Liceo Musicale Lucio Dalla
– ai possessori della Card Cultura e Carta Giovani Nazionale verrà applicato uno sconto
di 2 € sul biglietto intero
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
prevendite
Boxerticket
si raccomanda l’acquisto dei biglietti in prevendita
Julien Despez è noto per la particolarità del suo approccio alla chitarra elettrica, che ha messo in discussione il modo di suonarla, creando nuovi universi dalla combinazione dello strumento con le sue estensioni: pedali, podoritmia, danza.
Spingendo ancora più in là questa sua ricerca, Desprez ha creato con ARC una performance solista per archi elettrici, voce, elettronica, chitarra smembrata e tap dance tradizionale brasiliana.
Al centro del palcoscenico, un tappeto creato dalla performer e coreografa Ana Rita Teodoro fa da punto di partenza per una rete di dodici archi elettrici sviluppata in collaborazione con l’artista e tecnico del suono Nicolas Canot.
Il cosiddetto “arco elettrico” è il fenomeno per cui le correnti elettriche, passando tra due elettrodi attraverso l’aria, divengono visibili, sottoforma di piccole scintille o lampi.
A seconda del materiale utilizzato per gli elettrodi e della loro distanza, sia la luce che il suono si trasformano, e ogni arco viene “accordato” in maniera unica. Più l’arco è piccolo, più il suono è alto e la luce intensa. Più è grande, e più il suono è basso e la luce discontinua.
Le onde elettromagnetiche emesse dagli archi vengono amplificate utilizzando tecniche derivate dalla chitarra elettrica, tramite il posizionamento accanto ad essi di «pick up» (un tipo di microfono presente sulle chitarre elettriche) o di jack (un jack, un cavo per chitarra scollegato, agisce come un’antenna e capta il campo elettromagnetico emesso dall’energia elettrica).
Il performer ha poi a disposizione varie modalità di controllo: quattro archi sono controllati tramite pedali con interruttori on/off, consentendo di esplorare ritmicamente lo strumento con la podoritmia; cinque altri vengono suonati tramite controllori Midi, secondo una “partitura” creata con Live Ableton; altri tre tramite manopole da girare, simili a quelle dei sintetizzatori modulari, che ne modulano l’intensità.
Il risultato finale, è una performance di suono e coreografia dove i vari mezzi di espressione si susseguono per esplorare la connessione tra la psiche umana e le correnti elettriche che la percorrono.
Le neuroscienze ci dicono che i neuroni emettono piccole scariche elettriche nel cervello quando proviamo emozioni. Non ci sorprende quindi che il lessico sulle emozioni umane sia pieno di riferimenti all’elettricità: “amore a prima vista”, “l’elettricità fra due persone”, “mi accendi”, “mi mandi fuori di testa”, e così via.
Al centro di una rete stellare di archi elettrici distribuita a terra che rappresenta questa attività neuronale, Julien Desprez si lascia attraversare da diversi gradi di intensità che generano stati emozionali e le loro diverse forme di espressione: una canzone d’amore, un’ipnotica trance ritmica, un gioco di archi elettrici in movimento, la chitarra elettrica e le sue eruzioni di suono. Desprez danza, suona, canta, in un ritmo frenetico o in un tempo sospeso che espone la sua vulnerabilità. Non a caso il performer appare sul palco mezzo nudo: quella di ARC è una storia intima e introspettiva, nella quale l’elettricità travolge il corpo dell’artista, come quello dello spettatore, con una corrente ad alto voltaggio.
Dopo un anno di studio della chitarra da autodidatta, Julien Desprez si è formato per quattro anni alla Scuola Nazionale di Musica e Danza (ENMD) a Yerres nella regione dell’Essonne, seguito da due anni presso il Conservatorio di Montreuil. Se il jazz e il rock furono i suoi primi amori musicali, venne presto attratto da forme musicali più libere che ignoravano le barriere estetiche e davano spazio all’improvvisazione. Di conseguenza, la sua concezione e il suo approccio allo strumento, alla musica e allo spazio ne furono trasformati: ora considera la chitarra più come una batteria, un organo, uno strumento modificabile a volontà… Evolvendosi tra sound art, performance e musica contemporanea improvvisata, Julien Desprez lavora oggi sul suono in relazione allo spazio scenico: il corpo, lo spazio e la luce. A metà tra una coreografia – senza che ci sia danza -, la scenografia e il concerto, i suoi spettacoli sono il frutto di questa riflessione: i musicisti lasciano la loro semplice posizione di creatori di suoni e sono spinti ad assumere e utilizzare pienamente il proprio corpo. Desprez dà così vita a forme artistiche inaspettate, favorendo l’incrocio di linguaggi e discipline.
Julien ha co-fondato nel 2008 della cooperativa musicale Collectif Coax. Con il suo trio ‘power rock’ Abacaxi si è esibito in festival prestigiosi come Jazz em Agosto, Saalfelden, Moers Festival e Fimav (Victoriaville). Ha anche suonato e inciso tra gli altri con Rob Mazurek, Larry Ochs, Mette Rasmussen, Noël Akchoté, Louis Sclavis, Beniat Achary, David Grubbs, la Fire! Orchestra di Mats Gustafsson, la White Desert Orchestra di Eve Risser, l’ensemble Seven Storey Mountain VI di Nate Wooley, e il trio White Sands con Erwan Keravec e Will Guthrie.
Nel maggio 2021 ha realizzato per AngelicA la performance in solo Agora – AngelicA version https://youtu.be/-lhepfR1x3w?si=rQlK1lqyxa_QYv3U
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